"SMASCHERIAMO LA RASSEGNAZIONE AL BRUTTO"
FOX PRESENTA LA SCOMMESSA "BORIS", LA SERIE CHE RIDE DI SÉ
100 MILA EURO ALL'ORA PER SFOTTERE LA FICTION GENERALISTA.

Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo

Serata calda ieri a Roma, l'ideale per il party che al Mulinom Biondi, nuovo spazio polivalente vicino al Ponte di Ferro (Ostiense), ha celebrato il via ufficiale della fiction di Fox Channel "Boris. Ovviamente erano attesi tutti i protagonisti principali della serie: da Pietro Sermonti a Caterina Guzzanti, da Francesco Pannofino ad Antonio Catania, ma non Carolina Crescentini, impegnata su un altro set.

Gli svippati accorsi avevano le sembianze di Raoul Bova, accompagnato dalla moglie Chiara, Roberto Ciufoli e signora, Heather Parisi e Cinzia Th. Torrini con rispettivi compagni, Violante Placido, Valerio Mastandrea, Demetra Hampton, Simonetta Martone e Gregorio Paolini.
Il festone è stato animato dai dj set curati dal Trio Medusa e da Aliosha, voce solista dei Casino Royale.

BORIS, LA FICTION RIDE DI SÉ STESSA.
Leandro Palestini per "la Repubblica"




Boris è un pesciolino rosso, un portafortuna, ma anche il titolo della prima fiction prodotta da Fox Channels Italia: lunedì su Fox (canale 110 di Sky, alle 23) andrà in onda la prima delle 14 puntate. Dopo gli ospedali e i commissariati, la lunga serialità tv ora ride di se stessa: un set sul set è alla base di Boris (regia di Luca Vendruscolo, scritto con Giacomo Ciarrapico e Mattia Torre), dove una troupe gira stancamente la seconda serie di "Gli occhi del cuore".

E l´ironia s´intuisce sin dalla sigla: di Elio e le Storie tese. Cast esemplare, con tutti i cliché: un protagonista divo (Pietro Sermonti), una star poco capace ma raccomandata (Carolina Crescentini), un regista sull´orlo di una crisi di nervi (Francesco Pannofino), un´assistente alla regia motivata (Caterina Guzzanti), un direttore della fotografia disilluso (Ninni Bruschetta), un cinico delegato di produzione (Antonio Catania), un capo elettricista borbottone (Paolo Calabresi) e un giovane stagista (Alessandro Tiberi) quasi sotto shock.

«È un progetto all´insegna dell´irriverenza e dell´innovazione», spiega Fabrizio Salini, direttore dell´intrattenimento dei canali Fox. I punti di riferimento? Le serie americane di successo (Friends, Sex & the city, Six feet under), «soprattutto i primogeniti Simpson». Il target è mirato, tra i 18 e i 44 anni: «Il pubblico tipico delle tv satellitari». Applausi all´anteprima di Boris. Ma perché la fiction italiana non è sempre all´altezza?

Il regista, Vendruscolo, risponde: «Non è che nella tv generalista siano meno bravi. Il problema è che senza libertà non c'è cattiveria e non c'è umorismo». E incita: «Smascheriamo la rassegnazione al brutto». Il produttore Lorenzo Mieli (Wilder) parla di una «scommessa» insita in Boris, il volersi cimentare in «un genere nuovo, prendendo in giro la fiction non solo con la satira e la parodia: è nata così una commedia acida, ma anche seria, su un certo mondo». C'è della verità in Boris, c'è chi lo etichetta come «documentario-verità».

La gestazione è stata lunga, il risultato ottimale, anche per il budget: nei centomila euro a episodio, sono compresi i costi della massiccia promozione. La Fox crede a tal punto in Boris, che già si parla di una seconda serie. Salini sottolinea «lo sforzo promozionale messo in piedi per lanciare Boris»: partito l'autunno scorso con annunci, spot, affissioni, un blog e mini-sito collegato a Repubblica.it. Le puntate si potranno seguire su My Space, una delle maggiori community del mondo.


Dagospia 13 Aprile 2007