TRANQUILLI, ANCHE CGL FIRMERÀ OGGI L'ACCORDO (NO LE INTESE COLLATERALI)
MAO TREMONTI CONTRO IL "SOCIALISMO PER I RICCHI" - ATTALÌ? ATTACCHETE QUI
MASI-BONAIUTI CONTRO I FURBETTI DEI GIORNALI - PETRUCCIOLI SULLE BARRICATE
MAO TREMONTI CONTRO IL "SOCIALISMO PER I RICCHI" - ATTALÌ? ATTACCHETE QUI
MASI-BONAIUTI CONTRO I FURBETTI DEI GIORNALI - PETRUCCIOLI SULLE BARRICATE
1 - TRANQUILLI, ANCHE CGL FIRMERÀ OGGI L'ACCORDO-QUADRO (MA NON LE INTESE COLLATERALI) - SE POTESSE PARLARE ICHINO - FINALE ALL'ITALIANA: DOMANI TUTTI IN TRIBUNALI
Tranquilli, anche Guglielmo Epifani firmerà oggi pomeriggio (entro le 15,50) l'accordo-quadro che dovrebbe mettere fine per il momento alla vicenda Alitalia.
Le luci sono rimaste accese fino a tardi negli uffici della Cgil dove il 58enne sindacalista romano è entrato nel '73 dopo una laurea in filosofia con una tesi sulla rivoluzionaria Anna Kuliscioff. Per l'uomo che in questi giorni si è smarcato tra mille critiche rispetto al sorridente Bonanni (sodale abruzzese di Toto e Gianni Letta) e all'ambiguo Angeletti, è arrivato il momento della conversione.
A spingerlo sulla strada di Palazzo Chigi è soprattutto la paura di diventare il capro espiatorio di un fallimento annunciato che lo metterebbe in enorme difficoltà dentro il sindacato e di fronte all'opinione pubblica. Il Cavaliere dai capelli cremolati non vede l'ora di frantumare il fronte sindacale e nei giorni scorsi ha ritirato fuori la storia dell'intreccio perverso tra la Cgil, l'opposizione e i piloti comunisti.
Le ultime notizie raccolte da Dagospia dicono che Epifani firmerà l'accordo quadro in nome della pace sociale, ma non le cosiddette "derivate", cioè quelle intese separate che riguardano aspetti complementari e importanti del contratto con la società di Colaninno - tipo gli stipendi dei piloti. La partita sta per chiudersi e ai piani alti di Palazzo Chigi e BancaIntesa sono pronti a squillare le trombe per la vittoria del piano Fenice.
La congiuntura internazionale è drammatica e il crack americano ha abbassato le ali della Cgil e del suo leader che sta per chiudere il suo mandato iniziato nel 2002 quando Sergio Cofferati, dopo otto anni di governo, gli consegnò le redini del più importante sindacato italiano. Per Epifani si tratta di uscire dal tunnel degli ultimatum salvando la faccia e per lui è già pronta una poltrona al Parlamento Europeo dove il Partito Democratico intende candidarlo e votarlo.
Sulla telenovela Alitalia scende il sipario, ma non si spengono le luci. È certo che assisteremo a colpi di coda da parte di sigle sindacali minoritarie che sono in grado comunque di paralizzare i trasporti. Ed è altrettanto certo che verranno fuori risvolti politici e giudiziari sorprendenti.
A questo proposito basta leggere l'intervista che Pietro Ichino ha concesso oggi al "Sole 24 Ore" in cui nega che il Partito Democratico abbia soffiato sul fuoco e aggiunge parole oscure: "se potessi dire tutto quello che so in proposito, l'ingiustizia di questa accusa risulterebbe molto evidente. Presto o tardi l'intera storia verrà fuori e tutti potranno convincersene".
Ichino è stato dirigente sindacale della Fiom-Cgil dal '69 al '72, ma negli ultimi anni si è ritagliato un profilo di giurista equilibrato che gli ha attirato le simpatie del centrodestra. Non è quindi un rivoluzionario e un estremista, e questa allusione a risvolti segreti della vicenda Alitalia crea una strana sensazione.
