SARKÒ ALLO SPIEDO - A PARIGI, SCIOPERO DEGLI IMMIGRATI (CUOCHI, CAMERIERI, PERSONALE ALBERGHIERO) CONTRO LA "STRETTA" SUI CLANDESTINI - E LA POTENTE LOBBY DEI RISTORATORI PRENDE LE LORO DIFESE.

Francesca Padula per "Il Sole 24 Ore"


Questa volta la banlieue è lontana. È il pieno centro di Parigi ad alimentare il fermento dei lavoratori immigrati irregolari che hanno abbandonato i fornelli e sono scesi in piazza per ottenere il permesso di soggiorno. Una piccola e agguerrita truppa di 600 stranieri (maghrebini in testa) si è inventata il primo sciopero, in Francia e in Europa, di quei dipendenti (in nero) che fanno funzionare ristoranti e alberghi della capitale francese.

A incrociare le braccia sono camerieri, cuochi, addetti alle pulizie e alla sicurezza degli alberghi. Ma li appoggiano i loro datori di lavoro, piccole e medie imprese che soffrono di carenza di manodopera e si sentono perciò minacciate da una stretta sui clandestini.

Albergatori e ristoratori si sono probabilmente ispirati ai colleghi di Trafalgar Square, a Londra, dove qualche giorno fa i titolari di ristoranti indiani, cinesi e turchi hanno manifestato contro il nuovo sistema a punti, che condiziona il lavoro nel Regno Unito al possesso di una qualifica e all'inglese fluente: provocherebbe la chiusura del 30% dei ristoranti etnici della capitale.



In Francia la protesta è limitata alla regione parigina, ma vista la concentrazione di irregolarità nella ristorazione francese (50mila lavoratori secondo le stime) sono scesi in campo anche due sindacati dei ristoratori francesi (che fanno parte della Confindustria d'Oltralpe) per appoggiare la richiesta di una sanatoria generalizzata nel settore della ristorazione. Tremano tutti, dalla lobby dei grandi chef ai titolari delle piccole boulangerie, che temono di perdere una forza lavoro sapientemente addestrata negli anni.

Da una parte la celebrità della cucina francese- che meno di un mese fa si è aggiudicata ben dieci delle dodici prime posizioni nella graduatoria delle tre stelle Michelin - dall'altra la protesta dei cuochi e dei ristoratori: una bella spina nel fianco per il Governo e per il presidente Sarkozy che a gennaio (firmando una circolare dopo la riforma della legge sull'immigrazione, di novembre 2007) ha intrapreso la difficile e lunga strada della regolarizzazione ad personam.

La "ricetta" è affidata ai prefetti che dovrebbero di volta in volta verificare la regolarità dei requisiti di lavoro e reddito; la soluzione è una procedura molto lenta che non è bastata, evidentemente. Anche se non sarà facile trovare un equilibrio tra le richieste di un gruppo di lavoratori "specialisti" e quella dei clandestini tout-court che pure abitano in Francia.

Insomma, la miccia è pericolosa sia perché può produrre un effetto imitazione da parte di altre categorie di immigrati irregolari sia perché rischia di espandersi ad altri Paesi vicini geograficamente e vicinissimi nella difficile gestione del fenomeno immigrazione. Che cosa farebbero in Italia, per esempio, i "cugini" egiziani superspecialisti nell'arte della pizza napoletana? E che cosa accadrebbe ai milioni di turisti se incrociassero le braccia i camerieri stranieri dell'industria turistica romana?


Dagospia 23 Aprile 2008