FERRONI, RIVALE DI ASOR ROSA, PREFERISCE IL «BLANC» - VISCO, BIANCHI E IL GRANDE CASELLO - QUELLE ADORABILI RICONCILIAZIONI - PRODI: «SIAMO PRONTI!». PRONTI: «SIAMO PRODI»!.

1 - FERRONI PREFERISCE IL «BLANC»
Riccardo Chiaberge per "Il Sole 24 Ore"
Sandra Petrignani, audace inviata-astrologa di Panorama, si è inerpicata sugli insidiosi declivi dei Castelli Romani per scovare, occultato tra i vigneti, il critico letterario Giulio Ferroni, eterno rivale di Alberto Asor Rosa.
Lo ha riconosciuto dai «grandi baffi»che, secondo la giornalista, «gli danno un'aria bonaria, molto poco professorale». È noto, infatti, che i veri professori si distinguono dal cipiglio e dal limitato sviluppo della peluria facciale. Dopo essersi fatta raccontare l'incredibile avventura della Storia delle letteratura italiana, «un'operazione unica nel suo genere»che ha fatto infuriare le polemiche ed esplodere casi e ha colpito intoccabili della cultura alta come Umberto Eco, Sandra ha rivolto a Ferroni la domanda di prammatica: perché la letteratura è in crisi? E lui, tormentandosi i grandi baffi: «C'è tanta buona letteratura oggi, ma è soffocata perché non si hanno gli strumenti per separare il buono dalle tante cose inutili che si pubblicano». Il buono, ovviamente, include i romanzi di Sandra Petrignani. E il cattivo? «Esempio di narrativa poco interessante per meè questo boom del noir. Come genere ha una sua legittimità, ma che ambisca a disegnare il ritratto della società attuale è una buffonata (sic)... Ci vorrebbe semmai un'inversione del linguaggio per andare a toccare l'essenziale».

Un'inversione? Quale? Che a Ferroni non piacesse il Rosa né il suo inverso (Asor), lo sapevamo. Ora apprendiamo che non gli fa un baffo neppure il Noir. Preferisce il contrario, cioè il Blanc. Blanc des Blancs, o in alternativa Bianco dei Castelli romani.
«Ma però, noi semo quelli, / che jarisponnemo n'coro: / è mejo er vino de li Castelli / che questa zozza società», canta Ferroni, anzi il suo palindromo Inorref, dal terrazzo di Monte Porzio Catone. E Petrignani chiosa: «parapappappà!».

2 - IL GRANDE CASELLO.
Filippo Facci per "Il Giornale"
Un certo Sigmund Freud, nel 1929, scrisse così: «L'uomo moderno ha rinunciato alla possibilità di essere felice in cambio di un po' di sicurezza». Ora: l'elenco dei progressivi rattrappimenti della nostra libertà legati a motivazioni in teoria ineccepibili (fumo, cibo, alcol, caffè, cinture di sicurezza, casco, igienismi, linguaggio ecc.) non stiamo neanche più a riproporli. Mi limito a riportare due notizie lette ieri. La prima: il viceministro dell'Economia ha detto che istituirà un'Anagrafe tributaria che a mezzo della digitazione del nostro nome e cognome permetterà di verificare chi siamo, che casa abbiamo, che auto abbiamo, che spese facciamo, che vacanze e regali ci permettiamo, in quali attività partecipiamo, a che titolo ci siamo permessi una determinata spesa; spendere inoltre determinate cifre di denaro in maniera appunto non controllabile dallo Stato (ossia pagare in contanti) sarà sostanzialmente vietato.

La seconda notizia è che il ministro dei Trasporti ha detto che abbasserà il limite di velocità a 120 all'ora, che proporrà inoltre il ritiro della patente a vita e infine che ha in mente un limitatore da inserire nelle nostre auto per farci andare meno veloci. Questo dopo che il ministro delle Infrastrutture ha proposto di aumentare le tariffe ai caselli autostradali. Questo mentre si apprende che località come Venezia e Capri e le Eolie meditano di far pagare una tassa d'ingresso a chiunque passi dalle loro parti.



3 - QUELLE ADORABILI RICONCILIAZIONI.
Michele Anselmi per "Il Giornale"
Adoro le riconciliazioni, specie se arrivano dopo coriacee, esibite, fiere antipatie. Prendete Antonio Polito, l'ex direttore del Riformista oggi in rotta con il Riformista per colpa del neodirettore Paolo Franchi che non gli pubblicò un commento. Quando il quotidiano arancione cominciò la sua avventura, nella diffidenza generale, non c'era giorno o quasi che Europa, giornale della Margherita, non polemizzasse con Polito. Nel frattempo Polito è diventato senatore della Margherita, il direttore di Europa, Stefano Menichini, ha fatto pace con lui, tanto da fargli firmare un impegnativo editoriale, giovedì, intitolato «Sia chiaro: stiamo con Israele».

Altro esempio. L'unico a salvarsi, nello spoil-system operato a Cinecittà Holding dal ministro Rutelli, è stato Luciano Sovena, confermato amministratore delegato dell'Istituto Luce. Nominato per ben due volte grazie ad An, l'avvocato Sovena ha saputo abilmente, anche per meriti propri, conquistarsi la simpatia di Rifondazione, dei Ds e di una discreta fetta di cineasti di sinistra. Eppure non più tardi di otto mesi fa Ettore Scola rilasciò un'intervista di fuoco, a l'Unità, nella quale mitragliava la dirigenza del Luce perché avrebbe mal distribuito nelle sale il film Il resto di niente. «Una formula inedita di censura che trasforma l'autore da vittima artistica in vittima giudiziaria», tuonò il regista di C'eravamo tanto amati. Anche Scola aderisce all'Anac, l'associazione degli autori che più di altre s'è battuta perché Sovena restasse in sella a via Tuscolana.

4 - BLOG VACANZE TUTTO COMPRESO.
Alberto Arbasino per "La Stampa"
Facilonerie da blog-vacanze tutto-compreso. Prodi: «Siamo pronti!». Pronti: «Siamo prodi»!. (Caggiaffà peccampà, fra pesci in barile, castagne sul fuoco, e comici in ferie d'agosto).


Dagospia 23 Agosto 2006