MARCENARO ASPETTA COME IL PANE UN ARTICOLO DI TRAVAGLIO INTITOLATO COSÌ: "ESTRANEI I MAGISTRATI. LO CHIAMAVANO CAMPIONATO MA ERA GIÀ CAMPIOMORTO" - APPELLO ALLA MONDADORI: PER FAVORE, PUBBLICATE IL LIBRO DI ANNA FALCHI - IN ABRUZZO LU CARDILLO NON VOLA.
1 - ASPETTANDO TRAVAGLIO
Andrea Marcenaro per "Il Foglio"
Se viene coinvolta perfino la giustizia, se il procuratore aggiunto di Torino nonché giudice sportivo ciurlava nel manico, se un uomo che ha fatto la gavetta in magistratura con Giancarlo Caselli, o meglio, uno dei suoi amici più cari, andava in giro a fare gli sgambetti, allora toccherebbe sul serio chiedersi dove andremo a finire. Sarebbe un incubo, per ora non vogliamo crederci. Non vogliamo credere che Magistratura democratica abbia chiesto al Csm di revocare tutti e quindici i magistrati dalla Caf "perché il quadro è allarmante". Non vogliamo credere che il braccio destro di Marcello Maddalena ci sia dentro, che il procuratore di Pinerolo ci sia dentro, che quell'altro magistrato ci sia dentro e che quegli altri colleghi pure. Vogliamo credere nello sport e sopra tutto continuare a credere alle toghe prestate allo sport. Aspettiamo una parola contro le intercettazioni, ma più che altro a conforto della nostra convinzione che la magistratura si può anche talora criticare, ma è fondamentalmente sana. Attendiamo come il pane un articolo di Marco Travaglio intitolato così: "Estranei i magistrati. Lo chiamavano campionato ma era già campiomorto".
2 - APPELLO ALLA MONDADORI: PER FAVORE, PUBBLICATE IL LIBRO DI ANNA FALCHI.
Pino Corrias per "Vanity Fair"
Bisognerebbe aprire una pubblica sottoscrizione. E, appena trovati un po' di euro, bisognerebbe chiedere a quelli della Mondadori di ripensarci: hanno avuto il coraggio di dire di no ad Anna Falchi che aveva proposto - per una cifra congrua di anticipo, 300 mila euro - di mettere in pagina la propria storia. Tutta. Da cima a fondo. E la cima sarebbe stata l'infanzia.
Invece niente. Il super capo Gian Arturo Ferrari ha fatto spallucce. Negando alla Falchi la sua storia e ai lettori italiani l'epopea di un'epoca terribile, la nostra. Perché poche parabole sono tanto istruttive quanto quella della signora Anna, nata due volte, la prima in Finlandia nel 1972, la seconda in un calendario nel 1995. Vissuta (senza mai sospettarlo) sulla superficie gonfiabile della solitudine, subendo (e restituendo) la cattiveria delle femmine, gli occhi acquosi dei maschi, l'inchiostro corrosivo dei rotocalchi, il fiato cattivo dei dopocena.
In una memorabile intervista a Claudio Sabelli Fioretti ha raccontato il suo modo di fronteggiare la vita cominciando dalla penombra di quando era piccola e povera, fino alla luce del primo miliardo guadagnato, dei 15 milioni spesi per rifarsi il seno e dunque il senno, delle due volte che le sono apparsi gli Ufo e della terza che ha deciso di apparire a Stefano Ricucci. Il quale possedeva un notevole taglio di capelli, cuore dialettale, occhi buoni, e un patrimonio da 2,6 miliardi di euro.
Il matrimonio è andato via in beneficenza. L'amore si è sbiancato. Hanno vissuto separati in casa. Ma da quando lui è finito a Regina Coeli, lei gli manda baci e lacrime da una telecamera. Il film è già pronto: non prevede il lieto fine. Basterebbe affidarlo a un ghost writer e scucire i 300 mila. Per favore.
3 - IN ABRUZZO LU CARDILLO NON VOLA
Camillo Langone per Il Foglio
San Camillo de Lellis e San Gabriele dell'Addolorata, proteggete l'Abruzzo da Bruno Vespa. Il giornalista aquilano nella vita ha fatto una cosa buona, la prefazione al bel libro fotografico "Paesi del Gran Sasso" (edizioni Fotogramma), che però non pareggia la cosa pessima, il lancio televisivo
del maomettano che in una puntata di "Porta a porta" definì "cadavere in miniatura" il Cristo crocifisso. Torno da Ofena, il paese dove il suddetto miscredente, grazie ai soldi accumulati durante il periodo di esposizione mediatica, oggi produce mozzarelle. Per comprarle, gli indigeni cristiani devono sorbirsi le nenie muezziniche diffuse nel laboratorio. Mentre ovviamente in ogni caseificio abruzzese la colonna sonora dev'essere "Vola lu cardillo".
