PIRELLONE FASULO - "MA QUALE INCIDENTE! MIO PADRE SI E' VOLUTO UCCIDERE" - SCUSATE, MA ESISTONO I RADAR A MILANO?
Paolo Colonnello per la Stampa
E' stato un incidente, non ci sono dubbi. Lo dice il ministro, lo conferma la Procura. Ma quando gli occhi di un'intera città si riempiono di lacrime rivivendo l'incubo degli attentati di New York, allora una certezza così semplice e banale non basta. Non basta sapere che il pilota del piccolo Air Commander ha avuto un'avaria al carrello. E nemmeno che forse si è sentito male. E che per questo potrebbe aver sbagliato rotta. Si vorrebbero altre risposte. Si vorrebbe sapere che cosa ci faceva un piccolo aereo da turismo nei cieli che sovrastano il simbolo del potere politico della città. Come è potuto arrivarci.
Ed anche se l'Ente di controllo sostiene di aver richiamato il pilota due volte, suggerendogli manovre che non ha effettuato, come è possibile che l'aereo sia arrivato così vicino ai tetti dei palazzi. I radar non dovevano far scattare l'allarme? E l'apparato di sicurezza, tarato sull'aeroporto di una città che solo pochi mesi fa ha subito un altro grave infortunio aereo, come ha funzionato? Certo, è stato un incidente. Ma insomma: se al posto dell'italo svizzero Luigi Fasulo ai comandi dell'aereo ci fosse stato un kamikaze, quanti morti staremmo contando adesso?
IL FIGLIO DI FASULO: "E' STATO UN SUICIDIO"
Roberto Bianchin e Carlo Brambilla per Repubblica
LUGANO - "Ma quale incidente! È stato un suicidio, suicidio, lo volete capire? L'hanno voluto fregare, mettere a terra economicamente, e lui si è ucciso". Ha la voce alterata, Marco Fasulo, uno dei due figli di Luigi, il pilota italo-svizzero, doppia cittadinanza, che si è schiantato sul Pirellone. Anche Marco, che spegne le luci dell'appartamento al quarto piano di Via Ceresio, una palazzina moderna, rosso mattone, nell'elegante periferia di Pregassona, alle porte di Lugano, è un pilota. Vola per la Swiss, e anche lui, come i compagni di volo di suo padre, e come il responsabile dell'aeroporto di Locarno Sandro Balestra, è convinto che Luigi Fasulo, un pilota "espertissimo", con 5mila ore di volo alle spalle, trent'anni per i cieli, "non può avere commesso un errore".
"Ginetto, come lo chiamavamo, in questi giorni era sconvolto", racconta un amico del pilota, Franco, un ex parà italiano che vive in Brasile. Fasulo lo aveva chiamato domenica. "Sono rovinato, mi aveva detto, in dialetto - racconta l'amico - mi hanno mangiato tutto quello che avevo, è stato un gruppo di qua, mi hanno preso più di un milione di dollari". "Voleva che andassi in Svizzera - continua Franco - che lo aiutassi a recuperare quei soldi, ma io gli ho detto che stavo male, e che non mi potevo muovere".
L'ultima che l'ha visto, ieri alle tre e mezza, mentre andava in auto all'aeroporto "Magadino" di Locarno, è stata Sabrina, 14 anni, vicina di casa. "L'ho salutato, è stato gentile come sempre, ha fermato l'auto per farmi attraversare la strada". Simpatico, piccolino, rotondetto, sempre vestito sportivo, amante della buona cucina, dei cavalli e della bella vita, Luigi Fasulo, 65 anni, sposato con Filomena, due figli, Marco il pilota e Giorgio l'ingegnere, era un uomo dai mille mestieri. Originario di Caserta, figlio di una ragazza madre, studiò in un collegio in Val d'Intelvi prima di trasferirsi in Ticino dove cominciò a riparare elettrodomestici, poi a noleggiare flipper e juke box. Aveva avuto anche un bar, il "Micki".
Ma è con gli aerei che ha fatto fortuna. Pilota, e non solo: titolare di una piccola impresa di aerotaxi (la "Playmatic Aviaton", due velivoli), venditore di aerei, e poi piccolo finanziere, specializzato nel promuovere l'acquisto di opere d'arte, come aveva imparato dal suo amico Orazio Bagnasco, l'imprenditore genovese scomparso che viveva a Lugano, e che Fasulo aveva accompagnato molte volte, pilotando l'aereo, in giro per il mondo. "Era come se fosse il suo pilota personale", ricordano. E proprio a questa sua nuova attività di finanziere, una sorta di "banchiere privato", sarebbero state legate le sue recenti difficoltà economiche. Ma per il nipote, "problemi finanziari non ne aveva".
