RICCI & CAPRICCI - SANTORO: C'È UNO PSICOPATICO CHE SI E' TINTO I CAPELLI PER SOMIGLIARE A MALGIOGLIO - RAI E MEDIASET STANNO LAVORANDO PER CONQUISTARSI LA DISAFFEZIONE DEL PUBBLICO - IL CAVALIERE È NOTORIAMENTE PAZZO. BASTA VEDERE LA CASA IN SARDEGNA.
Maria Latella per "A", in edicola domani
Antonio Ricci è alle prese con tre coppette di diverso contenuto: fagioli cannellini in una, salsine nelle altre, e il ristoratore gli spiega secondo quale ordine dovrebbe assaggiarle, ma lui niente, fa l'esatto contrario: «È più forte di me, devo disobbedire». Disobbediente di successo, Ricci analizza gli enormi cambiamenti che si annunciano nel mondo della comunicazione in Italia, vede Rai e Mediaset avviate verso un progressivo declino, rivela di aver anche pensato di mollare tutto: «In realtà, a me piace il casino, e ho seguito il consiglio di Renzo Piano, che dice sempre: "Fin quando mi danno da lavorare, lavoro"».
Magari cambiando azienda. Lavorerebbe per Murdoch o Tronchetti Provera?
«Certo. Le esclusive valgono per i volti della tv. Per me no: è come se Endemol lavorasse solo per la Rai o per Mediaset. Io mi sto già organizzando per entrare nel new media. Il problema dei nuovi media sono i contenuti e io faccio solo contenuti, perciò...».
Il duopolio Rai e Mediaset è già superato nei fatti?
«Per ora c'è un fenomeno di erosione ed è già molto evidente: le fondamenta sono minate, ma naturalmente passeranno anni prima che la cosa diventi veramente visibile. Il fatto è che Rai e Mediaset stanno lavorando per conquistarsi la disaffezione del pubblico».
La disaffezione?
«Ma sì, Rai e Mediaset sono arroccate attorno ai dati Auditel. Immobili. Ho avuto un'illuminazione guardando Michele Cucuzza: la trasmissione punta tutto sulla ripetitività. Mandano in onda la stessa intervista, più e più volte nella stessa settimana: aggiungono qualcosa, cambiano qua e là, ma l'intervista è sempre quella. E allora, diventa tutto un rito: il pubblico di Cucuzza è lo stesso che, 50 anni fa, non si perdeva un rosario. E la gente che guarda Rai Uno è immobile. In tutti i sensi».
Duopolio in crisi già ora?
«Non è ancora evidente perché ci sono difficoltà a rilevare certi dati, per esempio quelli che riguardano i nuovi spettatori di SKY. Chi guarda la tv più nuova la guarda spesso sul satellite e sfugge al controllo».
E perché Rai e Mediaset non reagiscono?
«Perché sono paralizzati. Seduti su una situazione molto facile, per mantenere le posizioni sono costretti a rincorrere il pubblico meno interessante. Ma gli osservatori più attenti vedono che le fondamenta cominciano a minarsi».
I reality appartengono al passato?
«Li vedo finiti. Per overdose. Prima parlavamo del fatto che nessuno si vergogna più, vero?».
Sì, stavamo discutendo della sparizione della riprovazione sociale.
«Appunto. Anche i reality hanno dato il loro contributo. Una volta c'era la tv perbenista, senza parolacce, col sesso che era solo vagamente intuito. Quella tv là non corrispondeva alla vita reale, ma neppure i reality corrispondono alla vita reale, oggi. Perché la vita, fuori, è meglio, e le persone vere sono meglio di quelli che, per andare a un reality, sono costretti a esagerare. Insomma, i rutti davanti agli amici li fai a 16 anni: invece, una volta mandati in onda, son sdoganati, diventano comportamenti normali. Solo che nei reality ruttano perché se non esagerano non bucano».
A proposito di modelli esagerati: Kate Moss è ancor più pagata, oggi, di quanto non fosse prima delle foto rubate mentre sniffa cocaina.
