FUGA DA MOSCA - LA CRISI CON L'OCCIDENTE DIETRO IL CROLLO DELLA BORSA, CHIUSA PER DUE GIORNI - SFIDUCIA NELLE BANCHE E NELLE AZIENDE - SISTEMA-PAESE A RISCHIO, PRIORITARIO FERMARE LA FUGA DEI CAPITALI.

Fabrizio Dragosei per il "Corriere della Sera"


Al secondo giorno consecutivo di chiusura dei mercati azionari, la Russia si interroga sulle motivazioni politiche della più grave crisi economica degli ultimi dieci anni. I capitali fuggono perché la struttura finanziaria è fragile, le banche sono deboli e le aziende pesantemente indebitate o perché il Cremlino è in rotta di collisione con l'Occidente?

In vista della riapertura della Borsa che dovrebbe avvenire oggi, le autorità hanno approntato una serie di misure per iniettare una quantità consistente di liquidità nel sistema. In questo modo banche e operatori saranno in grado di comprare e bloccare la discesa dei listini (meno 60 per cento da maggio, il livello più basso in tre anni). Ma l'impressione di molti è che il problema principale sia quello della fiducia. Fiducia nelle banche e nelle aziende ma anche nella tenuta del sistema-paese, nonostante la ricchezza che ogni giorno affluisce nelle casse dello Stato e delle compagnie energetiche per la vendita all'estero di petrolio e gas.

Nelle ultime ore il presidente Medvedev e il ministro delle finanze Kudrin hanno fatto a gara nel tentare di rassicurare i mercati, ricordando che la Russia è il terzo Paese al mondo per quantità di riserve. Dopo il finanziamento delle tre maggiori banche del Paese per 60 miliardi di dollari, ieri il presidente ha annunciato una possibile operazione di acquisto di azioni di imprese private e statali (come Gazprom) per altri venti miliardi.



Sono state anche abbassate le tasse sul petrolio, per dare maggiore respiro alle compagnie che esportano. Ma il problema è che la Banca Centrale e i grandi istituti di credito non si fidano dei piccoli; la gente non si fida di tutte le banche e gli investitori non si fidano dei dirigenti d'azienda e del governo. Il timore è che il panico si possa diffondere a macchia d'olio, come già avvenne nel 1998.

L'incertezza è naturalmente alimentata dal clima politico internazionale, sempre più caldo. Il presidente Medvedev ieri ha tentato di rilanciare un minimo di dialogo con gli Stati Uniti affermando che «ci sono gli elementi per un dialogo costruttivo e a lungo termine su alcuni temi», nonostante le divergenze sulla Georgia e sul resto.

Ma al di là di queste parole, i fatti sembrano orientati in direzione contraria. Le trattative con l'Osce per gli osservatori in Georgia sono state interrotte perché i russi non li vogliono in Ossezia del Sud e Abkhazia. Ieri poi c'è stato un nuovo test balistico. Un sottomarino ha lanciato un missile intercontinentale Bulava, in grado di trasportare sei testate nucleari a 8 mila chilometri di distanza. La risposta russa al sistema missilistico americano da installare in Polonia.


Dagospia 19 Settembre 2008