CECCHI GORI DENUNCIA MERRILL LINCH E TELECOM ITALIA MEDIA - "ECONOMIST" VERSUS DI PIETRO - FUSIONI, CATENACCIO COMUNE TRA ROMA E MADRID - BORSA: IN CALO SU ATTENTATI SVENTATI, GIU' ALITALIA - WAL MART SFIDA - PETROLIO, MEETING STRAORDINARIO.
1 - CECCHI GORI DENUNCIA MERRILL LINCH E TELECOM ITALIA MEDIA
(Adnkronos) - Truffa, appropriazione indebita, bancarotta fraudolenta. Ecco le accuse con le quali, attraverso una denuncia alla procura di Roma, Vittorio Cecchi Gori si scaglia contro coloro che, a suo avviso, hanno cercato di rovinarlo tentando di impossessarsi del suo cespite principale: la library cinematografica di famiglia (oltre un migliaio di film)''. Lo sottolinea un'anticipazione del settimanale L'Espresso.
''Di chi si tratta? Nomi grossi, come la banca d'affari Merrill Linch e Telecom Italia Media, società del gruppo omonimo. Nel 1998 -scrive il settimanale- la Finmavi, società di Cecchi Gori, cedeva a una spa appositamente creata, Mediafiction, i diritti di sfruttamento dei suoi film''.
''Contemporaneamente, Finmavi cedeva a Merrill Linch crediti vantati nei confronti di Mediafiction per l'utilizzo della library per avere un finanziamento di 475 miliardi di lire. Merrill Linch otteneva inoltre, come garanzia, il pegno del pacchetto azionario Mediafiction. Senonchè -rileva L'Espresso- Cecchi Gori ha scoperto che fino a quando Mediafiction è stata amministrata da un suo uomo, Luigi Barone, la vendita dei diritti è andata a gonfie vele: quasi 258 miliardi di lire dal febbraio 1998 al luglio 2001. Mentre quando è passata sotto il totale controllo di Merrill Linch i proventi si sono clamorosamente sgonfiati: poco più di 4 miliardi di lire dal luglio 2001 alla fine del 2002''.
''Le ragioni? Secondo il produttore, la svendita dei diritti ad alcune società fornitrici di Telecom Italia Media, cioè la Tv La7. Per Cecchi Gori un 'disegno criminoso' ideato per non rendergli possibile la restituzione del prestito a Merrill Linch e per consentire a quest'ultima -conclude il settimanale- di impadronirsi della sua library''.
2 - AUTOSTRADE: ECONOMIST, DI PIETRO NON HA RAGIONI INOPPUGNABILI
(AGI) - Il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro non ha ragioni 'inoppugnabili' per bloccare la fusione Autostrade-Abertis e "i tentativi di tenere fuori gli stranieri stanno indebolendo l'immagine del nuovo governo italiano all'estero". E' la tesi che appare in un articolo sul numero dell'Economist in edicola domani, in cui viene messa sotto la lente l'intera vicenda. A Di Pietro, sostiene il giornale inglese, "sembra mancare una ragione inoppugnabile per bloccare la fusione, che non e' gradita perche' significa che gli stranieri prenderanno il controllo di un asset italiano". Secondo il settimanale inglese, dunque, "la vacanza di Gianni Mion", amministratore delegato di Edizione Holding, la finanziaria del gruppo Benetton e maggior azionista di Autostrade " e' iniziata con una sgradita sorpresa". Proprio quando stava per partire per il break estivo, scrive l'Economist, il governo italiano ha rifiutato l'offerta di 14,3 miliardi di euro da parte di Abertis. "La decisione - sottolinea il settimanale - ha colto di sorpresa" entrambi i gruppi che "nelle settimane passate confidavano che il loro piano di creare la piu' grande societa' di gestione del pedaggio autostradale fosse in pista".