«Qui stiamo parlando di sfruttamento della disgrazia, i Cogne di Bruno Vespa all'ennesima potenza. D'altra parte, il maledetto affascina, da sempre. E comunque, c'è gente che ha ucciso, ha fatto guerre, pur di conquistare la fama».
Erano per lo più psicopatici, mi pare.
«Essere psicopatici aiuta a fare tv. Per via dello sdoppiamento, un meccanismo che ti impedisce di vedere le schifezze che fai. Metti a confronto un talk show politico, un "Ballarò", per esempio, e il nostro "Cultura moderna". Ci sono sempre due psicopatici con presunti esperti che in realtà cercano solo un luogo dove esibirsi».
Sta dicendo che tutti i conduttori sono psicopatici? Pure Santoro?
«Certo e lo conferma l'ultima tintura biondo grano. Sta cercando di somigliare a Malgioglio».
Psicopatico pure Berlusconi?
«Il Cavaliere è notoriamente pazzo. Basta vedere la casa in Sardegna».
Simona Ventura ha annunciato che nel 2007 si ritirerà dalla tv. E lei?
«Io avevo anche pensato di farlo, un po' di tempo fa. Poi ho chiesto consiglio a Renzo Piano, e lui mi ha detto: "Io non mollerò mai. Fin quando mi danno da lavorare". Vede, io posso dire agli altri che sono psicopatici perché conosco il problema, ma non è la paura del vuoto che mi porta a non mollare il lavoro».
E che cos'è allora?
«È che mi piace il casino. Se non lavorassi, scriverei, andrei per ospedali. Tranne che fare il casellante in autostrada, posso fare tutto».
Il casellante no.
«Mi dà fastidio stare nel gabbiotto».
Perché Prodi è tanto arrabbiato con Tronchetti Provera?
«Secondo me, di Telecom sapeva tutto. Che Prodi sarebbe, se no?».
Si è fatto un'idea dei progetti di Berlusconi?
«Penso voglia sparare le ultime cartucce, le ultime eruzioni. Ma non sono gli ultimi giorni di Pompei. È divertente. Tutti gli dicono "con i soldi che hai, vattene un po' in vacanza". Lui se ne va in vacanza, e allora si indignano: "Eh, ma insomma. Pensa solo ai fatti suoi. Perché non torna?". Secondo me non lo sa nemmeno lui cosa farà in futuro. Magari gli dà fastidio immaginare una Mediaset ridotta a essere piccola cosa, superata dai colossi».
Il suo amico Beppe Grillo ha un seguitissimo blog. E lei?
«Di Grillo ho parlato con don Ciotti. Mi han detto che prima o poi lo prenderanno in comunità, per ora hanno casi più gravi. Grillo è proprio drogato di blog e anch'io ne sono stato affascinato. Però c'è un integralismo da blog che non mi piace. Escono fuori le posizioni più assurdamente giustizialiste. Son luoghi che possono allevare potenziali Una Bomber. A me l'idea della setta chiusa fa paura. Io cerco di aprire, il blog chiude. E può diventare il luogo della calunnia».
Che cosa succederà in Rai? Alcune nomine sono state fatte, altre si attendono.
«La domanda da farsi è un'altra: perché non ce ne frega niente?».
Le dispiace di aver fatto processare Wanna Marchi?
«Mi fa piacere di aver sottratto un bel po' di gente alle sue grinfie».
Wanna Marchi la odia?
«Penso di sì. Non ammettendo di odiare se stessa, odia me. D'altra parte, suscitare sentimenti, odii, amore, è normale. Nel mio mondo ideale, Wanna Marchi e sua figlia capiscono di aver sbagliato e volendo tornare in pace con se stesse, si dedicano al bene. Ma, appunto, è un mondo ideale».
Chi è il politico più visibile del momento?
