LA GRANDE SPARTIZIONE DELL'ETERE (RCS IN CAMPO) - LA CUCCAGNA BILLE'
TRONCHETTI COL CERINO IN MANO - STIPENDI D'ORO PER I MANAGER TELECOM
POMPEI, SE CI SEI BATTI UN COLPO - CATANIA, DOPPIO BINARIO (SILVIO-ROMANO)

1 - POMPEI, SE CI SEI BATTI UN COLPO
Pompei, se ci sei batti un colpo. E' questo l'invito che fanno gli analisti al manager che dal 31 ottobre scorso si è insediato al vertice di Tiscali dopo aver lasciato pochi giorni prima l'azienda dei telefonini acquistata dal faraone Al Sawiris.
Da quando è stato nominato, l'uomo sul quale Renato Soru ha messo sulle spalle la società di Cagliari che aveva fondato e gestito con il tedesco Ruid Huismann, non ha fatto gesti clamorosi e si è tenuto alla larga dalla bagarre che imperversa nel mondo delle telecomunicazioni dove l'orizzonte si presenta grigio.

L'ultimo piano industriale del Gruppo risale al 14 aprile dell'anno scorso e puntava ad accelerare la crescita in Italia, Regno Unito, Paesi Bassi e Germania. "Non prevediamo l'uscita a breve dalla Germania", disse allora l'amministratore delegato tedesco, ma adesso i cattivi risultati della controllata tedesca spingono gli analisti a invocare l'abbandono di quella posizione. Quando Tiscali acquistò da Telenor la Nextra Deutschland, in Italia squillarono le trombe. L'operazione aveva un valore molto piccolo (5 milioni di euro) ma fu presentata a Francoforte da Renato Soru il 13 dicembre 2001 come un evento storico.
Giovedì Tommaso Pompei dovrà dire qualcosa su questo argomento, e lo farà in occasione della presentazione alla comunità finanziaria dei risultati di bilancio 2005.

Il manager uscito da Wind impaccato di soldi dovrebbe anche presentare il nuovo Piano industriale, ma si sa già che sposterà la data alla fine di aprile.
I risultati del primo trimestre sono comunque positivi perchè i ricavi sono cresciuti del 32%. Sulla Germania Pompei non ha ancora le idee chiare. Uscire da quel mercato farebbe perdere alle casse di Tiscali più di 90 milioni di ricavi che potrebbero pesantemente incidere sul bilancio di quest'anno.

2 - CATANIA, DOPPIO BINARIO (SILVIO-ROMANO)
Elio Catania, il capo delle Ferrovie, corre su un doppio binario. Il primo è quello che lo ha portato al vertice dell'azienda con l'aiuto del Cavaliere-Caimano che vede in lui un esponente di razza dell'efficientamento (l'orrendo neologismo inventato dai libri di management).
Il secondo binario sul quale corre Catania, l'uomo che sente il cliente nella pancia, è quello che ha per direzione piazza SS. Apostoli dove c'è la stazione politica di Romano Prodi e del suo ex-portavoce Silvio Sircana che gareggia ormai con Piero Fassino nella gara di dimagrimento.

Ma Catania, che all'interno dell'azienda deve tener d'occhio le mosse di Mauro Moretti, il manager prediletto dall'Ulivo, non si perde d'animo e cerca di mettere a posto l'immagine dell'azienda squassata dalle polemiche sulle pulci e sui pendolari. Dopo aver affidato a Marco Pavanello la direzione della comunicazione, ha arruolato in questi giorni un'esperta professionista di nome Francesca Carignani che dovrà curare l'area della pubblicità. La Carignani ha lavorato per quindici anni nell'agenzia pubblicitaria "Armando Testa" presieduta proprio da quel Marco Testa che in qualità di presidente di Assocomunicazione (un'associazione di Confindustria) ha sparato a zero sulla gara per il budget da 20 milioni di euro che è stata contestata e disertata da cinque delle sei agenzie invitate a partecipare.

