GIOCHI LESBO, LECCATINE D'ALLUCE, SCAMBI DI COPPIE
UN FILMINO BOLLENTE, TUTTO DA BELVEDERE (VITTORIA A LUCI ROSSE!)

Davide Burchiellaro per Panorama in edicola venerdì 8 marzo




Il film comincia con la riesumazione di un cadavere, ma dopo 19 minuti e 46 secondi viene il bello: Sonia, alias la prosperosa neopresentatrice sanremese Vittoria Belvedere, vestita di sole calze autoreggenti si butta addosso al cugino Luigi, agente finanziario riminese. È una passione travolgente, e al ventunesimo minuto, un nuovo amplesso comincia con suggestioni fetish e leccatine d'alluce. Giusto il tempo di azzannare una mela rossa e zac, al ventitreesimo minuto la bella Sonia piazza una telecamera davanti al letto e lo costringe a girare un porno casalingo.

Succube, il giovane manda a monte un matrimonio e si trova ad assecondare le fantasie di Vittoria-Sonia: giochi lesbo in discoteca, scambi di coppie sulla spiaggia. Il concentrato morboso dura una ventina di minuti dopodiché il film Graffiante desiderio (reperibile in videocassetta nella collana «Dive nude») cade sul grottesco, con lei che gli ficca in testa le mutandine di pizzo e lo coinvolge in una rapina.

Negli ultimi frame l'opera diretta nel '93 dal regista Sergio Martino (con Andrea Roncato e Serena Grandi), diventa thriller sessual-satanico, dove Belvedere compie riti diabolici e cannibalistici arrivando a cucinare lo spezzatino con una cubista di Riccione.
Non c'è da meravigliarsi che nella biografia ufficiale della biondina (tinta da due settimane) che in questi giorni affianca Pippo Baudo, non si faccia menzione di quel film.

Nelle fonti autorizzate (sito vittoriabelvedere.it e comunicati stampa) la sua carriera cinematografica comincia nel '94 con Ritorno a Parigi di Maurizio Rasio, mentre con più risalto si decantano le fiction, tra cui le 4 serie di Le ragazze di Piazza di Spagna. Con Sanremo Vittoria Belvedere, 30 anni, celebra l'elezione a diva nazionalpopolare e familiare. Un'immagine rafforzata dal suo buonissimo matrimonio con Vasco Valerio, 36 anni, figlio di Roberto, imprenditore del cinema, e della marchesa Cristina Theodoli.

Un rampollo d'oro. «Nel '99 quando i due si sposarono a San Gemini», racconta una signora dei salotti romani, «ai parenti di lui non piaceva questa ragazza di Vibo Valentia cresciuta a Vimercate». Quel giorno lei era vestita Armani e aveva venduto l'esclusiva delle nozze al settimanale Chi.

Così all'uscita si coprì con un lenzuolo per impedire foto non autorizzate. «Fu un episodio sgradevole, ma oggi è una perfetta pariolina, campionessa di understatement» conclude la signora. I due frequentano assiduamente il Circolo canottieri Aniene. Passeggiano con il bambino per i giardinetti di Villa Balestra, cenano al Maccheroni e passano il week end a Ponza. Perché rovinare un tale apice di felicità rivangando certi trascorsi?

«Puoi chiudere con il passato ma il passato non chiude con te» dicono nei film i reduci del Vietnam e la regola vale anche nello star system italiano, dove un passaggio dalla carrozza di terza classe è obbligatorio per accedere alla prima. Niente scandali, l'exploit di Vittoria s'inserisce nella tradizione che vuole molte ex divette del genere boccaccesco raggiungere il successo. E come loro, anche lei è brava e bella. Sta di fatto che, nonostante i biografi ufficiali, a inizio carriera, nel 90, Vittoria Belvedere puntò tutto sull'immagine di sex symbol. Fu il parrucchiere milanese Gibian a scoprirla, quando era solo un'indossatrice di intimo.

La segnalò al fotografo Bruno Oliviero che cercava una bellezza per la copertina di un libro: «Capii che avrebbe fatto strada» ricorda il fotografo. Quei posati, dove Belvedere mostra un seno da 10 e lode, fecero il botto. I giornali, dai quotidiani a Playboy, si scatenarono. Ancora oggi quelle foto trionfano in una trentina di siti.

E le ha ripubblicate pure Max, nell'ultima classifica delle 50 italiane più belle, dove Vittoria è quarta. Quanto a lei, se non parla di Graffiante desiderio, pare affezionata ai vecchi nude look: «Rimpiango il mio seno, dopo la gravidanza ne è rimasto poco».


Dagospia.com 8 Marzo 2002