ALÌ-TALIA - DOMANI ATTERRA UN MARZIANO A ROMA: MISTER HOGAN, GRANDE CAPO DI ETIHAD, VUOLE CHIUDERE IL CONTRATTO, MA RINEGOZIANDO IL DEBITO – LUPI: “ANCHE SENZA LA FIRMA DELLA CGIL, L’INTESA SUGLI ESUBERI È VALIDA LO STESSO”

1. ALITALIA, OGGI IL TAVOLO SUL NODO DEL DEBITO. DOMANI C’È MR. ETIHAD

Giuseppe Bottero per “La Stampa

alitaliaalitalia

 

Sessant’anni dopo, c’è di nuovo un marziano pronto a sbarcare a Roma. E Flaiano, questa volta, non c’entra. Domani sera James Hogan, l’amministratore delegato di Etihad che odia i ritardi e la burocrazia, atterrerà in Italia per presentare il nuovo volo Fiumicino-Abu Dhabi e, dice il ministro Lupi, «per la definizione del contratto».

 

La situazione che si troverà di fronte, però, non è completamente definita anche se l’ad dell’ex compagnia di bandiera, Gabriele Del Torchio, è fiducioso: «L’accordo firmato con le organizzazioni sindacali, doloroso ma necessario, è un altro passo decisivo della road map che porterà alla definizione dell’alleanza strategica».

 

IL SÌ DEI PILOTI

alitalia etihad alitalia etihad

In realtà si tratta di un’intesa incompleta: sul testo che la scorsa notte è stato approvato anche dai sindacati dei piloti, manca ancora il sigillo della Cgil, che continua a prendere tempo. Eppure si va avanti, in attesa di sciogliere un nodo fondamentale: serve il via libera delle banche che dovrebbe arrivare soltanto oggi, quando Del Torchio, a Milano, incontrerà i rappresentanti degli istituti di credito. Il manager si presenterà al tavolo forte del compromesso raggiunto con il resto delle sigle sindacali, che gli uomini di Intesa Sanpaolo e Unicredit considerano indispensabile prima di procedere con il finanziamento.

 

IL NODO DEL DEBITO

james hogan james hogan

A Del Torchio toccherà convincere anche gli altri creditori, Mps e la Popolare di Sondrio, più scettici sull’operazione. Le condizioni, infatti, sono dure: la compagnia emiratina, per dare seguito al salvataggio, chiede la rinegoziazione di 565 milioni di debito. L’ipotesi su cui ormai si sarebbe trovata la quadra è la cancellazione di un terzo dell’esposizione (180 milioni) e la conversione in azioni dei restanti due terzi (cioè 380 milioni).
 

IL FARO DELL’EUROPA

Insomma, dopo mesi di trattative, la partita si gioca sul filo dei minuti. La strada che porterà il gruppo emiratino a investire 560 milioni in capitale e 600 per il rilancio in grande stile di Alitalia è particolarmente tortuosa. Ma c’è un’altra data da appuntarsi sul calendario: il 22 luglio, quando Lupi sarà a Bruxelles per «presentare il programma del semestre e aggiornare in maniera definitiva sul lavoro fatto per questo grande accordo industriale. Vogliamo libera concorrenza, le compagnie devono fare i conti con l’Italia protagonista nel settore industriale».

 

maurizio lupi pennarello argento maurizio lupi pennarello argento

LA FIDUCIA DELL’AZIENDA

Nel quartier generale di Alitalia, in queste ore, si respira una certa soddisfazione: «L’ingresso di Etihad sosterrà la nascita di un nuovo vettore italiano molto competitivo, con una forte proiezione verso l’estero e caratterizzato da un grande progetto industriale e da un’offerta di altissima qualità - ragiona Del Torchio -. Tutto questo favorirà lo sviluppo della compagnia, del trasporto aereo nazionale e, soprattutto, dell’intero sistema turistico e produttivo del nostro Paese».

 

Una valutazione raccolta dal leader Cisl, Raffaele Bonanni, che chiede con forza la garanzia del governo rispetto a quanto concordato. «Noi abbiamo saputo conciliare gli interessi generali del Paese con quelli dei lavoratori, garantendo la nascita di un nuovo vettore aereo italiano altamente competitivo e di grande qualità», premette. Ora, rilancia, «tocca all’esecutivo far rispettare l’accordo sulla ricollocazione puntuale di tutti i lavoratori che andranno in mobilità». Infine, un avvertimento: «La Cisl vigilerà sul rispetto coerente di tutti i punti dell’intesa per non lasciare per strada nessun lavoratore di Alitalia».

