MISERIA & NOBILTA' - SE LA GRAN BRETAGNA HA LA SVENTURA DEL PRINCIPE CARLO DI WINDSOR, L'ITALIA HA LA FORTUNA DEL PRINCIPE CARLO GIOVANELLI: UNA LEGGENDA DELLA DEMOCRAZIA DEL FRIVOLO.
Luciano Regolo per Chi
Un energico della mondanità. capace di prendere fino a due, tre aerei al giorno pur di non mancare a nessun evento che meriti, in barba alle distanze geografiche. Ma anche un conversatore colto, brillante, pieno di senso dell'umorismo e senza pregiudizi, tanto da mietere inviti da tutti i salotti più esclusivi. II principe Carlo Giovanelli è una sorta di archivio vivente del jet-set nell'ultimo mezzo secolo: i suoi primi incontri col gotha risalgono a quand'era bambino. Teste coronate. divi e dive hollywoodiani, gran nababbi: non ce n'è uno tra quelli entrati nella memoria collettiva che lui non abbia conosciuto.
E non è un caso se da mesi Carlo è corteggiato da una rete televisiva che vorrebbe affidargli un talk-show sul mondo delle celebrità. Mentre più d'una casa editrice lo ha sollecitato a scrivere le sue memorie. Lo raggiungiamo nella sua casa al "Canal Fogaccia", splendida villa romana, circondata da un romantico parco con tanto di laghetto e capanni, ereditata dalla famiglia materna, ambita sede di ricevimenti nuziali e meeting d'alto profilo. Ne sono proprietari lui e il fratello maggiore, Alberto.
Carlo è stato insignito da Vittorio Emanuele di Savoia cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di San Maurizio e Lazzaro e ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Lonigo, centro nella provincia vicentina di cui suo nonno Alberto fu deputato e dove lui ha creato una fondazione a nome dei suoi genitori, Giuseppe e Giulia Giovanelli, in favore dei bisognosi del luogo, per perpetuarne l'instancabile impegno benefico.
Dalla famiglia, Carlo ha avuto un'amarezza recentissima di cui parla per la prima volta: lo scorso luglio, il suo unico figlio, Guglielmo Giuseppe, nato dalle nozze con Elettra Marconi, ha ottenuto di poter affiancare al proprio cognome quello del nonno materno, il grande scienziato che inventò il telegrafo.
«É una decisione presa contro di me e mi ferisce», dice il principe Giovanelli. «Di Guglielmo Marconi esistono altri nipoti, mentre mio figlio sarà il solo continuatore della mia famiglia: mio fratello ha avuto cinque figlie femmine». E proprio dalla quasi millenaria storia dei Giovanelli che Carlo conosce a menadito e racconta in modo accattivante, come fosse un romanzo, cominciamo questa intervista-memoriale, la prima di una serie dedicata da "Chi" ad alcuni protagonisti dell'alta società di cui sveliamo il volto più inedito.
1 - EROI, PAPI E STATISTI
«Il mio primo avo di cui si ha notizia, tra realtà e leggenda, visse in un'epoca compresa tra il 1100 e il 1200, combatté al servizio di Guglielmo II detto "il Rosso" e, risiedendo in Inghilterra, si diede alla diplomazia e fu ambasciatore in Oriente. Successivamente la famiglia si spostò a Cipro e, di li, a Bergamo, dove "Bello e Bono", nome tradizionale del capofamiglia, sempre condottiero di eserciti, per primo nel 1280 si fece chiamare Giovanelli. Dal Bergamasco i suoi discendenti, che godevano già del titolo di conti, poi di magnati del Sacro Romano Impero, si spostarono in Veneto intorno al 1500 con Carlo Vincenzo.
Tra i miei antenati più importanti ci fu Gualtiero Giovanelli, che nel 1532 combatté per l'imperatore Carlo V nella battaglia di Metz e riuscì a catturarne il più irriducibile nemico, il duca di Sassonia. Poi, ricordo il cardinale Federico Maria Giovanelli, patriarca di Venezia quando la invase Napoleone: fu lui a salvare la città dal saccheggio e dalla rovina. blandendo Bonaparte con la celebrazione di un Te Deum in suo onore. Ben due papi. Innocenzo XI e Clemente XI. saliti al soglio pontificio. rispettivamente nel 1676 e nel 1700, avevano sangue Giovanelli nelle vene.
