IL MEDIUM E' IL MASSAGGIO (A QUATTRO MANI) - IL DIARIO SEGRETO DI UNA MASSAGGIATRICE DEL VIVA LAIN: "A ME DARE PIACERE A UN UOMO CON LA MANO NON DA' ALCUN FASTIDIO."
Paola Ciccioli per Panorama in edicola domani
L'appuntamento è alle 14 di sabato 6 luglio in un ristorante di via Magenta, a Torino. Lei è vestita di nero, pantaloni attillati e top che si apre sulla scollatura e lascia scoperte le spalle abbronzate. Ha gli occhi neri e i capelli castano scuro, leggermente schiariti dal sole. Il trucco è accurato, smalto solo alle unghie dei piedi. "È proprio necessario il registratore?" chiede. Poi si lascia convincere e in un'ora e mezzo di intervista, proseguita in un albergo, racconta come è arrivata al Viva Lain e come è diventata una "massaggiatrice extra". Sono arrivata al Viva Lain tramite un amico. "So che lì cercano" mi aveva detto. È successo tre mesi fa. Ho fatto il colloquio con Diana, mi ha chiesto se conoscevo i massaggi antistress, sportivo, thailandese. Mi ha fatto visitare le cabine e mi ha assunto subito. Se avessi voluto, avrei cominciato quel giorno stesso, ma ho preferito prendermi un po' di riposo e rimandare al lunedì successivo. Ho iniziato alle 3 e già in quel mio primo turno pomeridiano ho fatto sei massaggi, sei massaggi completi".
Parla Patrizia, una delle estetiste che lavoravano nel centro benessere di via Antinori, a Torino, chiuso dalla polizia perché diventato in realtà un bordello di lusso frequentato tra l'altro da calciatori e dirigenti di squadre di serie A. "Tra i miei clienti non c'erano i giocatori" precisa Patrizia che, dalla registrazione, ha chiesto di omettere soltanto due particolari, il suo nome e quello d'arte che potrebbe renderla riconoscibile.
Torinese, 27 anni, un fidanzato gelosissimo che non sospetta nulla, la ragazza spiega di avere ricevuto una sola raccomandazione dalla segretaria dell'eros center: "Per l'extra non chiedere mai meno di 50 euro". E poi un'altra avvertenza: attenzione ai nuovi arrivati, potrebbero essere poliziotti.
L'extra è la prestazione sessuale, manuale od orale, che chiudeva e completava quasi sempre il massaggio. Salvo i casi in cui i clienti passavano subito al dunque, omettevano i preamboli, non toglievano neppure dal cellophane il perizoma che in teoria avrebbero dovuto indossare e venivano subito alla richiesta sessuale. Come nel caso del "massaggio a quattro mani", cioè il rapporto di un uomo con due ragazze, al quale Patrizia dice di essersi prestata soltanto in due occasioni: "Sono stata praticamente costretta, mi sono trovata nella situazione e non mi sono potuta tirare indietro. Non sapevo come si svolgesse. Sì, ho pensato che la formula volesse dire che sia io sia l'altra ragazza avremmo masturbato il cliente. Ma non immaginavo che avremmo avuto rapporti completi con lui. Due secondi prima di entrare in cabina, la mia collega, anche lei italiana e più o meno della mia età, mi fa: "Guarda che io esagero un po'. Se ti dà fastidio, dimmelo". Lei lo conosceva già, lì dentro lo trattavano tutti come un amico".
Patrizia continua: "Abbiamo cominciato il massaggio... Ma no, che dico? Non abbiamo cominciato per niente. Il cliente e la mia collega mi hanno fatto sdraiare sul lettino e sono stati loro ad accarezzare me. Lui, che avrà avuto sui 35 anni ed era anche carino, mi masturbava con le mani e la bocca. Poi ha lasciato me e si è messo a fare l'amore con l'altra. Io non sapevo bene cosa fare. Lui mi ha guardato e mi ha detto: "Adesso tocca a te"; e io gli ho risposto: "Sognatelo, queste cose non le faccio". "Ah, no? Lo farai" ha risposto. Allora ha smesso con lei, si è strusciato a me. "No, no" gli dicevo. Ma l'altra gli ha messo il preservativo e che fai? Ci sono stata".
