SE A QUALCUNO SONO RIMASTI 7 EURO E NON HA ANCORA MANDATO AL DIAVOLO SIA BOLDI CHE DE SICA, MAGARI PUO' ANDARE A VEDERE "COMMEDIASEXI", IL CINEPANETTONE PIÙ RIUSCITO O A RIVEDERE "ECCE BOMBO", CHE FA ANCORA RIDERE DI PIÙ DEL NOSTRO ATTUALE CINEMA COMICO.

Marco Giusti per il manifesto

Al terzo cinepanettone consecutivo, anche i critici più esperti iniziavano a dar segni di squilibrio nella sala 3 dell'Adriano, la sala più sfigata, visto che quella buona era la 4 (però l'arrivo della supervelina Sara Tommasi alla 3 e di Goffredo Bettini presidente della Festa di Roma alla 4 magari cambiava un po' le cose...). A poco poteva l'arrivo di Aurelio De Laurentiis in versione presentatore tv con il suo cast quasi al completo esibito per dovere di ospitalità, anche se l'ultima saluto lanciato da Christian De Sica, "Buon Natale ragazzi" a un pubblico dall'età media di 55 anni appariva poco adatto. Poi partiva il film. Lungo, scritto da troppe mani, non sempre divertente.

De Sica e Massimo Ghini ripetono l'episodio dello scorso anno di "Natale a Miami". De Sica è tal Lillo, ex pianista del duo sfigatissimo Lillo e Lollo (indovina chi e' Lollo nella foto? Paolo Conticini..), che si è sposato la ricca Fiorenza Marchegiani (che torna alla commedia dopo l'esordio con Massimo Troisi in Ricomincio da tre, ma è troppo seria) e ha firmato un contratto prematrimoniale per cui se la tradisce rimane in mutande.

Non l'ha tradita per tanti anni, ma quando ha ritrovato la sua vecchia fiamma, già Miss Ciociaria, cioè Sabrina Ferilli in versione ora-faccio-la fiction-in-tv, c'è cascato. Anche lei è sposata con un contratto simile al ricco medico Claudio Ricacci, cioè Massimo Ghini, ma lo lascerebbe per amore di Lillo. Per ottenere almeno metà degli alimenti del marito cerca quindi di incastrarlo sapendo che ha un'amante giovane. L'amante, guarda un po', è Elisabetta Canalis, bellissima (ma non bravissima, comunque ben gossippata tutta l'estate con Gabriele Muccino al mare), figlia proprio di Christian e della Marchegiani.

Per non perdere i soldi della moglie, che chiama simpaticamente la "babbiona" (grande sceneggiatura), Christian mette al corrente Ghini delle intenzioni della Ferrilli, ma non sa nulla della storia tra questo e la figlia. Tutta questa storia intricatella si svolge, per doveri cinepanettonistici, in quel di New York, assieme a una storia gemella, che ripete un po' quella dei ragazzini dell'anno scorso a Miami. Solo che manca Boldi. Al suo posto arriva la coppia Mediaset Claudio Bisio - Fabio De Luigi, primario carogna e assistente che subisce, e non a caso si chiama Vessato.

Vessato è incaricato da Bisio di portare una preziosa pergamena al figlio, Francesco Mandelli, e al nipote, Paolino Ruffini, che stanno studiando a New York. Solo che i due non studiano affatto, sono affiliati all'associazione universitaria "fancazzisti militanti" (grande sceneggiatura) e fanno la bella vita coi soldi del ricco primario e useranno la pergamena per farsi le canne. Per inciso, se qualcuno dell'Unione vede il film, partiranno ogni genere di censure, visto che il film è molto piu' avanzato di "Olè" nel dare il cattivo esempio ai giovani.

Quando arriva anche Bisio a New York la situazione si complica, anche perché il suo vice De Luigi si è apertamente schierato coi ragazzi nel prendere in giro il padre-padrone. Per far quadrare il tutto assistiamo a una serie di soluzioni di scrittura non sempre brillantissime, ma comunque meglio risolte che nel finale di "Olè", anche se le incongruenze sono parecchie e non viene spiegato il disprezzo della coppia Christian-Marchegiani per la figlia Canalis. Uniamo a tutto ciò un pianista napoletano, Alessandro Siani, già travolto in tv dal disastro di "Libero", figlio di quel Lollo ex-partner di Christian.

