MORO PER SEMPRE/1 - LA FAMIGLIA VUOLE RIAPRIRE IL CASO MORO, UN LETTORE RIAPRE "OP" DI MINO PECORELLI (E QUELLO CHE SI LEGGE E' AGGHIACCIANTE.)
Riceviamo e pubblichiamo da un lettore che si firma Nembo Kid:
Il 16 gennaio 1979, 10 mesi dopo il rapimento Moro e poco piu' di due mesi prima di essere ucciso (ucciso pochi giorni dopo il primo anniversario del rapimento, un caso?), Pecorelli scriveva su "OP":
Tratto da I veleni di "OP" - Le "notizie riservate" di Mino Pecorelli, di Francesco Pecorelli e Roberto Sommella, Kaos Edizioni.
[...] Violenza politica che ha raggiunto il suo apice con l'uccisione di Aldo Moro. Aldo Moro che pensava di essere liberato dalle Brigate Rosse, e che temeva di rimanere ferito in un conflitto a fuoco tra i "carabinieri" e i suoi carcerieri, come ha pubblicato Panorama in un articolo non firmato, notizia che avrebbe attinto dai documenti sequestrati nel covo del brigatista (?) Alunni, notizia che viceversa nel memoriale diffuso dal Ministero degli Interni non risulta.
Ma torneremo a parlare di questo argomento, del furgone, dei piloti, del giovane dal giubbetto azzurro visto in via Fani, del rullino fotografico, del garage compiacente che ha ospitato le macchine servite all'operazione, del prete contattato dalle Brigate Rosse, della intempestiva lettera di Paolo, del passo carrabile al centro di Roma, delle trattative intercorse, degli sciacalli che hanno giocato al rialzo, dei partiti politici che si sono arrogati il diritto di parlare in nome del Parlamento, dei presunti memoriali, degli articoli redazionali, cervellotici, scritti in funzione del fatto che lo stesso Moro, che avrebbe intuito che i carabinieri potevano intervenire, aveva paura di restare ferito.
Parleremo di Steve R. Pieczenik, vice segretario di Stato al Governo Usa il quale, dopo aver partecipato per tre settimane alle riunioni di esperti al Viminale, ritornato in America prima che Moro venisse ucciso, ha riferito al Congresso che le disposizioni date da Cossiga in merito alla vicenda Moro erano quanto di meglio si potesse fare. Perché Cossiga era convinto, crediamo (?), che Moro sarebbe stato liberato, e forse la mattina che il presidente è stato ucciso era insieme ad altri notabili Dc a piazza del Gesù in attesa che arrivasse la comunicazione che Moro era libero. Moro invece è stato ucciso. In macchina.
A questo punto vogliamo fare anche noi un po' di fantapolitica. Le trattative con le Brigate Rosse ci sarebbero state. Come per i fedayn. Qualcuno però non ha mantenuto i patti. Moro, sempre secondo le trattative, doveva uscire vivo dal covo (al centro di Roma? Presso un comitato? Presso un santuario?), i "carabinieri" (?) avrebbero dovuto riscontrare che Moro era vivo e lasciar andare via la macchina rossa. Poi qualcuno avrebbe giocato al rialzo, una cifra inaccettabile perché si voleva comunque l'anticomunista Moro morto, e le Br avrebbero ucciso il Presidente della Democrazia Cristiana in macchina, al centro di Roma, con tutti i rischi che una simile operazione comporta. Ma di questo non parleremo, perché è una teoria cervellotica campata in aria. Non diremo che il legionario si chiama "De" e il macellaio Maurizio.
"Op", 16 gennaio 1979
Dagospia.com 13 Novembre 2003
Il 16 gennaio 1979, 10 mesi dopo il rapimento Moro e poco piu' di due mesi prima di essere ucciso (ucciso pochi giorni dopo il primo anniversario del rapimento, un caso?), Pecorelli scriveva su "OP":
Tratto da I veleni di "OP" - Le "notizie riservate" di Mino Pecorelli, di Francesco Pecorelli e Roberto Sommella, Kaos Edizioni.
[...] Violenza politica che ha raggiunto il suo apice con l'uccisione di Aldo Moro. Aldo Moro che pensava di essere liberato dalle Brigate Rosse, e che temeva di rimanere ferito in un conflitto a fuoco tra i "carabinieri" e i suoi carcerieri, come ha pubblicato Panorama in un articolo non firmato, notizia che avrebbe attinto dai documenti sequestrati nel covo del brigatista (?) Alunni, notizia che viceversa nel memoriale diffuso dal Ministero degli Interni non risulta.
Ma torneremo a parlare di questo argomento, del furgone, dei piloti, del giovane dal giubbetto azzurro visto in via Fani, del rullino fotografico, del garage compiacente che ha ospitato le macchine servite all'operazione, del prete contattato dalle Brigate Rosse, della intempestiva lettera di Paolo, del passo carrabile al centro di Roma, delle trattative intercorse, degli sciacalli che hanno giocato al rialzo, dei partiti politici che si sono arrogati il diritto di parlare in nome del Parlamento, dei presunti memoriali, degli articoli redazionali, cervellotici, scritti in funzione del fatto che lo stesso Moro, che avrebbe intuito che i carabinieri potevano intervenire, aveva paura di restare ferito.
Parleremo di Steve R. Pieczenik, vice segretario di Stato al Governo Usa il quale, dopo aver partecipato per tre settimane alle riunioni di esperti al Viminale, ritornato in America prima che Moro venisse ucciso, ha riferito al Congresso che le disposizioni date da Cossiga in merito alla vicenda Moro erano quanto di meglio si potesse fare. Perché Cossiga era convinto, crediamo (?), che Moro sarebbe stato liberato, e forse la mattina che il presidente è stato ucciso era insieme ad altri notabili Dc a piazza del Gesù in attesa che arrivasse la comunicazione che Moro era libero. Moro invece è stato ucciso. In macchina.
A questo punto vogliamo fare anche noi un po' di fantapolitica. Le trattative con le Brigate Rosse ci sarebbero state. Come per i fedayn. Qualcuno però non ha mantenuto i patti. Moro, sempre secondo le trattative, doveva uscire vivo dal covo (al centro di Roma? Presso un comitato? Presso un santuario?), i "carabinieri" (?) avrebbero dovuto riscontrare che Moro era vivo e lasciar andare via la macchina rossa. Poi qualcuno avrebbe giocato al rialzo, una cifra inaccettabile perché si voleva comunque l'anticomunista Moro morto, e le Br avrebbero ucciso il Presidente della Democrazia Cristiana in macchina, al centro di Roma, con tutti i rischi che una simile operazione comporta. Ma di questo non parleremo, perché è una teoria cervellotica campata in aria. Non diremo che il legionario si chiama "De" e il macellaio Maurizio.
"Op", 16 gennaio 1979
Dagospia.com 13 Novembre 2003