C'ERA UNA VOLTA, A TORINO, UNA FABBRICA DI AUTOMOBILINE...
LA FAMIGLIA AGNELLI TIRERA' FUORI 5 MILA MILIARDI?
MIELI BOCCIA CONCITA DE GREGORIO E INCORONA LA BELLA SENETTE

Lunedì 20 maggio (S.Bernardino).
Leggo sul "Foglio" del lunedì la straordinaria mini-autobiografia di Pinco Pallino Isotta. Il critico bonsai del "Corriere della Sera" fa sapere al suo stordito editore, Cesare Romiti, che alla "gioie paterne... preferisce quelle offertegli dallo sguardo d'amore del suo bassotto Ochs". Non è tutto. Quanto ai "vizi", il masaniello del pentagramma avverte che ne ha soltanto uno: "la lettura: non si tiene mai troppo discosto dal suo Tacito, dal suo Gibbon, dal suo Manzoni, dal suo Flaubert".
Ps. Chiedere al musicologo Massimo Mila se il Paletta Isotta è la stessa persona che una volta definì la moglie-soprano di un giornalista milanese (l'ex direttore di "Panorama" Andrea Monti), la "nuova Maria Callas". Mentre la signora, quanto a doti canore, al più non avrebbe sfigurato alla "Corrida" di Corrado. Ecco finalmente rivelato quel riferimento autobiografico dell'Isotta Frescone alla sua "timida vena saggistica" che ogni tanto l'illumina.

Martedì 21 maggio (S.Vittorio).
Visita del gaudente Guido Carli. L'ex inquilino di via Nazionale, nonché ministro andreottiano dell'economia e presidente di Confindustria, è convinto che il 31 maggio, in occasione della Relazione annuale del governatore di Bankitalia, il pio (tutto) Antonio Fazio potrebbe dare un piccolo dispiacere a Giulietto Tremonti sul "caso" del riordino delle Fondazioni bancarie. Che non piacciono neppure a Sergio Cofferati.

Mercoledì 22 maggio (S.Rita da Cascia).
A proposito del riordino delle Fondazioni che provocano incubi notturni al Tremontino della Valtellina, l'ex ragazzo di bottega di Albertino Marcora, il pugnace Bruno Tabacci, ha fatto sapere al Cavaliere che la riforma Tremonti-Bossi sulle Fondazioni rischia di far perdere un milione di voti alla Casa delle libertà. Almeno al Nord.

Giovedì 23 maggio (S.Desiderio).
Dalle pagine de "Il Manifesto" apprendo , sotto il titolo: "Quotidiani vuoti di memoria", dell'ennesima "mascalzonata" revisionista posta in atto, con l'aiuto generoso della Marsilio e della ragazza Mirella Serri, dall'irresistibile "gang" di Paolino Mieli. Il figlio del mitico capitano Merryl (il Renato passato indenne dall'Intelligence Service al Kgb di Palmiro Togliatti) sulla cultura del "Corriere della Sera" fa apparecchiare un articolo-anticipazione del libro della Serri che fa strame dell'onestà intellettuale di Giaime Pintor. E soprattutto della verità storica. Il che non sorprende più di tanto considerando l'impegno che il Mieli Prof. Cutolo ci mette nello smerciare il cotone della menzogna con la lana della verità. Giaime Pintor, fratello di Luigi, buon amico di Misha Stille, a vent'anni, nel 1942, partecipò ad un convegno a Weimar nella Germania nazista. E di quel viaggio c'è traccia in due straordinari libri: "Il Sangue d'Europa" e "Doppio Diario". Entrambi editi dalla Einaudi. Osserva amaro e graffiante Luigi Pintor: "Il Corriere della Sera, presentando uno scritto revisionista (per così dire) su Giaime Pintor, definisce questo mio fratello un pittore. Lo escludo. Forse è un refuso o un'assonanza, ma si combina benissimo con lo scritto della signora Mirella Serri che pure è una filologa (...) Revisionare la storia si usa, ma la storia delle persone bisognerebbe risparmiarla (...) Non si può ricomporre una persona - conclude Pintor - come si fa con un pitecantropo incollandole le ossa per la curiosità dei visitatori".

