RIPULITE NAPOLI
GETTATE IL CARDINALE GIORDANO IN VATICANO

Mai verificare i fatti: l'errore più madornale del giornalismo. Vedete quello che è successo a "Panorama": Carlo Rossella riceve una soffiata-scoop sul defenestramento del cardinale Mario Giordano, quindi gira la notizia a un redattore per cercare le dovute conferme, il collega chiama chi di dovere, la voce gira, gira, gira e la stampa al completo annuncia il prossimo trasferimento del cardinale Michele Giordano da Napoli a Roma.
E subito inizia l'ennesima faida in Vaticano. Che vede Padre Ciro Benedettini, incolore e insapore vicedirettore della sala stampa vaticana, scendere in campo e dichiarare che "nulla risulta" circa prossimi "movimenti" nella Curia Romana. Padre Benedettini, conformemente all'istituzione alla quale collabora, quando si qualifica "giornalista" diffonde una notizia falsa e tendenziosa.

SALE & SEPE
IL FIUME DI PORPORA

Perché se appena appena fosse informato sulle cose di cui sparla, saprebbe che ben tre dicasteri della Curia sono vacanti, che almeno cinque nunziature apostoliche (del calibro dell'Irlanda e del Messico) aspettano nuovi titolari, che il "giro di carte" che si annunzia è importante e urgente.
L'arrivo di Giordano a Roma (già cardinale) eviterebbe al Papa di promuovere a capo dicastero (e quindi alla porpora) ancora uno dei tanti stinti personaggi che, soprattutto per grazia del segretario del pontefice, già bivaccano intorno a via della Conciliazione.
E sarebbe, quindi, un bel esempio di ecologia ecclesiastica perché pulirebbe la curia napoletana da quasi quindici anni di residuati irpinici e libererebbe Roma di qualcuno di quei prelati di bassa caratura morale e intellettuale così tipici dell'era wojtyliana.

Perché dunque è sceso in campo (non era mai successo prima per "voci" di questo genere), anche se per conto terzi, l'afasico Ciro Benedettini? Perché dagli uffici del Comitato Centrale del Grande Giubileo dell'anno Duemila è già da tempo uscita la lieta notizia: a febbraio, il Papa nominerà monsignor Crescenzio Sepe arcivescovo di Napoli e, quindi, lo eleverà alla porpora. La meritocrazia, ai tempi di Wojtyla, è una parolaccia.
E quindi, anche questa volta, i meriti che "monsignore mondovisione" (per una certa sua propensione al trash televisivo: è riuscito pure ad affacciarsi sulla loggia di San Pietro con il Papa, mentre la banda dei carabinieri intonava la marcia trionfale dell'Aida) avrebbe guadagnato come segretario del Giubileo non c'entrano.
C'entrano, invece, i soldi che ci ha rimesso con il crack dello Ior napoletano - ogni diocesi ha il suo Ior - quando, insieme a monsignor Liberio Andreatta (l'ex boss dell'Opera Romana Pellegrinaggi) e a monsignor Franco Camaldo (un cerimoniere pontificio con l'hobby dell'antiquariato), avevano progettato e messo incautamente in moto uno sfracello di affari immobiliari e società di servizi tra Capodichino e Centro Direzionale.


VENI, VIDI E....RUPPI
Come capita spesso per le cose ecclesiastiche, l'intervento di Padre Ciro Benedettini viene interpretato secondo due scuole di pensiero.
La prima: a chiedere la smentita è stato lo stesso cardinale Giordano, maldisposto a lasciare la bella Napoli per cedere il posto a uno che, quando le cose andavano bene, certamente non faceva finta di non conoscerlo.
La seconda: l'intervento sarebbe stato chiesto da quei napoletani che, con la forza della disperazione, chiedono da almeno due anni che la Curia sia affidata a quel Cosimo Francesco Ruppi al quale i diocesani di Lecce hanno dato per motto il fatidico "veni, vidi, Ruppi". Uno tosto, insomma. Senza parenti e senza bernoccolo per la finanza.

(Copyright Dagospia.com 25-10-2000)