ENEL-WIND: COMPROMESSA LA RICONFERMA DI FULVIO CONTI (KIT CAT È PRONTO)
"ESPRESSO" AL VELENO PER GERONZI - L'IRA ROVATI: PRODI, CHIARA E LA ZAMPA
LA BANCA DEL CORRIERE FRUSTA BERNABÈ E BUCA PIANO INDUSTRIALE TELECOM

1 - ENEL: LA RICONFERMA AD APRILE DI FULVIO CONTI SEMBRA COMPROMESSA (PRONTO KIT CAT)
Ancora una volta il pallino ritorna nelle mani di Romano Prodi che oltre a dedicarsi ai nipotini ritrova la possibilità di giocare un ruolo importante nella partita delle nomine.

Lo scandalo Enel provocato da Milena Gabanelli, la Giovanna d'Arco dei poveri telespettatori, rimette in discussione l'organigramma che sembrava scontato dopo i colloqui triangolari tra Enrico Micheli, Enrico Letta e lo zio Gianni, l'uomo che disegna le geometrie di potere per conto del Cavaliere.

Comunque vadano le cose, nei prossimi giorni la riconferma ad aprile di Fulvio Conti al vertice dell'Enel sembra compromessa. Il manager romano dalla voce baritonale non canta più e ieri ha emesso un comunicato di difesa che non potrebbe bastare a garantirgli la riconferma. Sono in molti a Roma quelli che scommettono sull'integrità di Conti che è salito sulla poltrona dell'Enel nel maggio 2005 dopo essere stato a Londra, in Montedison e nelle Ferrovie come direttore generale. Ma sono anche numerosi gli interrogativi sulla casualità della "bomba" scoppiata ieri.

Governare l'Enel significa infatti mettere le mani su una delle quattro vacche più grasse tra le aziende pubbliche (le altre sono Eni, Finmeccanica e Poste), un boccone troppo appetitoso per sfuggire alle attenzioni degli ambienti che hanno sempre considerato Conti il manager protetto da Prodi nelle sue operazioni internazionali in Spagna e in Russia.

I giochi si riaprono e per il momento non sembrano lambire Paoletto Scaroni che all'epoca dei fatti era amministratore delegato della società, e ha rinunciato a puntare sulle Generali per conservare il suo incarico all'Eni. Adesso Prodi si trova a rimescolare le carte, ma deve tener conto realisticamente del clima bipartisan che ha addolcito lo scontro elettorale.

In questa prospettiva sta prendendo quota la riconferma alla presidenza dell'Enel del suo amico bolognese, Piero Gnudi, il commercialista 70enne che siede su quella poltrona dal 2002 dopo essere entrato nell'Iri (era il luglio '94) con il governo Berlusconi. La riconferma del ricco fiscalista rappresenterebbe una garanzia di credibilità per l'Enel squassata dai magistrati. Accanto a Gnudi potrebbe sedere Flavio Cattaneo, l'architetto milanese di 45 anni che dopo la Rai è sbarcato a Terna.

Nei giorni scorsi la sua società ha tirato fuori dati non sbalorditivi, ma degni di una gestione efficiente, e accanto a lui si sono mossi nelle ultime settimane personaggi come Angelone Rovati che insieme a Sabrina Ferilli (compagna di Cattaneo) hanno fatto un discreto pressing su Prodi per portarlo al posto di Conti.
La nomina di Cattaneo andrebbe bene a Berlusconi che lo ha conosciuto quando nel mondo milanese fu nominato vicepresidente dell'Aem (l'ex-municipalizzata dell'energia) e poi alla Fiera di Milano (sponsor: Paolo Berlusconi e Ignazio la Russa).

2 - "ESPRESSO" FUMANTE: ZINGALES SBRANA GERONZI
È molto probabile che stamane Mario Draghi, dopo aver letto come al solito il "Financial Times" che considera la sua bibbia, abbia fatto un salto sulla sedia.

Gli occhi del Governatore sono caduti sull'articolo che l'economista Luigi Zingales ha scritto sull'"Espresso" a proposito di Cesarone Geronzi. Draghi conosce bene e apprezza questo giovane professore che insegna all'università di Chicago dove Milton Friedman ha allevato una scuderia di liberisti scatenati. Dietro l'aria da ex-sessantottino molto snob e con la barba incolta, Zingales rappresenta insieme a Francesco Gavazzi (un altro amico intimo di Draghi) un cervello di cui bisogna tener conto quando si affrontano i temi dell'economia e del capitalismo.

Dall'aprile del 2007 siede nel consiglio di amministrazione di Telecom in rappresentanza degli azionisti di minoranza espressi dal fondo Arca, ma la sua vita si svolge in America dove insegna dal 1992. Dall'osservatorio statunitense che in questi giorni è attraversato da un terremoto bancario e valutario, Zingales avrebbe la possibilità di fornire un'interpretazione interessante. Invece l'economista prende carta e penna per scrivere un articolo in cui invoca con straordinario furore le dimissioni di Geronzi da Mediobanca.

Non solo: per dare forza alla sua tesi Zingales paragona Cesarone a Totò Cuffaro e in nome della trasparenza chiede a Montezemolo e a Profumo di unirsi in una crociata per cacciare da piazzetta Cuccia il banchiere di Marino che è stato condannato in primo grado e bollato dal "Financial Times" e da "Forbes" (gli stessi giornali che esaltavano a suo tempo Matteuccio Arpe).