Patrizia racconta senza imbarazzi, più che dal disgusto la sua voce è velata dalla rabbia. "Non volevo farlo. Anche se alla fine ho acconsentito, non mi andava. Non provavo assolutamente niente, speravo soltanto che finisse presto. Quando lui era con l'altra, a lei facevo segno di tagliare". Accende un'altra sigaretta, si avvicina il registratore alle labbra e continua.
"Sono pentita soltanto per quanto riguarda il rapporto completo, per il resto no. Non considero quelle che fanno le cose che facevamo io e le altre ragazze delle prostitute. Le "rovinafamiglie", le donne che non immagineresti abbiano una doppia vita, quelle sì. E poi, alla fine, se questi qua sono talmente scemi che per essere toccati nelle parti intime ti danno 100, 200 mila lire... A me dare piacere a un uomo con la mano non dà alcun fastidio. Vabbè, non è una cosa di cui vado orgogliosa, però quella è una parte del corpo come un'altra. Sono deficienti loro, che tirano fuori tanti soldi per farsi fare delle cose che potrebbero fare benissimo da soli".
È carina, mediterranea. Ha la pelle abbronzata, "sono andata al mare e ho fatto anche la lampada". A pranzo non ha quasi toccato l'insalata di mare con i pomodorini che ha scelto, ha bevuto un po' di vino rosso e si è fatta portare dal cameriere un amaro. Ha un diploma di estetista e la sua professione di "massaggiatrice extra" non è cominciata al Viva Lain. "Ho lavorato per due anni in un altro centro estetico di Torino, è stato lì che ho fatto il primo "lavoro completo". Il cliente si chiamava Walter, era sulla sessantina. Per un secondo, perché quella volta mi è bastato toccare, mi ha dato 500 mila lire. Dai, 500 mila lire, se questi uomini hanno dei problemi... Non è che li detesti, semplicemente so come sono fatti: sono dei viziosi".
Soldi: Patrizia spiega la sua scelta così: "Come semplice estetista devi sbatterti come una matta per arrivare a un milione e mezzo al mese. Con gli extra io riuscivo a guadagnare almeno un altro milione al mese. E senza partecipare alle serate che altre facevano in giro, nelle case private o in albergo. Ero lì da poco, non ci sono mai andata, però sia Diana sia Sophie me lo hanno proposto, almeno in un paio di occasioni". Diana è Diana Epifani, una delle massaggiatrici finite in carcere per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. E Sophie è il nome con cui Lorena Berno, la più nota del Viva Lain, era conosciuta negli ambienti sportivi, da cui proveniva la parte più danarosa della clientela del centro torinese.
"Ma lì erano tutti ricchi, facoltosi" racconta Patrizia. "Altrimenti non potrebbero permettersi di spendere in quel modo. Mi hanno raccontato che veniva anche l'attore di CentoVetrine, il più bello. Lui una sera ha fatto il massaggio con una ragazza e poi ha chiesto mezz'ora con un'altra, quella ucraina. E la sera prima che arrivasse la polizia c'era anche un giocatore del Torino, per lo meno lui si era presentato così. Ma c'erano anche giornalisti. Uno lo avevo già visto nel centro che frequentavo prima".
Tra gli aspetti che Patrizia giudica più insopportabili del suo lavoro nell'esclusivo circolo di via Antinori, la "sfilata" che le massaggiatrici dovevano fare prima di entrare in cabina. "Le disposizioni di Tiziana Maritano, la proprietaria, che però io non ho conosciuto perché quando ho iniziato lì lei era in maternità, erano severissime. Neanche ci avesse tenuto in regola... C'erano multe per qualsiasi cosa e se ci capitava di attardarci qualche minuto nelle cabine ci riducevano il compenso che, oltre alla mancia, ci spettava per ogni massaggio. Comunque, noi ragazze, quando non avevamo appuntamenti, dovevamo restare nella cucina. Tra di noi non ci facevamo troppe confidenze, tipo "tu quanto hai preso, io ho chiesto così". C'era molta concorrenza. La più bella di tutte per me era la brasiliana: mulatta, capelli lunghi, gran fisico, davvero. Ogni tanto arrivava la segretaria e ci chiamava: "Patrizia, Giuseppina, venite un attimo di là che devo presentarvi un signore". Noi andavamo, lui ci guardava e poi la segretaria tornava a dirci quale delle due era stata scelta per il massaggio. A me non è mai capitato di essere esclusa, mi sceglievano sempre. Anche perché ero lì da poco e i clienti hanno voglia di conoscere le ultime arrivate".
