L'AMERICA ACCETTA IL COMANDO NATO SULL'IRAQ (SECONDO JAVIER SOLANA) - FUGA DI CERVELLI IRACHENI PER SIRIA E IRAN - IL TEMPO PASSA MA C'È ANCORA CHI SPERA IN HILLARY.
1 - SOLANA A THE INDEPENDENT: BUSH ACCETTA CHE GLI USA RINUNCINO AL COMANDO DELLE OPERAZIONI IN IRAQ. IN STILE KOSOVO POTREBBE ARRIVARE LA NATO.
Il quotidiano britannico Independent, pubblica oggi un'intervista con l'Alto Rappresentante della Politica estera e di sicurezza comune dell'Unione Europea, Javier Solana, che anticipa una decisione del governo degli Stati Uniti che, se confermata, cambierebbe ancora di più la strategia USA in Iraq; secondo Solana, Bush sarebbe pronto a cedere il comando delle operazioni ad una forza multinazionale, probabilmente la NATO.
Per Solana - che vedrà Colin Powell da stasera - una disposizione in tal senso verrà presa a breve scadenza.
Sarebbe un'ulteriore accelerazione rispetto alla decisione dell'amministrazione americana di lasciare il governo agli iracheni entro la prima metà del 2004, e una concessione che rimetterebbe in gioco l'intera comunità internazionale e anche i paesi (Francia e Germania su tutti) che si sono opposti con maggiore fermezza all'intervento. "Tutti si sono mossi rispetto alle precedenti posizioni" - afferma Solana con chiaro intento diplomatico - "compresi gli USA, perché hanno capito di avere un problema. E quando hai un problema ti serve aiuto.".
Solana parla di un non meglio precisato comando internazionale, ma a Washington vedrebbero con favore un impegno diretto della NATO, piuttosto che quello delle Nazioni Unite.
Ad ogni modo, se l'indiscrezione dell'Independent venisse confermata, sarebbe il primo segno che gli USA sono disposti a cedere il controllo delle operazioni militari in Iraq.
2 - FUGA DEI CERVELLI IRACHENI - I MIGLIORI SCIENZIATI MILITARI HANNO LASCIATO L'IRAQ PER SIRIA E IRAN, E NESSUNO HA PENSATO A FERMARLI.
La fuga dei cervelli. Ecco cosa accomuna oggi l'Italia all'Iraq del post Saddam Hussein. Secondo l'Associated Press, un numero non meglio precisato di scienziati iracheni, soprattutto nel settore militare, avrebbero lasciato il paese diretti verso Siria e Iran, dove il loro Know-How può essere preoccupantemente messo a frutto. Fra questi il più importante è il fedelissimo di Saddam, il dottor Modher Sadeq-Saba al-Tamimi, fuggito, si dice, dagli Ayatollah circa due mesi dopo la caduta di Saddam. Un ex ispettore dell'ONU, Jonathan Tucker, racconta: "Esistono almeno 200 scienziati iracheni di ottimo livello, particolarmente nel settore missilistico. Per quello che riguarda il settore chimico e biologico non sono eccezionali, ma la loro esperienza può risultare utile per altri paesi.
E così, mentre soltanto adesso il governo americano si preoccupa di trovare dei fondi che spingano questi scienziati a collaborare con la coalizione e a restare in Iraq, i migliori potrebbero già essere tutti finiti sul libro paga del cosiddetto "asse del male".
3 - C'È ANCORA CHI SPERA IN HILLARY PER SFIDARE BUSH. L'ULTIMA SPERANZA, DOPO LE PRIMARIE, AL CONGRESSO CHE NOMINERÀ LO SFIDANTE.
E tutte queste difficoltà, che costringono Bush sulla difensiva, continuano a fornire materiale per che immagina una sfida elettorale tra il presidente e Hillary Clinton. Come racconta Newsweek, è la stessa Hillary che con il suo presenzialismo e il suo impegno nella raccolta dei fondi da forza a queste voci.
Ma visto che sembra impossibile che possa entrare in gara prima dell'inizio delle primarie, tra poche settimane, l'ultima - fantasiosa - interpretazione è che possa venire in salvataggio di un partito così diviso da non essere in grado di scegliere unitariamente il proprio candidato.
Qualora nessuno tra i vari Dean, Kerry, Gephardt, Clark, ecc., riuscisse ad ottenere un consenso largo tra i delegati, Hillary potrebbe salire sul carrozzone come salvatrice della patria.
Non solo le regole lo consentono (i delegati sono obbligati a votare per il loro candidato solo in prima battuta, poi possono scegliere liberamente con chi schierarsi), ma i sondaggi la danno sempre molto più avanti di qualunque altro sfidante. E non è un caso che tra i democratici si noti come Hillary sia l'unica vera star, per cui i repubblicani "vogliono che vinca Dean, i democratici di Washington tifano per Gephardt o Kerry. Ma i media sperano e pregano che arrivi lei, Hillary. Perché fa notizia, e la farà sempre."