L'Economist evidenzia che i ministri italiani non "hanno comunicato la loro decisione alle compagnie", ma all'Anas puntando sul divieto di ingresso nell'azionariato di Autostrade delle societa' di costruzioni. Autostrade ritiene questa clausola "scaduta", spiega il settimanale, ma "questo e' discutibile. Un' argomentazione piu' forte contro il governo - sottolinea invece - e' costituita dal fatto che Ferrovial, un'azienda di costruzioni spagnola, e' gia' presente nelle autostrade italiane e che il secondo maggior operatore (dopo Autostrade) e' Gavio, un'azienda di costruzioni italiana. Inoltre Acs - continua l'Economist - e' in ogni caso gia' indirettamente un'azionista di Autostrade attraverso la sua quota del 13,35 in Schemaventotto, una holding controllata dai Benetton, che a loro volta controllano la meta' di Autostrade." (AGI) Gio (Segue)
3 - BORSA: IN CALO SU ATTENTATI SVENTATI A LONDRA, GIU' ALITALIA
(AGI) - Indici in ribasso per la Borsa valori in una sessione caratterizzata dalla tensione per gli attacchi terroristici sventati dalle forze dell'ordine inglesi a Londra. Piazza Affari ha infatti esordito negativamente, ampliando le perdite nel corso della sessione arrivando a perdere anche l'1,2%. Nella seconda parte della giornata ha recuperato in parte il disavanzo, aiutata anche dall'andamento di Wall Street, riuscendo a chiudere lontana dai minimi di giornata, con il Mibtel che a fine giornata ha chiuso a -0,57% a quota 28.021 punti e l'S&P/Mib a -0,545 e 36.651 punti. L'All Stars e il Midex sono arretrati rispettivamente dello 0,68 e dello 0,65 per cento. Il future settembre conclusivo ha segnato 35.961 punti. Gli scambi sono ammontati a poco piu' di 3 miliardi di euro. In forte calo, ma non sui minimi della seduta, Alitalia, in linea con l'andamento degli altri vettori sui principali mercati azionari europei. (AGI) - Milano, 10 ago. - Il titolo della compagnia di bandiera ha perso il 2,1% a quota 0,882 euro con diversi aeroporti londinesi chiusi al traffico aereo per gran parte della giornata. Penalizzati anche i finanziari: tra gli assicurativi Generali -0,67%, tra il risparmio gestito Mediolanum -1,68%, tra i bancari Capitalia -1,67%, Intesa -1,45%, Mediobanca -0,45%, Bpm -2,37%, SanPaolo Imi -0,35%. In controtendenza Unicredit a +0,21%. Fiat ha perso lo 0,69% a quota 11,006 euro per azione. In forte ribasso Telecom Italia (-2,78%), ma in questo caso, piu' che le vicende legate ai mancati attentati di Londra, hanno influito i conti di Deutsche Telekom. A ruota Pirelli (-2,29%). Male anche altri titoli delle telecomunicazioni come Fastweb che e' arretrato dell'1,58%. Negativi gli editoriali (Mondadori -1,35%) e i titoli del lusso (Bulgari -1,44%). Per quanto riguarda gli energetici, Eni quasi invariata a quota 24,19 euro per azione, Enel a -0,22%, mentre Erg ha perso il 3,48% sulla scia della semestrale. Prese di profitto sul titolo Juventus F.C. (-3,75%) alla vigilia dei conti.