«Visco. Ha oscurato Padoa Schioppa. E poi Mastella, che è di confine. Ma il personaggio dell'estate, e non solo, è Vittorio Emanuele di Savoia. Sentendomi anarchico, lo considero il re ideale. L'attentato alla monarchia l'ha fatto lui, mica l'anarchico Bresci».
Dagospia 20 Settembre 2006
Antonio Ricci è alle prese con tre coppette di diverso contenuto: fagioli cannellini in una, salsine nelle altre, e il ristoratore gli spiega secondo quale ordine dovrebbe assaggiarle, ma lui niente, fa l'esatto contrario: «È più forte di me, devo disobbedire». Disobbediente di successo, Ricci analizza gli enormi cambiamenti che si annunciano nel mondo della comunicazione in Italia, vede Rai e Mediaset avviate verso un progressivo declino, rivela di aver anche pensato di mollare tutto: «In realtà, a me piace il casino, e ho seguito il consiglio di Renzo Piano, che dice sempre: "Fin quando mi danno da lavorare, lavoro"».
Magari cambiando azienda. Lavorerebbe per Murdoch o Tronchetti Provera?
«Certo. Le esclusive valgono per i volti della tv. Per me no: è come se Endemol lavorasse solo per la Rai o per Mediaset. Io mi sto già organizzando per entrare nel new media. Il problema dei nuovi media sono i contenuti e io faccio solo contenuti, perciò...».
Il duopolio Rai e Mediaset è già superato nei fatti?
«Per ora c'è un fenomeno di erosione ed è già molto evidente: le fondamenta sono minate, ma naturalmente passeranno anni prima che la cosa diventi veramente visibile. Il fatto è che Rai e Mediaset stanno lavorando per conquistarsi la disaffezione del pubblico».
La disaffezione?
«Ma sì, Rai e Mediaset sono arroccate attorno ai dati Auditel. Immobili. Ho avuto un'illuminazione guardando Michele Cucuzza: la trasmissione punta tutto sulla ripetitività. Mandano in onda la stessa intervista, più e più volte nella stessa settimana: aggiungono qualcosa, cambiano qua e là, ma l'intervista è sempre quella. E allora, diventa tutto un rito: il pubblico di Cucuzza è lo stesso che, 50 anni fa, non si perdeva un rosario. E la gente che guarda Rai Uno è immobile. In tutti i sensi».
Duopolio in crisi già ora?
«Non è ancora evidente perché ci sono difficoltà a rilevare certi dati, per esempio quelli che riguardano i nuovi spettatori di SKY. Chi guarda la tv più nuova la guarda spesso sul satellite e sfugge al controllo».
E perché Rai e Mediaset non reagiscono?
«Perché sono paralizzati. Seduti su una situazione molto facile, per mantenere le posizioni sono costretti a rincorrere il pubblico meno interessante. Ma gli osservatori più attenti vedono che le fondamenta cominciano a minarsi».
I reality appartengono al passato?
«Li vedo finiti. Per overdose. Prima parlavamo del fatto che nessuno si vergogna più, vero?».
Sì, stavamo discutendo della sparizione della riprovazione sociale.
«Appunto. Anche i reality hanno dato il loro contributo. Una volta c'era la tv perbenista, senza parolacce, col sesso che era solo vagamente intuito. Quella tv là non corrispondeva alla vita reale, ma neppure i reality corrispondono alla vita reale, oggi. Perché la vita, fuori, è meglio, e le persone vere sono meglio di quelli che, per andare a un reality, sono costretti a esagerare. Insomma, i rutti davanti agli amici li fai a 16 anni: invece, una volta mandati in onda, son sdoganati, diventano comportamenti normali. Solo che nei reality ruttano perché se non esagerano non bucano».
A proposito di modelli esagerati: Kate Moss è ancor più pagata, oggi, di quanto non fosse prima delle foto rubate mentre sniffa cocaina.
«Qui stiamo parlando di sfruttamento della disgrazia, i Cogne di Bruno Vespa all'ennesima potenza. D'altra parte, il maledetto affascina, da sempre. E comunque, c'è gente che ha ucciso, ha fatto guerre, pur di conquistare la fama».