 

 

2 - LA MOSSA DI LUPI: USARE I SÌ PER FAR PRESSIONE SULLE BANCHE

P.Bar. per “La Stampa

GABRIELE DEL TORCHIOGABRIELE DEL TORCHIO

 

Sabato a tarda notte è arrivata anche la firma di Anpac, Anpav e Avia, ovvero i sindacati dei piloti. E questo fa dire al ministro dei Trasporti Maurizio Lupi che «anche senza la firma della Cgil, l’intesa sugli esuberi Alitalia è valida lo stesso». Comunque sia, lui poi si augura «che la Cgil si sia presa questi tre giorni e poi capisca l’importanza della sottoscrizione e dell’opportunità che abbiamo davanti. Se non firmerà, l’accordo è valido, nel senso che siamo a più del 50%, credo che arriveremo all’80% dei lavoratori rappresentati dalle sigle sindacali».

 

Certo a Lupi la posizione del sindacato di Corso Italia non convince: «Mi dispiace - dice -. Abbiamo lavorato con serietà anche con loro, si sono riservati tre giorni, ben vengano questi tre giorni e poi vedremo, intanto andremo avanti». E in effetti, a questo punto, la trattativa compie a tutti gli effetti un altro passo avanti. Oggi, con il vertice con le banche previsto per questa mattina a Milano, si apre la «settimana decisiva» per Alitalia.

 

Raffaele Bonanni Raffaele Bonanni

All’ordine del giorno c’è infatti la delicatissima questione della conversione di una parte del debito degli istituti di credito in azioni della nuova società Alitalia-Etihad, e quindi mettere in sicurezza l’accordo quadro sugli esuberi per il governo era diventato un passaggio fondamentale. Per questo tra venerdì e sabato l’esecutivo ha in qualche modo forzato un poco la mano chiudendo prima l'intesa con Cisl, Uil e Ugl e quindi riuscendo a recuperare quasi in extremis anche i sindacati dei piloti che in un primo tempo come Cgil e Usb non avevano firmato.

 

Lupi sapeva che presentandosi oggi di fronte alle banche, a cominciare da Intesa e Unicredit, con l’accordo quadro sugli esuberi firmato dalla maggioranza delle sigle sindacali avrebbe tolto agli istituti di credito ogni alibi per prendere altro tempo o magari rimettere in discussione la griglia degli accordi se non addirittura tornare a irrigidirsi e sfilarsi. E avrebbe pure reso più facile la chiusura degli altri dossier rimasti aperti, dal nuovo contratto di categoria al piano di riduzione del costo del lavoro della nuova “Alihad” che andranno definiti tra oggi e domani.

 

Certo, il passaggio non è facile. Ma questo vale per tutti, per i lavoratori, per i sindacati e dunque anche per le banche. «Oggi l’accordo richiede dei sacrifici - spiega il ministro dei Trasporti davanti alle telecamere di Skytg24 -, ma si fa ripartire un grande progetto industriale che porta un investimento di 1,2 miliardi di euro». Senza contare che l’accordo quadro siglato sabato sera prevede che «gli esuberi siano ridotti da 2251 a 954, mentre gli altri saranno ricollocati nel settore».

 

SUSANNA CAMUSSO SUSANNA CAMUSSO

Insomma il suo bilancio dell’operazione, ormai giunta a pochi metri dal traguardo, è positivo. «Questi mesi di dialogo con i sindacati - aggiunge Lupi - hanno rappresentato una grande esperienza: si è compreso che c’era in gioco la scelta tra il baratro e la grande opportunità di rilancio». Ed il risultato finale, a suo modo di vedere, è certamente positivo: «si tratta - spiega - di un grande accordo industriale e imprenditoriale».

 

Che la strada imboccata sia quella giusta l’ha del resto confermato ieri lo stesso amministratore delegato di Alitalia Gabriele Del Torchio che in una nota certifica il «passo decisivo» che è stato compiuto. Per Lupi, però, il passaggio forse più importante deve ancora arrivare. È in agenda per il 22 luglio, quando il ministro dei Trasporti andrà a Bruxelles non solo a presentare il programma per i trasporti del semestre della Presidenza italiana ma anche per aggiornare l’Europa sulla trattativa coi nuovi soci. Ovviamente Lupi si augura «in maniera definitiva».

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - "LA STAMPA"  DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI...

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?