Dagospia 17 Novembre 2003
Il quotidiano britannico Independent, pubblica oggi un'intervista con l'Alto Rappresentante della Politica estera e di sicurezza comune dell'Unione Europea, Javier Solana, che anticipa una decisione del governo degli Stati Uniti che, se confermata, cambierebbe ancora di più la strategia USA in Iraq; secondo Solana, Bush sarebbe pronto a cedere il comando delle operazioni ad una forza multinazionale, probabilmente la NATO.
Per Solana - che vedrà Colin Powell da stasera - una disposizione in tal senso verrà presa a breve scadenza.
Sarebbe un'ulteriore accelerazione rispetto alla decisione dell'amministrazione americana di lasciare il governo agli iracheni entro la prima metà del 2004, e una concessione che rimetterebbe in gioco l'intera comunità internazionale e anche i paesi (Francia e Germania su tutti) che si sono opposti con maggiore fermezza all'intervento. "Tutti si sono mossi rispetto alle precedenti posizioni" - afferma Solana con chiaro intento diplomatico - "compresi gli USA, perché hanno capito di avere un problema. E quando hai un problema ti serve aiuto.".
Solana parla di un non meglio precisato comando internazionale, ma a Washington vedrebbero con favore un impegno diretto della NATO, piuttosto che quello delle Nazioni Unite.
Ad ogni modo, se l'indiscrezione dell'Independent venisse confermata, sarebbe il primo segno che gli USA sono disposti a cedere il controllo delle operazioni militari in Iraq.
2 - FUGA DEI CERVELLI IRACHENI - I MIGLIORI SCIENZIATI MILITARI HANNO LASCIATO L'IRAQ PER SIRIA E IRAN, E NESSUNO HA PENSATO A FERMARLI.
La fuga dei cervelli. Ecco cosa accomuna oggi l'Italia all'Iraq del post Saddam Hussein. Secondo l'Associated Press, un numero non meglio precisato di scienziati iracheni, soprattutto nel settore militare, avrebbero lasciato il paese diretti verso Siria e Iran, dove il loro Know-How può essere preoccupantemente messo a frutto. Fra questi il più importante è il fedelissimo di Saddam, il dottor Modher Sadeq-Saba al-Tamimi, fuggito, si dice, dagli Ayatollah circa due mesi dopo la caduta di Saddam. Un ex ispettore dell'ONU, Jonathan Tucker, racconta: "Esistono almeno 200 scienziati iracheni di ottimo livello, particolarmente nel settore missilistico. Per quello che riguarda il settore chimico e biologico non sono eccezionali, ma la loro esperienza può risultare utile per altri paesi.
E così, mentre soltanto adesso il governo americano si preoccupa di trovare dei fondi che spingano questi scienziati a collaborare con la coalizione e a restare in Iraq, i migliori potrebbero già essere tutti finiti sul libro paga del cosiddetto "asse del male".
3 - C'È ANCORA CHI SPERA IN HILLARY PER SFIDARE BUSH. L'ULTIMA SPERANZA, DOPO LE PRIMARIE, AL CONGRESSO CHE NOMINERÀ LO SFIDANTE.
E tutte queste difficoltà, che costringono Bush sulla difensiva, continuano a fornire materiale per che immagina una sfida elettorale tra il presidente e Hillary Clinton. Come racconta Newsweek, è la stessa Hillary che con il suo presenzialismo e il suo impegno nella raccolta dei fondi da forza a queste voci.
Ma visto che sembra impossibile che possa entrare in gara prima dell'inizio delle primarie, tra poche settimane, l'ultima - fantasiosa - interpretazione è che possa venire in salvataggio di un partito così diviso da non essere in grado di scegliere unitariamente il proprio candidato.
Qualora nessuno tra i vari Dean, Kerry, Gephardt, Clark, ecc., riuscisse ad ottenere un consenso largo tra i delegati, Hillary potrebbe salire sul carrozzone come salvatrice della patria.
Non solo le regole lo consentono (i delegati sono obbligati a votare per il loro candidato solo in prima battuta, poi possono scegliere liberamente con chi schierarsi), ma i sondaggi la danno sempre molto più avanti di qualunque altro sfidante. E non è un caso che tra i democratici si noti come Hillary sia l'unica vera star, per cui i repubblicani "vogliono che vinca Dean, i democratici di Washington tifano per Gephardt o Kerry. Ma i media sperano e pregano che arrivi lei, Hillary. Perché fa notizia, e la farà sempre."
Dagospia 17 Novembre 2003