Dagospia 15 Giugno 2006
Andrea Marcenaro per "Il Foglio"
Se viene coinvolta perfino la giustizia, se il procuratore aggiunto di Torino nonché giudice sportivo ciurlava nel manico, se un uomo che ha fatto la gavetta in magistratura con Giancarlo Caselli, o meglio, uno dei suoi amici più cari, andava in giro a fare gli sgambetti, allora toccherebbe sul serio chiedersi dove andremo a finire. Sarebbe un incubo, per ora non vogliamo crederci. Non vogliamo credere che Magistratura democratica abbia chiesto al Csm di revocare tutti e quindici i magistrati dalla Caf "perché il quadro è allarmante". Non vogliamo credere che il braccio destro di Marcello Maddalena ci sia dentro, che il procuratore di Pinerolo ci sia dentro, che quell'altro magistrato ci sia dentro e che quegli altri colleghi pure. Vogliamo credere nello sport e sopra tutto continuare a credere alle toghe prestate allo sport. Aspettiamo una parola contro le intercettazioni, ma più che altro a conforto della nostra convinzione che la magistratura si può anche talora criticare, ma è fondamentalmente sana. Attendiamo come il pane un articolo di Marco Travaglio intitolato così: "Estranei i magistrati. Lo chiamavano campionato ma era già campiomorto".
2 - APPELLO ALLA MONDADORI: PER FAVORE, PUBBLICATE IL LIBRO DI ANNA FALCHI.
Pino Corrias per "Vanity Fair"
Bisognerebbe aprire una pubblica sottoscrizione. E, appena trovati un po' di euro, bisognerebbe chiedere a quelli della Mondadori di ripensarci: hanno avuto il coraggio di dire di no ad Anna Falchi che aveva proposto - per una cifra congrua di anticipo, 300 mila euro - di mettere in pagina la propria storia. Tutta. Da cima a fondo. E la cima sarebbe stata l'infanzia.
Invece niente. Il super capo Gian Arturo Ferrari ha fatto spallucce. Negando alla Falchi la sua storia e ai lettori italiani l'epopea di un'epoca terribile, la nostra. Perché poche parabole sono tanto istruttive quanto quella della signora Anna, nata due volte, la prima in Finlandia nel 1972, la seconda in un calendario nel 1995. Vissuta (senza mai sospettarlo) sulla superficie gonfiabile della solitudine, subendo (e restituendo) la cattiveria delle femmine, gli occhi acquosi dei maschi, l'inchiostro corrosivo dei rotocalchi, il fiato cattivo dei dopocena.
In una memorabile intervista a Claudio Sabelli Fioretti ha raccontato il suo modo di fronteggiare la vita cominciando dalla penombra di quando era piccola e povera, fino alla luce del primo miliardo guadagnato, dei 15 milioni spesi per rifarsi il seno e dunque il senno, delle due volte che le sono apparsi gli Ufo e della terza che ha deciso di apparire a Stefano Ricucci. Il quale possedeva un notevole taglio di capelli, cuore dialettale, occhi buoni, e un patrimonio da 2,6 miliardi di euro.
Il matrimonio è andato via in beneficenza. L'amore si è sbiancato. Hanno vissuto separati in casa. Ma da quando lui è finito a Regina Coeli, lei gli manda baci e lacrime da una telecamera. Il film è già pronto: non prevede il lieto fine. Basterebbe affidarlo a un ghost writer e scucire i 300 mila. Per favore.
3 - IN ABRUZZO LU CARDILLO NON VOLA
Camillo Langone per Il Foglio
San Camillo de Lellis e San Gabriele dell'Addolorata, proteggete l'Abruzzo da Bruno Vespa. Il giornalista aquilano nella vita ha fatto una cosa buona, la prefazione al bel libro fotografico "Paesi del Gran Sasso" (edizioni Fotogramma), che però non pareggia la cosa pessima, il lancio televisivo
del maomettano che in una puntata di "Porta a porta" definì "cadavere in miniatura" il Cristo crocifisso. Torno da Ofena, il paese dove il suddetto miscredente, grazie ai soldi accumulati durante il periodo di esposizione mediatica, oggi produce mozzarelle. Per comprarle, gli indigeni cristiani devono sorbirsi le nenie muezziniche diffuse nel laboratorio. Mentre ovviamente in ogni caseificio abruzzese la colonna sonora dev'essere "Vola lu cardillo".
Dagospia 15 Giugno 2006