La nonna materna del primo, Benedetto Odescalchi, era Giulia Giovanelli e la bisnonna di Francesco Albani, ossia Papa Clemente XI, era Margherita Giovanelli. Il titolo di principe fu concesso dall'imperatore austriaco Francesco Giuseppe al mio trisavolo, Andrea, che presiedette nel 1847 il IX congresso degli scienziati a Venezia. Mio nonno Alberto Giovanelli, sempre nella città lagunare. fondò la Galleria nazionale d'arte moderna».
2 - L'IMPATTO CON IL GOTHA
La prima regina che ho conosciuto è stata Elena di Savoia a Montpellier nel 1951. Avevo nove anni. Bussò lei alla nostra stanza all'Hotel Metropole per venire a salutare la mamma che non stava molto bene. Era prestissimo, papà si stava ancora facendo la barba e le aprì col volto tutto insaponato. Ricordo la generosità e la semplicità della regina, che mi regalò dei dolci. La nonna Marianna Giovanelli era stata sua dama di corte, mentre mio padre Giuseppe, senatore del regno, fu suo gentiluomo di palazzo e quindi, quando morì, fu tra i pochi ammessi a vegliare la sua salma per precise disposizioni lasciate scritte dalla sovrana. Tutta la mia gioventù. per questo rapporto che legava la mia famiglia ai Savoia. è stata scandita da incontri con i duchi di Genova, Ancona e Bergamo ai quali fu concesso di restare in Italia dopo la caduta della monarchia. Re Umberto II lo vidi a Cascais, la prima volta nel 1958. Andavamo con lui a vedere la corrida o a pranzo nei ristoranti portoghesi in riva al mare. Lui era appassionato di fado e, oltre ad Amalia Rodrigues, gli piaceva il repertorio di una cantante di nome Lola».
3 - IO ED ELISABETTA II
Un flash-back che è rimasto sempre vivo nella mia memoria è la prima visita ufficiale di Elisabetta II, ancora giovanissima, a Roma. Rivedo il grande ricevimento in suo onore all'ambasciata britannica, poi il concorso ippico in piazza di Siena. Rimasi impressionato dal suo pallore. aveva una pelle bianchissima. sembrava quasi di cera. Ma gli occhi erano acuti, vivaci scrutavano sempre. Poi aveva un incredibile debole per i cappellini, in quei giorni ne sfoggiò tanti».
4 - LA MIA DOLCE VITA
Sempre a Roma, negli anni della "Dolce vita", ho fatto altri indimenticabili incontri. Al principio degli Anni Sessanta, per esempio, conobbi Soraya, consorte ripudiata dello Scià di Persia. che venne a vivere nella capitale. All'inizio fece una vita molto mondana, si organizzarono una serie di mitici ricevimenti in suo onore. Faraonico fu quello offerto per lei dalla principessa Orsini. All'epoca circolava nei salotti il pettegolezzo di un flirt tra Soraya e il principe Raimondo Orsini, fascinoso consorte dell'ospite. L'ex imperatrice era una donna piena di charme e con un forte senso dell'umorismo. anche se, negli ultimi anni, si era molto lasciata andare al peso dei rimpianti e della tristezza.
Un altro quadretto per me tipico della "dolce vita" è associato a Liza Minnelli. Ogni volta che veniva a Roma si andava al Life, un piccolo locale ai Parioli per poche persone. Nella nostra comitiva molto allegra e divertente c'era sempre anche Fabio Testi, ma Liza era la più trascinante di noi: ogni volta si metteva a cantare nel locale. II vero e proprio affresco di quei tempi, però. resta l'arrivo di Richard Burton e Liz Taylor: furono letteralmente presi d'assalto da un esercito di paparazzi e dovunque si muovessero erano seguiti da una folla immensa di fan e curiosi».
5 - LO STILE DELLA HEPBURN
«Ho visto nascere sotto i miei occhi diverse nuove mode. Quello che più fece scalpore fu il look di Audrey Hepburn ai tempi del suo matrimonio con Andrea Dotti. Non era più giovanissima, aveva sui 35 anni, eppure vestiva in un modo sbarazzino, da ragazza: il taglio corto, pantaloni, bolerini e minigonne che ne mettevano in risalto la linea asciutta. Questa tendenza da eterna "enfant" dilagò velocemente in tutta l'alta società romana».