Allo stesso modo deve essere valutata la lettera che 15 insigni docenti di diritto hanno inviato oggi al "Corriere della Sera" dove contestano le procedure seguite dal Governo e dal Commissario Fantozzi. Tra i firmatari ci sono nomi come Piero Slesinger, Tito Boeri, Carlo Scarpa (autore del duro commento pubblicato da "LaVoce.info"), e Andrea Boitani, l'esperto di trasporti della Cattolica di Milano.
La pace sociale scenderà dentro le stanze del Palazzo e i corridoi della Magliana, ma secondo alcuni il "prossimo scalo" di Alitalia potrebbe essere il tribunale. Così scrive su "Panomara Economy" un ex-socialista doc come Pompeo Locatelli, che oggi si diletta di gastronomia, ma un tempo ha curato i delicati dossier e gli affari di Bettino Craxi.
Colaninno e i capitani coraggiosi iniziano il loro viaggio. Le condizioni del cielo sembrano serene e c'è benzina per i motori. I passeggeri a bordo hanno pagato il biglietto e lo pagano anche 40 milioni di contribuenti.
2 - E' FINITA LA CUCCAGNA DI CARTA: MASI E BONAIUTI CANCELLANO I FURBETTI DELL'INFORMAZIONE
Mentre nell'ufficio di Gianni Letta c'era una processione ininterrotta di ministri, imprenditori e banchieri per Alitalia, in un altro salone di Palazzo Chigi si teneva ieri una riunione molto importante per il mondo dell'editoria e dell'informazione.
Intorno a un tavolo affollato sedevano tra gli altri il sanguigno Calderoli, l'abbronzato Paolo Bonaiuti, il segretario generale Mauro Masi e il pallido presidente della Fieg, Carlo Malinconico. Oggetto dell'affollata riunione è stato la prima lettura di un documento di 24 pagine che contiene le nuove misure per l'erogazione dei contributi all'editoria, un tema che è stato oggetto di critiche scandalizzate. Il nuovo Regolamento è composto da 24 articoli ed è finito nelle mani di Dagospia che l'ha letto con attenzione anche se si tratta di una "copia non definitiva".
La materia è calda, anzi caldissima, perché tocca milioni di euro distribuiti a pioggia tra i grandi giornali e a un'infinità di testate minori intorno alle quali editori improvvisati e politici compiacenti hanno succhiato un'infinità di denari.
A mettere ordine nella materia c'aveva provato anche Ricky Levi, il desaparecido assistente di Prodi, senza alcun risultato. Adesso è la volta del trio Calderoli, Masi, Bonaiuti che ieri gongolava all'idea di sistemare con nuovi parametri l'Eden dell'editoria sovvenzionata. Il ministro della Lega ha annunciato trionfante che il nuovo regolamento semplificherà le procedure e ha detto: "sono riuscito a tagliare 7.000 leggi, quindi questa operazione non mi spaventa".
Le novità nell'erogazione dei contributi sono contenute soprattutto nei primi tre articoli dove si legge che il requisito per l'accesso ai quattrini non si fonderà più sul rapporto tra la tiratura e la diffusione dei giornali, ma tra la distribuzione e la vendita. Inoltre, a decorrere dal prossimo anno si dovrebbe mettere un po' di chiarezza sulle cooperative "di comodo" che sono state messe in piedi per succhiare denari pubblici e pubblicare giornaletti clandestini. È una svolta importante che farà discutere gli editori e metterà in crisi tanti piccoli avventurieri dell'editoria che da semplici stracciaculi dell'informazione si sono arricchiti con fiumi di denaro finiti nelle pieghe dei partiti.
3 - RIUSCIRÀ TREMONTI A SCONFIGERE IL "SOCIALISMO PER I RICCHI"?
