MAL DI DESTRA PER SILVIO: STORACE & SANTADECHE' ROSICANO VOTI A FINI (A RISCHIO IL SENATO) - INTANTO WALTERSTEIN JR. NON SFONDA AL CENTRO E PERDE LO 0,6% VERSO CASINI - SMOTTAMENTI PREVISTI NELL'UDC.

Augusto Minzolini per "La Stampa"


Se ne sono accorti anche dentro l'Udc che per raggiungere il "quorum" debbono dimenticare per un attimo il loro chiodo fisso, cioè Silvio Berlusconi, e guardare più sull'altro versante, dalle parti di Walter Veltroni. «Tutti i sondaggi - osservava ieri Lorenzo Cesa, segretario degli ex dc, in un Transatlantico semideserto - dimostrano che stiamo salendo a scapito del Pd. In fondo stiamo facendo un favore a Berlusconi. A lui, però qualche dispiacere lo daremo al Senato. O, almeno, ci proviamo».

I sondaggi, croce e delizia dei nostri politici. Mai come ora contano, almeno quelli veri, perché girano anche tante patacche sulle Tv e sui giornali che non mirano a misurare il consenso dei vari partiti ma, semmai, a condizionarlo per favorire questo o quell'altro. Per averne la prova basta fare un passo indietro e tornare alle ultime politiche: tra i vari istituti c'è chi prese abbagli di cinque punti percentuali a favore del centro-sinistra, mentre chi si avvicinò di più al risultato fu Euromedia di Alessandra Ghisleri che indovinò la percentuale del centro-destra, 49,7%, mentre sbagliò di appena mezzo punto quella del centro-sinistra (49,3% invece di 49,8%).

Dato che i numeri non sono un'opinione, è un'esperienza di cui bisogna tenere conto anche ora. E per stare all'oggi, al di là della guerra sui sondaggi che si fanno da due giorni il leader del Pd e il Cavaliere (il primo sostiene che la distanza si è ridotta a sei punti, il secondo giura che sono dieci), si può dire che ci sono due dati che fotografano la situazione attuale: che il vantaggio alla Camera tra le coalizione di Berlusconi su quella che sostiene Veltroni, continua ad essere alto, tra i 9-10 punti; mentre al Senato il Pdl, almeno in termini di seggi, vince ma non di molto e con proporzioni che non rassicurano del tutto non fosse altro perché ci sono sei senatori a vita che nell'ultima legislatura hanno sempre votato con il centro-sinistra.

Ma a parte questi dati ciò che colpisce maggiormente è quanto i sondaggi condizionano le mosse dei leader. In questo Veltroni e Berlusconi si somigliano. Il punto debole del leader del Pd, ad esempio, è quello che non riesce a sfondare al centro. E' un dato comune a tutti gli studi. L'escalation delle candidature moderate dentro il Pd, dai prefetti fino a quella dell'industriale del Nord-Est Massimo Calearo, erano le armi di quest'offensiva che per ora non ha portato nulla. Anzi, le polemiche con i cattolici (dall'esclusione di Ciriaco De Mita all'ingresso dei radicali, allo spostamento dei teodem, Boffa e Binetti, dal Senato dove avevano un ruolo rilevante alla Camera) hanno acuito il problema. Risultato: il Pd nell'ultima settimana ha perso uno 0,6% (dato Euromedia) verso l'Unione di Centro di Casini.



Un dato non estraneo ad un aggiustamento di linea che ieri ha reso i radicali di nuovo scontenti. Senza contare che il Walter nazionale ora corre un altro rischio, una sorta di effetto di "rimbalzo" di scelte moderate che non hanno portato voti al centro ma rischiano di farli perdere a sinistra. Per evitare l'inconveniente Veltroni ha aumentato la «verve» anti-berlusconiana e ha annunciato che l'obiettivo del recupero nei confronti del centro-destra è ormai a portata di mano. Addirittura per essere più convincente Veltroni ha informato gli elettori italiani che pure i bookmakers stanno rivedendo le quote delle scommesse dando più chances al Pd. Un'operazione che ha fatto cambiare strategia a Berlusconi.

Il Cavaliere, infatti, ha interpretato queste uscite come un segno di debolezza e la sua campagna si è alzata di tono. «Veltroni sta dando i numeri - sostiene il portavoce, Paolo Bonaiuti - perché è in difficoltà. E' il consiglio degli americani, dei vari Greenberg, che lo spingono ad annunciare rimonte inesistenti per ridare fiducia ai suoi». Per cui a questo punto il Cavaliere ha deciso di incalzare l'avversario più da vicino. L'annuncio che è pronto ad accettare il duello tv con il leader del Pd fa parte di questa strategia.

Del resto Berlusconi non ha problemi sul fronte moderato. Lì si è premunito mettendo in campo due formazioni di ex dc: la Lega Sud di Lombardo e lo scudocrociato di Giuseppe Pizza. Sono due contenitori che attendono di beneficiare degli smottamenti previsti nell'Udc per tentare di consolidare il risultato al Senato. «Da noi - spiega il coordinatore della Puglia, Raffaele Fitto - sono già arrivati diversi dirigenti nazionali. Ma il grosso arriverà questa settimana insieme. Quelli che Casini non candiderà passeranno con noi».

Il fronte più esposto per il Pdl, invece, è la destra: da quella parte Storace continua a rosicchiare qualcosa ad Alleanza Nazionale. Il «veto» posto da Fini sull'ipotesi di far correre Mastella collegato con il centro-destra è nato proprio dall'esigenza di non dare un'altra arma da agitare a Storace. Come pure le parole d'ordine stile «order and law» che Fini sta lanciando nei suoi comizi. Appunto, una destra al 2% può provocare dei danni e concorrere a rendere ancora più complesso il rebus del risultato del Senato. Quello che riecheggia ogni tanto nei discorsi al futuro dei leader: Berlusconi, ad esempio, ieri non ha escluso collaborazioni con l'Udc in Parlamento; mentre Veltroni si è detto pronto in caso di pareggio a fare un governo per le riforme prima di tornare di nuovo al voto.


Dagospia 05 Marzo 2008