6 - VACANZE COI NABABBI
«Del periodo Anni 70-80 ricordo con nostalgia certe crociere, specialmente quelle con Niarchos a bordo dell'Atlantique, la sua lussuosa barca, o i party a Marbella, a Gstaad e a Sankt Moritz, mete dei personaggi più ricchi e potenti del mondo. Conobbi anche Jacqueline Kennedy Onassis che era molto amica di Mario d'Urso e veniva spesso a Roma; lei riuscì a incarnare l'idea di raffinatezza».
7 - UNO SCANDALO MITICO
«Uno scandalo indimenticabile, entrato nella storia del costume, fu, tra il 1955 e il 1956, la notte in cui la cantante Nanà si spogliò in pubblico al Rugantíno di Trastevere. La cantante si denudò, pezzo dopo pezzo, circondata da esponenti dell'alta società che buttavano a terra le loro giacche perché lei potesse danzarvi sopra. Ci fu addirittura un'interrogazione parlamentare su questa vicenda, di cui si parlò per mesi. Per molti quella notte è la vera data di inizio della dolce vita».
8 - UN DELITTO NEL JET-SET
«Un delitto, a Roma, nella torrida estate del 1970, agghiacciò l'high society capitolina, ma allo stesso tempo ne attirò l'attenzione morbosa. Il marchese Camillo Casati Stampa di Soncino con un fucile da caccia uccise la bellissima moglie Anna Fallarino, il giovane amante di lei, Massimo Minorenti, e poi si sparò in pieno viso. Tutti noi restammo sconvolti: i Casati erano apparentemente una coppia irreprensibile, organizzavano cene, party e cacce frequentate da tutto il jet-set. Invece dai diari dei due coniugi e dalle loro foto private venne fuori una vita segreta con abitudini impensabili, border-line. Chi se lo sarebbe mai immaginato? Certo, Anna indossava abiti molto scollati e poi col marito era stata tra i primi a darsi al nudismo sull'Isola di Zenone, ma parevano semplici sfide al moralismo del tempo».
9 - CAPODANNO DAI MARCOS
«Tra i viaggi più straordinari ricordo il Capodanno 1975, trascorso nelle Filippine, a Manila, ospite del presidente Marcos e di sua moglie Imelda, insieme con un gruppo ristretto in cui c'erano Maria Gabriella di Savoia e suo marito Robert de Balkany, i giovani Agnelli, Gina Lollobrigida. Ci spostavamo per il Paese con gli aerei privati. L'affascinante first lady, piena di charme e sempre con vistosi gioielli, fu gentilissima. Amava cantare, lo fece anche la notte di San Silvestro, al grande pranzo a Palazzo Malacagnà, interpretando brani popolari filippini.
Mi è rimasta impressa la voce dello speaker che, a un certo punto, appena finiti i brindisi, annunciava che il presidente e sua moglie aspettavano tutti gli invitati alla messa, al piano di sotto. Loro due si erano già cambiati. Un addetto al cerimoniale ci avvertì: bisognava andare, altrimenti donna Imelda si sarebbe "stranita". E la confessione?, ci domandammo in molti. Ma di lì a poco arrivò il vescovo di Manila e impartì una benedizione collettiva, in un baleno. Ci disse che era un privilegio di cui godevano i capi di Stato.
Dopo la messa andammo in lancia lungo le coste, fra canti e musiche fino al mattino, andammo anche nella loro isola privata. Finita la festa, Imelda non andava a dormire. Restai a spiarla dal balcone: quando tutti erano andati via, le porte del palazzo si aprirono ed entrò la folla. Tutti ricevettero dalle mani della first lady soldi o dolci, erano le quattro del mattino passate. Il piglio energico e quasi mistico di Imelda nella beneficenza mi richiamò alla memoria Evita Perón».
10 - BERGER IL RIBELLE
«Il personaggio più trasgressivo che abbia mai incontrato è di certo Helmut Berger. Bello, affascinante, intelligente, simpaticissimo ma con la voglia matta di andare sempre contro le regole. E adorava sedurre, uomini e donne, indifferentemente. Fin quando c'è stato Luchino Visconti, il suo compagno, in fondo è stato protetto, dopo per lui sono arrivati tempi difficili. La celebrità più timida in cui mi sono imbattuto fu invece Andy Warhol: terrorizzato da ogni nuovo interlocutore».
