IL BELLO DELLE DONNE (DI DESTRA)
COME FARSI STRADA IN POLITICA SENZA AVERE UN PENE
"LA ROVINA? LE FEMMINISTE: HANNO SOLO PRODOTTO UOMINI IMPOTENTI"
COME FARSI STRADA IN POLITICA SENZA AVERE UN PENE
"LA ROVINA? LE FEMMINISTE: HANNO SOLO PRODOTTO UOMINI IMPOTENTI"
Reportage fotografico Umberto Pizzi
Tenetevi saldi. Trattenete il respiro. Governate lo spavento. Ci troviamo di fronte a un'onda sorprendente, che ieri sera, a Roma, Palazzo Wedekind (sede del quotidiano "Il Tempo"), si è trasformata in una mareggiata di jene in gonnella, nonne in carriera, carrampane da combattimento, bonazze coatte, fatalone spagnoleggianti, scorfanette Sperlari, Justine col maquillage, Margaret Thatcher de noantri, tardone prodige, Daniela Santanchè. Senza farla troppo lunga: accavallate le gambe, il "donnismo" - eterna risposta della destra al femminismo - ha preso posto al tavolo del potere, tra un La Russa e un Gasparri, e veleggia a tutto champagne.
Cin cin, can can, trum trum: altro che le oche selvagge degli anni scorsi. Queste sono tipini Fini (tendenza Gianfranco), superdonne "pallute", armate di tutto punto, pronte ad alzare la voce, le mani, la gonna, e a prendersi la loro fetta di torta. A partire dal buffet preparato dalla pimpante Maria Ida Germontani per le donne convocate da tutta Italia al convegno di Alleanza Nazionale.
Dunque siamo arrivati a questo:è davanti ai piatti stracolmi di cibarie ad alta tasso di colesterolo espanso che sboccia la "combat-lady" della destra. Gnam gnam: l'assalto al buffet è stato tale che alle 22 e qualcosa si sono presentate sulla soglia del ristorante Bolognese Daniela Santa de che? in azzardoso completo bianco, Donna Assunta Almirante con la bocca violentemente rossettata, l'austera Anselma Dell'Olio e amiche varie, in fuga dalla incarciofata di donne di Palazzo Wedekind.
Una cosa faraonica che si tradurrà negli stati generali della femmina "Fini e affini". Qualche nome dei partecipanti al talk-show di oggi, sabato 30 novembre, al cinema Quirinetta, così tanto per prendere le misure: Lorella Cuccarini, Angela Buttiglione, Eva Cavalli, Silvana Giacobini, Anna La Rosa, Vera Slepoj, Anna Maria Bernardini De Pace, Alessandra Graziottin, etc. Coordina Monica Setta e Carlito Rossella. Presiede Daniela Santa de Che?, al cospetto di Gasparri, La Russa e Fini.
Il tappo è saltato. Essì: l'abbiamo sfottuta e messa al rogo negli anni passati, chiamandola angelo del focolare, creatura del sacrificio, maestra dell'uncinetto, conformista Cornelia che si consuma la testa dal parrucchiere, bonazza conservatrice che bacia la pantofola al marito-padrone. Abbiamo insinuato che erano Petronille nostalgiche (frigida martire del pavimento traslucido e del bianco incorrotto), donne di serie B dominate dal più sciatto e bigodinato luogo comune (casa e famigli), Madame Bovary indifferenti a cambiamenti del costume sociale (la stagione ideologica del femminismo).
Invece, si fa avanti il "donnismo": ecco Fini con le unghie laccate, Romiti con i tacchi, Berlusconi in tanga, Tronchetti con la borsetta, Casini col tampax. Ieri, la catto-leghista Pivetti si rimetteva a Dio, oggi i Tipi Fini si rimettono al proprio Io. Chi se ne frega, dicono. Meglio un eccesso di bigiotteria che un eccesso di bigotteria. Tranquilla e serena, con una chiappa a destra e un'acchiappata al centro, alzano le spalline imbottite e tirano dritto. Verso il buffet del potere.
