DOPO AMATO E COLA, ANCHE ALBA SI APPELLA (NUDA) A SILVIO: FAMME LAVORA'!
E RICORDA CON RABBIA IL NO AL CAV. PER COLPA DELLA SUA ANIMA DI SINISTRA
"MEJO UN "BATTUTARO" SFRONTATO CHE 'STI SMIDOLLATI DEI MIEI "COMPAGNI" PD"
E RICORDA CON RABBIA IL NO AL CAV. PER COLPA DELLA SUA ANIMA DI SINISTRA
"MEJO UN "BATTUTARO" SFRONTATO CHE 'STI SMIDOLLATI DEI MIEI "COMPAGNI" PD"
Giovanni Audiffredi per Vanity Fair, in edicola domani - foto di Max Montingelli
E nel cambio di valuta, gli ha fatto anche lo sconto. Perché in origine erano 9 miliardi di lire. Tanti gliene aveva promessi Silvio Berlusconi per un maxi contratto con Mediaset. Sì, tra i rimpianti di Alba Parietti c'è quello di aver detto no al Cavaliere. «Facciamo 4 milioni di euro e non se ne parli più. Come li vorrei adesso. Come sono stata sciocca allora. Al solito, mi ha convinta un uomo: Stefano Bonaga», ricorda la showgirl.
Perché rifiutò?
«Berlusconi mi aveva invitato ad Arcore per discutere di un'offerta d'oro. Mi voleva come donna forte delle sue reti. Allora ero "la coscialunga del Pds di Achille Occhetto". Il mio fidanzato Stefano Bonaga mi martellò per una settimana dicendomi che, per una questione di coerenza politica, non potevo accettare di "passare al nemico". Andammo in villa e, mentre lui faceva il simpaticone con il Cavaliere, io mi ero convinta che al "diavolo" non potevo vendere la mia anima di sinistra. Finì che Bonaga, il filosofo rosso, si prese a pacche sulle spalle con l'attuale premier e io restai convintamente povera».
Da prendere Bonaga a schiaffi.
«Veramente di ceffoni, veri, ne ho sempre presi io dai miei uomini. Ma non gli ho mai dato un valore simbolico. So di meritarli, perché nei litigi riesco sempre a umiliarli. Qualcuno ha anche provato a strangolarmi».
Lei alza le mani?
«Anche di recente mi è capitato. Ma bisogna farlo rigorosamente in pubblico, altrimenti è fatica sprecata. E mai da isterica, sempre da consapevole della situazione. Il ceffone scenografico è a sfregio».
Sarà dura recuperare quel tesoretto, però Berlusconi, quando la incontra, le rivolge sempre grandi apprezzamenti, alla sua maniera.
«Meglio un "battutaro" che ti squadra sfrontato da capo a piedi, che questi smidollati dei miei "compagni" di partito. A sinistra non hanno mai capito nulla di comunicazione: sono prigionieri di una presuntuosa ottusità».
Pronta a darsi al Cavaliere?
«Troppo banale. Spero solo che mi aiuti a realizzare un desiderio: vorrei essere la testimonial della campagna per la sicurezza sulle strade italiane. Chi meglio di me dopo tutte le disgrazie che mi sono capitate in macchina? È un progetto che avevamo affrontato anche con l'ex ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi. Tante riunioni e poi non se ne è fatto niente. Ora ho telefonato alla segreteria del Cavaliere, mi hanno richiamato subito. Vedremo...».
C'è da scommetterci, ce la farà. Perché Alba Parietti è una maestra nel fare l'allumeuse. L'idea di quest'intervista un po' surreale, per esempio, è nata nel parcheggio dello stadio San Siro di Milano. Eravamo rimasti imbottigliati per tre ore, furibondi, reduci dall'eliminazione dell'Inter dalla Champions League (11 marzo, Inter-Liverpool: 0-1). Dai finestrini i tifosi bombardavano l'Alba nazionale di complimenti. E lei, al volante, non la finiva più di messaggiare con il cellulare.
Chi è? «Quel bastardo inutile del micione mangia m...». Prego? E se ne uscì con la storia di un fantomatico uomo che rappresenterebbe lo stereotipo di aspirante macho fallito più diffuso al momento. Nomi si rifiutava di farne, in più dovevamo giurare che non avremmo aperto bocca. Siamo rimasti all'ascolto, basiti. Almeno quanto dalla sua prontezza nel denudarsi per queste foto esclusive a bordo di uno sciccoso yacht Apreamare 48 piedi al largo di Saint-Tropez, ultima tappa della sua estate da single.
