LA CORRISPONDENZA INEDITA E STRUGGENTE DEL FONDATORE DI MEDIOBANCA: "CARISSIMO MARANGHI, CARISSIMO VINCENZINO, QUANDO LEGGERÀ QUESTE RIGHE IL NOSTRO SODALIZIO AVRÀ AVUTO FINE PER DECISIONE DELLA PROVVIDENZA, A CUI SONO GRATO PER AVERLO FATTO NASCERE."
«QUANDO MI LEGGERÀ, LA PROVVIDENZA CI AVRÀ GIÀ SEPARATO»
Roberto Bagnoli per il Corriere della Sera
«Era un uomo di primissima qualità che ha avuto difficoltà a brillare di luce propria per la forte personalità di Enrico Cuccia». Giorgio La Malfa sapeva da tempo che le condizioni di salute del suo amico Vincenzo, «ma ci siamo sempre dati del lei, incredibile», ricorda con grande commozione - erano peggiorate e la fine era questione di giorni. Nella sua casa romana dietro al ministero della Giustizia, approfitta dell'assenza della moglie per combattere la tensione con robuste dosi di toscano. E da un cassetto consegna alla cronaca due lettere che il presidente storico di Mediobanca Enrico Cuccia scrisse proprio al suo delfino Maranghi.
Una è di vent'anni fa ed era a «corredo» di un regalo che Cuccia volle fare al suo «carissimo Maranghi»: un tagliacarte di pietra degli Urali che Cuccia aveva a sua volta avuto in dono dal fondatore di Mediobanca Raffaele Mattioli e da altri «cari amici», cioè Carlo Bombieri, Corrado Franzi ed Emilio Brusa. Il celebre quartetto di banchieri così scrisse all'allora giovane Cuccia: «Ti auguriamo durezza e taglio uralici per i prossimi quarant'anni! » Milano, 24 novembre 1947. L'augurio-profezia di Cuccia contenuti in quel gesto,«un vero passaggio del testimone» precisa La Malfa, si sono avverati: Maranghi è rimasto in Mediobanca, con diversi gradi di responsabilità, fino all'aprile del 2003, quindi quattro mesi più dei 25 anni augurati.
L'altra lettera è struggente. Il collega-dipendente «Maranghi» diventa «Vincenzino». Cuccia la scrive tre settimane prima di morire, una specie di testamento nel quale dispone di far avere al suo «erede» il disegno di Modigliani avuto dal presidente dell'istituto Adolfo Tino e una rara edizione tratta dall'Orlando Furioso. Anche questa accompagnata da una lettera scritta nel 1968 da Mattioli e firmata da tutto il consiglio tra cui anche Giovanni Agnelli:
«Vale la pena ricordare questi anni - legge La Malfa tra le sue carte - soprattutto quando sono stati spesi senza pausa e senza ristoro per far crescere e prosperare una creatura nuova nata in tempi procellosi e cresciuta forte, alacre, piena di vigore e di tenacia». La Malfa rivela che Maranghi era già stato colpito dal tumore una decina d'anni fa e non esclude che «la ricaduta sia stata in qualche modo causata dall'amarezza provata dalla traumatica uscita».
LETTERA/1 - «COME MATTIOLI HA FATTO CON ME LE AUGURO ALTRI VENTICINQUE ANNI»
14.XI.1987
Carissimo Maranghi,
è la stagione dei «venticinquennali». Il Suo, di qualche mese fa, è passato sotto silenzio, in quanto - almeno per quel che ne penso io - si tratta di celebrazioni che chiudono una «carriera», mentre nel Suo caso è solamente la base per procedere al raddoppio.
Quarant'anni fa, quando Mediobanca vagiva ancora nella culla, Mattioli, insieme a qualche altro caro amico, «tagliò il nastro» per l'inaugurazione di un quarantennio che si chiude proprio in questi giorni. Lo fece inviandomi un dono, accompagnato da un augurio abbastanza originale.
Per quel che mi riguarda, «cursum consummavi», e mi preparo a salutare tutti: e adesso tocca a Lei, e voglio io «tagliare il nastro» del Suo secondo venticinquennio, trasferendo a Lei il dono con bigliettino che lo accompagnava e formulando un voto proprio negli stessi termini usati da Mattioli: Le auguro di tutto cuore «durezza e taglio uralici» per i prossimi XXV anni, lieto di stabilire così un legame tra un passato a Lei e a me caro e il Suo avvenire, che è anche l'avvenire di Mediobanca per il nuovo quarto di secolo.
La abbraccio,
Enrico Cuccia
LETTERA/2 - «GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE DI TUTTO PER QUESTO SODALIZIO ECCEZIONALE»
30.V.2000
Carissimo Vincenzino,
quando leggerà queste righe il nostro sodalizio avrà avuto fine per decisione della Provvidenza, a cui sono grato per averlo fatto nascere. E' stato un sodalizio eccezionale per i forti legami affettivi che si sono stabiliti fra noi; e non debbo certamente dire a Lei l'importanza che la nostra amicizia ha avuto nella mia vita da quando La ho conosciuta.
Grazie, grazie, grazie di tutto.
Ho pregato i miei figli di farLe pervenire il disegno di Modigliani che io ho ricevuto da Adolfo Tino e l'edizione tratta dall'Orlando Furioso offertami dal Consigliodi Mediobanca nell'ottobre del 1968; e Le accludo la lettera che accompagnò quel dono, redatta certamente da Mattioli e giro a Lei quell'elogio che essa contiene e di cui Ella è meritevole almeno quanto me nell'opera di costruzione di Mediobanca.
