AMATO LASCIA LA POLITICA QUANDO LA POLITICA AVEVA GIÀ LASCIATO LUI - SE DE LUCA NON DÀ DEL TU A DIO, IN COMPENSO LODOLI DÀ DEL TE AL TAO - ANCHE L'INFERTILITÀ MASCHILE (CAUSA SPINELLO) È COLPA DEL '68.
1 - LO SA BRUNETTA CHE LODOLI È TAOISTA?
Riccardo Chiaberge per il "Domenicale" de "Il Sole 24 Ore"
Continua l'epidemia di crisi mistiche nel mondo delle lettere. Erri De Luca, che pure afferma di conoscere la Bibbia a menadito, intervistato dall'Avvenire, confessa di non riuscire «a dare del tu a Dio». E pensare che il Padreterno ci terrebbe tanto, glielo ha chiesto un'infinità di volte: «Eddài Erri, perché continui a darmi del voi? Vabbé che sono Uno e Trino, ma il ventennio è finito da un pezzo».
Soltanto a Natale, nella lettera a Gesù Bambino, De Luca si azzarda a usare il tu. Aldo Nove, invece, ostenta grande familiarità con Maria, alla quale ha dedicato un poemetto, anzi, nel suo caso dovremmo dire una Novena di preghiere. Nessuno ha chiesto, peraltro, alla Vergine se gradisca la vicinanza dell'ex-cannibale. Né sappiamo quanto apprezzi l'omaggio di Geminello Alvi, in epigrafe al suo La vanità della spada (Mondadori): «Dedico questo libro alla Madonnae all'Italia».
Chi invece non si riconosce nella tradizione cristiana occidentale è Marco Lodoli, che rivela a Tuttolibri: «Tra i libri importanti della mia vita metto il Tao Te Ching, perché racconta in modo immanente la religione. Nessun pantheon, nessuna cosmogonia, ma il Tao universale che è onda in mezzo al mare e il Tao personale che è ricerca del proprio destino».
Se De Luca non dà del tu a Dio, in compenso Lodoli dà del Te al Tao. Ma non ditelo al ministro Brunetta: tra i precetti di Lao Tzu, ai quali lo scrittore si ispira, c'è l'arte del «wu wei», ovverossia del «non fare». Sì, l'onda in mezzo al mare, la ricerca del proprio destino...Ma chi vuole gabbare? È la religione dei fannulloni, ecco che cos'è!
2 - ANCHE L'INFERTILITÀ MASCHILE (CAUSA SPINELLO) È COLPA DEL '68
Michele Serra per "la Repubblica"
Si chiudano in fretta, per cortesia, le celebrazioni del Sessantotto, onde evitare di dover leggere opinioni come quella di Giovanni Belardelli sul Corriere, secondo il quale «la marijuana, pianta simbolo del Sessantotto. è tra le cause dell´aumentata sterilità maschile». Si ignorava, fin qui, che la cannabis fosse «simbolo del Sessantotto», e si pensava piuttosto che la cultura dello spinello, sottogenere socievole e grullo della più tenebrosa e solitaria cultura dello sballo, appartenesse piuttosto alla permanente voglia di ubriachezza che permea l´Occidente consumista da una cinquantina d´anni almeno, compreso questo e compreso il prossimo. Invece no, da Sarkozy al terrorismo, dalla droga al dogmatismo, dal carrierismo cinico al solidarismo scemo, oggi è molto trendy scaricare tutto e il suo contrario sul groppone del Sessantotto, che come dice la grafia non è più un anno ma un Numero, un Demone, una Profezia funesta.
Naturalmente è possibilissimo che la cannabis (così come il gin-fizz, gli eccessi di porchetta, le gimkane in auto, i traumi infantili) contribuisca alla sterilità. Ma forse perché ho già dato, forse perché non voglio soccombere alla malinconia infinita di vedermi circondato da italiani reazionari che dicono cose reazionarie, mi farei volentieri un cannone da un etto pur di assentarmi per qualche ora da questo triste paesaggio.
3 - AMATO HA LASCIATO LA POLITICA QUANDO LA POLITICA AVEVA GIÀ LASCIATO LUI..
Andrea Marcenaro per "Il Foglio"
Giuliano Amato ha detto addio alla politica. Lo ha ribadito in un'intervista ad Aldo Cazzullo in cui Cazzullo gli chiede che effetto gli faccia vedere oggi Di Pietro in Parlamento e lui risponde: "E' un personaggio estroverso, che si impunta. Ha qualità politiche". Senza aggiungere altro. E il '92?, gli domanda Cazzullo. "Ho fatto quello che era giusto fare". E Craxi? "Craxi sarà ricordato come un grande statista e un grande politico. In calce alle innovazioni degli anni Ottanta il suo nome c'è sempre". E Mani pulite? "Il veto opposto da un gruppo di magistrati della procura di Milano alla disposizione legislativa che intendeva depenalizzare il finanziamento illecito fu un episodio riprovevole".
Giudizio particolarmente apprezzabile, quest'ultimo, dal momento che, arrivando dopo diciotto anni, non può essere accusato di essere stato formulato a caldo, vale a dire in preda al fuoco fuorviante della passione politica. Giuliano Amato si conferma sottile pensatore, lasciando la politica quando la politica aveva già lasciato lui. Comunque, bravo, è arrivato di nuovo secondo.
