ESPRESSO RISERVATO - PAOLO CANTARELLA GLIELE CANTA A MARILU' FARAONE MENNELLA

Dal "Riservato" dell'"Espresso" n. 51, in edicola domani 14 dicembre


Carraro sboccato, Chimenti imbarazzato
Sembrava una tranquilla domenica come tante altre quella del professor Franco Chimenti. Una domenica da passare sul green del Parco di Roma, tirando qualche legno e facendo un po' di pubbliche relazioni per qualcosa che gli stava particolarmente a cuore: l'elezione con tutti i crismi alla presidenza della Federazione italiana gioco golf, carica che già ricopre ma solo come vicario, dopo che l'ex presidente Giorgio Fossa ha dato le dimissioni.

Per questo Chimenti si attardava tra una buca e l'altra a chiacchierare con Franco Carraro, presidente della Lega calcio e uomo molto influente nel mondo dello sport. La presenza di Sandra Carraro rendeva tutto molto piacevole e Chimenti sentiva che la sua strada era spianata. Quando all'improvviso scoppiava la burrasca. Una delle regole auree del golf è l'assoluto divieto di disturbare o non rispettare la precedenza quando è in corso il cosiddetto match play tra due giocatori. Regola sacra per tutti ma non per Carraro, uomo dal carattere spiccio e impaziente, che improvvisamente, stanco di aspettare il suo turno e sotto gli occhi allibiti di Chimenti, si slanciava verso il golfista che lo precedeva, apostrofandolo con la migliore antologia dei suoi improperi. Un disastro. Uno scandalo.

Soprattutto per Chimenti, visto che l'oggetto degli insulti di Carraro era Alessandro De Montis, ricchissimo imprenditore, noto per grinta e rigidità di indole. Risultato: De Montis ha preso carta e penna e ha mandato una lettera con il resoconto dei fatti alla direzione del circolo e alla Federazione golf chiedendo giustizia e un severo richiamo a Carraro (che, a norma di regolamento, rischia l'allontanamento dai campi da golf fino a un anno). La decisione ora è nelle mani di Chimenti. Il mondo dei giocatori aspetta il verdetto del suo presidente vicario. Anche Carraro è in attesa del giudizio di Chimenti. Per colpa di quella maledetta domenica, la strada di quest'ultimo verso la presidenza della Federazione è diventata improvvisamente in salita.


Marilù senza New York
Una grande cerimonia a Manhattan, il 17 o il 18 dicembre, con centinaia di invitati e tanto di concerto finale, per testimoniare la solidarietà degli industriali italiani verso il popolo newyorkese colpito dagli attentati dell'11 settembre. L'idea è frullata nelle teste del presidente della Confindustria, Antonio D'Amato, e della sua compagna, Marilù Faraone Mennella, che hanno dato disposizione di procedere all'organizzazione. Poi è arrivato lo stop. C'era troppo poco tempo per montare l'evento. Servivano tanti soldi. E, soprattutto, i big storcevano il naso davanti alla festa da strapaese in trasferta. «Ma ti rendi conto: i nostri soldi buttati dalla finestra per far divertire Marilù», aveva sibilato acido a un imprenditore del Nord-est, l'amministratore delegato della Fiat, Paolo Cantarella.


Del Noce in pole position
La corsa infinita alle poltrone Rai continua ad alimentare malessere fra gli uomini più vicini al centro-destra in viale Mazzini. Oltre al tradizionale dualismo Agostino Saccà-Giancarlo Leone che mirano entrambi alla direzione generale, nei corridoi Rai si parla con insistenza di un nuovo antagonismo fra l'attuale direttore del Tg2, Clemente Mimun, e la nuova stella della prima rete, Fabrizio Del Noce, per la direzione del Tg1. Mimun, che viene considerato da mesi il candidato naturale al telegiornale di Raiuno, sarebbe ora in pole position per dirigere la testata sportiva delle tre reti Rai. A favore di una soluzione Del Noce per il Tg1 giocherebbero, oltre al legame con Forza Italia e con Silvio Berlusconi, la rete consolidata di rapporti con il mondo cattolico e i vertici della Chiesa: non è la prima volta, del resto, che si favoleggia di un diritto di veto vaticano sul nome del direttore del Tg1.


Un factotum s'aggira per l'asta
È un vero spasso vedere Giorgio Corbelli in azione. Non allo stadio (da presidente del Napoli), ma da neo proprietario di Finarte. All'asta di arte moderna del 5 dicembre, in via dei Bossi a Milano, Corbelli è stato in piedi quasi tre ore, dietro un marmo di Umberto Mastroianni, con un'aria da furetto preoccupato, un poco a sinistra del battitore. E ha fatto di tutto. Il leader delle televendite ha rilanciato schioccando le dita un Virgilio Guidi partito moscio; ha annotato tutti i prezzi; parlato più volte al cellulare; aiutato il battitore a individuare qualche alzata («In fondo a destra!»). Si è anche aggiudicato a 33 milioni "Il Po a Garessio", una tempera di Michele Cascella del 1944, e infine ha gioito nel veder piazzare il piccolo Giacomo Balla del 1916 a 500 milioni. Qualcuno si è chiesto: ma che ruolo ha Corbelli alla Finarte? Presidente, battitore, intermediario o cliente?

Dagospia.com 13 Dicembre 2001