TELEKOM DEI PAZZI/2 - CLAUDIO RINALDI, EX DIRETTORE DE "L'ESPRESSO": "AL TESORO C'ERA CIAMPI ED ERA L'AZIONISTA DI MAGGIORANZA DI STET-TELECOM, ED ANCHE LUI NON SAPEVA NIENTE. MAH."

Testo dell'intervista di Radio Radicale a Claudio Rinaldi andata in onda il 25 agosto - tratto da Il Giornale


Claudio Rinaldi, ci vuole spiegare qual è la sua opinione in merito alla vicenda Telekom Serbia?

«La mia opinione è da un lato che non credo alle tangenti di cui parla Igor Marini, non ci credo sia perché ha parlato di un ammontare di tangenti pazzesco pari a quasi la metà dell'affare dell'acquisto di Telekom Serbia, sia perché conoscendo sia pure sommariamente la vita privata di personaggi come Romano Prodi e Piero Fassino e conoscendo il fatto che i partiti, Ds e Margherita, sono in bolletta credo poco che siano passati tutti quei soldi nelle loro mani anzi sinceramente non ci credo affatto.

Questo però non significa che non esista una grave, una seria questione Telekom Serbia, perché dal punto di vista del metodo io ritengo che a torto o a ragione sin stata iniziata questa indagine da parte del Parlamento, a torto o a ragione abbia proceduto e stia procedendo la Procura della Repubblica di Torino, buona regola è che chi si trova coinvolto in questi accertamenti non scappi davanti a questi, non cerchi di imboscarsi delegittimando a priori l'autore di queste inchieste. In fondo ho sempre chiesto a Silvio Berlusconi di presentarsi agli appuntamenti con la giustizia, di difendersi nei processi e non dai processi e lo stesso atteggiamento è giusto chiederlo anche a quelli che militano nel centro sinistra, quindi non capisco dal punto di vista del metodo questa voglia di chiamarsi fuori e di sconfessare alla radice l'idea stessa di qualche indagine come invece approvo l'atteggiamento di Clemente Mastella che, unico finora tra i personaggi dell'Ulivo chiamati in causa, ha detto io voglio presentarmi quanto prima davanti ai magistrati e davanti alla commissione parlamentare per dire ciò che ho da dire. Comunque mi sembra un atteggiamento corretto.

Dal punto di vista del merito la questione è seria per almeno due motivi: primo non è "pensabile che l'acquisto di Telekom Serbia sia stato deciso nel '97 all'insaputa totale di tutto il personale di governo di allora. Prodi, presidente del Consiglio non ne sa niente; dice di non averne saputo niente. Il ministro degli Esteri di allora Lamberto Dini niente, Fassino niente. Non è molto credibile che le cose siano state fatte così alla carlona, al ministero del Tesoro c'era Carlo Azeglio Ciampi ed era l'azionista di maggioranza del gruppo Stet-Telecom e, anche lui non sapeva niente anche se il direttore generale di allora, l'onnipotente Mario Draghi non sapeva niente. Mahl



Addirittura il presidente della società, lo stimato avvocato Guido Rossi non avrebbe saputo niente e quindi il carneade Tommaso Tommasi di Vignano, amministratore delegato di Telecom avrebbe fatto tutto da solo. Ecco questa cosa francamente fa cadere un po' le braccia. Io non so chi di tutte queste persone dica una bugia o sorvoli, però certamente non è pensabile che una società pubblica come era allora Telecom abbia deciso un investimento di quella portata senza informare nessuno e nemmeno il proprio presidente. Tutto questo è ridicolo.

Il secondo aspetto è che quello comunque, fu dal punto di vista sia finanziario che politico un affare sballato. Dal punto di vista finanziario perché si spesero quasi, mille miliardi di lire per un pacchetto che rivenduto cinque anni dopo è risultato valere molto meno della metà di quella somma. Dal punto di vista politico perché il tutto si tradusse in un gratuito, in un grazioso omaggio al governo di Slobodan Milosevic che già allora era impegnato nelle note operazioni di imperialismo balcanico e di pulizia etnica.

Quindi senza una plausibile ragione economica si fornì un sostegno finanziario con moneta sonante a quello che era allora già noto come uno squallido tiranno. Ecco per questi motivi esiste a prescindere dal fatto che siano passate tangenti o no esiste una questione di responsabilità politica su cui è anche giusto cercare di fare luce. Insomma chi si assunse la responsabilità di patrocinare una operazione del genere, questo è giusto che si sappia».

Senta, tutti ricordano che la vicenda parte da una serie di articoli che furono pubblicati da la Repubblica; lei è anche editorialista de la Repubblica. Come può giudicare l'atteggiamento del quotidiano di piazza Indipendenza nei confronti di questa vicenda per come è nata e percome si sta sviluppando. Un aspetto che forse non si ricorda molto in questo periodo.

«Mi sembra sinceramente una condotta ottima. Vedo che qualcuno, per esempio il Foglio di Giuliano Ferrara, ogni tanto sfotte Repubblica accusandola di avere aperto una pista e di averla precipitosamente abbandonata. lo non ho questa impressione, so invece che a Repubblica, come in altri giornali si cerchi di fare degli scoop e quindi quando ci sono delle rivelazioni esclusive e dotate di rilevanza, come era in questo caso, si danno e si danno con la massima evidenza e con il massimo rilievo. Poi quando si trasformano in una storia dalle mille puntate, non dimentichiamo che la commissione parlamentare è in azione da più di un anno, allora quando tutto si cronicizza allora è ovvio che un giornale che punta molto sulle indiscrezioni e dei giornalisti come Giuseppe D'Avanzo, e Carlo Bonini, che sono proprio in questo specializzati, allora non scrivano tutti i giorni fiammeggianti articoli ma che il giornale dia conto di quello che succede con completezza ma senza neanche chissà quale enfasi».

Sì, senta, ritiene che tutta questa vicenda, oltre diciamo alle polemiche di questi giorni, comunque metta in luce in qualche modo l'intreccio tra una politica estera che è stata poco lungimirante nei confronti dei Balcani con un certo tipo di affarismo che indusse il segretario di Stato americano Madeleine Albright ad accusare di affarismo gli italiani che erano andati a Rambouillet alle trattative di pace dopo Dayton e che comunque questo ha messo in luce una scarsa visione e di programmazione della politica estera italiana in questa regione?

«Che ci sia stata una qualche stortura nella politica estera italiana questo è sicuro. Però io non lo legherei necessariamente all'esistenza di tangenti perché in effetti un atteggiamento a priori filo serbo è stato tenuto da molte diplomazie europee compresa appunto quella francese, quindi non è necessario pensare a loschi traffici sottobanco perché si abbia una posizione politica sbagliata. Per esempio oggi io non credo proprio che Silvio Berlusconi sia condizionato dalla speranza di qualche affaruccio di Mediaset in Russia. Però propone e continua a proporre l'ingresso della Russia nell'Unione Europea il che è dal mio punto di vista e di molti altri incluso lo stesso Vladimir Putin una bestialità. Però non è che dietro questa posizione di Berlusconi debba vedere i rubli russi che finiscono a Mediaset o alla sua famiglia. Vedo semplicemente una scemenza politica».


Dagospia.com 3 Settembre 2003