Decisa a dare un'immagine vincente alla neovolgarità che trionfa in tutto, la destra s'inventa così una donna esagerata, un cartoon esibizionista, una furbona ossessivamente impegnata a dimenticare l'asola per la stanza dei bottoni, versione "Adesso te lo faccio vedere io!". Arriva con la pochette di pitone rosa, sfoggia la canottiera di pizzo trasparente e il pantalone luccicante di paillettes, sragiona per i collier di strass e gli orecchini più vistosi, ostenta sgargianti foulard al posto della cintura, smania per tutto ciò che "strizza" le gommose protuberanze toraciche.
Il sedere, poi, si sublima diventando definitivamente culo, ingombrante, invadente, contundente, come nelle fantasie tintobrassiane. A seguire: molto trucco per caricare di languore gli occhi, tacchi alti per richiami erotici bassi e modi imperiosi, al punto di diventare pura immagine, specchio di se stessa, cartone animato. Per lei vale la battuta di Daniela Di Sotto, moglie di Gianfranco Fini: "Lo amo al punto di cucinare per lui alle tre e mezzo di notte. Non solo senza sforzo, ma senza mai sentirmi una donna oggetto".
"LE FEMMINISTE CI HANNO ROVINATO, HANNO SOLO PRODOTTO UOMINI IMPOTENTI"
C. T. per Repubblica
La donna di destra nel terzo millennio vuole avere un´immagine moderna, vuole lavorare e stare alla pari con gli uomini. La Consulta di Alleanza nazionale per le pari opportunità ha chiamato a raccolta l´altra metà del cielo. Maria Ida Germontani, presidente della Consulta, nel convegno "Penelope e la rete" si è sforzata di offrire una visione nuova delle signore che votano Fini.
Ma su tutti questi sforzi è arrivata la mannaia della vera "first lady" di An: Donna Assunta. La vedova di Giorgio Almirante gliele ha cantate di santa ragione. Tra gli applausi ha bacchettato di qua e di là, ha bocciato il sistema maggioritario e con un gesto ha cancellato l´idea della "donna manager". «Negli anni '60 - ha ricordato davanti ad un impietrito Ignazio la Russa che provava ad intervistarla stile Maurizio Costanzo - le donne in politica non c´erano. Sotto il profilo dell´intelligenza erano limitate, si preoccupavano solo di se stesse, dell´abbigliamento e di come fare le moine agli uomini». Oggi è tutto diverso, «lavora e abbandona anche la famiglia. Una cosa gravissima». Anche lasciare i figli alle tate è un´abitudine che Donna Assunta non apprezza: «Conosco i nipoti di alcune mie amiche che vengono lasciati alle filippine e poi parlano come loro. Questi figli parlano il filippino o il polacco e non conoscono l´italiano...». In questo modo, è l´anatema della "signora della destra", «le donne non possono sentirsi soddisfatte».
Ma non solo. Una delle sue frecce, Donna Assunta l´ha scoccata contro la legge elettorale. «Io - ha detto chiosando l´intervento di una dirigente di An - non posso essere costretta a votare in un collegio un personaggio che non amo». E ha fatto partire una minaccia che nessuno si sarebbe aspettato dalla vedova di Giorgio Almirante: «La prossima volta, se mi mettete un candidato che non mi piace, voto la sinistra...». Vista la mala parata, La Russa ha cambiato discorso. Si è rivolto alla presidente della consulta femminile di An in Basilicata chiedendole del ruolo della donna. «Fino a qualche anno fa - ha ricordato la signora - fare politica a destra significava essere trattati come gli ebrei. Anzi, oggi li trattano meglio...». Altro sussulto per il capogruppo che ha intuito il pericolo della frase decisamente poco 'politically correct´ e ha recuperato il microfono per tenerselo stretto.
Altro dibattito, altro moderatore. Il microfono lo prende il direttore di Panorama, Carlo Rossella. Presenti firme del giornalismo Rai come Angela Buttiglione e Anna La Rosa. Le conclusioni, però, le ha tirate l´avvocatessa Anna Maria Bernardini De Pace: «Le femministe ci hanno rovinato, hanno solo prodotto uomini impotenti...».
LA RUSSA: "IL SINDACALISMO FEMMINISTA MI INNERVOSISCE."