Le sarò grato se vorrà assistere con i Suoi consigli i miei figlioli. Formulo i più vivi auguri per Lei e per i Suoi cari e La abbraccio con molto affetto.
Suo
Enrico Cuccia
Dagospia 18 Luglio 2007
Roberto Bagnoli per il Corriere della Sera
«Era un uomo di primissima qualità che ha avuto difficoltà a brillare di luce propria per la forte personalità di Enrico Cuccia». Giorgio La Malfa sapeva da tempo che le condizioni di salute del suo amico Vincenzo, «ma ci siamo sempre dati del lei, incredibile», ricorda con grande commozione - erano peggiorate e la fine era questione di giorni. Nella sua casa romana dietro al ministero della Giustizia, approfitta dell'assenza della moglie per combattere la tensione con robuste dosi di toscano. E da un cassetto consegna alla cronaca due lettere che il presidente storico di Mediobanca Enrico Cuccia scrisse proprio al suo delfino Maranghi.
Una è di vent'anni fa ed era a «corredo» di un regalo che Cuccia volle fare al suo «carissimo Maranghi»: un tagliacarte di pietra degli Urali che Cuccia aveva a sua volta avuto in dono dal fondatore di Mediobanca Raffaele Mattioli e da altri «cari amici», cioè Carlo Bombieri, Corrado Franzi ed Emilio Brusa. Il celebre quartetto di banchieri così scrisse all'allora giovane Cuccia: «Ti auguriamo durezza e taglio uralici per i prossimi quarant'anni! » Milano, 24 novembre 1947. L'augurio-profezia di Cuccia contenuti in quel gesto,«un vero passaggio del testimone» precisa La Malfa, si sono avverati: Maranghi è rimasto in Mediobanca, con diversi gradi di responsabilità, fino all'aprile del 2003, quindi quattro mesi più dei 25 anni augurati.
L'altra lettera è struggente. Il collega-dipendente «Maranghi» diventa «Vincenzino». Cuccia la scrive tre settimane prima di morire, una specie di testamento nel quale dispone di far avere al suo «erede» il disegno di Modigliani avuto dal presidente dell'istituto Adolfo Tino e una rara edizione tratta dall'Orlando Furioso. Anche questa accompagnata da una lettera scritta nel 1968 da Mattioli e firmata da tutto il consiglio tra cui anche Giovanni Agnelli:
«Vale la pena ricordare questi anni - legge La Malfa tra le sue carte - soprattutto quando sono stati spesi senza pausa e senza ristoro per far crescere e prosperare una creatura nuova nata in tempi procellosi e cresciuta forte, alacre, piena di vigore e di tenacia». La Malfa rivela che Maranghi era già stato colpito dal tumore una decina d'anni fa e non esclude che «la ricaduta sia stata in qualche modo causata dall'amarezza provata dalla traumatica uscita».
LETTERA/1 - «COME MATTIOLI HA FATTO CON ME LE AUGURO ALTRI VENTICINQUE ANNI»
14.XI.1987
Carissimo Maranghi,
è la stagione dei «venticinquennali». Il Suo, di qualche mese fa, è passato sotto silenzio, in quanto - almeno per quel che ne penso io - si tratta di celebrazioni che chiudono una «carriera», mentre nel Suo caso è solamente la base per procedere al raddoppio.
Quarant'anni fa, quando Mediobanca vagiva ancora nella culla, Mattioli, insieme a qualche altro caro amico, «tagliò il nastro» per l'inaugurazione di un quarantennio che si chiude proprio in questi giorni. Lo fece inviandomi un dono, accompagnato da un augurio abbastanza originale.
Per quel che mi riguarda, «cursum consummavi», e mi preparo a salutare tutti: e adesso tocca a Lei, e voglio io «tagliare il nastro» del Suo secondo venticinquennio, trasferendo a Lei il dono con bigliettino che lo accompagnava e formulando un voto proprio negli stessi termini usati da Mattioli: Le auguro di tutto cuore «durezza e taglio uralici» per i prossimi XXV anni, lieto di stabilire così un legame tra un passato a Lei e a me caro e il Suo avvenire, che è anche l'avvenire di Mediobanca per il nuovo quarto di secolo.
La abbraccio,
Enrico Cuccia
LETTERA/2 - «GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE DI TUTTO PER QUESTO SODALIZIO ECCEZIONALE»
30.V.2000
Carissimo Vincenzino,
quando leggerà queste righe il nostro sodalizio avrà avuto fine per decisione della Provvidenza, a cui sono grato per averlo fatto nascere. E' stato un sodalizio eccezionale per i forti legami affettivi che si sono stabiliti fra noi; e non debbo certamente dire a Lei l'importanza che la nostra amicizia ha avuto nella mia vita da quando La ho conosciuta.
Grazie, grazie, grazie di tutto.
Ho pregato i miei figli di farLe pervenire il disegno di Modigliani che io ho ricevuto da Adolfo Tino e l'edizione tratta dall'Orlando Furioso offertami dal Consigliodi Mediobanca nell'ottobre del 1968; e Le accludo la lettera che accompagnò quel dono, redatta certamente da Mattioli e giro a Lei quell'elogio che essa contiene e di cui Ella è meritevole almeno quanto me nell'opera di costruzione di Mediobanca.
Le sarò grato se vorrà assistere con i Suoi consigli i miei figlioli. Formulo i più vivi auguri per Lei e per i Suoi cari e La abbraccio con molto affetto.
Suo
Enrico Cuccia
Dagospia 18 Luglio 2007