Dagospia.com 13 Novembre 2003
Un energico della mondanità. capace di prendere fino a due, tre aerei al giorno pur di non mancare a nessun evento che meriti, in barba alle distanze geografiche. Ma anche un conversatore colto, brillante, pieno di senso dell'umorismo e senza pregiudizi, tanto da mietere inviti da tutti i salotti più esclusivi. II principe Carlo Giovanelli è una sorta di archivio vivente del jet-set nell'ultimo mezzo secolo: i suoi primi incontri col gotha risalgono a quand'era bambino. Teste coronate. divi e dive hollywoodiani, gran nababbi: non ce n'è uno tra quelli entrati nella memoria collettiva che lui non abbia conosciuto.
E non è un caso se da mesi Carlo è corteggiato da una rete televisiva che vorrebbe affidargli un talk-show sul mondo delle celebrità. Mentre più d'una casa editrice lo ha sollecitato a scrivere le sue memorie. Lo raggiungiamo nella sua casa al "Canal Fogaccia", splendida villa romana, circondata da un romantico parco con tanto di laghetto e capanni, ereditata dalla famiglia materna, ambita sede di ricevimenti nuziali e meeting d'alto profilo. Ne sono proprietari lui e il fratello maggiore, Alberto.
Carlo è stato insignito da Vittorio Emanuele di Savoia cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di San Maurizio e Lazzaro e ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Lonigo, centro nella provincia vicentina di cui suo nonno Alberto fu deputato e dove lui ha creato una fondazione a nome dei suoi genitori, Giuseppe e Giulia Giovanelli, in favore dei bisognosi del luogo, per perpetuarne l'instancabile impegno benefico.
Dalla famiglia, Carlo ha avuto un'amarezza recentissima di cui parla per la prima volta: lo scorso luglio, il suo unico figlio, Guglielmo Giuseppe, nato dalle nozze con Elettra Marconi, ha ottenuto di poter affiancare al proprio cognome quello del nonno materno, il grande scienziato che inventò il telegrafo.
«É una decisione presa contro di me e mi ferisce», dice il principe Giovanelli. «Di Guglielmo Marconi esistono altri nipoti, mentre mio figlio sarà il solo continuatore della mia famiglia: mio fratello ha avuto cinque figlie femmine». E proprio dalla quasi millenaria storia dei Giovanelli che Carlo conosce a menadito e racconta in modo accattivante, come fosse un romanzo, cominciamo questa intervista-memoriale, la prima di una serie dedicata da "Chi" ad alcuni protagonisti dell'alta società di cui sveliamo il volto più inedito.
1 - EROI, PAPI E STATISTI
«Il mio primo avo di cui si ha notizia, tra realtà e leggenda, visse in un'epoca compresa tra il 1100 e il 1200, combatté al servizio di Guglielmo II detto "il Rosso" e, risiedendo in Inghilterra, si diede alla diplomazia e fu ambasciatore in Oriente. Successivamente la famiglia si spostò a Cipro e, di li, a Bergamo, dove "Bello e Bono", nome tradizionale del capofamiglia, sempre condottiero di eserciti, per primo nel 1280 si fece chiamare Giovanelli. Dal Bergamasco i suoi discendenti, che godevano già del titolo di conti, poi di magnati del Sacro Romano Impero, si spostarono in Veneto intorno al 1500 con Carlo Vincenzo.
Tra i miei antenati più importanti ci fu Gualtiero Giovanelli, che nel 1532 combatté per l'imperatore Carlo V nella battaglia di Metz e riuscì a catturarne il più irriducibile nemico, il duca di Sassonia. Poi, ricordo il cardinale Federico Maria Giovanelli, patriarca di Venezia quando la invase Napoleone: fu lui a salvare la città dal saccheggio e dalla rovina. blandendo Bonaparte con la celebrazione di un Te Deum in suo onore. Ben due papi. Innocenzo XI e Clemente XI. saliti al soglio pontificio. rispettivamente nel 1676 e nel 1700, avevano sangue Giovanelli nelle vene.