Dagospia 03 Giugno 2008
Riccardo Chiaberge per il "Domenicale" de "Il Sole 24 Ore"
Continua l'epidemia di crisi mistiche nel mondo delle lettere. Erri De Luca, che pure afferma di conoscere la Bibbia a menadito, intervistato dall'Avvenire, confessa di non riuscire «a dare del tu a Dio». E pensare che il Padreterno ci terrebbe tanto, glielo ha chiesto un'infinità di volte: «Eddài Erri, perché continui a darmi del voi? Vabbé che sono Uno e Trino, ma il ventennio è finito da un pezzo».
Soltanto a Natale, nella lettera a Gesù Bambino, De Luca si azzarda a usare il tu. Aldo Nove, invece, ostenta grande familiarità con Maria, alla quale ha dedicato un poemetto, anzi, nel suo caso dovremmo dire una Novena di preghiere. Nessuno ha chiesto, peraltro, alla Vergine se gradisca la vicinanza dell'ex-cannibale. Né sappiamo quanto apprezzi l'omaggio di Geminello Alvi, in epigrafe al suo La vanità della spada (Mondadori): «Dedico questo libro alla Madonnae all'Italia».
Chi invece non si riconosce nella tradizione cristiana occidentale è Marco Lodoli, che rivela a Tuttolibri: «Tra i libri importanti della mia vita metto il Tao Te Ching, perché racconta in modo immanente la religione. Nessun pantheon, nessuna cosmogonia, ma il Tao universale che è onda in mezzo al mare e il Tao personale che è ricerca del proprio destino».
Se De Luca non dà del tu a Dio, in compenso Lodoli dà del Te al Tao. Ma non ditelo al ministro Brunetta: tra i precetti di Lao Tzu, ai quali lo scrittore si ispira, c'è l'arte del «wu wei», ovverossia del «non fare». Sì, l'onda in mezzo al mare, la ricerca del proprio destino...Ma chi vuole gabbare? È la religione dei fannulloni, ecco che cos'è!
2 - ANCHE L'INFERTILITÀ MASCHILE (CAUSA SPINELLO) È COLPA DEL '68
Michele Serra per "la Repubblica"
Si chiudano in fretta, per cortesia, le celebrazioni del Sessantotto, onde evitare di dover leggere opinioni come quella di Giovanni Belardelli sul Corriere, secondo il quale «la marijuana, pianta simbolo del Sessantotto. è tra le cause dell´aumentata sterilità maschile». Si ignorava, fin qui, che la cannabis fosse «simbolo del Sessantotto», e si pensava piuttosto che la cultura dello spinello, sottogenere socievole e grullo della più tenebrosa e solitaria cultura dello sballo, appartenesse piuttosto alla permanente voglia di ubriachezza che permea l´Occidente consumista da una cinquantina d´anni almeno, compreso questo e compreso il prossimo. Invece no, da Sarkozy al terrorismo, dalla droga al dogmatismo, dal carrierismo cinico al solidarismo scemo, oggi è molto trendy scaricare tutto e il suo contrario sul groppone del Sessantotto, che come dice la grafia non è più un anno ma un Numero, un Demone, una Profezia funesta.
Naturalmente è possibilissimo che la cannabis (così come il gin-fizz, gli eccessi di porchetta, le gimkane in auto, i traumi infantili) contribuisca alla sterilità. Ma forse perché ho già dato, forse perché non voglio soccombere alla malinconia infinita di vedermi circondato da italiani reazionari che dicono cose reazionarie, mi farei volentieri un cannone da un etto pur di assentarmi per qualche ora da questo triste paesaggio.
3 - AMATO HA LASCIATO LA POLITICA QUANDO LA POLITICA AVEVA GIÀ LASCIATO LUI..
Andrea Marcenaro per "Il Foglio"
Giuliano Amato ha detto addio alla politica. Lo ha ribadito in un'intervista ad Aldo Cazzullo in cui Cazzullo gli chiede che effetto gli faccia vedere oggi Di Pietro in Parlamento e lui risponde: "E' un personaggio estroverso, che si impunta. Ha qualità politiche". Senza aggiungere altro. E il '92?, gli domanda Cazzullo. "Ho fatto quello che era giusto fare". E Craxi? "Craxi sarà ricordato come un grande statista e un grande politico. In calce alle innovazioni degli anni Ottanta il suo nome c'è sempre". E Mani pulite? "Il veto opposto da un gruppo di magistrati della procura di Milano alla disposizione legislativa che intendeva depenalizzare il finanziamento illecito fu un episodio riprovevole".
Giudizio particolarmente apprezzabile, quest'ultimo, dal momento che, arrivando dopo diciotto anni, non può essere accusato di essere stato formulato a caldo, vale a dire in preda al fuoco fuorviante della passione politica. Giuliano Amato si conferma sottile pensatore, lasciando la politica quando la politica aveva già lasciato lui. Comunque, bravo, è arrivato di nuovo secondo.
Dagospia 03 Giugno 2008