Era affollato stamane l'Auditorium di Confindustria in viale dell'Astronomia dove Emma Marcegaglia ha organizzato un convegno appetitoso.
L'iniziativa è partita dal Centro Studi degli imprenditori guidato per adesso da Luca Paolazzi, l'ex-giornalista del "Sole 24 Ore" che per un paio d'anni ha lavorato anche nell'ufficio studi della Fiat. Negli ultimi tempi il Centro Studi di Confindustria ha avuto difficoltà a capire la rotta che la moretta di Mantova intende perseguire, e ha perso qualche ruota del carro (l'ultimo esodo è di Giuseppe Schlitzer). Anche il tema scelto oggi per il Convegno appare troppo generico ("Le sfide della politica economica") e il piatto sembra troppo ricco poiché si parlerà di conti pubblici, federalismo, riforma dei contratti, servizi pubblici locali.
Ciò che rende interessante l'incontro è comunque la presenza di Giulietto Tremonti che adesso ha buon gioco a rivendicare le sue capacità profetiche sul disastro della finanza internazionale.
Tremonti si è sempre portato addosso il profilo di un artefice della "finanza creativa", ma adesso ha messo panni neokeynesiani e deve fare di tutto per sgombrare l'idea di portare acqua a quello che l'economista Galbraith ha definito un tempo "il socialismo per i ricchi". Il Robin Hood della Valtellina (come l'ha chiamato Vladimiro Giacchè in un lucido articolo sul "Riformista") è troppo intelligente per affrontare davanti agli imprenditori di Confindustria una polemica frontale con Mario Draghi da cui lo divide un "abisso ideale e persino antropologico" (come ha scritto "Repubblica" il 21 luglio).
Ma non c'è dubbio che i brambilla e i brambilloni presenti nell'Auditorium si aspettano da lui qualcosa di più serio rispetto alla social card, al piano casa e al fondo sovrano europeo di cui ancora non si vede traccia. Le imprese sono estremamente preoccupate per la situazione economica. E anche se al vertice di Confindustria respingono gli slogan "autunno caldo o rovente", migliaia di imprenditori stanno per portare i libri in tribunale e chiedere la cassintegrazione.
Al genietto di Sondrio si chiede il colpo d'ala, non quello dell'Alitalia che rivendicherà orgoglioso, ma quello simile alla legge Tremonti che anni fa rappresentò una boccata d'ossigeno vero per l'economia.
Poi salirà sul palco per le conclusioni Emma Marcegaglia, e anche lei dovrà dare qualche risposta, non solo sul conflitto di interessi che la riguarda dentro la nuova Alitalia, ma sui temi drammatici rispetto ai quali finora si è tenuta lontano.
4 - ATTALÌ? ATTACCHETE QUÌ
Non c'era bisogno di scomodare Cicerone, ma Antonio Marzano, l'ex-ministro e professore 73enne che Alemanno ha messo in capo alla commissione "Attalì, Attaquì", ha esordito ieri con un guizzo di cultura da vero cittadino della Capitale.
D'altra parte la frase "civis romanus sum" l'ha pronunciata anche Kennedy nel suo famoso discorso del '63 a Berlino, quindi Marzano può riempirsi la bocca del latinorum e mettere un piede in Campidoglio. L'uomo è estremamente ambizioso e non vedeva l'ora di aggiungere alla poltrona del Cnel un ruolo diverso e politicamente più visibile.
Dentro il palazzotto di villa Lubin, dove ha sede il Cnel, la sua gestione è stata di profilo basso e non è bastata nemmeno l'assegnazione del Premio Scanno nel settembre 2007 a risollevarne l'immagine.
Adesso arriva l'incarico del sindaco post-fascista di Roma che deve cercare di mettere una pezza dopo il forfait di Giuliano Amato, un altro uomo terribilmente ambizioso che soffre da morire quando esce dal palcoscenico del potere. Che cosa farà la Commissione "Attalì, Attaquì" è tutto da vedere; certamente da un'idea "capitale" si passa a un'idea "provinciale".