4 - PETROLIO: OPEC PRONTA A CONVOCARE MEETING STRAORDINARIO
(AGI) - L'Opec e' pronta a convocare un meeting straordinario prima della prossima, periodica riunione fissata l'11 settembre, se cio' si rendera' necessario dopo gli ultimi accadimenti sul fronte dei prezzi. Il cartello dei paesi produttori esprime "preoccupazione per la crescita del livello dei prezzi e gli effetti che potrebbe avere sulle economie globali". Purtroppo, prosegue l'Opec in un comunicato, il mercato petrolifero "e' molto sensibile" e lo ha dimostrato la "immediata reazione" all'annunciata, parziale chiusura dell'impianto BP in Alaska. "Purtroppo - prosegue il comunicato - l'incidente ha provato di essere l'ultimo di una serie di casi che hanno spinto i prezzi del petrolio a successivi livelli record". Il prezzo di riferimento del paniere Opec e' di oltre 72 dollari al barile, dopo che i mercati internazionali hanno reagito "con ansia" alla perdita di produzione in Alaska, con un aumento di 1,50 dollari rispetto ad una settimana fa. L'Opec "continuera' a monitorare attentamente la situazione e a prendere tutte le misure necessarie per assicurare stabilita' al mercato petrolifero e mantenere i prezzi del greggio a livelli ragionevoli attraverso la provvista di forniture addizionali, se si rendesse necessario". (AGI) Fra
5 - PETROLIO: COSTERA' 100 MLN DLR SOSTITUZIONE PIPELINE BP ALASKA
(AGI/REUTERS) - La British Petroleum spendera' almeno 100 milioni di dollari per sostituire le pipeline del suo impianto di Prudhoe Bay, in Alaska. Lo comunica una fonte petrolifera. Pochi giorni fa, durante la riparazione di una perdita, la BP ha scoperto gravi fenomeni di corrosione nelle condotte che collegano l'impianto, strutturato sul maggiore giacimento Usa, alla Trans-Alaska Pipeline. La compagnia britannica ha quindi cominciato a bloccare le operazioni di Prudhoe Bay, con forti conseguenze sui mercati petroliferi.
6 - WAL MART SFIDA I COLOSSI DEL GREGGIO
Da Il Sole 24 Ore - Wal Mart lancia la sfida alle compagnie petrolifere. Il gigante della grande distribuzione è pronto a irrompe nel settore dei carburanti alternativi, osteggiati dai grandi gruppi petroliferi, e mettere in distribuzione nelle proprie stazioni il combustibile E85, una miscela di etanolo (85%) e benzina(15%). Con 5 milioni di veicoli che possono andare a etanolo in tutti gli Stati Uniti, nel paese ci sono solamente 800 stazioni che distribuiscono l'E85: insomma, 16 aree di rifornimento per ogni stato.
Una rete distributiva poco capillare che diventerà sempre più inadeguata quando i produttori, come hanno già annunciato General Motors, Ford e DaimlerChrysler, metteranno in atto il piano di raddoppio della produzione dei cosiddetti "flex fuel vehicles", automobili che possono andare indifferentemente ad etanolo o a benzina. Un progetto, quello della case automobilistiche, che entro il 2010 farà esplodere ad almeno 10 milioni il numero di automobilisti in cerca di E85.Un piano,mal visto dai colossi petroliferi, che ha trovato tuttavia un sostenitore (interessato) in Wal Mart. Così, oltre che nelle proprie stazioni di servizio, il gruppo della distribuzione potrebbe portare presto l'etanolo nei 380 punti vendita della divisione Sam's Clubs. E non è escluso un accordo con la Murphy Oil Corp, che gestisce 946 stazioni nei parcheggi dei grandi supermercati statunitensi. (R.Fi.)
7 - PERDITE E BENEFICI PER I MANAGER FULLSIX
Da Il Sole 24 Ore - Se doveva essere l'anno del boom, il 2006 si preannuncia in salita per Fullsix.La semestrale della società,finita in mezzo alla contesa giudizialfinanziaria tra Marco Benatti e Martin Sorrell di Wpp, si è chiusa in perdita per 900mila euro, rispettoal pareggio dell'anno scorso e 2 milioni di utili di tutto il 2005. A febbraio l'amministratore delegato Marco Tinelli aveva che un eventuale divorzio da Wpp avrebbe avuto un impatto del 10% sui ricavi. Dopo l'Opa di Benatti su Fullsix, Wpp è rimasta azionista di minoranza, senza consiglieri in cda, e il manager italiano oggi ha il controllo del gruppo: ma un prezzo da pagare c'è stato. Perché nonostante ricavi in forte crescita (+14,6% a 29,3 milioni), il bilancio di metà anno si è chiuso in perdita e la redditività ha perso terreno (dal 7,6 al 6,5%il margine sul fatturato). Colpa di 700mila euro di oneri legati alla scalata di Benatti. La stessa Opa ha infatti «svincolato» le stock option dei manager permettendo di esercitarle in anticipo. Un'operazione non del tutto indolore, ha ammesso ieri Fullsix, visto che ha comportato oneri per 500mila euro (più 200mila di consulenze legate all'Opa): e chi c'era tra quei manager che hanno monetizzato le stock option? Proprio Tinelli che ora però ha ben altri impegni:raggiungere l'obiettivo cpnfermato di 4 milioni di euro di utili, rivisto al ribasso da 6 milioni proprio per il venir meno dei contratti con Wpp, mentre Sorrell ha chiesto un risarcimento, ritenuto infondato, di 590mila euro. (S.Fi.)