3 - TRONCHETTI COL CERINO IN MANO - STIPENDI D'ORO PER I MANAGER TELECOM
Se ne vanno le banche da Telecom e lasciano Tronchetti Provera con il cerino in mano e con la sua montagna di debiti. Ieri BancaIntesa ha comunicato a Pirelli la sua decisione di uscire dal Patto di controllo e cedere la propria partecipazione in Olimpia, la scatola che governa TelecomItalia con il 18%.
La notizia non è sconvolgente perchè la banca, che insieme a Unicredit cinque anni fa aveva acquisito una quota del 4,7%, già da tempo aveva annunciato le sue intenzioni e Nanni Bazoli, ormai silenzioso sulle vicende di Capitalia, ha assicurato che la collaborazione con il Tronchetto continuerà "seppur in forme diverse".
Anche Alessandro Profumo farà la stessa cosa nei prossimi giorni. Le banche escono perchè il loro investimento non ha mai prodotto risultati meravigliosi, e questa decisione (contro la quale il vertice di Pirelli e di Telecom ha già preparato le contromisure) non è certo un segno di fiducia nei confronti del Gruppo milanese.

Una volta liquidati i bresciani di Gnutti e le banche più importanti della piazza finanziaria, il marito di Afef si troverà accanto i fratelli Benetton che con il 16,8% devono decidere se rimanere della partita.
Queste notizie (peraltro scontate dal mercato dove il titolo Telecom ha il diagramma piatto) coincidono con le comunicazioni sugli stipendi favolosi che i manager di Telecom si sono accaparrati nel 2005 per un totale di 33 milioni di euro.
A spartirsi la meravigliosa torta di compensi è stato soprattutto Marco De Benedetti che ha portato in famiglia 11,5 milioni grazie anche alla buonuscita quando nell'ottobre scorso se ne è andato per approdare nella squadra italiana del Gruppo Carlyle dove papà è di casa.
A ruota lo segue nella classifica degli emolumenti Riccardo Ruggiero, il manager più veloce della luce, che con 6 milioni di euro può permettersi il lusso di guidare la Porsche a 311 km, e di farsi ritirare la patente.
Il povero Tronchetti Provera ha guadagnato soltanto 5,2 milioni, mentre Carlo Buora è salito a 4,4, una vera miseria.

4 - IL BONO DI GUARGUAGLINI
Oggi Pierfrancesco Guarguaglini, il comandante supremo di Finmeccanica, ha avuto un momento di sconforto quando il suo zelante portavoce, Elio Borgogni, gli ha messo sotto gli occhi gli articoli dei giornali che parlano dei risultati di Fincantieri, l'azienda controllata dal Tesoro dove a capo c'è il suo vecchio amico-nemico, Giuseppe Bono.
La società di Trieste che costruisce le grandi navi in tutto il mondo ha chiuso con un utile di 48,5 milioni, una briciola rispetto ai risultati di Finmeccanica, ma la vera notizia è che Bono sarà sicuramente riconfermato al vertice della società nell'Assemblea del 26 aprile.



Giuseppe Bono ha 60 anni e dal 1971 al '93 è stato al vertice dell'Efim, la conglomerata fallimentare che con un tratto di penna Giuliano Amato cancellò dalle Partecipazioni statali il 21 luglio 1992.
Il Dottor Sottile (amico di Guarguaglini) affidò poi la liquidazione dell'ente a un professore in odore di massoneria che si chiamava Alberto Predieri che gestì l'operazione per oltre 13 anni con un costo per i contribuenti di oltre 20 mila miliardi di vecchie lire.
Bono riuscì a sopravvivere alla bufera dell'Efim e nel 2002 fu nominato presidente di Fincantieri, anzi nell'aprile dell'anno scorso la Camera di Commercio di Genova lo premiò come un "protagonista dello sviluppo della città".
Adesso gode della fiducia di Tremonti e sarà l'ultimo boiardo della vecchia guardia ancora in sella con il consenso di Prodi e della sinistra che lo considerano molto più fedele del comandante supremo di Finmeccanica.

5 - LA CUCCAGNA DELLE CONSULENZE BILLE'
Ferruccio De Bortoli si tiene alla larga dalle polemiche di Confindustria e con tempestività ha spento i riflettori su ciò che è avvenuto a Vicenza. Oggi tuttavia vuole dimostrare di non essere un corpo estraneo rispetto all'Associazione degli Industriali e dedica le sue attenzioni a gattone-Billè, l'ex-presidente di quella Confcommercio che negli ultimi anni ha rappresentato la spina nel fianco per gli uomini di viale dell'Astronomia.