Maria Latella per il Corriere della Sera
«E adesso lascio la parola a un grande uomo: Ignazio La Russa», dice la conduttrice Monica Setta passando il microfono al personaggio-rivelazione della mattinata. Eccolo lì, Ignazio La Russa , barbetta alla Italo Balbo e parlantina alla Fiorello. Ci sembra nato, nel talk-show: passeggia sul palco come facevano i cantanti confidenziali alla Jimmy Fontana, gratifica la platea, anche infliggendole qualche paternalismo che uno di sinistra non oserebbe mai perché lo sommergerebbero di fischi(«Ve lo dico da uomo: il sindacalismo femminista innervosisce»), fa salire sul palco sei o sette del pubblico. Per un'oretta è La Russa versione Fiorello: un successo. «Vedi, quelli di destra sono così, sanno parlare a braccio», ti spiega una trentenne napoletana dell'associazione Donna Protagonista che ha portato, in autobus, ventisei aderenti.
Il cinema romano è pieno di signore di An qui convenute per «Penelope e la rete, la donna protagonista nella società e nella politica». Una platea che non spreca un applauso, non concede una risata di cortesia: per chi non le convince, silenzio. La Russa invece piace e lo stanno a sentire, Maurizio Gasparri incassa la loro solidarietà di madri e perciò quando Anna La Rosa , direttrice delle tribune parlamentari, sollecita «un bell'applauso per il ministro che ha voluto il codice di autoregolamentazione per i minori in tv», le presenti concordano. Per il resto, ci sono anche interventi che cadono nel disinteresse. Non le freghi mica, queste signore, neppure se provi a proporre il demagogico partito delle donne. Appena l'avvocato Annamaria Bernardini de Pace smonta il progetto con un solo concetto: «Basta con questa storia: noi vogliamo vincere nei partiti che ci sono», viene giù, come usa dire, il teatro.
A mezzogiorno, il dibattito è in pieno svolgimento. Mancano Jonella Ligresti, la sessuologa Alessandra Graziottin, non verrà Lorella Cuccarini e, quel che più conta, non ci saranno le conclusioni di Gianfranco Fini . Trattenuto da Fassino a Saint Vincent, è la versione ufficiale: scocciato perché a mobilitare le donne, stavolta, è stato il duo Gasparri-La Russa, spettegolano in corridoio. Le due madrine dell'iniziativa, Maria Ida Germontani e Daniela Santanchè , comunque, non sembrano colpite dall'assenza: sono contente della platea stracolma ed educata.
S'è fatta l'una, intanto, e Ignazio La Russa si impadronisce del palco e del microfono. «Ve lo ricordate Vecchioni? Ve la ricordate quella vecchissima canzone, "Voglio una donna con la gonna?". La vogliamo pure noi, ma dev'essere una donna che sappia mettersi i pantaloni quando serve, e poi, di pomeriggio, si rimetta la gonna». Una faticaccia, certo, ma 'Gnazio è sicuro che possiamo farcela: «Non è così difficile». Acclamata, arriva sul palco donna Assunta Almirante , 77 anni, in elegante completo color champagne e sempre uguale a se stessa. Ispirata dall'icona del partito, una Mariolina militante di Potenza parte con un vibrante amarcord: «Quando mi sono iscritta al Fronte della Gioventù, ero l'unica donna. A quei tempi a noi del Msi ci trattavano come gli ebrei, pure peggio, anzi».
La platea non fa una piega.
Donna Assunta viene invitata ad esprimersi sulle scarse candidature femminili di An. A difesa delle donne, e non solo, la Vedova annuncia l'inannunciabile: «Se alle prossime elezioni mi piazzano nel collegio un personaggio che non amo, vo-te-rò per la si-ni-stra». Qualche frisson e molti applausi solidali. La parola passa ad un'altra anziana militante. Comincia come nelle convention dei repubblicani americani: «Dio solo sa se non sono sempre stata di destra. Di estrema destra». Applausi. «Sono sempre stata anti-anti-anti comunista». Disinteresse. Segue, anche con lei, annuncio-choc: «Sono la zia di Vittorio Sgarbi. Possibile che l'abbiano mandato via dal governo mentre l'Ulivo s'è tenuto la Melandri?»