5 - PETRUCCIOLI SULLE BARRICATE
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che il presidente della Rai, Claudio Petruccioli, ha fuso il telefonino. Da 48 ore sta cercando di salvare la poltrona di viale Mazzini sulla quale è salito nel luglio 2005 per ragioni ideali e per i 700mila euro di stipendio. In caso di trasloco forzato, dite a Veltroni di prepararsi un giubbetto salvavita".
Dagospia 18 Settembre 2008
Tranquilli, anche Guglielmo Epifani firmerà oggi pomeriggio (entro le 15,50) l'accordo-quadro che dovrebbe mettere fine per il momento alla vicenda Alitalia.
Le luci sono rimaste accese fino a tardi negli uffici della Cgil dove il 58enne sindacalista romano è entrato nel '73 dopo una laurea in filosofia con una tesi sulla rivoluzionaria Anna Kuliscioff. Per l'uomo che in questi giorni si è smarcato tra mille critiche rispetto al sorridente Bonanni (sodale abruzzese di Toto e Gianni Letta) e all'ambiguo Angeletti, è arrivato il momento della conversione.
A spingerlo sulla strada di Palazzo Chigi è soprattutto la paura di diventare il capro espiatorio di un fallimento annunciato che lo metterebbe in enorme difficoltà dentro il sindacato e di fronte all'opinione pubblica. Il Cavaliere dai capelli cremolati non vede l'ora di frantumare il fronte sindacale e nei giorni scorsi ha ritirato fuori la storia dell'intreccio perverso tra la Cgil, l'opposizione e i piloti comunisti.
Le ultime notizie raccolte da Dagospia dicono che Epifani firmerà l'accordo quadro in nome della pace sociale, ma non le cosiddette "derivate", cioè quelle intese separate che riguardano aspetti complementari e importanti del contratto con la società di Colaninno - tipo gli stipendi dei piloti. La partita sta per chiudersi e ai piani alti di Palazzo Chigi e BancaIntesa sono pronti a squillare le trombe per la vittoria del piano Fenice.
La congiuntura internazionale è drammatica e il crack americano ha abbassato le ali della Cgil e del suo leader che sta per chiudere il suo mandato iniziato nel 2002 quando Sergio Cofferati, dopo otto anni di governo, gli consegnò le redini del più importante sindacato italiano. Per Epifani si tratta di uscire dal tunnel degli ultimatum salvando la faccia e per lui è già pronta una poltrona al Parlamento Europeo dove il Partito Democratico intende candidarlo e votarlo.
Sulla telenovela Alitalia scende il sipario, ma non si spengono le luci. È certo che assisteremo a colpi di coda da parte di sigle sindacali minoritarie che sono in grado comunque di paralizzare i trasporti. Ed è altrettanto certo che verranno fuori risvolti politici e giudiziari sorprendenti.
A questo proposito basta leggere l'intervista che Pietro Ichino ha concesso oggi al "Sole 24 Ore" in cui nega che il Partito Democratico abbia soffiato sul fuoco e aggiunge parole oscure: "se potessi dire tutto quello che so in proposito, l'ingiustizia di questa accusa risulterebbe molto evidente. Presto o tardi l'intera storia verrà fuori e tutti potranno convincersene".
Ichino è stato dirigente sindacale della Fiom-Cgil dal '69 al '72, ma negli ultimi anni si è ritagliato un profilo di giurista equilibrato che gli ha attirato le simpatie del centrodestra. Non è quindi un rivoluzionario e un estremista, e questa allusione a risvolti segreti della vicenda Alitalia crea una strana sensazione.
Allo stesso modo deve essere valutata la lettera che 15 insigni docenti di diritto hanno inviato oggi al "Corriere della Sera" dove contestano le procedure seguite dal Governo e dal Commissario Fantozzi. Tra i firmatari ci sono nomi come Piero Slesinger, Tito Boeri, Carlo Scarpa (autore del duro commento pubblicato da "LaVoce.info"), e Andrea Boitani, l'esperto di trasporti della Cattolica di Milano.
