IL "TIMES" DIFENDE IL CAVALIERE STURMTRUPPEN
"I GOVERNI DI BLAIR E BERLUSCONI CONTRO FRANCIA E GERMANIA"
ECCO LA VERA RAGIONE DELL'ORRORE CHE BRUXELLES HA PER B.
"I GOVERNI DI BLAIR E BERLUSCONI CONTRO FRANCIA E GERMANIA"
ECCO LA VERA RAGIONE DELL'ORRORE CHE BRUXELLES HA PER B.
È un po' come la famosa storia del padrone che morde il cane e quindi fa notizia. Abbiamo trovato un articolo straniero che difende Berlusconi e ci sembrava il minimo darvene conto. Anche perché non si tratta di un articolo qualunque su un giornale qualunque, ma, l'autorevole per antonomasia, "Times" di Londra.
E soprattutto perché l'editoriale a firma Anatole Kaletsky non è una semplice difesa d'ufficio del premier, ma la spiegazione politica della battaglia in corso al parlamento europeo, e dei cambi di strategia e di alleanze in questo travolgente periodo storico i cui, nel bene e nel male, nulla è più come prima.
Comincia con un titolo divertente: "Dovremmo cantare Forza Italia e Forza Britannia" e dopo aver ricordato tutte le contraddizioni del personaggio e la controversa storia che l'ha portato ad essere il politico più importante del nostro strano paese Kaletsky afferma: "Alla domanda se sia l'uomo giusto per guidare l'Europa, nel semestre della nuova costituzione e dell'ingresso dei nuovi membri (.) Tony Blair e il suo governo dovrebbero rispondere enfaticamente e inequivocabilmente: 'sì'."
"L'idea di accogliere calorosamente la presidenza italiana e il ruolo politico di Berlusconi, va contro ogni istinto del sistema politico inglese e del ministero degli esteri (.) e allora perché l'Inghilterra dovrebbe dare il benvenuto e incoraggiare Berlusconi a prendere il controllo della politica europea che ha strappato all'establishment diplomatico italiano quando si è dato anche l'incarico di Ministro degli Esteri quasi due anni fa? Perché Berlusconi, con tutti i suoi difetti rappresenta esattamente la visione politica che l'Inghilterra ha cercato di promuovere per decenni in Europa".
"I governi di Blair e Berlusconi hanno molto in comune nell'approccio verso i temi chiave che l'Europa deve affrontare oggi (.) Ma le ragioni per le quali dovrebbero vedersi come naturali alleati vanno oltre le politiche economiche dei due esecutivi. I due paesi hanno oggi più cose in comune tra loro che con gli altri due grandi stati europei, Germania e Francia.
Né l'Inghilterra, né l'Italia potranno mai essere partner con uguali diritti in un'Unione Europea dominata dall'asse franco-tedesco. Ma se Gran Bretagna e Italia cooperassero tra loro per attrarre nuovi alleati specialmente in Scandinavia, nella penisola iberica e nell'Europa centro-orientale, potrebbero riuscire a guidare l'Europa nella loro direzione, come è stato fatto (giusto o sbagliato, si vedrà) in Iraq".
"Il motivo per cui i due paesi non potranno mai avere pari dignità nell'attuale Europa franco-tedesca non è perché Francia e Germania siano più potenti più ricche o abbiano più successo di Gran Bretagna e Italia".
In realtà, fatte salve alcune differenze, "I quattro grandi paesi europei sono molto più vicini tra loro di quanto ciascuno non lo sia alle grandi superpotenze."
"Nel caso dell'Inghilterra, la risposta è semplice: non vogliamo avere tutta questa intimità con la Francia, la Germania o qualunque altro paese. Una relazione così profonda, intensa e duratura porta vitali interessi nazionali ad essere inevitabilmente messi da parte per mantenere il legame".
"La domanda più affascinante in Europa oggi è se l'Italia possa muoversi verso una simile posizione di maggiore distacco dal asse franco-tedesco. È questa possibilità la vera ragione dell'orrore che Bruxelles ha per la presidenza Berlusconi. Finora infatti nessun politico italiano aveva osato mettere in discussione la cortese finzione secondo la quale l'Italia avrebbe avuto lo stesso ruolo di Francia e Germania e che come membro fondatore si sarebbe sempre dovuta muovere nella direzione definita dai due paesi".
"Non posso dire di essere un esperto di cultura italiana, ma credo di poter affermare che alcuni parallelismi con la Gran Bretagna suggeriscono che l'atteggiamento di Berlusconi rifletta un carattere nazionale. L'Italia, come la Gran Bretagna e al contrario di Francia e Germania, è una nazione che tradizionalmente guarda oltre i suoi confini, geograficamente alla periferia dell'Europa, è un melting-pot culturale ed etnico. Come gli inglesi, gli italiani sono individualisti, sospettosi dei loro governi, resistenti ai regolamenti e più a loro agio con il caos e il cambiamento di quanto non lo siano i razionali francesi e tedeschi".