Siani, messo lì solo per avere un comico napoletano e per giustificare il fatto che De Laurentiis è il presidente del Napoli, per nulla aiutato dal suo personaggio, sembra, a vedere questo film, uno dei pochi attori napoletani incapaci di far ridere. Gli sceneggiatori devono essere impazziti per sistemare in qualche modo le sue gag dentro a meccanismi di storia così complessi, e infatti sembra un corpo anomalo dentro al film. Di certo, De Laurentiis non gli ha fatto un piacere. Va detto, invece, che Christian e Ghini fanno ridere, hanno una loro eleganza, si capiscono al volo, sembrano playboy romani un po' stagionati ma sanno come ridere di se stessi e Neri Parenti sa perfettamente come riprenderli secondo i modelli mattoliani del nostro cinema comico.



La gag del cellulare finito dentro al tacchino da infarcire con Christian che cerca di parlare con la sua amante Ferilli, comunicando si puo' capire da dove, è notevole e del tutto originale. Ma va pure detto che la mancanza di Boldi si sente, come si sente in "Olé" la mancanza di Christian. L'episodio dei ragazzi non funziona quasi mai, solo De Luigi ha una sua stralunata realtà da attore ancora fresco per il cinema (è bravo anche in "Commediasexi"), mentre Bisio non riesce a trovare sullo schermo la forza che ha in tv, né qui nel terrificante "La cura del Gorilla".

Ruffini e Mandelli, privati del terzo socio di un anno fa, Giuseppe Sanfelice, quello di "La stanza del figlio", sono costretti dalla sceneggiatura a cercare di far ridere con le canne e battute di trent'anni fa ("fa un effetto stupefacente"). Almeno Paolino va a canestro col la migliore battuta del film, che è sua, detta a una strafattona con un serpente: "Cos'è un biscione? Nostalgica, eh?". Non solo, riesce anche a riportare un bel po' della vecchia volgarità del cinepanettone classic quando si pulisce il sedere con un orrido barboncino bianco.

Ma su tutto trionfa un'idea di cinema, a livello produttivo e di struttura di racconto, che è davvero ormai vecchissimo. Sia qui che in "Olé" gli stranieri, spagnoli e americani, parlano un italiano perfetto come nei film italiani degli anni '50, e l'effetto è terrificante. Il tassista indiano e il cameriere cinese che parlano napoletano con Siani sono ancora peggio. Inoltre vengono chiamati in ruoli piccoli, ma comunque di un certo peso, attori, probabilmente americani, che sembrano presi chissà da dove e rovinano qualsiasi scena, quando la forza del nostro cinema comico era quello di avere tante facce e tanti piccoli ruoli esplosivi.

Gli interni, che dovrebbero svolgersi in America, sono girati tutti a Roma, e si vede, con comparse diciamo scelte non con grande cura. Le feste trasgressive dei ragazzi, poi, sembrano una versione ancora più assurda dei droga party dei film italiani anni '60. Tutto questo non aiuta lo sviluppo del film, che ha comunque qualche trovata carina. Bisio e De Luigi che camminano per New York mezzi accecati, Christian che si esibisce al piano bar, ecc.

Rispetto a "Natale a Miami" mi sembra un film ancora meno riuscito, pur se con delle punte comiche maggiori. Se Parenti, che è un esperto ingegnere di gag, e De Laurentiis, che a questo genere ci crede, vogliono fare ancora questo tipo di cinema o riportino a casa Boldi e rifacciano il cinepanettone all'antica, con tutti i difetti e i pregi che aveva, o cambino tutto, ma tutto davvero, senza queste vacanze impossibili dove siamo obbligati ad assistere alla borghesia cinematografa romana che cerca di fare la commedia all'americana senza averne capito i meccanismi e senza averne gli interpreti.

Quanto alla battaglia di Natale fra i tre film, è probabile che i delusi del film di Christian vadano a vedere quello di Boldi e viceversa. Non c'è un migliore né un peggiore tra i due. Se a qualcuno sono rimasti sette euro e non ha ancora mandato al diavolo sia Boldi che Chrsitian, magari puo' andare a vedere "Commediasexi", che è nettamente il cinepanettone più riuscito e più innovativo (e mostra anche la strada da seguire per una giusta dose di commedia alta e bassa), o a rivedere "Ecce Bombo" di Nanni Moretti, che fa ancora ridere di più del nostro attuale cinema comico.

E per concludere, come diceva Sergio Garrone alla fine di "Vacanze di Natale", quello originale dei Vanzina, "E vabbé... anche questo Natale ce lo semo levato dalle palle".


Dagospia 17 Dicembre 2006