TATO' STA PER DIMETTERSI DALL'ENEL
SI RITIRA IN PUGLIA IN ATTESA DELLA CHIAMATA DEL CAVALIERE
SI RITIRA IN PUGLIA IN ATTESA DELLA CHIAMATA DEL CAVALIERE
La notizia la pubblica "Il Mattino" venerdì 9 marzo, il quotidiano napoletano diretto da Paolo Gambescia la conferma il giorno dopo, ma nessun organo di stampa riprende lo scoop. Peccato: perché le dimissioni di Franco Tatò, amministratore delegato dell'Enel, stanno per arrivare.
Al pari di Chicco Testa - che non si ricandidò alle politiche per andare ad occupare poi la poltrona dell'Acea -; anche il Kaiser Franz deve "sganciarsi" in tempo dall'Enel per andare ad occupare - questi sono i rumors - la poltrona di ministro delle Infrastrutture nell'eventuale secondo governo del Cavaliere.
La discesa di Tatò nel campo del Polo ha ricevuto nelle ultime ore una brusca spinta dal no dell'Antitrust in merito all'operazione Enel-Infostrada, condizionandola alla cessione di almeno 5.500 megawatt della capacità di generazione della spa elettrica. L'Antitrust ritiene che l'Enel abbia ancora una posizione dominante sul mercato.
La delusione inferta dal centro-sinistra di Giuliano Amato ai progetti di Tatò ha incuriosito, ad esempio, il giornalista economico Paolo Madron, che sul quotidiano on line Il Nuovo.it ha osservato in data 1 marzo: "Dopo la sconcertante esibizione a fianco di Silvio Berlusconi nel salottino televisivo di Telecamere, il campione dei manager pubblici non ha più aperto bocca. Si è trincerato dietro un silenzio che, visto il suo carattere impulsivo (e anche la sua capacità di interpretare scenari e cambiamenti), deve costargli non poco".
"L'ultima esternazione risale all'inverno scorso, quando durante un'audizione parlamentare dichiarò che con l'attuale opposizione nella gestione dell'Enel avrebbe avuto meno fastidi di quelli patiti con la maggioranza di governo. Parole pesanti, che ingenerarono subito un sospetto: vuoi vedere che, alla stregua di tanti boiardi, anche l'amministratore delegato del colosso elettrico si sta adeguando al mutar di vento della politica?".
Continua Madron: "In questi mesi Tatò, oltre che con il leader del Polo, ha incontrato più volte Fedele Confalonieri e soprattutto Gianni Letta, il plenipotenziario del Cavaliere. Per contro non ha mancato qualsivoglia occasione per prendere le distanze dal sua attuale azionista, nella figura di due ministri di prima fila come Vincenzo Visco e Enrico Letta colpevoli, in nome di una finta liberalizzazione, di voler punire i suoi ambiziosi disegni di diversificazione dall'elettrictà alla multiutility.
"In alcuni casi, come nella tribolata vicenda dell'Acquedotto Pugliese, ha pure trovato sintonia di intenti con Raffaele Fitto, il presidente della Regione fino a ieri additato dal manager (nei suoi discorsi e nei libri) a pubblico disprezzo per voler interferire in una faccenda che in fondo riguarda il territorio di sua competenza. In altri, si è lanciato in eclatanti progetti come quello per ora nel cassetto, che contempla la possibilità che l'Enel possa stipulare una grande alleanza con Mediaset sul digitale terrestre entrando in un'apposita società nata dallo spin-off degli impianati di trasmissione".
Dopodiché arriva lo scoop del "Mattino": "Franco Tatò, potrebbe andar via, sostituito da Giuseppe Morchio, che era stato coptato nel Cda dell'azienda elettrica lo scorso 14 febbraio, chiamato a sostituire il consigliere di amministrazione Claudio Poggi, scomparso recentemente. Un ingresso, quello di Morchio, avvenuto in sordina, forse per volontà della stessa Enel, nell'intento di non destare troppe attenzioni attorno al nome di Morchio, in vista delle sua scalata alla poltrona più alta della società elettrica", scrive il giornalista Angelo Iaccarino.
Intercettato da Marco Esposito, capo della sezione economia del "Mattino", Giuseppe Morchio non smentisce. Stesso silenzio da parte dell'ufficio stampa dell'Enel e soprattutto nessuna reazione da parte di Franco Tatò. Strano: perché colle smentite il compagno di Sonia Raule ci va a nozze.
Il 53enne Morchio non è solo il fortunato manager della Pirelli che intascò i 250 miliardi di stock-option per l'affare Corning (Marco Tronchetti Provera ne incassò 500); è soprattutto un manager vicino al potentissimo direttore generale del Tesoro, Mario Draghi.