La nonna materna del primo, Benedetto Odescalchi, era Giulia Giovanelli e la bisnonna di Francesco Albani, ossia Papa Clemente XI, era Margherita Giovanelli. Il titolo di principe fu concesso dall'imperatore austriaco Francesco Giuseppe al mio trisavolo, Andrea, che presiedette nel 1847 il IX congresso degli scienziati a Venezia. Mio nonno Alberto Giovanelli, sempre nella città lagunare. fondò la Galleria nazionale d'arte moderna».
2 - L'IMPATTO CON IL GOTHA
La prima regina che ho conosciuto è stata Elena di Savoia a Montpellier nel 1951. Avevo nove anni. Bussò lei alla nostra stanza all'Hotel Metropole per venire a salutare la mamma che non stava molto bene. Era prestissimo, papà si stava ancora facendo la barba e le aprì col volto tutto insaponato. Ricordo la generosità e la semplicità della regina, che mi regalò dei dolci. La nonna Marianna Giovanelli era stata sua dama di corte, mentre mio padre Giuseppe, senatore del regno, fu suo gentiluomo di palazzo e quindi, quando morì, fu tra i pochi ammessi a vegliare la sua salma per precise disposizioni lasciate scritte dalla sovrana. Tutta la mia gioventù. per questo rapporto che legava la mia famiglia ai Savoia. è stata scandita da incontri con i duchi di Genova, Ancona e Bergamo ai quali fu concesso di restare in Italia dopo la caduta della monarchia. Re Umberto II lo vidi a Cascais, la prima volta nel 1958. Andavamo con lui a vedere la corrida o a pranzo nei ristoranti portoghesi in riva al mare. Lui era appassionato di fado e, oltre ad Amalia Rodrigues, gli piaceva il repertorio di una cantante di nome Lola».
3 - IO ED ELISABETTA II
Un flash-back che è rimasto sempre vivo nella mia memoria è la prima visita ufficiale di Elisabetta II, ancora giovanissima, a Roma. Rivedo il grande ricevimento in suo onore all'ambasciata britannica, poi il concorso ippico in piazza di Siena. Rimasi impressionato dal suo pallore. aveva una pelle bianchissima. sembrava quasi di cera. Ma gli occhi erano acuti, vivaci scrutavano sempre. Poi aveva un incredibile debole per i cappellini, in quei giorni ne sfoggiò tanti».
4 - LA MIA DOLCE VITA
Sempre a Roma, negli anni della "Dolce vita", ho fatto altri indimenticabili incontri. Al principio degli Anni Sessanta, per esempio, conobbi Soraya, consorte ripudiata dello Scià di Persia. che venne a vivere nella capitale. All'inizio fece una vita molto mondana, si organizzarono una serie di mitici ricevimenti in suo onore. Faraonico fu quello offerto per lei dalla principessa Orsini. All'epoca circolava nei salotti il pettegolezzo di un flirt tra Soraya e il principe Raimondo Orsini, fascinoso consorte dell'ospite. L'ex imperatrice era una donna piena di charme e con un forte senso dell'umorismo. anche se, negli ultimi anni, si era molto lasciata andare al peso dei rimpianti e della tristezza.
Un altro quadretto per me tipico della "dolce vita" è associato a Liza Minnelli. Ogni volta che veniva a Roma si andava al Life, un piccolo locale ai Parioli per poche persone. Nella nostra comitiva molto allegra e divertente c'era sempre anche Fabio Testi, ma Liza era la più trascinante di noi: ogni volta si metteva a cantare nel locale. II vero e proprio affresco di quei tempi, però. resta l'arrivo di Richard Burton e Liz Taylor: furono letteralmente presi d'assalto da un esercito di paparazzi e dovunque si muovessero erano seguiti da una folla immensa di fan e curiosi».
5 - LO STILE DELLA HEPBURN
«Ho visto nascere sotto i miei occhi diverse nuove mode. Quello che più fece scalpore fu il look di Audrey Hepburn ai tempi del suo matrimonio con Andrea Dotti. Non era più giovanissima, aveva sui 35 anni, eppure vestiva in un modo sbarazzino, da ragazza: il taglio corto, pantaloni, bolerini e minigonne che ne mettevano in risalto la linea asciutta. Questa tendenza da eterna "enfant" dilagò velocemente in tutta l'alta società romana».
