pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

DAGOREPORT

Giuli Buttafuoco

Camaleontica e gattopardesca, la cultura dell’Italia delle destre è così simile a quella della cinquantennale egemonia culturale della sinistra che fatichi a distinguerle. L’industria culturale – editoria, festival e dintorni - resta sempre in gran parte in mano alla Sinistra, ma nelle due aree culturali dove la politica può incidere, ovvero docenza universitaria e direzione di musei e teatri, il Governo Meloni non ha, per ora, apportato cambiamenti metodologici.

 

A comandare, ove possibile, è sempre l’amichettismo - per cui via la Melandri arriva Giuli, via Cicutto o Baratta e arriva Buttafuoco… prima o poi anche la direttrice del lato B Venezi andrà a posto (voci insistenti la danno in arrivo alla Fenice di Venezia), come già Alvise Casellati (il figlio dell'ex presidente del Senato nominato direttore artistico al Teatro Massimo di Palermo), ma i La Russa e molti altri sono ormai a posto.

 

pietrangelo buttafuoco beatrice venezi

Quando non sono nomine dirette, nel rispetto costituzionale a comandare sono i cosiddetti concorsi (universitari e di direzione del Mic), i cui bandi e regole sono scritte per far continuare le logiche baronali in università e il trionfo di un “anonimo” deep-state in soprintendenze, musei, parchi archeologici...

 

All’inizio della sua avventura politica, Berlusconi aveva tentato, con qualche intellettuale bendisposto, un timido approccio di cultura liberale: libere università, scuole aziendali, chiamate indipendenti ai Beni culturali (Mario Resca veniva da McDonald's), coinvolgimento dei privati e degli apparati confindustriali.

 

roberto saviano michela murgia

Ma tutto, presto si arenò, privilegiando la televisiva cultura dell’intrattenimento, un corrispettivo moderno degli alberi della cuccagna che portava più voti di festival letterari, pagine culturali, mondo di scrittori, architetti, teatri di prosa, cinema… insomma dell'intera cittadella culturale lasciata presto ancora in mano alla sinistra (da cui i vari Saviano, Murgia, Veronesi, Valerio e compagnia bella).

 

Piazzati i fedelissimi, gli amichettissimi, pare che la destra meloniana ormai da anni al potere non riesca, o non intenda, tracciare – dopo un Piano Mattei – anche un… che so Piano Olivetti o, almeno, un pianoro o un falsopiano culturale. Per attestarlo basta guardare i bandi di concorso di università e quelli per le nomine dirigenziali del Mic.

 

Nel primo caso non si è messo mano allo strapotere baronale che agisce per cooptazione: si continua a scegliere il figlio di…, l’amante di…, la studentessa-segretaria e li si avvia al cursus honorum con inutili pubblicazioni, dottorati pilotati, borse post-doc fatte arrivare all’uopo, posto da ricercatore a tempo determinato, poi indeterminato ecc.

 

giorgia meloni beatrice venezi

E pensare che, per modificare questo perverso meccanismo basterebbe una semplice regola: per ogni chiamata di un personale già strutturato ogni ateneo deve mettere in ruolo uno studioso non strutturato (magari con abilitazione scientifica) o individuo di chiara fama proveniente dal mondo del lavoro.

 

Stessa cosa per la direzione di musei e teatri. I bandi – di settimana scorsa quelli per la direzione di venti musei – continuano a richiedere (art.2, punto e) una esperienza quinquennale alle dipendenze della pubblica amministrazione, parametro sostanzialmente sine-qua-non per diventare direttore di un museo.

Quindi, niente chiamate di nomi che si ritengono adatti, meritevoli o di fama, che so… Obrist per un museo d’arte contemporanea, un grande editore o scrittore ai Beni librari.

 

meme giorgia meloni alessandro giuli

Qui è il deep-state a dare le carte con la longa manus dei ministri che nominano le commissioni di selezione, in genere formate da archeologi e avvocati già alle dipendenze del ministero.

 

Quando le commissioni non piacciono, a volte le si cambia senza nemmeno avvisare i commissari che stanno lavorando (è successo). Si è visto l’esito di questi concorsi nel caso dell’assegnazione di “128 risorse dirigenziali di seconda fascia” (ovvero direttori di archivi, biblioteche e musei) del 26 maggio scorso: un trionfo di burocrati promossi o spostati a seconda di vaghi desiderata (la direttrice dei Beni librari della Lombardia, Annalisa Rossi, nota oppositrice all’abbattimento dello stadio di San Siro, per esempio è stata spostata in Toscana).

 

I giornali non ne hanno parlato perché il burocratume che ingessa il Paese è incomprensibile e va bene sia alla destra (che non sa cercare i meritevoli) che alla sinistra (i burocrati sono per lo più suoi).

Pietrangelo buttafuoco e Alessandro Giuli - inaugurazione padiglione italia - biennale architettura

 

Così come giornali o magistratura non hanno certo i fari accesi sui baroni che “brindano a champagne” nell’accordarsi su chi deve vincere un concorso (di medicina, per giunta!): rinviati a giudizio vengono assolti, premiati con ruoli di rettori o di presidenti di società pubbliche.

 

È chiaro che, così, non si fa alcuna politica culturale e si procede nel solco dell’egemonia culturale della sinistra. Tanto che sarebbe meglio togliere l’aggettivo culturale e parlare di una semplice e perenne egemonia dell’amichettismo e della burocrazia.

 

 

 

 

 

 

 

BASE X ALTEZZA- MEME BY EMILIANO CARLI PER IL GIORNALONE - LA STAMPAbeatrice venezi foto di bacco (2)ANTONIO MONDA - GENNARO SANGIULIANO - HOARA BORSELLI - ALESSANDRO GIULI - PIETRANGELO BUTTAFUOCO AD ATREJU 2023

 

beatrice venezi 6

 

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO