DE BORTOLI E DI ROSA VERSUS GRALDI: "CI VEDIAMO IN TRIBUNALE"
"IL MESSAGGERO" IN UN CALTAGIRONE INFERNALE

Davvero, non era mai successo. Mai era accaduto, nel pur turbolento e rissoso mondo della carta stampata, che due direttori due del calibro di Ferruccio De Bortoli, Corriere della Sera, e Antonio Di Rosa, Il Secolo XIX, l'uno accanto all'altro armati, scendessero in campo per minacciare querele contro Paolo Graldi, direttore del Messaggero. Due lettere durissime, quelle pubblicate oggi sul primo quotidiano della capitale - non le trovate sul sito del Messaggero (ahi! ahi!); allora, come si dice?, per completezza dell'informazione le abbiamo scannerizzate per voi.

De Bortoli e Di Rosa, in soldoni, rispondono a un corsivo firmato S.V., cioè Sandro Vacchi, corrispondente del Messaggero, intitolato "La vera storia dell'intervista". Un contro-scoop che mira a smontare lo scoop dell'intervista alla madre di Samuele: gli inviati del Corriere e del Secolo XIX - secondo Vacchi - "non avrebbero messo piede nel rifugio segreto di Annamaria Franzoni". Tutto sarebbe avvenuto via Annarita Incerti, amica della Franzoni. Qui di seguito riportiamo il pezzo incriminato di Vacchi, le lettere dei due direttori e la risposta di Graldi.

(A margine di questa storia di piombo, dobbiamo registrare - nel mezzo di voci e dicerie che lo vogliono sulla soglia di uscita, verso un posticino Rai - la "solitudine" del direttore del Messaggero. Negli ultimi tempi è riuscito a fare terra bruciata intorno a sé inimicandosi - a parte, of course, l'ex direttore del Messaggero Pietro Calabrese - un bel mucchio di penne gallonate. Scoppia il caso Saccà che vuole "licenziare" Enzo Biagi: pur essendo un discepolo storico del grande giornalista, Graldi si dimentica della parola gratitudine e tifa per il neo-direttore generale della Rai. Secondo nemico conquistato sul campo: Carlo Rossella. Il direttore di Panorama in corsa per la presidenza Rai, come ricompensa a tanti soffietti e interviste (vedi quella clamorosa ad Azzurra Caltagirone), riceve dal Messaggero il premio "dipendente di Berlusconi". Oggi, oltre alle due sfuriate di De Bortoli e Di Rosa, occorre aggiungere altri due direttori alla lista "Graldi? No, party!". Paolo Mieli viene pizzicato da Graldi - ma si firma Alberto Guarnieri - nella rubrica "InMedia". "Mieli ha scelto per la direzione di Amica Maria Laura Rodotà. Facendo arrabbiare Fabiana Giacomotti, che contava di completare la sua sfolgorante carriera con la guida di un giornale.". Poi arriva una stoccatina anche a Vittorio Feltri, direttore di "Libero", colpevole di aver portato in edicola la più squassante inchiesta sui cachet Rai; quindi si rivela il nome della presunta "talpa" (l'ex Rai Mario Brugola). Uno pensa: chissà quante copie in più il Combat-Graldi riesce a raggranellare in edicola. Invece, oggi l'Espresso, rivela che il Messaggero, nel raffronto vendite febbraio 2001-febbraio2002, passa e cala da 278 mila e 500 copie a 263 e 500.)


L'ARTICOLO CHE FA INFURIARE IL CORRIERE DELLA SERA E IL SECOLO XIX
"La vera storia dell'intervista"

Sandro Vacchi per il Messaggero, 14 marzo 2002

Che l'intervista ad Annamaria Franzoni sia stato uno scoop non ci sono dubbi. E ce ne sono pochi anche su come è sia stato fatto, cioè per interposta persona.
Quanto emerge da più testimonianze - e, fino a prova contraria - è che né Marco Imarisio del "Corriere della Sera" né Alessandro Cassinis del "Secolo XIX" avrebbero messo piede nel rifugio segreto di Annamaria Franzoni e di suo marito Stefano Lorenzi. Primo passaggio: Maurizio Zuffi di "Studio Aperto" arriva sul posto, dopo aver concordalo l'intervista, e non trova né l'uno né l'altro, bensì Annarita Incerti. E nessun'altra persona. La Incerti è la vera chiave della vicenda. Sulla quarantina, giornalista indipendente, ex della tivù privata Rete 7, collabora con l'agenda Agi. E' originaria di San Benedetto Val di Sembro, dove vive ancora la madre e dove lei stessa ha una casa dove va spessissimo.
Conosce da tempo Annamaria, al punto che al momento della morte di Samuele va da lei a Cogne. Qui conosce i due giornalisti. Secondo passaggio: Bruno Vespa a "Porta a porta" domanda ai due se Annamaria era emozionata. «Era davvero emozionata», rispondono. E che opinioni vi siete falli? Qui i due si scambiano uno sguardo interrogativo e dicono che non tocca a loro farsi opinioni, ma semplicemente registrarle. Terzo passaggio e
prova del nove: martedì sera la trasmissione "Primo Piano" di Rai Tre manda in onda un lungo stralcio di quanto è uscito sui due quotidiani: Annarita domanda, Annamaria risponde. Non interviene nessun altro, non ci sono altre voci. Controprova? Rileggere la lunga dichiarazione ai due giornali; non esiste contraddittorio, "controdomanda ", obiezione, ma solo domande generiche intercalate a una lunga conversazione. Detto questo scoop era e scoop rimane: fino a prova contraria.


LETTERA DI FERRUCCIO DE BORTOLI AL MESSAGGERO

Caro Direttore,
con grande sorpresa ho letto sul Messaggero del 14 marzo un corsivo firmato da un non meglio identificalo S.V. dal titolo "La vera storia dell'intervista". In questo articolo viene riportata una serie di valutazioni assolutamente arbitrarie sull'intervista a Annamaria Franzoni Lorenzi realizzala da Marco Imarisio del Corriere della Sera e da Alessandro Cassinis del Secolo XIX. Tutti e tre i punti sottolineati da S.V. nel contestare l'intervista sono falsi.

Contrariamente a quanto scritto dal Messaggero, Marco Imarisio ha messo più volte piede nel "rifugio" di Annamaria Lorenzi, incontrandola prima e dopo l'intervista in questione Imarisio ha anche incontrato il marito, i genitori e i fratelli: lo ha descritto con chiarezza nei suoi articoli.

Tutte le domande formulate nell'intervista del Corriere sono state scritte da Marco Imarisio, dopo aver consultato Annarita Incerti, giornalista free lance che aveva rapporti più stretti con la famiglia. Il ruolo di Annarita Incerti è stato importante e presentato nella massima trasparenza. Proprio nell'abitazione dei Franzoni, durante l'intervista, di fronte alla situazione emotiva della madre di Samuele, i suoi genitori ci hanno pregato di far svolgere il colloquio e porre le domande soltanto alla Incerti, con la quale la donna aveva un rapporto di fiducia consolidato. E' una richiesta che è stata accettata di fronte alla profonda delicatezza della vicenda e alle condizioni psicologiche di Annamaria Franzoni, sottolineate persino nel provvedimento con cui i magistrati hanno ordinalo ieri il suo arresto.

Mi sfugge completamente il senso dell'intervento del Messaggero e non posso accettare che sulla base di considerazioni false venga messa in discussione la professionalità di Marco Imarisio e del Corriere, soprattutto di fronte a un'intervista dall'indubbio valore giornalistico che non ha ricevuto alcuna smentita. Per questo ci riserviamo di procedere in sede legale.



LETTERA DI ANTONIO DI ROSA, DIRETTORE DEL SECOLO XIX

Caro Direttore,
leggo, con sorpresa, sul Messaggero del 14 marzo, un articolo siglato S.V. (immagino si tratti di Sandro Vacchi) a pagina 1O dal titolo «La vera storia dell'intervista». L'intervista è quella realizzate dal Secolo XIX e dal Corriere Della Sera sul caso Cogne: un lungo faccia a faccia con la signora Anna Maria Franzoni ora arrestata per l'uccisione del figlio Samuele.

Il signor Vacchi si permette di mettere, in discussione l'onestà e la credibilità di Alessandro Cassinis, inviato del Secolo XIX, scrivendo che il mio collega e Marco Imarisio del Corriere non hanno mai incontrato la Franzoni per intervistarla. Niente di più falso e di più inventato ho mai letto in vita mia. Cassinis ha visto e sentito più volte la signora Franzoni, prima dell'arresto, con la collaborazione importante di Annarita Incerti (quando pubblicammo l'intervista al fondo dell'articolo si citava correttamente la collega).

Sono sorpreso e meravigliato che un inviato si occupi del lavoro degli altri citando presunti testimoni (i testimoni veri sono la signora, i familiari della Franzoni e la stessa Incerti) invece di pensare al proprio lavoro. D'altronde, come lei ricorderà caro direttore, nei due giorni precedenti la pubblicazione di questo suo articolo, dunque in tempi non sospetti. proprio lei mi ha fatto i complimenti e mi ha chiesto più volle se i due avessero incontrato la Franzoni e io, un po' piccato, le ho risposto affermativamente.

Non posso permettere che un giornalista di un altro giornale metta in discussione l'onestà di un inviato del Secolo XIX. E lei, che ben mi conosce, sa che non ho mai pubblicato sul giornale articoli inventati o falsi scoop. Per questo motivo le preannuncio che citeremo Vacchi per danni, in sede civile. a tutela della nostra credibilità e, mi auguro, che su questa vicenda intervenga l'ordine dei giornalisti.



LA RISPOSTA DI PAOLO GRALDI

Primo: per quanto possa loro apparire sorprendente, le repliche di Ferruccio de Bortoli e Antonio Di Rosa confermano la sostanza di quanto da noi affermato nel testo di Sandro Vacchi, del tutto privo di intenti malevoli. Qui, infatti, non si parla solo di colleghi ma anche di amici. E si dice che l'intervista alla mamma di Samuele si è svolta per interposta persona, cioè non attraverso un colloquio diretto tra i giornalisti delle due testate e la signora Franzoni, ma per tramite di Annarita Incerti, alla quale sono state consegnate le domande.
Secondo: ci si chiede perché mai il Messaggero avrebbe dovuto indagare sulla dinamica di questo colloquio? Perché l'intervista rappresenta un documento di eccezionale interesse investigativo e giornalistico. Tant'è vero che il magistrato ha aperto un fascicolo autonomo: e da qui, con un po' di pazienza, avremo tutte le risposte. E tant'è vero che le stesse domande sulla tecnica dello straordinario contatto sono state ripetutamente poste ai due giornalisti da Bruno Vespa durante la trasmissione «Porta a Porta». «Perché - ha chiesto loro il conduttore - non avete contestato alla signora Franzoni questo e quest'altro?», e la domanda è rimasta in quella sede senza risposta. Oggi una risposta l'abbiamo: i due giornalisti non partecipavano fisicamente all'intervista. E non c'è assolutamente niente di male. La circostanza non toglie valore al documento e dunque al lavoro dei due colleghi. Ma va precisata.
Terzo: tutto è lecito, tuttavia restiamo stupiti di fronte alla riserva di citazioni in giudizio per aver ripetuto, in attacco e in chiusa del nostro corsivo, che l'intervista «scoop era e scoop rimane». Lo pensiamo ancora: Marco Imarisio e Alessandro Cassinis, e la stessa Annarita Incerti, sono stati bravissimi, poiché la loro esclusiva è un primo importante tassello sulla strada della verità. L'unica per la quale valga la pena di fare battaglie.


IL BARBIERE DELLA SERA INTERVISTA I PROTAGONISTI DEL CASO COGNE

"L'INVIDIA E' UNA BRUTTA COSA."


da www.ilbarbieredellasera.com

Il primo è Vacchi (piuttosto piccato dal fatto che siamo entrati in possesso del suo numero di cellulare: scusa Vacchi, ma è il nostro mestiere).
Non ho nulla da aggiungere - ha detto - a ciò che ha scritto oggi il mio direttore; rivolgetevi a lui. Posso solo dire che confermo tutto ciò che ho scritto e che lo riscriverei.

Ma non puoi aggiungere altro?
Potrei ma non voglio.
E adesso tocca ad Annarita Incerti.

Incerti, tu sei la superteste. Come è andata?
È andata così. Avendo saputo dei miei buoni rapporti con la famiglia Lorenzi, Imarisio e Cassinis mi hanno chiesto di combinare un'intervista con la Franzoni.
I Lorenzi hanno acconsentito a condizione che a condurre l'intervista, o se preferisci, a porre materialmente le domande, fossi io.
Sempre per il mio tramite sia Imarisio sia Cassinis hanno avuto diversi contatti con la Franzoni.
Con i due colleghi - presenti per la gran parte del colloquio - abbiamo concordato le domande ed elaborato insieme le risposte così come sono poi apparse nel pezzo scritto a sei mani.

La parola ad Alessandro Cassinis
Allora Cassinis, perché Vacchi ha messo su 'sto po' po' di casino?

Chiedilo a lui. Forse perché l'invidia è una brutta cosa.

Invidia?
Sì. Vacchi è stato a Cogne per un mese. Forse il suo direttore non è rimasto soddisfatto. Magari il giornale ha preso troppi buchi. E ora viene fuori tutta questa manfrina.

Mentre tu invece...
Mentre io invece - vuoi che te lo dica francamente? - ho avuto culo. Per un caso fortuito ho agganciato l'avvocato Grosso e sono stato il primo ad avere un'intervista con la Franzoni, a condizione che la stessa venisse prima rivista e approvata (e figurati se non ho accettato).
Da lì è nato un rapporto preferenziale. Poi tramite un'amica di famiglia - non la Incerti, un'altra di cui non posso farti il nome - ho avuto molti contatti con i Lorenzi ed infine, grazie alla Incerti abbiamo - Imarisio ed io - ottenuto questa intervista.

Cassinis, ma tu c'eri o non c'eri? Eri presente o eri a mangiare la fonduta?
Le cose sono andate come adesso ti dico e la Incerti te lo potrà confermare (con la Incerti avevo già parlato e mi aveva già confermato tutto, ndr).
Anna Maria Franzoni si trovava in un comprensibile stato di trauma emotivo. Noi (lui ed Imarisio, ndr) eravamo lì ma ad un certo punto siamo usciti dalla stanza quando ci siamo resi conto che la tensione aveva raggiunto livelli elevatissimi e che allontandoci l'avremmo allentata.
Poi abbiamo steso il pezzo tutti e tre. Per quanto riguarda
Porta a Porta non abbiamo fatto la figura dei reticenti ma degli imbranati; e sai perché?
Avevamo un audio che andava e veniva - più andava che veniva - e non sentivamo né le domande né i commenti da studio.
Aggiungo una cosa - ancora non stata detta - a conferma del tutto: la puntata come sai era registrata. Bene, la sera Imarisio la Incerti ed io l'abbiamo vista a casa Franzoni.

Ma perché tutto 'sto casino?
Te l'ho detto. L'invidia è una brutta bestia e forse a qualcuno ha dato fastidio che il piccolo Davide Secolo XIX abbia fatto le scarpe a qualche Golia.

Mata Hari

N.B. Purtroppo con Imarisio non siamo riusciti a metterci in contatto.



Copyright Dagospia.com 15 Marzo 2002