La pace sociale scenderà dentro le stanze del Palazzo e i corridoi della Magliana, ma secondo alcuni il "prossimo scalo" di Alitalia potrebbe essere il tribunale. Così scrive su "Panomara Economy" un ex-socialista doc come Pompeo Locatelli, che oggi si diletta di gastronomia, ma un tempo ha curato i delicati dossier e gli affari di Bettino Craxi.
Colaninno e i capitani coraggiosi iniziano il loro viaggio. Le condizioni del cielo sembrano serene e c'è benzina per i motori. I passeggeri a bordo hanno pagato il biglietto e lo pagano anche 40 milioni di contribuenti.
2 - E' FINITA LA CUCCAGNA DI CARTA: MASI E BONAIUTI CANCELLANO I FURBETTI DELL'INFORMAZIONE
Mentre nell'ufficio di Gianni Letta c'era una processione ininterrotta di ministri, imprenditori e banchieri per Alitalia, in un altro salone di Palazzo Chigi si teneva ieri una riunione molto importante per il mondo dell'editoria e dell'informazione.
Intorno a un tavolo affollato sedevano tra gli altri il sanguigno Calderoli, l'abbronzato Paolo Bonaiuti, il segretario generale Mauro Masi e il pallido presidente della Fieg, Carlo Malinconico. Oggetto dell'affollata riunione è stato la prima lettura di un documento di 24 pagine che contiene le nuove misure per l'erogazione dei contributi all'editoria, un tema che è stato oggetto di critiche scandalizzate. Il nuovo Regolamento è composto da 24 articoli ed è finito nelle mani di Dagospia che l'ha letto con attenzione anche se si tratta di una "copia non definitiva".
La materia è calda, anzi caldissima, perché tocca milioni di euro distribuiti a pioggia tra i grandi giornali e a un'infinità di testate minori intorno alle quali editori improvvisati e politici compiacenti hanno succhiato un'infinità di denari.
A mettere ordine nella materia c'aveva provato anche Ricky Levi, il desaparecido assistente di Prodi, senza alcun risultato. Adesso è la volta del trio Calderoli, Masi, Bonaiuti che ieri gongolava all'idea di sistemare con nuovi parametri l'Eden dell'editoria sovvenzionata. Il ministro della Lega ha annunciato trionfante che il nuovo regolamento semplificherà le procedure e ha detto: "sono riuscito a tagliare 7.000 leggi, quindi questa operazione non mi spaventa".
Le novità nell'erogazione dei contributi sono contenute soprattutto nei primi tre articoli dove si legge che il requisito per l'accesso ai quattrini non si fonderà più sul rapporto tra la tiratura e la diffusione dei giornali, ma tra la distribuzione e la vendita. Inoltre, a decorrere dal prossimo anno si dovrebbe mettere un po' di chiarezza sulle cooperative "di comodo" che sono state messe in piedi per succhiare denari pubblici e pubblicare giornaletti clandestini. È una svolta importante che farà discutere gli editori e metterà in crisi tanti piccoli avventurieri dell'editoria che da semplici stracciaculi dell'informazione si sono arricchiti con fiumi di denaro finiti nelle pieghe dei partiti.
3 - RIUSCIRÀ TREMONTI A SCONFIGERE IL "SOCIALISMO PER I RICCHI"?
Era affollato stamane l'Auditorium di Confindustria in viale dell'Astronomia dove Emma Marcegaglia ha organizzato un convegno appetitoso.
L'iniziativa è partita dal Centro Studi degli imprenditori guidato per adesso da Luca Paolazzi, l'ex-giornalista del "Sole 24 Ore" che per un paio d'anni ha lavorato anche nell'ufficio studi della Fiat. Negli ultimi tempi il Centro Studi di Confindustria ha avuto difficoltà a capire la rotta che la moretta di Mantova intende perseguire, e ha perso qualche ruota del carro (l'ultimo esodo è di Giuseppe Schlitzer). Anche il tema scelto oggi per il Convegno appare troppo generico ("Le sfide della politica economica") e il piatto sembra troppo ricco poiché si parlerà di conti pubblici, federalismo, riforma dei contratti, servizi pubblici locali.
