MONTEFOSCHI, LASAGNE ALLA PARIOLINA ALLO STREGA - GLI AMICI DELLA ROSSANDA: DOPO CALCIOPOLI CI VORREBBE PREMIOPOLI - PARODIA IN CASA SAVOIA TRA IL DISGUSTOSO CLASSISMO DELL´ARISTOCRAZIA NERA E LA PEGGIORE IPOCRISIA DEMOCRISTIANA.

1 - MONTEFOSCHI, UNO CHEF ALLO STREGA.
Riccardo Chiaberge per il Domenicale de "Il Sole 24 Ore"


Un voto ragionato e sereno, quello di Giorgio Montefoschi allo Strega. E soprattutto scevro da ogni pregiudizio. Come ha confessato in un'intervista al Corriere, lo scrittore romano non soltanto non ha votato per Rossana Rossanda, ma non ha nemmeno letto il suo libro - né lo leggerà - perché non gli interessa: «Mi rifiuto di prendere in considerazione un testo che comincia più o meno così: "So di essere un mito..." Suvvia». Insomma, gli è bastato l'incipit. «Quel giorno più non vi leggemmo avante». E Giorgio ha optato senza titubanze per Sandro Veronesi. Perché "Caos calmo" lo ha stregato? Niente affatto, anzi: «non è il suo miglior romanzo», insinua perfidamente. Il fatto è che «si tratta di un narratore vero». E poi bisognava a ogni costo evitare «che un giorno o l'altro il cuoco Gianfranco Vissani possa vincere il suo premio Strega».

Insomma, un voto contro, come quelli che hanno messo la croce sull'Unione solo per far dispetto al Cavaliere, o che hanno detto sì al referendum sperando di affondare Prodi. Meglio Veronesi di una ragazza del Manifesto che scrittrice non è, e per giunta si crede un mito. «Bisogna smetterla di prestare la letteratura ai cantanti, alle attrici, alle maestrine e ai politici... Altrimenti finiremo con l'assegnare il premio a Vissani o a Heinz Beck, il grande cuoco della Pergola dell'Hilton di Roma».

Ma sì: la letteratura ai letterati, lo Strega agli scrittori, la terra a chi la lavora! E infatti, proprio perché conosciamo e apprezziamo il talento di Montefoschi, lo proponiamo per il prossimo Cordon Bleu. Le sue cozze ai quattro formaggi, le sue lasagne alla pariolina sono rinomate in tutto il mondo. Si consiglia di prenotare: «Chez George» ha pochi tavoli, e trovare posto è sempre un Caos.



2 - PARODIA IN CASA SAVOIA TRA IL DISGUSTOSO CLASSISMO DELL´ARISTOCRAZIA NERA E LA PEGGIORE IPOCRISIA DEMOCRISTIANA
Michele Serra per La Repubblica


La ridicola deriva di ciò che rimane dell´idea monarchica in Italia non conosce tregua. Adesso salta fuori una sedicente Consulta dei senatori del Regno, che spodesta dal suo non-trono il non-re Vittorio Emanuele (sembra una pagina di Lewis Carroll) e nomina "capo di casa Savoia" il cugino Amedeo, poveretto. Se credete che la ragione di questa detronizzazione virtuale, da parte di senatori virtuali di un non-regno, dipenda dal fatto che il non-re (ora fu-non-re) Vittorio Emanuele è coinvolto in una fosca storia di baldracche e gioco d´azzardo, vi sbagliate. I non-senatori sostengono che Vittorio Emanuele è indegno del non-trono perché "ha sposato una donna borghese". Lo sostengono quarant´anni dopo il matrimonio, facendo ridere rumorosamente i pochissimi italiani vagamente interessati a questi cascami surreali. E riuscendo a coniugare, in un colpo solo, il disgustoso classismo dell´aristocrazia nera e la peggiore ipocrisia democristiana.
Se la cosa fosse seria, i "senatori del Regno" andrebbero denunciati perché la Costituzione repubblicana ha abolito i titoli nobiliari e non ammette discriminazioni tra i cittadini. Non essendo una cosa seria, basta una raffica di pernacchie (ennesima, ma temo non finale) a salutare, in gruppo, gli artefici di questa inesauribile parodia.

3 - GLI AMICI DELLA ROSSANDA: DOPO CALCIOPOLI CI VORREBBE PREMIOPOLI LA SINISTRA PIANGE LO STREGA PERDUTO
Dino Messina per il Corriere della Sera


Indignata, distaccata o semplicemente critica, la sinistra dura e pura non si lascia abbattere dal colpo dello Strega. E cerca di ribaltare sui giornali il duello in famiglia che al Ninfeo di Villa Giulia l'altra sera ha visto prevalere per ventisette voti il Caos calmo di Sandro Veronesi, dicono sponsorizzato dal sindaco di Roma Walter Veltroni, sulla Ragazza del secolo scorso di Rossana Rossanda, dicono appoggiata dal vicepremier Massimo D'Alema. Dopo un inizio lievemente ironico sul premio, la condirettrice del manifesto Mariuccia Ciotta ha dato al corsivo scritto in difesa della fondatrice del giornale comunista toni affettuosi e meravigliati: «Non si è mai visto un candidato che ha vinto avendo perso, per quei pochi voti sulla lavagna, più sorridente del premiato, centro d'attrazione di amici e nemici». Severa invece Dacia Maraini che in una dichiarazione al Riformista se l'è presa con il «voto corporativo»: «Hanno voluto votare il più scrittore tra i due».
La palma dell'indignato spetta però al critico e scrittore Renzo Paris che in un lungo articolo sul quotidiano di Rifondazione, liberazione, ha ammesso di aver «provato un senso di delusione, di rabbia» per la sconfitta della Rossanda. E, dopo calciopoli, si augura l'arrivo di una premiopoli: «Se un magistrato, non De Cataldo, che subito scriverebbe un bel "noir", ma uno che è interessato soltanto alla giustizia, indagasse su premiopoli ne vedremmo delle belle». La Rossanda, insomma, potrebbe sperare in una rivincita in tribunale, auspicabilmente non presieduto da Paris, che ammette candidamente: «Non ho letto Caos calmo di Veronesi».
Che impressione fanno queste lacrime a sinistra a uno scrittore di sinistra come Franco Cordelli, autore del romanzo antiberlusconiano Il duca di Mantova ? «Premesso che lo Strega è un premio superscaduto, dove a decidere è il pacchetto di voti di Anna Maria Rimoaldi - risponde Cordelli - stiamo assistendo alla vecchia scena della sinistra piagnona. Dov'è lo scandalo? Sarebbe ora di smetterla».


Dagospia 11 Luglio 2006