BANG BANG! C'È UN NUOVO IN SCERIFFO IN CINECITTÀ: IL NEO AD MASSIMO CONDEMI, EX CAPO DI GABINETTO DI GASPARRI, STA PROCEDENDO PER TAPPE FORZATE ALLO SMANTELLAMENTO DELLE SOCIETÀ LEGATE ALLA HOLDING (MORTI E FERITI).

Per la serie "C'è un nuovo in sceriffo in città", il da poco nominato amministratore delegato di Cinecittà Holding, ossia l'avvocato della pubblica amministrazione Massimo Condemi, ex capo di gabinetto di Gasparri al ministero delle Comunicazioni e prima ancora all'Ufficio del garante per la privacy, sta procedendo per tappe forzate allo smantellamento delle società legate alla holding.
L'idea è di risparmiare su tutti i fronti, dopo i tagli terrificanti imposti dal ministro Buttiglione, che pure l'ha piazzato lì per liberarsi di Ubaldo Livolsi; e però c'è chi pensa, nel quartier generale di via Tuscolana, che l'attivismo decisionista del nuovo "Ad" rientri in un regolamento di conti con l'ex ministro Urbani.

Ridimensionati i poteri del direttore generale Alessandro Usai, il "bocconiano" di ferro al quale Urbani aveva delegato il compito di designare la riforma del cinema, con particolare riguardo al "reference system", l'aennino Condemi domani mattina, mercoledì, riunisce il Consiglio d'amministrazione per liquidare senza tanti complimenti Cinecittà Diritti, la società nata nel luglio 2004 per recuperare crediti non riscossi negli anni e mettere ordine nella complicata vicenda degli articoli 28, ovvero i quasi seicento film d'autore (?) finanziati dallo Stato tra il 1996 e il 1994.

Salta, quindi, il presidente Michele Lo Foco, già consigliere d'amministrazione della holding sotto l'era Urbani (era stato fatto fuori a metà dicembre per far entrare l'ex signora Casini, Roberta Lubich, e altri consiglieri più vicini all'Udc), considerato poco affidabile e soprattutto poco amico dell'attuale gestione di Cinecittà. In vista di un potenziamento della società, l'unica in moderato attivo, Lo Foco aveva commissionato e organizzato la pubblicazione di un poderoso volume, intitolato "Articolo 28", destinato a catalogare titoli e informazioni varie su quei finanziamenti rivelatisi troppo spesso a fondo perduto. Sembra che le 2000 copie, stipate in un magazzino di Cinecittà Diritti, resteranno inutilizzate; e il librone non sarà neanche presentato alla stampa. Bel colpo!



Ma Condemi, deciso a imprimere il suo stile alla holding in attesa che i finanziamenti ministeriali risalgano alla consueta cifra di 23 milioni di euro annui (per ora ne sono arrivati poco più di 5), si trova di fronte a ben altre e più annose questioni. Il fallimentare circuito Cinecittà Cinema, circa 80 schermi posseduti dalla holding, devono essere venduti, prima che il rosso in bilancio, circa 6 milioni di euro all'anno, salga all'infinito. Ma chi mai avrà voglia di acquistarli con questi chiari di luna?

E soprattutto, in attesa di affrontare la voragine legata all'Istituto Luce, la cui quota di mercato si aggira sullo 0,13 %, c'è da risolvere l'antipatica questione Aip, l'agenzia per la promozione del cinema italiano all'estero presieduta dall'Udc Galoppi, dopo le dimissioni, fatte passare per eroiche da "l'Unità", di Adriana Chiesa, in odore di conflitto di interessi. La parola d'ordine è: chiudere per riassorbire e risparmiare. Ma se l'obiettivo è tornare ai malinconici anni di Cinecittà International, stiamo freschi.


Dagospia 21 Febbraio 2006