8 - CATENACCIO COMUNE TRA ROMA E MADRID
Da Il Sole 24 Ore - La Spagna si lamenta perché la fusione AbertisAutostrade è stata bocciata e accusa l'Italia di protezionismo. Di erigere delle barriere a difesa delle proprie aziende. Nulla di male se solo una decina di giorni or sono la stessa Spagna non avesse dato il via libera all'Opa della tedesca Eon su Endesa imponendole ben 19 condizioni capestro. Quanto basta perché Bruxelles abbia aperto un'inchiesta e perché sia Eon, sia Endesa abbiano fatto ricorso al ministero dell'Industria sulla decisione.
Come a dire che la Spagna predica bene,ma razzola male e che è invalso anche sul suolo iberico il diffuso "vizietto" di guardarea quello che si fa all'estero, invece di occuparsi di quanto avviene nel proprio Paese.
Nulla toglie naturalmente al fatto che le regole del libero mercato vadano rispettate e che il patriottismo economico non dovrebbe essere nazionale,ma lasciare spazio a quello europeo.Solo creando gruppi di grande taglia, l'Europa può infatti sperare di essere realmente competitiva in un mondo sempre più globale, dominato da colossi che non sono più solo statunitensi, ma cinesi e indiani. Ne sa del resto qualcosa proprio la Spagna considerato il fatto che il 51% delle sue imprese (vale a dire oltre 1,6 milioni di aziende) non occupa che un solo dipendente. E non è certo bloccando gli stranieri che si può sperare di crescere. (Mi.C.)
Dagospia 10 Agosto 2006
(Adnkronos) - Truffa, appropriazione indebita, bancarotta fraudolenta. Ecco le accuse con le quali, attraverso una denuncia alla procura di Roma, Vittorio Cecchi Gori si scaglia contro coloro che, a suo avviso, hanno cercato di rovinarlo tentando di impossessarsi del suo cespite principale: la library cinematografica di famiglia (oltre un migliaio di film)''. Lo sottolinea un'anticipazione del settimanale L'Espresso.
''Di chi si tratta? Nomi grossi, come la banca d'affari Merrill Linch e Telecom Italia Media, società del gruppo omonimo. Nel 1998 -scrive il settimanale- la Finmavi, società di Cecchi Gori, cedeva a una spa appositamente creata, Mediafiction, i diritti di sfruttamento dei suoi film''.
''Contemporaneamente, Finmavi cedeva a Merrill Linch crediti vantati nei confronti di Mediafiction per l'utilizzo della library per avere un finanziamento di 475 miliardi di lire. Merrill Linch otteneva inoltre, come garanzia, il pegno del pacchetto azionario Mediafiction. Senonchè -rileva L'Espresso- Cecchi Gori ha scoperto che fino a quando Mediafiction è stata amministrata da un suo uomo, Luigi Barone, la vendita dei diritti è andata a gonfie vele: quasi 258 miliardi di lire dal febbraio 1998 al luglio 2001. Mentre quando è passata sotto il totale controllo di Merrill Linch i proventi si sono clamorosamente sgonfiati: poco più di 4 miliardi di lire dal luglio 2001 alla fine del 2002''.