L'appello della zia di Sgarbi, comunque, non scuote la sala che tornerà a scaldarsi nel pomeriggio, di nuovo con Assunta Almirante nel dibattito moderato da Carlo Rossella , presenti anche Selma Dell'Olio , Angela Buttiglione , direttore del TGR, la ventenne Giorgia Meloni , capo dei giovani di An. Daniela Santanchè lancia un'idea: donna Assunta diventi coordinatore delle prossime candidature del partito, una sorta di Claudio Scajola di An. La seduttiva vegliarda ringrazia, ma declina. Sa bene che Fini non gradirebbe. Perciò: «Cara Daniela, grazie, ma ho già visto che, dopo la tua proposta, Gasparri ha fatto il segno di chi se ne vuole andare...».
"LA ROVINA? LE FEMMINISTE: HANNO SOLO PRODOTTO UOMINI IMPOTENTI"
C. T. per Repubblica
La donna di destra nel terzo millennio vuole avere un´immagine moderna, vuole lavorare e stare alla pari con gli uomini. La Consulta di Alleanza nazionale per le pari opportunità ha chiamato a raccolta l´altra metà del cielo. Maria Ida Germontani, presidente della Consulta, nel convegno "Penelope e la rete" si è sforzata di offrire una visione nuova delle signore che votano Fini.
Ma su tutti questi sforzi è arrivata la mannaia della vera "first lady" di An: Donna Assunta. La vedova di Giorgio Almirante gliele ha cantate di santa ragione. Tra gli applausi ha bacchettato di qua e di là, ha bocciato il sistema maggioritario e con un gesto ha cancellato l´idea della "donna manager". «Negli anni '60 - ha ricordato davanti ad un impietrito Ignazio la Russa che provava ad intervistarla stile Maurizio Costanzo - le donne in politica non c´erano. Sotto il profilo dell´intelligenza erano limitate, si preoccupavano solo di se stesse, dell´abbigliamento e di come fare le moine agli uomini». Oggi è tutto diverso, «lavora e abbandona anche la famiglia. Una cosa gravissima». Anche lasciare i figli alle tate è un´abitudine che Donna Assunta non apprezza: «Conosco i nipoti di alcune mie amiche che vengono lasciati alle filippine e poi parlano come loro. Questi figli parlano il filippino o il polacco e non conoscono l´italiano...». In questo modo, è l´anatema della "signora della destra", «le donne non possono sentirsi soddisfatte».
Ma non solo. Una delle sue frecce, Donna Assunta l´ha scoccata contro la legge elettorale. «Io - ha detto chiosando l´intervento di una dirigente di An - non posso essere costretta a votare in un collegio un personaggio che non amo». E ha fatto partire una minaccia che nessuno si sarebbe aspettato dalla vedova di Giorgio Almirante: «La prossima volta, se mi mettete un candidato che non mi piace, voto la sinistra...». Vista la mala parata, La Russa ha cambiato discorso. Si è rivolto alla presidente della consulta femminile di An in Basilicata chiedendole del ruolo della donna. «Fino a qualche anno fa - ha ricordato la signora - fare politica a destra significava essere trattati come gli ebrei. Anzi, oggi li trattano meglio...». Altro sussulto per il capogruppo che ha intuito il pericolo della frase decisamente poco 'politically correct´ e ha recuperato il microfono per tenerselo stretto.
Altro dibattito, altro moderatore. Il microfono lo prende il direttore di Panorama, Carlo Rossella. Presenti firme del giornalismo Rai come Angela Buttiglione e Anna La Rosa. Le conclusioni, però, le ha tirate l´avvocatessa Anna Maria Bernardini De Pace: «Le femministe ci hanno rovinato, hanno solo prodotto uomini impotenti...».
LA RUSSA: "IL SINDACALISMO FEMMINISTA MI INNERVOSISCE."
Maria Latella per il Corriere della Sera
«E adesso lascio la parola a un grande uomo: Ignazio La Russa», dice la conduttrice Monica Setta passando il microfono al personaggio-rivelazione della mattinata. Eccolo lì, Ignazio La Russa , barbetta alla Italo Balbo e parlantina alla Fiorello. Ci sembra nato, nel talk-show: passeggia sul palco come facevano i cantanti confidenziali alla Jimmy Fontana, gratifica la platea, anche infliggendole qualche paternalismo che uno di sinistra non oserebbe mai perché lo sommergerebbero di fischi(«Ve lo dico da uomo: il sindacalismo femminista innervosisce»), fa salire sul palco sei o sette del pubblico. Per un'oretta è La Russa versione Fiorello: un successo. «Vedi, quelli di destra sono così, sanno parlare a braccio», ti spiega una trentenne napoletana dell'associazione Donna Protagonista che ha portato, in autobus, ventisei aderenti.