La crociata di Zingales è davvero curiosa e un po' sospetta, perchè al di là del tono furibondo, sembra il preannuncio della battaglia di primavera in cui si metteranno in discussione le poltrone di Rcs e di Generali. Poltrone calde, anzi bollenti, sulle quali Geronzi potrà dire parole decisive.

3 - LA BANCA DEL CORRIERE FRUSTA BERNABE' E BUCA IL PIANO INDUSTRIALE TELECOM
Dopo quello che è successo ieri all'Enel si capisce meglio la ragione per cui Tommaso Pompei ha lasciato di corsa la poltrona di Tiscali.
Il manager romano ha guidato Wind dal 1997 al 2005 e ieri hanno pensato bene di aprirgli i cassetti della scrivania per cercare le tracce della maxitangente pagata dal faraone Sawiris quando acquistò la società dei telefonini "inventata" da Franco Tatò. In casa Tiscali nessuno ammette la coincidenza e la tesi che viene sostenuta è quella di preparare il terreno alla vendita della società.

Secondo il quotidiano "MF" per questa operazione sono stati individuati tre advisor (JP Morgan, IntesaSanPaolo e Borghesi&Colombo). C'è anche chi dice che Tiscali potrebbe andare avanti da sola perché Soru non ha nessuna intenzione di svendere la sua creatura. Dalla sua parte ci sono i conti positivi della società sarda che ha chiuso il bilancio 2007 con un indebitamento tollerabile e dispone di 160 milioni di risorse liquide.

Ciò che nessuno scrive è che tra i pretendenti interessati all'acquisto di Tiscali, c'era anche fino a pochi giorni fa la Telecom di Bebè Bernabè. Risulta infatti a Dagospia che il dossier sia stato a lungo esaminato dagli uomini del manager di Vipiteno, e poi accantonato per il prezzo troppo alto e l'assenza di quattrini.

Franchino Bernabè ha molte gatte da pelare e in queste ore deve vedersela con i segnali di fumo che gli arrivano a ripetizione dalla riserva indiana di BancaIntesa che attraverso il "Corriere della Sera" già domenica si è chiesto se Franchino abbia perso "l'antico smalto", mentre oggi dedica un'intera pagina alla "frusta della Borsa" che sta portando il titolo di Telecom a livelli stracciati.

Nella sua requisitoria implacabile il "Corriere della Sera" "buca" clamorosamente la notizia della riunione che si è svolta ieri in gran segreto tra Bebè Bernabè e il comitato strategico di Telecom del quale fanno parte tra gli altri Paolo Baratta, Domenico De Sole, Renato Pagliaro e i rappresentanti di Generali e BancaIntesa.

Di quella riunione dà conto invece Rosario Dimito sul "Messaggero" in un lungo articolo che anticipa le linee del piano industriale che Bernabè presenterà alla fine della prossima settimana. È un piano di lacrime e sangue soprattutto per i milioni di azionisti di Telecom che si vedranno ridotto il dividendo sul quale Marco Tronchetti Provera, aveva sempre scelto la strada della generosità.

4 - EL CALABI SORRIDE
La stampa internazionale comincia a mettere i riflettori sulla moretta di Mantova, Emma Marcegaglia. Così ha fatto il "Financial Times" in un servizio dedicato alle donne europee che prendono quota nel mercato del lavoro, mentre in Spagna il sito "El Confidencial" scrive testualmente: "con dos tacones (con due tacchi) Marcegaglia sarà la prima donna a guidare gli Industriali italiani".

Ieri però sul quotidiano economico "El Economista" campeggiava una foto che ha fatto godere i top manager del "Sole 24 Ore". In un'immagine a piena pagina si vede il principe Felipe di Borbone (erede al trono di Juan Carlos) che sorride all'amministratore delegato del quotidiano, Claudio Calabi e al direttore delle strategie editoriali, Salvatore Carrubba. Sullo sfondo c'è il palazzo della Zarzuela, la residenza del re di Spagna che Carlo IV riempì di tappezzerie e porcellane e rappresenta la meta obbligata dei turisti.

La visita reale dei manager del "Sole 24 Ore" ha celebrato i successi del quotidiano spagnolo "El Economista" dove nel febbraio 2006 il "Sole 24 Ore" ha investito 3,2 milioni di euro per acquisire il 15% del capitale della società editrice Ecoprensa che ha lanciato sul mercato "El Economista". A distanza di due anni il bilancio dell'operazione sembra positivo perché del tabloid economico si vendono 30mila copie rispetto alle 18mila iniziali. C'è ancora molta strada da fare poiché in Spagna il mercato dell'informazione economica è dominato dal quotidiano "Expansion" con 50mila copie, ma Calabi e i suoi uomini sono talmente felici da far sorridere il triste principe Felipe.

5 - L'IRA DI ROVATI: PRODI, CHIARA E LA ZAMPA
"Cazzo! Romano: non candidi mia moglie e metti in lista la Sandra?". Questo simpatico interludio è avvenuto tra Prodi e il mitologico Angelone Rovati, seccatissimo che la sua incantevole sposa, la stilista col pallino politico Chiara Boni, non sia stata caldeggiata a WalterEgo dal Prof sbolognato. Non solo: l'incazzatura diventa dura quando Rovati aggiunge che è stata invece "raccomandata" la Sandra Zampa, addetta stampa di Palazzo Chigi (tendenza Flavia). PS - Dite a Rovati che Walterstein Jr., sul tasto "moglie di", non ci sente proprio: vedi la signora Profumo o lady Christillin.


Dagospia 29 Febbraio 2008