CHIC & CHOC - UNA VECCHIA SIGNORA VEDE DAGOSPIA E SI LAGNA DELLO STILE DELLE MILANESI, STRAVESTITE DI DOPPI COGNOMI - LUCIA ANNUNZIATA RISPONDE: "IN FATTO DI ELEGANZA STO CON LE ROMANE. TIFO PER IL CAFONAL SENZA PRETESE".

Lettera di Irene Bonfiglietti a "La Stampa"


Sono una vecchia signora, e vivo a Varese da anni, circondata da tutti i miei nipotini. E' stata proprio una delle nipotine a farmi vedere su Dagospia, un sito che la nipote vede sempre, l'elenco delle cento donne italiane più eleganti. L'intento era quello di farmi divertire cercando figlie di famiglie amiche, ed effettivamente qualcuna, qui e lì l'ho trovata, ma invece di rallegrarmi il tutto mi ha davvero scandalizzato. Forse è colpa mia o forse è la sensazione di leggere cose su un computer, ma ho trovato veramente cambiate le signore Milanesi!

Qui siamo a un modo di essere che non avrei mai immaginato per la mia città natale: donne identificate per giacche e parentele, con grande sfoggio di doppi cognomi. Ho notato anche con un certo sconcerto che su cento di loro nessuna o quasi ha un lavoro. Noi, nella nostra gioventù, ambivamo a lavorare, anche quando mariti e padri non volevano; e se restavamo a casa, come poi è successo quasi a tutte noi, lo facevamo con la efficienza, e l'anonimato di un lavoro vero. Mi pare insomma che ci sia un inutile scimmiottamento di passati aristocratici che dalla mia solida e seria Milano non mi sarei aspettata.



Risposta di Lucia Annunziata
Non erano tutte milanesi, le donne di quell'elenco, signora Bonfiglietti. E' vero però che Milano vi era rappresentata per maggioranza e per spirito. C'era infatti dentro quell'elenco il riflesso della Milano di oggi. Una città che non solo pensa di aver ripreso un ruolo guida del paese, ma pensa anche di aver oggi in mano il pallino delle vicende nazionali, attraverso i suoi uomini, i suoi progetti, e il suo potere. Nel suo lato femminile (che è sempre il più debole ahinoi!) questo spirito dei tempi si riflette probabilmente con minor controllo: e dunque con molto sfoggio di doppi cognomi, come dice lei, e molto senso di superiorità.

Nella lista circola, insomma, un buon grado di arroganza. Secondo quell'elenco, infatti, la vera eleganza ha una formula precisa: è il rapporto inversamente proporzionale fra quanto costa lo straccetto che si indossa (rigorosamente vintage, vecchio, di nonna, di una sartina, del negozio sottocasa) e il numero di generazioni del conto di famiglia in banca. Il non detto è che in nessun altro posto, se non nella antica e onorata città di grandi industriali, questa formula può esistere. Roma è difatti il non detto. Una città «cafonal» per eccellenza (cito il Dagospia) densa di aristo-carampane (troppi gioielli!!!) e nuove zoccolette (troppo firmate!!!). Tra le due realtà sto con la romana, signora, perché tifo per il cafonal senza pretese. Ma potrei sbagliarmi: di eleganza infatti so molto poco, essendo nata in un casello di ferrovieri meridionali.


Dagospia 10 Gennaio 2006