"Certo, Berlusconi può dimostrarsi un'aberrazione e alla fine adattarsi al modello franco-tedesco (.) ma un'Europa aperta all'esterno, liberale e decentralizzata, ispirata all'apertura culturale e all'individualismo di paesi come la Gran Bretagna, l'Italia e altri alla periferia del continente, potrebbe davvero essere un magnifico posto dove vivere nei prossimi decenni".
Dagospia.com 3 Luglio 2003
E soprattutto perché l'editoriale a firma Anatole Kaletsky non è una semplice difesa d'ufficio del premier, ma la spiegazione politica della battaglia in corso al parlamento europeo, e dei cambi di strategia e di alleanze in questo travolgente periodo storico i cui, nel bene e nel male, nulla è più come prima.
Comincia con un titolo divertente: "Dovremmo cantare Forza Italia e Forza Britannia" e dopo aver ricordato tutte le contraddizioni del personaggio e la controversa storia che l'ha portato ad essere il politico più importante del nostro strano paese Kaletsky afferma: "Alla domanda se sia l'uomo giusto per guidare l'Europa, nel semestre della nuova costituzione e dell'ingresso dei nuovi membri (.) Tony Blair e il suo governo dovrebbero rispondere enfaticamente e inequivocabilmente: 'sì'."
"L'idea di accogliere calorosamente la presidenza italiana e il ruolo politico di Berlusconi, va contro ogni istinto del sistema politico inglese e del ministero degli esteri (.) e allora perché l'Inghilterra dovrebbe dare il benvenuto e incoraggiare Berlusconi a prendere il controllo della politica europea che ha strappato all'establishment diplomatico italiano quando si è dato anche l'incarico di Ministro degli Esteri quasi due anni fa? Perché Berlusconi, con tutti i suoi difetti rappresenta esattamente la visione politica che l'Inghilterra ha cercato di promuovere per decenni in Europa".
"I governi di Blair e Berlusconi hanno molto in comune nell'approccio verso i temi chiave che l'Europa deve affrontare oggi (.) Ma le ragioni per le quali dovrebbero vedersi come naturali alleati vanno oltre le politiche economiche dei due esecutivi. I due paesi hanno oggi più cose in comune tra loro che con gli altri due grandi stati europei, Germania e Francia.
Né l'Inghilterra, né l'Italia potranno mai essere partner con uguali diritti in un'Unione Europea dominata dall'asse franco-tedesco. Ma se Gran Bretagna e Italia cooperassero tra loro per attrarre nuovi alleati specialmente in Scandinavia, nella penisola iberica e nell'Europa centro-orientale, potrebbero riuscire a guidare l'Europa nella loro direzione, come è stato fatto (giusto o sbagliato, si vedrà) in Iraq".
"Il motivo per cui i due paesi non potranno mai avere pari dignità nell'attuale Europa franco-tedesca non è perché Francia e Germania siano più potenti più ricche o abbiano più successo di Gran Bretagna e Italia".
In realtà, fatte salve alcune differenze, "I quattro grandi paesi europei sono molto più vicini tra loro di quanto ciascuno non lo sia alle grandi superpotenze."
"Nel caso dell'Inghilterra, la risposta è semplice: non vogliamo avere tutta questa intimità con la Francia, la Germania o qualunque altro paese. Una relazione così profonda, intensa e duratura porta vitali interessi nazionali ad essere inevitabilmente messi da parte per mantenere il legame".
"La domanda più affascinante in Europa oggi è se l'Italia possa muoversi verso una simile posizione di maggiore distacco dal asse franco-tedesco. È questa possibilità la vera ragione dell'orrore che Bruxelles ha per la presidenza Berlusconi. Finora infatti nessun politico italiano aveva osato mettere in discussione la cortese finzione secondo la quale l'Italia avrebbe avuto lo stesso ruolo di Francia e Germania e che come membro fondatore si sarebbe sempre dovuta muovere nella direzione definita dai due paesi".
"Non posso dire di essere un esperto di cultura italiana, ma credo di poter affermare che alcuni parallelismi con la Gran Bretagna suggeriscono che l'atteggiamento di Berlusconi rifletta un carattere nazionale. L'Italia, come la Gran Bretagna e al contrario di Francia e Germania, è una nazione che tradizionalmente guarda oltre i suoi confini, geograficamente alla periferia dell'Europa, è un melting-pot culturale ed etnico. Come gli inglesi, gli italiani sono individualisti, sospettosi dei loro governi, resistenti ai regolamenti e più a loro agio con il caos e il cambiamento di quanto non lo siano i razionali francesi e tedeschi".
"Certo, Berlusconi può dimostrarsi un'aberrazione e alla fine adattarsi al modello franco-tedesco (.) ma un'Europa aperta all'esterno, liberale e decentralizzata, ispirata all'apertura culturale e all'individualismo di paesi come la Gran Bretagna, l'Italia e altri alla periferia del continente, potrebbe davvero essere un magnifico posto dove vivere nei prossimi decenni".
Dagospia.com 3 Luglio 2003