Il cinema romano è pieno di signore di An qui convenute per «Penelope e la rete, la donna protagonista nella società e nella politica». Una platea che non spreca un applauso, non concede una risata di cortesia: per chi non le convince, silenzio. La Russa invece piace e lo stanno a sentire, Maurizio Gasparri incassa la loro solidarietà di madri e perciò quando Anna La Rosa , direttrice delle tribune parlamentari, sollecita «un bell'applauso per il ministro che ha voluto il codice di autoregolamentazione per i minori in tv», le presenti concordano. Per il resto, ci sono anche interventi che cadono nel disinteresse. Non le freghi mica, queste signore, neppure se provi a proporre il demagogico partito delle donne. Appena l'avvocato Annamaria Bernardini de Pace smonta il progetto con un solo concetto: «Basta con questa storia: noi vogliamo vincere nei partiti che ci sono», viene giù, come usa dire, il teatro.
A mezzogiorno, il dibattito è in pieno svolgimento. Mancano Jonella Ligresti, la sessuologa Alessandra Graziottin, non verrà Lorella Cuccarini e, quel che più conta, non ci saranno le conclusioni di Gianfranco Fini . Trattenuto da Fassino a Saint Vincent, è la versione ufficiale: scocciato perché a mobilitare le donne, stavolta, è stato il duo Gasparri-La Russa, spettegolano in corridoio. Le due madrine dell'iniziativa, Maria Ida Germontani e Daniela Santanchè , comunque, non sembrano colpite dall'assenza: sono contente della platea stracolma ed educata.
S'è fatta l'una, intanto, e Ignazio La Russa si impadronisce del palco e del microfono. «Ve lo ricordate Vecchioni? Ve la ricordate quella vecchissima canzone, "Voglio una donna con la gonna?". La vogliamo pure noi, ma dev'essere una donna che sappia mettersi i pantaloni quando serve, e poi, di pomeriggio, si rimetta la gonna». Una faticaccia, certo, ma 'Gnazio è sicuro che possiamo farcela: «Non è così difficile». Acclamata, arriva sul palco donna Assunta Almirante , 77 anni, in elegante completo color champagne e sempre uguale a se stessa. Ispirata dall'icona del partito, una Mariolina militante di Potenza parte con un vibrante amarcord: «Quando mi sono iscritta al Fronte della Gioventù, ero l'unica donna. A quei tempi a noi del Msi ci trattavano come gli ebrei, pure peggio, anzi».
La platea non fa una piega.
Donna Assunta viene invitata ad esprimersi sulle scarse candidature femminili di An. A difesa delle donne, e non solo, la Vedova annuncia l'inannunciabile: «Se alle prossime elezioni mi piazzano nel collegio un personaggio che non amo, vo-te-rò per la si-ni-stra». Qualche frisson e molti applausi solidali. La parola passa ad un'altra anziana militante. Comincia come nelle convention dei repubblicani americani: «Dio solo sa se non sono sempre stata di destra. Di estrema destra». Applausi. «Sono sempre stata anti-anti-anti comunista». Disinteresse. Segue, anche con lei, annuncio-choc: «Sono la zia di Vittorio Sgarbi. Possibile che l'abbiano mandato via dal governo mentre l'Ulivo s'è tenuto la Melandri?»
L'appello della zia di Sgarbi, comunque, non scuote la sala che tornerà a scaldarsi nel pomeriggio, di nuovo con Assunta Almirante nel dibattito moderato da Carlo Rossella , presenti anche Selma Dell'Olio , Angela Buttiglione , direttore del TGR, la ventenne Giorgia Meloni , capo dei giovani di An. Daniela Santanchè lancia un'idea: donna Assunta diventi coordinatore delle prossime candidature del partito, una sorta di Claudio Scajola di An. La seduttiva vegliarda ringrazia, ma declina. Sa bene che Fini non gradirebbe. Perciò: «Cara Daniela, grazie, ma ho già visto che, dopo la tua proposta, Gasparri ha fatto il segno di chi se ne vuole andare...».
Dagospia.com 30 Novembre 2002