COTTARELLI A PUNTINO: UN COMMERCIALISTA! – SU ‘LURCH’ L’AFFONDO DI RENZI: ‘IL COMMISSARIO CI HA FATTO SOLO UN ELENCO, SUI TAGLI LE DECISIONI SPETTANO AL GOVERNO: ALTRIMENTI SAREBBE COME SE UNA FAMIGLIA AFFIDASSE LE SCELTE A UN COMMERCIALISTA’

Wanda Marra per il "Fatto quotidiano"

Il commissario ci ha fatto un elenco, decideremo noi dove tagliare", dice Matteo Renzi in mattinata alla Camera. E più tardi, in Senato: "L'analisi tecnica è comprensibile ma le scelte per quanto riguarda la revisione di spesa competono al governo e al Parlamento e sono una scelta politica, non si possono affrontare con le slide". Poi l'affondo: "Sarebbe come una famiglia che affida le scelte al commercialista".

Carlo Cottarelli è servito. Perché nel giorno in cui il presidente del Consiglio si presenta alle Camere per presentare i risultati del suo giro europeo e illustrare le prime misure economiche messe in programma dal governo, tutte le categorie interessate protestano: dalla polizia agli statali ai pensionati. E Palazzo Chigi si trova a gestire critiche e fibrillazioni che crescono in base ad anticipazioni tutte ancora da valutare. Con una certa irritazione di come è stata gestita la comunicazione da parte del commissario Cottarelli. La linea la dà il premier con la sbrigatività che gli è propria, ma arriva Graziano Del Rio a dargli dà man forte: "Come ha detto il presidente del Consiglio le bozze sono solo bozze".

Le bozze però a un certo punto devono diventare misure concrete. Su quelle, il governo ha appena iniziato a ragionare. Per ora dunque, solo indicazioni di massima. Fonti di Palazzo Chigi assicurano che di certo nel piano dei tagli non ci saranno le pensioni, che per gli statali si faranno il turn over e gli scivoli (oltre alla ristrutturazione delle funzioni della Pa). Di certo si risparmierà sugli acquisti di beni e servizi pubblici. In generale, spiegano, la linea non è quella di incidere sui più poveri, sugli invalidi e sugli storpi. Altrimenti, è evidente, gli 80 euro in meno al mese costerebbero veramente cari.

Per il resto, la giornata parlamentare di Renzi alla vigilia del Consiglio europeo di Bruxelles (dove sarà oggi e domani) scorre tranquilla. C'è pure Enrico Letta, che mancava dal giorno della fiducia: è stato prima a Londra, poi in Australia. Un ritorno a tutti gli effetti ? Insomma. Letta stringe la mano al premier, ascolta il suo discorso, poi se ne va, avvicinandosi ai banchi del governo per salutare solo Federica Guidi. Low profile. Dove e come sarà il suo futuro politico non l'ha ancora deciso.

Ancora all'ordine del giorno la possibilità di lasciare il Pd. Ulteriormente deluso dalla scelta di Renzi di lanciare D'Alema come Commissario Ue? Chi lo conosce bene dice di no: sarebbe stato troppo poco per un ex premier. A Montecitorio, davanti a un'Aula tiepidina, il presidente del Consiglio riassume la sua linea sull'Europa, che non deve essere espressione della burocrazia".

E poi, il 3 per cento che "non sforeremo" , ha ribadito, ma "è un parametro effettivamente anacronistico". Il lavoro? "Una riforma necessaria", non "un argomento a piacere". Per il taglio dell'Irpef "abbiamo un ampio margine di copertura". Cita gli operatori di Mare Nostrum che hanno portato in salvo i migranti giunti a Lampedusa e il bambino di 3 anni ucciso a Taranto dalla mafia.

Strappa la standing ovation con il riferimento a Don Peppe Diana, il sacerdote ucciso dalla camorra, "Per chi come noi lo ha conosciuto la lotta alla corruzione va al di là di un fatto economico". Ma anche se cita Alexander Langer (in un discorso di 19 anni fa: "Stiamo costruendo un'Europa dove si smistano persone e merci ma si svuotano di identità le città e le regioni") e Lula, in realtà la sua relazione alla Camera è piuttosto piana, istituzionale. Dibattito ordinario, senza grosse punte.

Prima che il leghista Bonanne possa fargli dono di un bottone, "visto che a Berlino ha dimostrato di non sapersi abbottonare per bene il cappotto", un Renzi evidentemente affaticato dalla giornata si alza, saluta con un bacio la deputata Sbrollini e se ne va senza aspettare il voto. Gli tocca il Senato. Il copione è lo stesso, con qualche coloritura qua e là. Per esempio: "L'Italia deve cambiare l'Europa e "questa non è una psicopatologia caratteriale del premier" ma una "necessità". E qui si trova i cartelli di protesta dei Cinque Stelle: "Climastaisereno", per non aver parlato delle energie rinnovabili.

 

 

COTTARELLI carlo cottarelliCARLO COTTARELLI MATTEO RENZI IN CONFERENZA STAMPA A PALAZZO CHIGI FOTO LAPRESSE MATTEO RENZI IN CONFERENZA STAMPA A PALAZZO CHIGI FOTO LAPRESSE

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