Il discorso torna sui soldi: "Tanti ne guadagni e tanti ne spendi. Secondo me, li sperperi perché sai come te li sei procurati e allora ti viene il rigetto. Compro vestiti, cose per il trucco, uscite in discoteca o al ristorante: faccio quello che fa qualsiasi ragazza della mia età".
Ma Patrizia racconta anche cosa vuol dire "sentirsi proprio come una donnaccia da Pellerina, il posto dove le extracomunitarie la danno per 15 euro". Le è successo quella prima volta in cui ha partecipato "al massaggio a quattro mani". "Quando abbiamo finito il cliente era soddisfatto e ha detto all'altra: "Ti ringrazio per avermi fatto conoscere Patrizia". Poi ci ha dato 100 euro a testa. E io mi sono sentita una di strada. Non ho protestato perché tanto ormai lui aveva già contrattato. Però, fuori dalla cabina, all'altra massaggiatrice ho detto: "Guarda, io non sono abituata a fare cose del genere per questa cifra. La prossima volta non mi chiamare, non me lo chiedere" ho detto".
La collega, allora, perché si accontentava? "Lei lavorava sulla quantità". Ma dopo quella prima volta ce n'è stata un'altra, sempre con la stessa "amica" e con un diverso cliente. "Questo avrà avuto una quarantina d'anni, diceva che aveva problemi con la moglie perché lei non voleva fare più sesso. Ci ha dato 150 euro a testa. È come svendersi, ce ne vorrebbero almeno 1.000". L'unica volta che Patrizia ha provato quasi piacere durante un incontro al Viva Lain è stato quando uno stilista torinese le ha chiesto di masturbarlo. "Neanche bellissimo, però faceva tipo. Alto, profumato: non dico che è stato bello, perché non è mai bello, però non mi ha fatto ribrezzo". Poi, alle 3 del pomeriggio del 27 giugno, mentre era ad aspettare un altro turno in cucina, ha sentito la porta sbattere e della gente gridare. Ha capito subito: "Ecco qua, la polizia".
Dagospia.com 11 Luglio 2002
L'appuntamento è alle 14 di sabato 6 luglio in un ristorante di via Magenta, a Torino. Lei è vestita di nero, pantaloni attillati e top che si apre sulla scollatura e lascia scoperte le spalle abbronzate. Ha gli occhi neri e i capelli castano scuro, leggermente schiariti dal sole. Il trucco è accurato, smalto solo alle unghie dei piedi. "È proprio necessario il registratore?" chiede. Poi si lascia convincere e in un'ora e mezzo di intervista, proseguita in un albergo, racconta come è arrivata al Viva Lain e come è diventata una "massaggiatrice extra". Sono arrivata al Viva Lain tramite un amico. "So che lì cercano" mi aveva detto. È successo tre mesi fa. Ho fatto il colloquio con Diana, mi ha chiesto se conoscevo i massaggi antistress, sportivo, thailandese. Mi ha fatto visitare le cabine e mi ha assunto subito. Se avessi voluto, avrei cominciato quel giorno stesso, ma ho preferito prendermi un po' di riposo e rimandare al lunedì successivo. Ho iniziato alle 3 e già in quel mio primo turno pomeridiano ho fatto sei massaggi, sei massaggi completi".
Parla Patrizia, una delle estetiste che lavoravano nel centro benessere di via Antinori, a Torino, chiuso dalla polizia perché diventato in realtà un bordello di lusso frequentato tra l'altro da calciatori e dirigenti di squadre di serie A. "Tra i miei clienti non c'erano i giocatori" precisa Patrizia che, dalla registrazione, ha chiesto di omettere soltanto due particolari, il suo nome e quello d'arte che potrebbe renderla riconoscibile.
Torinese, 27 anni, un fidanzato gelosissimo che non sospetta nulla, la ragazza spiega di avere ricevuto una sola raccomandazione dalla segretaria dell'eros center: "Per l'extra non chiedere mai meno di 50 euro". E poi un'altra avvertenza: attenzione ai nuovi arrivati, potrebbero essere poliziotti.