Sei mesi dopo come procede il suo scontro con il «micione mangia m...»?
«Ultimo avvistamento a Panarea. Ha ormeggiato la barca a Drautto, davanti a casa mia. A bordo aveva due orribili signorine brasiliane, sarebbero il suo ultimo misero trofeo».
Allora esiste il micione? Non è un parto della sua fantasia. Chi è?
«Il nome è un particolare superfluo. Tutte le donne prima o poi s'imbattono in uno di questi pessimi soggetti. Sono dei serial killer sentimentali ai quali noi attribuiamo importanza perché non vogliamo arrenderci all'evidenza della loro pochezza».
Come nasce questo epiteto di «micione» dal palato poco raffinato?
«È un genere di mammifero che vuole apparire signorile. Ostenta generosità, prestazioni sessuali eccellenti, spara balle gigantesche con la semplicità con cui un cane ti riporta l'osso, ma è micione perché la sua vanità lo induce a strusciarsi sulla vita degli altri. Mangia rozzamente, ma spende molto per farlo. E l'unico modo per tenerlo a debita distanza è servirgli di tanto in tanto una bella scatoletta di m...».
Ovvero?
«Colpirlo duro nel suo ego dicendogli che indossa gessati da Don Vito Corleone e scarpe da giostraio, che ha auto volgari, che la sua fissazione per la tecnologia è puerile, che i suoi modi sono affettati, ma sostanzialmente bifolchi».
E funziona? Lui si dispera?
«Come tutti i sadici, il micione è un masochista. In fondo un po' lo fai anche contento. Ma per sopravvivergli non c'è altra strada che umiliarlo. La sua rabbia nasce dal fatto che si sente inadeguato. Noi donne dovremmo armarci dei complessi degli uomini, non essere vittime dei nostri».
La più grande colpa del micione?
«Vive di specularità, si riflette nell'amore che gli altri gli offrono, ma è incapace di produrne di proprio».
A un certo punto una dovrebbe dargli il ben servito, no?
«Così ragionano i maschi. Le donne, invece, sono delle drogate di menzogne. In noi scatta l'illusione del gioco. Quando perdi alla roulette vuoi recuperare, e ti rovini. Ogni tanto vinci, ma è un momento effimero».
In realtà, lei ha avuto un'estate da single ed è imbufalita. Il micione le ha tirato uno dei suoi bidoni e lei rosica.
«Più banalmente non ho trovato nessuno d'interessante che regga i miei ritmi da bambina perversa. La vita è una farsa drammatica che va affrontata comunque. A proposito, è un po' che non ho sue notizie: micione, mica avrai gettato la spugna?».
Dagospia 02 Settembre 2008
E nel cambio di valuta, gli ha fatto anche lo sconto. Perché in origine erano 9 miliardi di lire. Tanti gliene aveva promessi Silvio Berlusconi per un maxi contratto con Mediaset. Sì, tra i rimpianti di Alba Parietti c'è quello di aver detto no al Cavaliere. «Facciamo 4 milioni di euro e non se ne parli più. Come li vorrei adesso. Come sono stata sciocca allora. Al solito, mi ha convinta un uomo: Stefano Bonaga», ricorda la showgirl.
Perché rifiutò?
«Berlusconi mi aveva invitato ad Arcore per discutere di un'offerta d'oro. Mi voleva come donna forte delle sue reti. Allora ero "la coscialunga del Pds di Achille Occhetto". Il mio fidanzato Stefano Bonaga mi martellò per una settimana dicendomi che, per una questione di coerenza politica, non potevo accettare di "passare al nemico". Andammo in villa e, mentre lui faceva il simpaticone con il Cavaliere, io mi ero convinta che al "diavolo" non potevo vendere la mia anima di sinistra. Finì che Bonaga, il filosofo rosso, si prese a pacche sulle spalle con l'attuale premier e io restai convintamente povera».
Da prendere Bonaga a schiaffi.
«Veramente di ceffoni, veri, ne ho sempre presi io dai miei uomini. Ma non gli ho mai dato un valore simbolico. So di meritarli, perché nei litigi riesco sempre a umiliarli. Qualcuno ha anche provato a strangolarmi».
Lei alza le mani?
«Anche di recente mi è capitato. Ma bisogna farlo rigorosamente in pubblico, altrimenti è fatica sprecata. E mai da isterica, sempre da consapevole della situazione. Il ceffone scenografico è a sfregio».
Sarà dura recuperare quel tesoretto, però Berlusconi, quando la incontra, le rivolge sempre grandi apprezzamenti, alla sua maniera.
