1. NUOVO SCANDALO PER L’AMAZON DI JEFF BEZOS, IL GIGANTE DELL’E-COMMERCE E DI KINDLE 2. POCHE SETTIMANE FA, AMAZON È STATA AL CENTRO DI UN CASO CHE RIGUARDAVA IL SERVIZIO D’ORDINE PARA-NAZISTA UTILIZZATO IN UNO DEI SUOI STABILIMENTI IN GERMANIA 3. UN NUOVO, INQUIETANTE RETROSCENA ARRIVA DALL’INGHILTERRA, IL PAESE-QUARTIER GENERALE DELL’AZIENDA, UN MAGAZZINO GRANDE COME NOVE CAMPI DI CALCIO. DOVE LE CENTINAIA DI PERSONE IMPIEGATE DENUNCIANO DI ESSERE TRATTATI COME ROBOT, TUTTI I TEMPI SONO CRONOMETRATI, COSTRETTI A FARE SU E GIÙ PER INFINITI CORRIDOI E QUANDO ESCONO PER ANDARE ALLA MENSA O TORNARE A CASA DEVONO SOTTOPORSI A UNA SPECIE DI METAL DETECTOR CHE CONTROLLA CHE NON ABBIANO RUBATO NULLA. NON SOLO: POSSONO ESSERE LICENZIATI DA UNA SETTIMANA ALL’ALTRA

Andrea Andrei per Dagospia

Da "Daily Mail"
http://bit.ly/WvDVFI

Che Amazon sia una delle aziende di e-commerce di maggior successo al momento, è fuor di dubbio. Che debba questa sua fama all'impeccabile efficienza del servizio che offre, è altrettanto chiaro.

Ma ultimamente la compagnia guidata da Jeff Bezos è al centro di una serie di scandali che spingono i consumatori a interrogarsi su cosa ci sia effettivamente dietro questa immensa organizzazione. E quel che è venuto fuori non è confortante.

Poche settimane fa, Amazon è stata al centro di un caso che riguardava il servizio d'ordine utilizzato in uno dei suoi stabilimenti in Germania. Si parlava di guardie un po' troppo severe, soprattutto con i dipendenti stranieri impiegati nel magazzini. Addirittura sono uscite presunte connessioni fra il servizio di sicurezza assunto dall'azienda e dei movimenti neonazisti. La compagnia di e-commerce si è affrettata a indagare e a licenziare la suddetta security.

Un nuovo, inquietante retroscena del gigante dell'e-commerce arriva però dall'Inghilterra, il paese-quartier generale dell'azienda. Il "Daily Mail" racconta la storia di Rugeley, cittadina di 22 mila anime popolata soprattutto da bianchi appartenenti alla classe operaia. Qui Amazon ha aperto nel 2011 un magazzino grande come nove campi di calcio.

Le centinaia di persone impiegate nello stabilimento ogni giorno non fanno che spostare carrelli lungo immensi corridoi. Tutti i tempi sono cronometrati, e quando escono per andare alla mensa o tornare a casa devono sottoporsi a una specie di metal detector che controlla che non abbiano rubato nulla.

I lavoratori sono divisi in quattro gruppi: uno che riceve la merce, uno che la confeziona, un altro che la deposita nell'enorme magazzino, mettendola ovunque ci sia uno spazio libero (l'ordine è del tutto casuale, e solo il computer è in grado di ritrovare le varie merci) e infine un altro ancora che gira per gli scaffali e ritira i pacchi per poi inviarli ai clienti. Questo ultimo gruppo di dipendenti è dotato di un software satellitare che guida i magazzinieri attraverso il percorso più breve per raggiungere l'ubicazione del prodotto che deve essere prelevato. Ma la via più breve spesso e volentieri è comunque molto lunga. In pratica, i lavoratori vengono trattati né più né meno come robot. Uno di loro definisce questo metodo una sorta di "automazione umana".

In effetti Amazon ha pensato sul serio di avvalersi di veri e propri robot, ma l'azienda dice di preferire per ora gli esseri umani, che riescono a orientarsi meglio tra la vasta gamma di prodotti che Amazon deve catalogare. Grazie alle strategie messe a punto insieme a dei consulenti giapponesi, che fanno funzionare la catena di montaggio di Amazon sul modello degli stabilimenti Toyota, il sito di e-commerce riesce a gestire anche 35 ordini al secondo, facendo pervenire la merce a casa delle persone in pochissimo tempo.

Il tutto però, sembra che vada a discapito di chi lavora nei magazzini. Oltre allo stress fisico, i lavoratori hanno denunciato anche quello psicologico. Pare che ai loro dispositivi gps i dirigenti possano inviare loro dei messaggi, per spronarli. Non solo: questi diabolici apparecchi tengono pure il "ritmo" del lavoro, indicando continuamente quanto manca al prossimo ordine e quanto c'è ancora da lavorare prima di andare in pausa pranzo.

Ma la cosa in assoluto che più pesa sui lavoratori, sarebbero le politiche che l'azienda tiene nei loro confronti. All'interno dei magazzini esistono due tipi di dipendenti: quelli con il badge blu, assunti da Amazon, e quelli con il badge verde. Questi ultimi, intesi come lavoratori di serie B, vengono selezionati da un'agenzia esterna. Sono costantemente messi alla prova e sottoposti al ricatto di poter passare al livello più alto, e cioè all'assunzione da parte dell'azienda madre, solo con il duro lavoro. Guai a chi si lamenta o sciopera, quindi. I magazzinieri con il badge verdi possono essere licenziati da una settimana all'altra, senza preavviso.

E pensare che Amazon, quando era sbarcata in questa città dello Staffordshire, fu accolta con grande entusiasmo dalla popolazione locale. L'economia di Rugeley si basava su una miniera di carbone che però fu chiusa nel 1990, gettando gli abitanti della cittadina in una crisi nera. Addirittura il premier inglese Cameron aveva gioito alla notizia dell'apertura di tre nuovi stabilimenti Amazon, che a detta dell'azienda avrebbero creato 2 mila nuovi posti di lavoro. Adesso a Rugeley lo sconforto ha preso il sopravvento.

 

LO STABILIMENTO AMAZON DI RUGELEY LO STABILIMENTO AMAZON DI RUGELEY LO STABILIMENTO AMAZON DI RUGELEY LO STABILIMENTO AMAZON DI RUGELEY LO STABILIMENTO AMAZON DI RUGELEY LO STABILIMENTO AMAZON DI RUGELEY LO STABILIMENTO AMAZON DI RUGELEY

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