L'extra è la prestazione sessuale, manuale od orale, che chiudeva e completava quasi sempre il massaggio. Salvo i casi in cui i clienti passavano subito al dunque, omettevano i preamboli, non toglievano neppure dal cellophane il perizoma che in teoria avrebbero dovuto indossare e venivano subito alla richiesta sessuale. Come nel caso del "massaggio a quattro mani", cioè il rapporto di un uomo con due ragazze, al quale Patrizia dice di essersi prestata soltanto in due occasioni: "Sono stata praticamente costretta, mi sono trovata nella situazione e non mi sono potuta tirare indietro. Non sapevo come si svolgesse. Sì, ho pensato che la formula volesse dire che sia io sia l'altra ragazza avremmo masturbato il cliente. Ma non immaginavo che avremmo avuto rapporti completi con lui. Due secondi prima di entrare in cabina, la mia collega, anche lei italiana e più o meno della mia età, mi fa: "Guarda che io esagero un po'. Se ti dà fastidio, dimmelo". Lei lo conosceva già, lì dentro lo trattavano tutti come un amico".
Patrizia continua: "Abbiamo cominciato il massaggio... Ma no, che dico? Non abbiamo cominciato per niente. Il cliente e la mia collega mi hanno fatto sdraiare sul lettino e sono stati loro ad accarezzare me. Lui, che avrà avuto sui 35 anni ed era anche carino, mi masturbava con le mani e la bocca. Poi ha lasciato me e si è messo a fare l'amore con l'altra. Io non sapevo bene cosa fare. Lui mi ha guardato e mi ha detto: "Adesso tocca a te"; e io gli ho risposto: "Sognatelo, queste cose non le faccio". "Ah, no? Lo farai" ha risposto. Allora ha smesso con lei, si è strusciato a me. "No, no" gli dicevo. Ma l'altra gli ha messo il preservativo e che fai? Ci sono stata".
Patrizia racconta senza imbarazzi, più che dal disgusto la sua voce è velata dalla rabbia. "Non volevo farlo. Anche se alla fine ho acconsentito, non mi andava. Non provavo assolutamente niente, speravo soltanto che finisse presto. Quando lui era con l'altra, a lei facevo segno di tagliare". Accende un'altra sigaretta, si avvicina il registratore alle labbra e continua.
"Sono pentita soltanto per quanto riguarda il rapporto completo, per il resto no. Non considero quelle che fanno le cose che facevamo io e le altre ragazze delle prostitute. Le "rovinafamiglie", le donne che non immagineresti abbiano una doppia vita, quelle sì. E poi, alla fine, se questi qua sono talmente scemi che per essere toccati nelle parti intime ti danno 100, 200 mila lire... A me dare piacere a un uomo con la mano non dà alcun fastidio. Vabbè, non è una cosa di cui vado orgogliosa, però quella è una parte del corpo come un'altra. Sono deficienti loro, che tirano fuori tanti soldi per farsi fare delle cose che potrebbero fare benissimo da soli".
È carina, mediterranea. Ha la pelle abbronzata, "sono andata al mare e ho fatto anche la lampada". A pranzo non ha quasi toccato l'insalata di mare con i pomodorini che ha scelto, ha bevuto un po' di vino rosso e si è fatta portare dal cameriere un amaro. Ha un diploma di estetista e la sua professione di "massaggiatrice extra" non è cominciata al Viva Lain. "Ho lavorato per due anni in un altro centro estetico di Torino, è stato lì che ho fatto il primo "lavoro completo". Il cliente si chiamava Walter, era sulla sessantina. Per un secondo, perché quella volta mi è bastato toccare, mi ha dato 500 mila lire. Dai, 500 mila lire, se questi uomini hanno dei problemi... Non è che li detesti, semplicemente so come sono fatti: sono dei viziosi".
Soldi: Patrizia spiega la sua scelta così: "Come semplice estetista devi sbatterti come una matta per arrivare a un milione e mezzo al mese. Con gli extra io riuscivo a guadagnare almeno un altro milione al mese. E senza partecipare alle serate che altre facevano in giro, nelle case private o in albergo. Ero lì da poco, non ci sono mai andata, però sia Diana sia Sophie me lo hanno proposto, almeno in un paio di occasioni". Diana è Diana Epifani, una delle massaggiatrici finite in carcere per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. E Sophie è il nome con cui Lorena Berno, la più nota del Viva Lain, era conosciuta negli ambienti sportivi, da cui proveniva la parte più danarosa della clientela del centro torinese.