''Le ragioni? Secondo il produttore, la svendita dei diritti ad alcune società fornitrici di Telecom Italia Media, cioè la Tv La7. Per Cecchi Gori un 'disegno criminoso' ideato per non rendergli possibile la restituzione del prestito a Merrill Linch e per consentire a quest'ultima -conclude il settimanale- di impadronirsi della sua library''.
2 - AUTOSTRADE: ECONOMIST, DI PIETRO NON HA RAGIONI INOPPUGNABILI
(AGI) - Il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro non ha ragioni 'inoppugnabili' per bloccare la fusione Autostrade-Abertis e "i tentativi di tenere fuori gli stranieri stanno indebolendo l'immagine del nuovo governo italiano all'estero". E' la tesi che appare in un articolo sul numero dell'Economist in edicola domani, in cui viene messa sotto la lente l'intera vicenda. A Di Pietro, sostiene il giornale inglese, "sembra mancare una ragione inoppugnabile per bloccare la fusione, che non e' gradita perche' significa che gli stranieri prenderanno il controllo di un asset italiano". Secondo il settimanale inglese, dunque, "la vacanza di Gianni Mion", amministratore delegato di Edizione Holding, la finanziaria del gruppo Benetton e maggior azionista di Autostrade " e' iniziata con una sgradita sorpresa". Proprio quando stava per partire per il break estivo, scrive l'Economist, il governo italiano ha rifiutato l'offerta di 14,3 miliardi di euro da parte di Abertis. "La decisione - sottolinea il settimanale - ha colto di sorpresa" entrambi i gruppi che "nelle settimane passate confidavano che il loro piano di creare la piu' grande societa' di gestione del pedaggio autostradale fosse in pista".
L'Economist evidenzia che i ministri italiani non "hanno comunicato la loro decisione alle compagnie", ma all'Anas puntando sul divieto di ingresso nell'azionariato di Autostrade delle societa' di costruzioni. Autostrade ritiene questa clausola "scaduta", spiega il settimanale, ma "questo e' discutibile. Un' argomentazione piu' forte contro il governo - sottolinea invece - e' costituita dal fatto che Ferrovial, un'azienda di costruzioni spagnola, e' gia' presente nelle autostrade italiane e che il secondo maggior operatore (dopo Autostrade) e' Gavio, un'azienda di costruzioni italiana. Inoltre Acs - continua l'Economist - e' in ogni caso gia' indirettamente un'azionista di Autostrade attraverso la sua quota del 13,35 in Schemaventotto, una holding controllata dai Benetton, che a loro volta controllano la meta' di Autostrade." (AGI) Gio (Segue)
3 - BORSA: IN CALO SU ATTENTATI SVENTATI A LONDRA, GIU' ALITALIA
(AGI) - Indici in ribasso per la Borsa valori in una sessione caratterizzata dalla tensione per gli attacchi terroristici sventati dalle forze dell'ordine inglesi a Londra. Piazza Affari ha infatti esordito negativamente, ampliando le perdite nel corso della sessione arrivando a perdere anche l'1,2%. Nella seconda parte della giornata ha recuperato in parte il disavanzo, aiutata anche dall'andamento di Wall Street, riuscendo a chiudere lontana dai minimi di giornata, con il Mibtel che a fine giornata ha chiuso a -0,57% a quota 28.021 punti e l'S&P/Mib a -0,545 e 36.651 punti. L'All Stars e il Midex sono arretrati rispettivamente dello 0,68 e dello 0,65 per cento. Il future settembre conclusivo ha segnato 35.961 punti. Gli scambi sono ammontati a poco piu' di 3 miliardi di euro. In forte calo, ma non sui minimi della seduta, Alitalia, in linea con l'andamento degli altri vettori sui principali mercati azionari europei. (AGI) - Milano, 10 ago. - Il titolo della compagnia di bandiera ha perso il 2,1% a quota 0,882 euro con diversi aeroporti londinesi chiusi al traffico aereo per gran parte della giornata. Penalizzati anche i finanziari: tra gli assicurativi Generali -0,67%, tra il risparmio gestito Mediolanum -1,68%, tra i bancari Capitalia -1,67%, Intesa -1,45%, Mediobanca -0,45%, Bpm -2,37%, SanPaolo Imi -0,35%. In controtendenza Unicredit a +0,21%. Fiat ha perso lo 0,69% a quota 11,006 euro per azione. In forte ribasso Telecom Italia (-2,78%), ma in questo caso, piu' che le vicende legate ai mancati attentati di Londra, hanno influito i conti di Deutsche Telekom. A ruota Pirelli (-2,29%). Male anche altri titoli delle telecomunicazioni come Fastweb che e' arretrato dell'1,58%. Negativi gli editoriali (Mondadori -1,35%) e i titoli del lusso (Bulgari -1,44%). Per quanto riguarda gli energetici, Eni quasi invariata a quota 24,19 euro per azione, Enel a -0,22%, mentre Erg ha perso il 3,48% sulla scia della semestrale. Prese di profitto sul titolo Juventus F.C. (-3,75%) alla vigilia dei conti.