«Meglio un "battutaro" che ti squadra sfrontato da capo a piedi, che questi smidollati dei miei "compagni" di partito. A sinistra non hanno mai capito nulla di comunicazione: sono prigionieri di una presuntuosa ottusità».
Pronta a darsi al Cavaliere?
«Troppo banale. Spero solo che mi aiuti a realizzare un desiderio: vorrei essere la testimonial della campagna per la sicurezza sulle strade italiane. Chi meglio di me dopo tutte le disgrazie che mi sono capitate in macchina? È un progetto che avevamo affrontato anche con l'ex ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi. Tante riunioni e poi non se ne è fatto niente. Ora ho telefonato alla segreteria del Cavaliere, mi hanno richiamato subito. Vedremo...».
C'è da scommetterci, ce la farà. Perché Alba Parietti è una maestra nel fare l'allumeuse. L'idea di quest'intervista un po' surreale, per esempio, è nata nel parcheggio dello stadio San Siro di Milano. Eravamo rimasti imbottigliati per tre ore, furibondi, reduci dall'eliminazione dell'Inter dalla Champions League (11 marzo, Inter-Liverpool: 0-1). Dai finestrini i tifosi bombardavano l'Alba nazionale di complimenti. E lei, al volante, non la finiva più di messaggiare con il cellulare.
Chi è? «Quel bastardo inutile del micione mangia m...». Prego? E se ne uscì con la storia di un fantomatico uomo che rappresenterebbe lo stereotipo di aspirante macho fallito più diffuso al momento. Nomi si rifiutava di farne, in più dovevamo giurare che non avremmo aperto bocca. Siamo rimasti all'ascolto, basiti. Almeno quanto dalla sua prontezza nel denudarsi per queste foto esclusive a bordo di uno sciccoso yacht Apreamare 48 piedi al largo di Saint-Tropez, ultima tappa della sua estate da single.
Sei mesi dopo come procede il suo scontro con il «micione mangia m...»?
«Ultimo avvistamento a Panarea. Ha ormeggiato la barca a Drautto, davanti a casa mia. A bordo aveva due orribili signorine brasiliane, sarebbero il suo ultimo misero trofeo».
Allora esiste il micione? Non è un parto della sua fantasia. Chi è?
«Il nome è un particolare superfluo. Tutte le donne prima o poi s'imbattono in uno di questi pessimi soggetti. Sono dei serial killer sentimentali ai quali noi attribuiamo importanza perché non vogliamo arrenderci all'evidenza della loro pochezza».
Come nasce questo epiteto di «micione» dal palato poco raffinato?
«È un genere di mammifero che vuole apparire signorile. Ostenta generosità, prestazioni sessuali eccellenti, spara balle gigantesche con la semplicità con cui un cane ti riporta l'osso, ma è micione perché la sua vanità lo induce a strusciarsi sulla vita degli altri. Mangia rozzamente, ma spende molto per farlo. E l'unico modo per tenerlo a debita distanza è servirgli di tanto in tanto una bella scatoletta di m...».
Ovvero?
«Colpirlo duro nel suo ego dicendogli che indossa gessati da Don Vito Corleone e scarpe da giostraio, che ha auto volgari, che la sua fissazione per la tecnologia è puerile, che i suoi modi sono affettati, ma sostanzialmente bifolchi».
E funziona? Lui si dispera?
«Come tutti i sadici, il micione è un masochista. In fondo un po' lo fai anche contento. Ma per sopravvivergli non c'è altra strada che umiliarlo. La sua rabbia nasce dal fatto che si sente inadeguato. Noi donne dovremmo armarci dei complessi degli uomini, non essere vittime dei nostri».
La più grande colpa del micione?
«Vive di specularità, si riflette nell'amore che gli altri gli offrono, ma è incapace di produrne di proprio».
A un certo punto una dovrebbe dargli il ben servito, no?
«Così ragionano i maschi. Le donne, invece, sono delle drogate di menzogne. In noi scatta l'illusione del gioco. Quando perdi alla roulette vuoi recuperare, e ti rovini. Ogni tanto vinci, ma è un momento effimero».
In realtà, lei ha avuto un'estate da single ed è imbufalita. Il micione le ha tirato uno dei suoi bidoni e lei rosica.
«Più banalmente non ho trovato nessuno d'interessante che regga i miei ritmi da bambina perversa. La vita è una farsa drammatica che va affrontata comunque. A proposito, è un po' che non ho sue notizie: micione, mica avrai gettato la spugna?».
Dagospia 02 Settembre 2008