Ps. Perché Ferruccio de Bortoli non chiede scusa a Luigi Pintor per l'imperdonabile gaffe? Mentre sono curioso se del "caso" si occuperà Pigi Battista nel suo "Parolaio" sulla "Stampa".

Venerdì 24 maggio (Maria Ausiliatrice).
Mia moglie non si è persa una puntata della casereccia soap opera "Senette e Romeo", protagonisti Francesca Senette e Emilio Fede, mandata in onda dai ragazzi irriverenti di "Striscia la notizia". Arrivati all'ultima puntata della perfomance di Senette-Gelsomina e Fede-Zampanò apprendo che alla giovane praticante Francesca Senette è stato assegnato il premio "Ischia", under (molto under) 35. Dal che ne deduco, come possono testimoniare i lettori di questo Journal, che Paolino Mieli è riuscito a far prevalere la sua dirompente candidata sulle altre. Gettando nel ridicolo il patron del premio, Biagione Agnese. Peccato per la brava cronista della "Repubblica", Concita De Gregorio, indicata dagli altri giurati, ma bocciata per colpa del veto dell'infogliato Mieli.
Ps. Mentre restiamo in attesa di leggere qualcosa prodotto dalla Sirenette di Mediaset, segnalo ai componenti la giuria del premio "Ischia" il bell'articolo sul fenomeno letterario "La versione di Barney" di Mordecai Richler, scritto dalla De Gregorio sul primo numero di "Adelphiana". Almeno un bambi di peluche la Concita l'avrebbe meritato.

Sabato 25 maggio (S.Beda).
Coincidenze straordinarie. Ordine di servizio del capo del governo, Silvio Berlusconi: voli vietati su Roma in occasione vertice Nato a Pratica di Mare. Ordine di servizio del presidente della Rai, Antonio Baldassarre: voli vietati su Cologno Monzese per i dirigenti Rai in vista della guerra dei palinsesti autunno-inverno.

Domenica 26 maggio (SS.Trinità).
Pensierini all'ora del brodo, ben ristretto. Toto-Tatò. Sponsor il "Corriere della Sera", il pensionato Franco Tatò sogna la Fanesina ma svernerà a Misurina. Ammonisce Alphonse Karr: "L'incertezza è il peggiore di tutti i mali, fino al momento che la realtà ci fa rimpiangere l'incertezza". Gone with Wind. Sarà Francesco Micheli a rifilare e.Biscom a Wind-Infostrada oppure l'Enel di Paoletto Scaroni a e.Biscom? Avverte sempre il caro Alphonse: "Di generosi non ci sono quasi mai altro che i poveri. I ricchi non possono dare: hanno tanti bisogni, tante superfluità necessarie quei poveri ricchi!". Insomma su Wind-Infostrada alla fine pagheranno i poveri azionisti. Finis Fiat. Dall'aldilà, constato che nessuno ha il coraggio e l'onestà di scrivere che quella che era la più grande impresa italiana è spirata. Magari sono troppi impegnati a diffondere le grida degli sciacalli sulla morte di Gianni Agnelli. Invece, se n'è andata la Fiat. Vivrà la Ferrari, dell'abile Luca Cordero di Montezemolo. Resterà l'Alfa Romeo, per il suo marchio glamour. E (forse) Lancia. E allora, si domanda la famiglia Agnelli, vale la pena tirare fuori 5 mila miliardi dalla casse dell'Ifi-Ifil per un ulteriore e inutile aumento di capitale sociale? Osserva il saggio: "Meglio una fine spaventosa che uno spavento senza fine".
(a cura di Tina A.Commotrix)


Dagospia.com 27 Maggio 2002