6 - VACANZE COI NABABBI
«Del periodo Anni 70-80 ricordo con nostalgia certe crociere, specialmente quelle con Niarchos a bordo dell'Atlantique, la sua lussuosa barca, o i party a Marbella, a Gstaad e a Sankt Moritz, mete dei personaggi più ricchi e potenti del mondo. Conobbi anche Jacqueline Kennedy Onassis che era molto amica di Mario d'Urso e veniva spesso a Roma; lei riuscì a incarnare l'idea di raffinatezza».
7 - UNO SCANDALO MITICO
«Uno scandalo indimenticabile, entrato nella storia del costume, fu, tra il 1955 e il 1956, la notte in cui la cantante Nanà si spogliò in pubblico al Rugantíno di Trastevere. La cantante si denudò, pezzo dopo pezzo, circondata da esponenti dell'alta società che buttavano a terra le loro giacche perché lei potesse danzarvi sopra. Ci fu addirittura un'interrogazione parlamentare su questa vicenda, di cui si parlò per mesi. Per molti quella notte è la vera data di inizio della dolce vita».
8 - UN DELITTO NEL JET-SET
«Un delitto, a Roma, nella torrida estate del 1970, agghiacciò l'high society capitolina, ma allo stesso tempo ne attirò l'attenzione morbosa. Il marchese Camillo Casati Stampa di Soncino con un fucile da caccia uccise la bellissima moglie Anna Fallarino, il giovane amante di lei, Massimo Minorenti, e poi si sparò in pieno viso. Tutti noi restammo sconvolti: i Casati erano apparentemente una coppia irreprensibile, organizzavano cene, party e cacce frequentate da tutto il jet-set. Invece dai diari dei due coniugi e dalle loro foto private venne fuori una vita segreta con abitudini impensabili, border-line. Chi se lo sarebbe mai immaginato? Certo, Anna indossava abiti molto scollati e poi col marito era stata tra i primi a darsi al nudismo sull'Isola di Zenone, ma parevano semplici sfide al moralismo del tempo».
9 - CAPODANNO DAI MARCOS
«Tra i viaggi più straordinari ricordo il Capodanno 1975, trascorso nelle Filippine, a Manila, ospite del presidente Marcos e di sua moglie Imelda, insieme con un gruppo ristretto in cui c'erano Maria Gabriella di Savoia e suo marito Robert de Balkany, i giovani Agnelli, Gina Lollobrigida. Ci spostavamo per il Paese con gli aerei privati. L'affascinante first lady, piena di charme e sempre con vistosi gioielli, fu gentilissima. Amava cantare, lo fece anche la notte di San Silvestro, al grande pranzo a Palazzo Malacagnà, interpretando brani popolari filippini.
Mi è rimasta impressa la voce dello speaker che, a un certo punto, appena finiti i brindisi, annunciava che il presidente e sua moglie aspettavano tutti gli invitati alla messa, al piano di sotto. Loro due si erano già cambiati. Un addetto al cerimoniale ci avvertì: bisognava andare, altrimenti donna Imelda si sarebbe "stranita". E la confessione?, ci domandammo in molti. Ma di lì a poco arrivò il vescovo di Manila e impartì una benedizione collettiva, in un baleno. Ci disse che era un privilegio di cui godevano i capi di Stato.
Dopo la messa andammo in lancia lungo le coste, fra canti e musiche fino al mattino, andammo anche nella loro isola privata. Finita la festa, Imelda non andava a dormire. Restai a spiarla dal balcone: quando tutti erano andati via, le porte del palazzo si aprirono ed entrò la folla. Tutti ricevettero dalle mani della first lady soldi o dolci, erano le quattro del mattino passate. Il piglio energico e quasi mistico di Imelda nella beneficenza mi richiamò alla memoria Evita Perón».
10 - BERGER IL RIBELLE
«Il personaggio più trasgressivo che abbia mai incontrato è di certo Helmut Berger. Bello, affascinante, intelligente, simpaticissimo ma con la voglia matta di andare sempre contro le regole. E adorava sedurre, uomini e donne, indifferentemente. Fin quando c'è stato Luchino Visconti, il suo compagno, in fondo è stato protetto, dopo per lui sono arrivati tempi difficili. La celebrità più timida in cui mi sono imbattuto fu invece Andy Warhol: terrorizzato da ogni nuovo interlocutore».
Dagospia.com 13 Novembre 2003