"Ma lì erano tutti ricchi, facoltosi" racconta Patrizia. "Altrimenti non potrebbero permettersi di spendere in quel modo. Mi hanno raccontato che veniva anche l'attore di CentoVetrine, il più bello. Lui una sera ha fatto il massaggio con una ragazza e poi ha chiesto mezz'ora con un'altra, quella ucraina. E la sera prima che arrivasse la polizia c'era anche un giocatore del Torino, per lo meno lui si era presentato così. Ma c'erano anche giornalisti. Uno lo avevo già visto nel centro che frequentavo prima".
Tra gli aspetti che Patrizia giudica più insopportabili del suo lavoro nell'esclusivo circolo di via Antinori, la "sfilata" che le massaggiatrici dovevano fare prima di entrare in cabina. "Le disposizioni di Tiziana Maritano, la proprietaria, che però io non ho conosciuto perché quando ho iniziato lì lei era in maternità, erano severissime. Neanche ci avesse tenuto in regola... C'erano multe per qualsiasi cosa e se ci capitava di attardarci qualche minuto nelle cabine ci riducevano il compenso che, oltre alla mancia, ci spettava per ogni massaggio. Comunque, noi ragazze, quando non avevamo appuntamenti, dovevamo restare nella cucina. Tra di noi non ci facevamo troppe confidenze, tipo "tu quanto hai preso, io ho chiesto così". C'era molta concorrenza. La più bella di tutte per me era la brasiliana: mulatta, capelli lunghi, gran fisico, davvero. Ogni tanto arrivava la segretaria e ci chiamava: "Patrizia, Giuseppina, venite un attimo di là che devo presentarvi un signore". Noi andavamo, lui ci guardava e poi la segretaria tornava a dirci quale delle due era stata scelta per il massaggio. A me non è mai capitato di essere esclusa, mi sceglievano sempre. Anche perché ero lì da poco e i clienti hanno voglia di conoscere le ultime arrivate".
Il discorso torna sui soldi: "Tanti ne guadagni e tanti ne spendi. Secondo me, li sperperi perché sai come te li sei procurati e allora ti viene il rigetto. Compro vestiti, cose per il trucco, uscite in discoteca o al ristorante: faccio quello che fa qualsiasi ragazza della mia età".
Ma Patrizia racconta anche cosa vuol dire "sentirsi proprio come una donnaccia da Pellerina, il posto dove le extracomunitarie la danno per 15 euro". Le è successo quella prima volta in cui ha partecipato "al massaggio a quattro mani". "Quando abbiamo finito il cliente era soddisfatto e ha detto all'altra: "Ti ringrazio per avermi fatto conoscere Patrizia". Poi ci ha dato 100 euro a testa. E io mi sono sentita una di strada. Non ho protestato perché tanto ormai lui aveva già contrattato. Però, fuori dalla cabina, all'altra massaggiatrice ho detto: "Guarda, io non sono abituata a fare cose del genere per questa cifra. La prossima volta non mi chiamare, non me lo chiedere" ho detto".
La collega, allora, perché si accontentava? "Lei lavorava sulla quantità". Ma dopo quella prima volta ce n'è stata un'altra, sempre con la stessa "amica" e con un diverso cliente. "Questo avrà avuto una quarantina d'anni, diceva che aveva problemi con la moglie perché lei non voleva fare più sesso. Ci ha dato 150 euro a testa. È come svendersi, ce ne vorrebbero almeno 1.000". L'unica volta che Patrizia ha provato quasi piacere durante un incontro al Viva Lain è stato quando uno stilista torinese le ha chiesto di masturbarlo. "Neanche bellissimo, però faceva tipo. Alto, profumato: non dico che è stato bello, perché non è mai bello, però non mi ha fatto ribrezzo". Poi, alle 3 del pomeriggio del 27 giugno, mentre era ad aspettare un altro turno in cucina, ha sentito la porta sbattere e della gente gridare. Ha capito subito: "Ecco qua, la polizia".
Dagospia.com 11 Luglio 2002