Con un'intera pagina sul "Sole 24 Ore", Ferruccio spiega come il pasticcere di Messina abbia speso 17,8 milioni in tre anni distribuendo una cascata di consulenze pagate con una logica bipartisan. In prima fila si trova Carlo Sangalli, l'uomo che ha sostituito Billè e che dal 1997 al 10 febbraio scorso incassava ogni bimestre 38 mila euro. Accanto a lui il direttore generale di Confcommercio, Luigi Taranto (273 mila), il vice presidente di Egap, Aldo Antoniozzi (404 mila) e l'avvocato dei probi viri Antonio Salafia (264 mila). "Tutti sono indagati dalla Procura di Roma - scrive il giornale di Ferruccio - perchè abusando delle cariche ricoperte si sono appropriati indebitamente di somme ingenti della Confcommercio".

Poi c'è la storia delle spese personali di gattone-Billè, dall'appartamento dell'Ara Coeli arredato con manie da collezionista, fino alle consulenze a diverse società. E qui saltano fuori i nomi conosciuti di Bruno Ermolli che con la sua Sinergetica ha incassato oltre 73 mila euro nel 2005 e di Mauro Miccio, l'amico di Luigino Abete che con la società della moglie (Visconti Comunicazione) ha raccattato nel 2002 la miseria di 15.494 euro.
Mauro Miccio, che assomiglia terribilmente a Groucho Marx e che non si perde un convegno e una messa di Giancarlo Elia Valori, è stato confermato proprio ieri al vertice della società romana Eur spa grazie a una intesa trasversale che ha visto Alleanza Nazionale e Walter Ego Veltroni concordi nel rinnovo della carica.

6 - LA GRANDE SPARTIZIONE DELL'ETERE (RCS IN CAMPO)
Il padre di Montanelli si chiamava Sestilio e come racconta Sandro Gerbi nel bellissimo libro "Lo Stregone" uscito in questi giorni sul celebre giornalista, affibiò al figlio appena nato quattro nomi: Indro, Alessandro, Raffaello e Schizogene.
Una scelta curiosa quella di papà Sestilio perchè Schizogene è un nome che mette insieme due parole greche "schizo" e "gene", che significano "generatore di divisioni".
Il padre di Berlusconi non è arrivato a tanto e mamma Rosa ha imposto il nome più banale di Silvio anche se il pargolo si sta rivelando in queste ultime settimane come uno Schizogene perfetto, capace di dividere tutto, anche la Casa delle Libertà dove Casini e Fini stanno facendo il ruolo delle comparse.

Ma il Cavaliere-Schizogene adesso teme soprattutto che gli dividano l'impero televisivo e ieri ha strillato ai quattro venti "vogliono togliermi le tv".
A metterlo in guardia non sono soltanto le critiche di Prodi e della Bonino, ma un report segreto di Mediobanca Securities che da giovedì scorso gira sui tavoli degli analisti.
Nello studio elaborato dagli esperti di piazzetta Cuccia non si parla di Fininvest e di Mediaset, bensì di Rcs, il Gruppo editoriale dove c'è Paolino Mieli che è sceso in campo con la lancia acuta contro il centrodestra. Alcuni brani sono riportati da "Finanza&Mercati" e sono tali da inquietare il Cavaliere di Palazzo Chigi. Si legge infatti che Rcs ha ottime prospettive nel medio termine, un azionariato stabile, e che potrebbe sfruttare le novità sul mercato televisivo in caso di vittoria elettorale dell'Unione.

Si riaffaccia così lo scenario di una grande spartizione dell'etere che potrebbe scattare a settembre se il Professore di Bologna riuscirà a vincere le elezioni. Rcs - secondo Mediobanca - si trova in pole position per mettere le mani su una rete della Rai e per cercare nuove opportunità nel grande mercato dei media.
Il report di Mediobanca non lo dice, ma l'uomo ideale per questa operazione è un giornalista di 57 anni, alto, bene educato, che da giovane portava i capelli biondi con la riga e si chiama Paolino Mieli. E' un uomo colto e freddo, con un grande pelo sullo stomaco. Anzi con il solo pelo.


Dagospia 28 Marzo 2006