Erano per lo più psicopatici, mi pare.
«Essere psicopatici aiuta a fare tv. Per via dello sdoppiamento, un meccanismo che ti impedisce di vedere le schifezze che fai. Metti a confronto un talk show politico, un "Ballarò", per esempio, e il nostro "Cultura moderna". Ci sono sempre due psicopatici con presunti esperti che in realtà cercano solo un luogo dove esibirsi».
Sta dicendo che tutti i conduttori sono psicopatici? Pure Santoro?
«Certo e lo conferma l'ultima tintura biondo grano. Sta cercando di somigliare a Malgioglio».
Psicopatico pure Berlusconi?
«Il Cavaliere è notoriamente pazzo. Basta vedere la casa in Sardegna».
Simona Ventura ha annunciato che nel 2007 si ritirerà dalla tv. E lei?
«Io avevo anche pensato di farlo, un po' di tempo fa. Poi ho chiesto consiglio a Renzo Piano, e lui mi ha detto: "Io non mollerò mai. Fin quando mi danno da lavorare". Vede, io posso dire agli altri che sono psicopatici perché conosco il problema, ma non è la paura del vuoto che mi porta a non mollare il lavoro».
E che cos'è allora?
«È che mi piace il casino. Se non lavorassi, scriverei, andrei per ospedali. Tranne che fare il casellante in autostrada, posso fare tutto».
Il casellante no.
«Mi dà fastidio stare nel gabbiotto».
Perché Prodi è tanto arrabbiato con Tronchetti Provera?
«Secondo me, di Telecom sapeva tutto. Che Prodi sarebbe, se no?».
Si è fatto un'idea dei progetti di Berlusconi?
«Penso voglia sparare le ultime cartucce, le ultime eruzioni. Ma non sono gli ultimi giorni di Pompei. È divertente. Tutti gli dicono "con i soldi che hai, vattene un po' in vacanza". Lui se ne va in vacanza, e allora si indignano: "Eh, ma insomma. Pensa solo ai fatti suoi. Perché non torna?". Secondo me non lo sa nemmeno lui cosa farà in futuro. Magari gli dà fastidio immaginare una Mediaset ridotta a essere piccola cosa, superata dai colossi».
Il suo amico Beppe Grillo ha un seguitissimo blog. E lei?
«Di Grillo ho parlato con don Ciotti. Mi han detto che prima o poi lo prenderanno in comunità, per ora hanno casi più gravi. Grillo è proprio drogato di blog e anch'io ne sono stato affascinato. Però c'è un integralismo da blog che non mi piace. Escono fuori le posizioni più assurdamente giustizialiste. Son luoghi che possono allevare potenziali Una Bomber. A me l'idea della setta chiusa fa paura. Io cerco di aprire, il blog chiude. E può diventare il luogo della calunnia».
Che cosa succederà in Rai? Alcune nomine sono state fatte, altre si attendono.
«La domanda da farsi è un'altra: perché non ce ne frega niente?».
Le dispiace di aver fatto processare Wanna Marchi?
«Mi fa piacere di aver sottratto un bel po' di gente alle sue grinfie».
Wanna Marchi la odia?
«Penso di sì. Non ammettendo di odiare se stessa, odia me. D'altra parte, suscitare sentimenti, odii, amore, è normale. Nel mio mondo ideale, Wanna Marchi e sua figlia capiscono di aver sbagliato e volendo tornare in pace con se stesse, si dedicano al bene. Ma, appunto, è un mondo ideale».
Chi è il politico più visibile del momento?
«Visco. Ha oscurato Padoa Schioppa. E poi Mastella, che è di confine. Ma il personaggio dell'estate, e non solo, è Vittorio Emanuele di Savoia. Sentendomi anarchico, lo considero il re ideale. L'attentato alla monarchia l'ha fatto lui, mica l'anarchico Bresci».
Dagospia 20 Settembre 2006