4 - PETROLIO: OPEC PRONTA A CONVOCARE MEETING STRAORDINARIO
(AGI) - L'Opec e' pronta a convocare un meeting straordinario prima della prossima, periodica riunione fissata l'11 settembre, se cio' si rendera' necessario dopo gli ultimi accadimenti sul fronte dei prezzi. Il cartello dei paesi produttori esprime "preoccupazione per la crescita del livello dei prezzi e gli effetti che potrebbe avere sulle economie globali". Purtroppo, prosegue l'Opec in un comunicato, il mercato petrolifero "e' molto sensibile" e lo ha dimostrato la "immediata reazione" all'annunciata, parziale chiusura dell'impianto BP in Alaska. "Purtroppo - prosegue il comunicato - l'incidente ha provato di essere l'ultimo di una serie di casi che hanno spinto i prezzi del petrolio a successivi livelli record". Il prezzo di riferimento del paniere Opec e' di oltre 72 dollari al barile, dopo che i mercati internazionali hanno reagito "con ansia" alla perdita di produzione in Alaska, con un aumento di 1,50 dollari rispetto ad una settimana fa. L'Opec "continuera' a monitorare attentamente la situazione e a prendere tutte le misure necessarie per assicurare stabilita' al mercato petrolifero e mantenere i prezzi del greggio a livelli ragionevoli attraverso la provvista di forniture addizionali, se si rendesse necessario". (AGI) Fra
5 - PETROLIO: COSTERA' 100 MLN DLR SOSTITUZIONE PIPELINE BP ALASKA
(AGI/REUTERS) - La British Petroleum spendera' almeno 100 milioni di dollari per sostituire le pipeline del suo impianto di Prudhoe Bay, in Alaska. Lo comunica una fonte petrolifera. Pochi giorni fa, durante la riparazione di una perdita, la BP ha scoperto gravi fenomeni di corrosione nelle condotte che collegano l'impianto, strutturato sul maggiore giacimento Usa, alla Trans-Alaska Pipeline. La compagnia britannica ha quindi cominciato a bloccare le operazioni di Prudhoe Bay, con forti conseguenze sui mercati petroliferi.
6 - WAL MART SFIDA I COLOSSI DEL GREGGIO
Da Il Sole 24 Ore - Wal Mart lancia la sfida alle compagnie petrolifere. Il gigante della grande distribuzione è pronto a irrompe nel settore dei carburanti alternativi, osteggiati dai grandi gruppi petroliferi, e mettere in distribuzione nelle proprie stazioni il combustibile E85, una miscela di etanolo (85%) e benzina(15%). Con 5 milioni di veicoli che possono andare a etanolo in tutti gli Stati Uniti, nel paese ci sono solamente 800 stazioni che distribuiscono l'E85: insomma, 16 aree di rifornimento per ogni stato.
