LE PAROLE E I FATTI DI PENATI: SI AFFIDA AL COMUNICATORE PALOMBA, FARÀ QUOTARE SERRAVALLE? - I PARAGONI ARDITI DI E. LETTA: LE DONNE SONO COME KAKÀ - LUCA LUCA, BOMBASSEI E I FRENI BREMBO - SALZA E LA BOCCIOFILA DEL PICCOLO AZIONISTA SAN PAOLO.

A cura di Federico De Rosa e Raffaella Polato per il "CorrierEconomia"

1 - Non ci sta, si arrabbia ogni volta. Filippo Penati è talmente stufo di sentirsi accusare di neostatalismo municipale, e di vedere che la «sua» Provincia di Milano finisce sempre ai primi posti nella poco edificante classifica delle nuove «piccole Iri», da aver deciso di passare al contrattacco. Il che, per una volta, significherà «parole e fatti» insieme. Le «parole», in campo economico, le affiderà a un comunicatore non sospettabile di pubbliche tendenze: Auro Palomba , con Community, ha un elenco-clienti che sta da tutt'altra parte, dall'Alessandro Benetton che ha appena ricevuto le chiavi di Ponzano, all'Enrico Bondi di Parmalat, al Roberto Colaninno di Piaggio e persino alla Juve dell'era post Luciano Moggi. Quanto ai «fatti» cui Penati passerà per dar sostanza alle parole, potrebbero arrivare prestissimo. Per domani ha convocato la Provincia in consiglio. Che ne escano novità sulla quotazione Serravalle?

2 - Il politico, Enrico Letta , sogna un futuro (a breve) «in cui le donne al lavoro, e in carriera, raggiungano anche in Italia una percentuale pari a quella degli altri Paesi». Il tifoso rossonero, sempre Enrico Letta, spiega perché con una metafora calcistica. Senza donne, per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, è come «giocare senza metà del Paese». Come «se il Milan scendesse in campo senza Kakà ». Chissà se era solo un ultrà deluso da Diavolo, o un fan interista che finalmente può e quindi non si lascia scappare lo sfottò, o un banale esemplare della categoria dei misogini oppure ancora (non sia mai) un infiltrato provocator-disfattista, il tipo che dalla platea di Italianieuropei sulla citazione del gioiello brasiliano ha chiosato: «Kakà? Ma va. Non cambierebbe niente».



3 - Stessa platea. Altra metafora sportiva. Formula Uno, stavolta. Il che, trattandosi di Luca Cordero di Montezemolo , non stupisce. Ma nel vasto repertorio di pit stop, gioco di squadra, pacchetti pilota-macchina e via elencando, questa non solo è nuova: è forse la migliore. Tant'è che Massimo D'Alema poi si lancia in una difesa (un po') d'ufficio del «bersaglio». E sì, certo, sulla battuta la sala (un po' più di un po') mugugna. Ma intanto anche vicepremier e invitati sorridono all'immagine di una sinistra radicale che, rispetto ai riformisti di governo, funziona così: «Come i freni Brembo sulla Ferrari». Alla grande, insomma. Ma l'elogio è ovviamente solo per Alberto Bombassei.

4 - Okay, le critiche le aveva messe in conto. La «torinesità», la partita giocata più abilmente dal partner milanese, la designazione a sorpresa per la vicepresidenza di un Alfonso Iozzo che intanto però preparava le valige per la Cassa Depositi. Eccetera eccetera. Non si aspettava tuttavia, Enrico Salza , che all'assemblea del San Paolo per il via libera al matrimonio con Intesa un piccolo azionista imbracciasse poche parole, ma di sferzante ironia: «Venga a fare il presidente anche alla mia bocciofila. Si divertirà di più». Non è seguita fulminante battuta. Prove tecniche di impassibilità del sanguigno numero uno a Torino?


Dagospia 11 Dicembre 2006