FINIS FIAT - SILVIO TOSA-AGNELLI E TRATTA CON GM; RIMANDATO IL LANCIO DELLA NUOVA LANCIA Y; LINGOTTO INGOIA-BANCHE; GM SVALUTA LA SUA PARTECIPAZIONE IN FIAT-AUTO.



1 - Sul caso Fiat la verità è che il governo sta pensando seriamente di trattare direttamente con General Motors invece che perdere tempo con gli Agnelli, peraltro mai troppo graditi al Berlusca. Ma la diffidenza è reciproca. Per questo il Cavaliere ha fatto recapitare agli Agnelli, il seguente messaggio; per favore, fate un passo indietro.

2 - Il sito Spystocks (www.spystocks.com) rivela: "Secondo quanto riportato da una fonte vicina alla società, Fiat Auto avrebbe deciso di rinviare il lancio del nuovo modello Y della Lancia. Un'auto sulla quale, assieme alla Thesis e alla Phedra, il gruppo del Lingotto contava molto per ilrilancio dello storico marchio. La linea di produzione di Cassino, già aggiornata agli standard della nuova Y, resterà dunque chiusa. Nello stesso impianto invece proseguiranno le lavorazioni delle scocche della Peugeot 307 e della 206 CC, due modelli del gruppo francese PSA. Sempre a Cassino rimarrà aperta la produzione delle Stilo, prodotte al ritmo di 1100 esemplari al giorno contro una richiesta di mercato di 700".

3 - Da www.repubblica.it: "In una situazione già pesante, si è aggiunta oggi la notizia che il colosso Usa dell'auto General Motors ha pesantemente svalutato il suo 20% di partecipazione nel capitale Fiat. Gm (che nel terzo trimestre ha perso 804 milioni di dollari, anche a causa del gruppo italiano) ha quasi azzerato la sua quota svalutando di 2,2 miliardi di dollari prima delle tasse il suo pacchetto del 20% di azioni Fiat Auto, che nel 2000 aveva pagato 2,4 miliardi di dollari. La svalutazione porta la quota americana a 200 milioni di dollari".

4 - TRA I BANCHIERI, GERONZI RISCHIA PIU' DI TUTTI
da Affari Italiani (www.affaritaliani.it)





La Banca d'Italia ha dato credito al consorzio costituito dalle banche che hanno salvato la Fiat dal disastro, l'estate scorsa, con un prestito di 3,5 miliardi di euro. Ma, purtroppo, questo prestito sta provocando agli istituti di credito grossi grattacapi. Ai prezzi attuali, la perdita si aggira attorno agli 830 milioni di euro.

A meno che la situazione non si risollevi, le banche dovranno ripagare il debito in azioni allo scadere del prestito, nel luglio del 2005. Fiat sarà costretta a lanciare un'obbligazione che le banche sono impegnate a sottoscrivere.

Ma non finisce qui. Gli istituti di credito dovranno anche sottoscrivere l'obbligazione a un prezzo che potrebbe essere molto più alto di quello di mercato. Il motivo? Il prezzo si forma tramite una formula che deriva da una media del titolo Fiat nei precedenti 6 mesi (attorno a 15,50 euro). Per una semplice questione matematica, gli istituti di credito rischiano di perdere parecchio denaro nell'affare: se, infatti, il titolo Fiat non si sposterà da livelli attuali, le banche dovranno sottoscrivere a un prezzo di 12,14 euro per azione, rispetto a un prezzo di Borsa di 8,77 euro. Questo significa che il prestito da 3 miliardi di euro sarebbe convertito in una quota di Fiat del 36%, per un valore di soli 2,17 miliardi di euro.

Per ora la crisi è lontana. Molto potrebbe accadere prima del 2005 e la situazione potrebbe migliorare. Ma la strada intrapresa finora da Fiat non lascia spazio all'ottimismo. Se l'andamento del gruppo continuerà a mantenere livelli bassi, le perdite delle banche si allargheranno ulteriormente. Per il momento, non è stata ancora rivelata l'esatta esposizione di ogni singola banca rispetto al prestito Fiat. Ma pare che i quattro maggiori istituti (Intesa, San Paolo, Capitalia e Unicredit) detengano assieme l'80-90%. Finora, Unicredit, che è anche la più forte delle quattro e in grado di affrontare meglio la crisi, si è mostrata la più prudente. Mentre, forse quella che ne trarrebbe le peggiori conseguenze sarebbe Capitalia, sulla quale una potenziale perdita di oltre 100 milioni di euro peserebbe in modo estremamente negativo.


Dagospia.com 15 Ottobre 2002