Una rete distributiva poco capillare che diventerà sempre più inadeguata quando i produttori, come hanno già annunciato General Motors, Ford e DaimlerChrysler, metteranno in atto il piano di raddoppio della produzione dei cosiddetti "flex fuel vehicles", automobili che possono andare indifferentemente ad etanolo o a benzina. Un progetto, quello della case automobilistiche, che entro il 2010 farà esplodere ad almeno 10 milioni il numero di automobilisti in cerca di E85.Un piano,mal visto dai colossi petroliferi, che ha trovato tuttavia un sostenitore (interessato) in Wal Mart. Così, oltre che nelle proprie stazioni di servizio, il gruppo della distribuzione potrebbe portare presto l'etanolo nei 380 punti vendita della divisione Sam's Clubs. E non è escluso un accordo con la Murphy Oil Corp, che gestisce 946 stazioni nei parcheggi dei grandi supermercati statunitensi. (R.Fi.)
7 - PERDITE E BENEFICI PER I MANAGER FULLSIX
Da Il Sole 24 Ore - Se doveva essere l'anno del boom, il 2006 si preannuncia in salita per Fullsix.La semestrale della società,finita in mezzo alla contesa giudizialfinanziaria tra Marco Benatti e Martin Sorrell di Wpp, si è chiusa in perdita per 900mila euro, rispettoal pareggio dell'anno scorso e 2 milioni di utili di tutto il 2005. A febbraio l'amministratore delegato Marco Tinelli aveva che un eventuale divorzio da Wpp avrebbe avuto un impatto del 10% sui ricavi. Dopo l'Opa di Benatti su Fullsix, Wpp è rimasta azionista di minoranza, senza consiglieri in cda, e il manager italiano oggi ha il controllo del gruppo: ma un prezzo da pagare c'è stato. Perché nonostante ricavi in forte crescita (+14,6% a 29,3 milioni), il bilancio di metà anno si è chiuso in perdita e la redditività ha perso terreno (dal 7,6 al 6,5%il margine sul fatturato). Colpa di 700mila euro di oneri legati alla scalata di Benatti. La stessa Opa ha infatti «svincolato» le stock option dei manager permettendo di esercitarle in anticipo. Un'operazione non del tutto indolore, ha ammesso ieri Fullsix, visto che ha comportato oneri per 500mila euro (più 200mila di consulenze legate all'Opa): e chi c'era tra quei manager che hanno monetizzato le stock option? Proprio Tinelli che ora però ha ben altri impegni:raggiungere l'obiettivo cpnfermato di 4 milioni di euro di utili, rivisto al ribasso da 6 milioni proprio per il venir meno dei contratti con Wpp, mentre Sorrell ha chiesto un risarcimento, ritenuto infondato, di 590mila euro. (S.Fi.)
8 - CATENACCIO COMUNE TRA ROMA E MADRID
Da Il Sole 24 Ore - La Spagna si lamenta perché la fusione AbertisAutostrade è stata bocciata e accusa l'Italia di protezionismo. Di erigere delle barriere a difesa delle proprie aziende. Nulla di male se solo una decina di giorni or sono la stessa Spagna non avesse dato il via libera all'Opa della tedesca Eon su Endesa imponendole ben 19 condizioni capestro. Quanto basta perché Bruxelles abbia aperto un'inchiesta e perché sia Eon, sia Endesa abbiano fatto ricorso al ministero dell'Industria sulla decisione.
Come a dire che la Spagna predica bene,ma razzola male e che è invalso anche sul suolo iberico il diffuso "vizietto" di guardarea quello che si fa all'estero, invece di occuparsi di quanto avviene nel proprio Paese.
Nulla toglie naturalmente al fatto che le regole del libero mercato vadano rispettate e che il patriottismo economico non dovrebbe essere nazionale,ma lasciare spazio a quello europeo.Solo creando gruppi di grande taglia, l'Europa può infatti sperare di essere realmente competitiva in un mondo sempre più globale, dominato da colossi che non sono più solo statunitensi, ma cinesi e indiani. Ne sa del resto qualcosa proprio la Spagna considerato il fatto che il 51% delle sue imprese (vale a dire oltre 1,6 milioni di aziende) non occupa che un solo dipendente. E non è certo bloccando gli stranieri che si può sperare di crescere. (Mi.C.)
Dagospia 10 Agosto 2006