E così forse domani capiremo dove potrebbero finire le ingenti liquidità di Marco Tronchetti Provera e della Pirelli...
(Copyright Dagospia.com 14-03-2001)
Al pari di Chicco Testa - che non si ricandidò alle politiche per andare ad occupare poi la poltrona dell'Acea -; anche il Kaiser Franz deve "sganciarsi" in tempo dall'Enel per andare ad occupare - questi sono i rumors - la poltrona di ministro delle Infrastrutture nell'eventuale secondo governo del Cavaliere.
La discesa di Tatò nel campo del Polo ha ricevuto nelle ultime ore una brusca spinta dal no dell'Antitrust in merito all'operazione Enel-Infostrada, condizionandola alla cessione di almeno 5.500 megawatt della capacità di generazione della spa elettrica. L'Antitrust ritiene che l'Enel abbia ancora una posizione dominante sul mercato.
La delusione inferta dal centro-sinistra di Giuliano Amato ai progetti di Tatò ha incuriosito, ad esempio, il giornalista economico Paolo Madron, che sul quotidiano on line Il Nuovo.it ha osservato in data 1 marzo: "Dopo la sconcertante esibizione a fianco di Silvio Berlusconi nel salottino televisivo di Telecamere, il campione dei manager pubblici non ha più aperto bocca. Si è trincerato dietro un silenzio che, visto il suo carattere impulsivo (e anche la sua capacità di interpretare scenari e cambiamenti), deve costargli non poco".
"L'ultima esternazione risale all'inverno scorso, quando durante un'audizione parlamentare dichiarò che con l'attuale opposizione nella gestione dell'Enel avrebbe avuto meno fastidi di quelli patiti con la maggioranza di governo. Parole pesanti, che ingenerarono subito un sospetto: vuoi vedere che, alla stregua di tanti boiardi, anche l'amministratore delegato del colosso elettrico si sta adeguando al mutar di vento della politica?".
Continua Madron: "In questi mesi Tatò, oltre che con il leader del Polo, ha incontrato più volte Fedele Confalonieri e soprattutto Gianni Letta, il plenipotenziario del Cavaliere. Per contro non ha mancato qualsivoglia occasione per prendere le distanze dal sua attuale azionista, nella figura di due ministri di prima fila come Vincenzo Visco e Enrico Letta colpevoli, in nome di una finta liberalizzazione, di voler punire i suoi ambiziosi disegni di diversificazione dall'elettrictà alla multiutility.
"In alcuni casi, come nella tribolata vicenda dell'Acquedotto Pugliese, ha pure trovato sintonia di intenti con Raffaele Fitto, il presidente della Regione fino a ieri additato dal manager (nei suoi discorsi e nei libri) a pubblico disprezzo per voler interferire in una faccenda che in fondo riguarda il territorio di sua competenza. In altri, si è lanciato in eclatanti progetti come quello per ora nel cassetto, che contempla la possibilità che l'Enel possa stipulare una grande alleanza con Mediaset sul digitale terrestre entrando in un'apposita società nata dallo spin-off degli impianati di trasmissione".
Dopodiché arriva lo scoop del "Mattino": "Franco Tatò, potrebbe andar via, sostituito da Giuseppe Morchio, che era stato coptato nel Cda dell'azienda elettrica lo scorso 14 febbraio, chiamato a sostituire il consigliere di amministrazione Claudio Poggi, scomparso recentemente. Un ingresso, quello di Morchio, avvenuto in sordina, forse per volontà della stessa Enel, nell'intento di non destare troppe attenzioni attorno al nome di Morchio, in vista delle sua scalata alla poltrona più alta della società elettrica", scrive il giornalista Angelo Iaccarino.
Intercettato da Marco Esposito, capo della sezione economia del "Mattino", Giuseppe Morchio non smentisce. Stesso silenzio da parte dell'ufficio stampa dell'Enel e soprattutto nessuna reazione da parte di Franco Tatò. Strano: perché colle smentite il compagno di Sonia Raule ci va a nozze.
Il 53enne Morchio non è solo il fortunato manager della Pirelli che intascò i 250 miliardi di stock-option per l'affare Corning (Marco Tronchetti Provera ne incassò 500); è soprattutto un manager vicino al potentissimo direttore generale del Tesoro, Mario Draghi.
E così forse domani capiremo dove potrebbero finire le ingenti liquidità di Marco Tronchetti Provera e della Pirelli...
(Copyright Dagospia.com 14-03-2001)