"Era tranquillo, ieri, quando ha preso il suo Commander" dicono all'Aeroclub di Locarno. Un aereo di 26 anni ma "tecnicamente a posto", per "un volo brevissimo, di routine, venti minuti fino a Linate a fare il pieno di carburante, perché lì è sdoganato, costa meno, e lui aveva in programma per oggi un volo internazionale" racconta Gianluca Sartori della Guardia aerea svizzera di soccorso. È decollato in orario, alle 17.30. Manovra impeccabile. "Era bravissimo, un freddo, con lui ci si sentiva sempre tranquilli" racconta Giorgio Bianchi, un suo amico pilota. Ma era anche spericolato. Gli amici, per scherzo, lo chiamavano "Fasullo". "Un cow boy del volo", lo definisce l'istruttore Luca Pedrolini.
Era diventato amico e pilota di personaggi importanti. Imprenditori, banchieri, finanzieri, attori. "Mi portò varie volte dalla Sardegna a Milano con la mia famiglia", lo ricorda Rosanna Schiaffino. "L'ho conosciuto personalmente, era un professionista" dice Francesco Micheli, presidente di e-Biscom. Incidenti veri, uno solo, a Zurigo, nell'83, quando, trovatosi per l'ennesima volta a corto di carburante sfasciò l'aereo in atterraggio e riuscì a farselo ripagare incolpando la torre di controllo che l'aveva ingannato sul vento. Per il resto, come ricorda Giorgio, suo compagno di volo, tanti atterraggi fortunosi: a Tripoli in mezzo a un fortunale, a Parigi nella nebbia, a Zurigo in un prato. "Una freddezza eccezionale".
Per questo, tra chi lo conosceva, nessuno crede ad un errore. Pietro Marci, ex presidente dell'Aero club di Locarno, dice che è inspiegabile: "Com'è possibile che si trovasse a volare sopra Milano in uno spazio aereo assolutamente vietato? Se doveva atterrare a Linate era assolutamente fuori rotta. Le vie d'accesso allo scalo si trovano esattamente dalla parte opposta".
Dagospia.com 19 Aprile 2002
E' stato un incidente, non ci sono dubbi. Lo dice il ministro, lo conferma la Procura. Ma quando gli occhi di un'intera città si riempiono di lacrime rivivendo l'incubo degli attentati di New York, allora una certezza così semplice e banale non basta. Non basta sapere che il pilota del piccolo Air Commander ha avuto un'avaria al carrello. E nemmeno che forse si è sentito male. E che per questo potrebbe aver sbagliato rotta. Si vorrebbero altre risposte. Si vorrebbe sapere che cosa ci faceva un piccolo aereo da turismo nei cieli che sovrastano il simbolo del potere politico della città. Come è potuto arrivarci.
Ed anche se l'Ente di controllo sostiene di aver richiamato il pilota due volte, suggerendogli manovre che non ha effettuato, come è possibile che l'aereo sia arrivato così vicino ai tetti dei palazzi. I radar non dovevano far scattare l'allarme? E l'apparato di sicurezza, tarato sull'aeroporto di una città che solo pochi mesi fa ha subito un altro grave infortunio aereo, come ha funzionato? Certo, è stato un incidente. Ma insomma: se al posto dell'italo svizzero Luigi Fasulo ai comandi dell'aereo ci fosse stato un kamikaze, quanti morti staremmo contando adesso?
IL FIGLIO DI FASULO: "E' STATO UN SUICIDIO"
Roberto Bianchin e Carlo Brambilla per Repubblica
LUGANO - "Ma quale incidente! È stato un suicidio, suicidio, lo volete capire? L'hanno voluto fregare, mettere a terra economicamente, e lui si è ucciso". Ha la voce alterata, Marco Fasulo, uno dei due figli di Luigi, il pilota italo-svizzero, doppia cittadinanza, che si è schiantato sul Pirellone. Anche Marco, che spegne le luci dell'appartamento al quarto piano di Via Ceresio, una palazzina moderna, rosso mattone, nell'elegante periferia di Pregassona, alle porte di Lugano, è un pilota. Vola per la Swiss, e anche lui, come i compagni di volo di suo padre, e come il responsabile dell'aeroporto di Locarno Sandro Balestra, è convinto che Luigi Fasulo, un pilota "espertissimo", con 5mila ore di volo alle spalle, trent'anni per i cieli, "non può avere commesso un errore".