Ciò che rende interessante l'incontro è comunque la presenza di Giulietto Tremonti che adesso ha buon gioco a rivendicare le sue capacità profetiche sul disastro della finanza internazionale.
Tremonti si è sempre portato addosso il profilo di un artefice della "finanza creativa", ma adesso ha messo panni neokeynesiani e deve fare di tutto per sgombrare l'idea di portare acqua a quello che l'economista Galbraith ha definito un tempo "il socialismo per i ricchi". Il Robin Hood della Valtellina (come l'ha chiamato Vladimiro Giacchè in un lucido articolo sul "Riformista") è troppo intelligente per affrontare davanti agli imprenditori di Confindustria una polemica frontale con Mario Draghi da cui lo divide un "abisso ideale e persino antropologico" (come ha scritto "Repubblica" il 21 luglio).
Ma non c'è dubbio che i brambilla e i brambilloni presenti nell'Auditorium si aspettano da lui qualcosa di più serio rispetto alla social card, al piano casa e al fondo sovrano europeo di cui ancora non si vede traccia. Le imprese sono estremamente preoccupate per la situazione economica. E anche se al vertice di Confindustria respingono gli slogan "autunno caldo o rovente", migliaia di imprenditori stanno per portare i libri in tribunale e chiedere la cassintegrazione.
Al genietto di Sondrio si chiede il colpo d'ala, non quello dell'Alitalia che rivendicherà orgoglioso, ma quello simile alla legge Tremonti che anni fa rappresentò una boccata d'ossigeno vero per l'economia.
Poi salirà sul palco per le conclusioni Emma Marcegaglia, e anche lei dovrà dare qualche risposta, non solo sul conflitto di interessi che la riguarda dentro la nuova Alitalia, ma sui temi drammatici rispetto ai quali finora si è tenuta lontano.
4 - ATTALÌ? ATTACCHETE QUÌ
Non c'era bisogno di scomodare Cicerone, ma Antonio Marzano, l'ex-ministro e professore 73enne che Alemanno ha messo in capo alla commissione "Attalì, Attaquì", ha esordito ieri con un guizzo di cultura da vero cittadino della Capitale.
D'altra parte la frase "civis romanus sum" l'ha pronunciata anche Kennedy nel suo famoso discorso del '63 a Berlino, quindi Marzano può riempirsi la bocca del latinorum e mettere un piede in Campidoglio. L'uomo è estremamente ambizioso e non vedeva l'ora di aggiungere alla poltrona del Cnel un ruolo diverso e politicamente più visibile.
Dentro il palazzotto di villa Lubin, dove ha sede il Cnel, la sua gestione è stata di profilo basso e non è bastata nemmeno l'assegnazione del Premio Scanno nel settembre 2007 a risollevarne l'immagine.
Adesso arriva l'incarico del sindaco post-fascista di Roma che deve cercare di mettere una pezza dopo il forfait di Giuliano Amato, un altro uomo terribilmente ambizioso che soffre da morire quando esce dal palcoscenico del potere. Che cosa farà la Commissione "Attalì, Attaquì" è tutto da vedere; certamente da un'idea "capitale" si passa a un'idea "provinciale".
5 - PETRUCCIOLI SULLE BARRICATE
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che il presidente della Rai, Claudio Petruccioli, ha fuso il telefonino. Da 48 ore sta cercando di salvare la poltrona di viale Mazzini sulla quale è salito nel luglio 2005 per ragioni ideali e per i 700mila euro di stipendio. In caso di trasloco forzato, dite a Veltroni di prepararsi un giubbetto salvavita".
Dagospia 18 Settembre 2008