"Ginetto, come lo chiamavamo, in questi giorni era sconvolto", racconta un amico del pilota, Franco, un ex parà italiano che vive in Brasile. Fasulo lo aveva chiamato domenica. "Sono rovinato, mi aveva detto, in dialetto - racconta l'amico - mi hanno mangiato tutto quello che avevo, è stato un gruppo di qua, mi hanno preso più di un milione di dollari". "Voleva che andassi in Svizzera - continua Franco - che lo aiutassi a recuperare quei soldi, ma io gli ho detto che stavo male, e che non mi potevo muovere".
L'ultima che l'ha visto, ieri alle tre e mezza, mentre andava in auto all'aeroporto "Magadino" di Locarno, è stata Sabrina, 14 anni, vicina di casa. "L'ho salutato, è stato gentile come sempre, ha fermato l'auto per farmi attraversare la strada". Simpatico, piccolino, rotondetto, sempre vestito sportivo, amante della buona cucina, dei cavalli e della bella vita, Luigi Fasulo, 65 anni, sposato con Filomena, due figli, Marco il pilota e Giorgio l'ingegnere, era un uomo dai mille mestieri. Originario di Caserta, figlio di una ragazza madre, studiò in un collegio in Val d'Intelvi prima di trasferirsi in Ticino dove cominciò a riparare elettrodomestici, poi a noleggiare flipper e juke box. Aveva avuto anche un bar, il "Micki".
Ma è con gli aerei che ha fatto fortuna. Pilota, e non solo: titolare di una piccola impresa di aerotaxi (la "Playmatic Aviaton", due velivoli), venditore di aerei, e poi piccolo finanziere, specializzato nel promuovere l'acquisto di opere d'arte, come aveva imparato dal suo amico Orazio Bagnasco, l'imprenditore genovese scomparso che viveva a Lugano, e che Fasulo aveva accompagnato molte volte, pilotando l'aereo, in giro per il mondo. "Era come se fosse il suo pilota personale", ricordano. E proprio a questa sua nuova attività di finanziere, una sorta di "banchiere privato", sarebbero state legate le sue recenti difficoltà economiche. Ma per il nipote, "problemi finanziari non ne aveva".
"Era tranquillo, ieri, quando ha preso il suo Commander" dicono all'Aeroclub di Locarno. Un aereo di 26 anni ma "tecnicamente a posto", per "un volo brevissimo, di routine, venti minuti fino a Linate a fare il pieno di carburante, perché lì è sdoganato, costa meno, e lui aveva in programma per oggi un volo internazionale" racconta Gianluca Sartori della Guardia aerea svizzera di soccorso. È decollato in orario, alle 17.30. Manovra impeccabile. "Era bravissimo, un freddo, con lui ci si sentiva sempre tranquilli" racconta Giorgio Bianchi, un suo amico pilota. Ma era anche spericolato. Gli amici, per scherzo, lo chiamavano "Fasullo". "Un cow boy del volo", lo definisce l'istruttore Luca Pedrolini.
Era diventato amico e pilota di personaggi importanti. Imprenditori, banchieri, finanzieri, attori. "Mi portò varie volte dalla Sardegna a Milano con la mia famiglia", lo ricorda Rosanna Schiaffino. "L'ho conosciuto personalmente, era un professionista" dice Francesco Micheli, presidente di e-Biscom. Incidenti veri, uno solo, a Zurigo, nell'83, quando, trovatosi per l'ennesima volta a corto di carburante sfasciò l'aereo in atterraggio e riuscì a farselo ripagare incolpando la torre di controllo che l'aveva ingannato sul vento. Per il resto, come ricorda Giorgio, suo compagno di volo, tanti atterraggi fortunosi: a Tripoli in mezzo a un fortunale, a Parigi nella nebbia, a Zurigo in un prato. "Una freddezza eccezionale".
Per questo, tra chi lo conosceva, nessuno crede ad un errore. Pietro Marci, ex presidente dell'Aero club di Locarno, dice che è inspiegabile: "Com'è possibile che si trovasse a volare sopra Milano in uno spazio aereo assolutamente vietato? Se doveva atterrare a Linate era assolutamente fuori rotta. Le vie d'accesso allo scalo si trovano esattamente dalla parte opposta".
Dagospia.com 19 Aprile 2002