APPLE: NUOVO INIZIO O INIZIO DELLA FINE? L’AZIENDA DI CUPERTINO RINNOVA IL SUO SISTEMA OPERATIVO E I MAC

Ernesto Assante per "Repubblica.it"

La quarta vita di Apple sembra essere cominciata, la lunga fase di elaborazione del lutto sembra essere finita, e sul palco del Moscone Center di San Francisco è andata in scena una nuova recita, con una nuova trama. Dopo la Apple di Woz e Jobs delle origini, dopo quella senza il suo timoniere, dopo quella segnata dal ritorno di Jobs e dal trionfo delle macchine mobili, è probabile che sia finalmente iniziata la stagione "post-Jobs", con una squadra al comando che non fa mistero di una ritrovata armonia e di una gran voglia di ricominciare.

La forma parla. Innanzitutto va notato che finalmente non c'è il diluvio di inutili superlativi che aveva sfortunatamente segnato i precedenti keynote di Tim Cook. Cook è finalmente più sicuro, non recita a soggetto, non ha bisogno di farsi schermo di grandi aggettivi per mostrarsi all'altezza del compito che ha, quello di traghettare la Apple verso una vita senza Jobs. Se c'erano state delle indecisioni, dei dubbi, magari anche degli errori, oggi tutto questo sembra un ricordo lontano.

Cook è più leggero, meno rigido, più sentimentale addirittura, e introduce la nuova generazione di prodotti della Apple, pensati, costruiti, ideati per dare nuova linfa al design, sia nel software che nell'hardware. Tutti gli speaker salgono in scena con la camicia fuori dai pantaloni, tranne Roger Rosner, che ha addirittura la giacca, il tono in generale è tranquillo, e la star, quello che riscuote più applausi, che sa come divertire la platea, che non perde un colpo è Craig Federighi, che tiene la scena con consumata maestria.

E questa tranquillità, questa leggerezza, sfoderata anche dagli altri speaker, da Eddie Cue a Phil Schiller, sembra il frutto di un'attenta regia, tesa ad evitare gli errori degli ultimi "keynote", che avevano tradito insicurezze e minore forza comunicativa.

Il messaggio. La Apple torna all'ossessione della semplicità, secondo la regola di Jobs e il disegno di Jony Ive: "Io penso che ci sia una profonda e duratura bellezza nella semplicità, nella chiarezza, nell'efficienza", dice Ive, "la vera semplicità non viene soltanto dalla semplice assenza di confusione e ornamento. E' un modo di mettere ordine alla complessità".

"Mettere ordine alla complessità". Non è certamente un compito piccolo, un obbiettivo così facilmente raggiungibile. Ma in questa "rinascita" della Apple, in questo "starting over", in questo ricominciare che tutti gli speaker che si alternano sul palco ripetono come un mantra, il messaggio è importante quanto il contenuto. Parlano a loro stessi, si dicono "non abbiamo tradito", "non siamo cambiati".

Parlano ai "fan" della Apple rassicurandoli: "ricominciamo", "si riparte". Parlano al mercato, facendo capire che la battaglia per il futuro la vogliono giocare alla loro maniera, non correndo dietro alle innovazioni degli altri, ma pensando per proprio conto, facendo quello che Apple ha sempre fatto, "cercare la bellezza e la perfezione", come si legge nello spot, tutto bianco, che chiude le due ore di presentazione.

Le novità. La lunga sessione d'apertura del WWDC 2013 ha offerto due novità fondamentali per il futuro di Apple, lasciando da parte l'hardware che conta di più sul mercato, ovvero gli iPhone e gli iPad, senza mettere in campo l'atteso televisore, lasciando insomma i colpi più forti per dopodomani.

La prima è l'arrivo del nuovo sistema operativo per i pc, Maverick, fondamento della progressiva integrazione con i sistemi mobili, nuova pietra sulla quale edificare un ecosistema, che ha al centro sempre di più iCloud e che consente a chi sceglie di entrarci di poter cominciare a usare tutto in maniera più semplice.

La seconda, decisamente più importante, è l'arrivo di iOS7, un sistema operativo completamente ridisegnato, secondo i dettami di Jony Ive e della sua ricerca di semplicità. Ovviamente bisognerà attendere la release ufficiale per poter capire quanto di quello che abbiamo visto nelle demo e nelle slide da San Francisco corrisponda veramente a una "rinascita" ma di certo le immagini e le anticipazioni sembrano dare ragione a Tim Cook quando dice che si tratta "del più grande cambiamento dell'iOS da quando è stato introdotto l'iPhone".

Due innovazioni software, fondamentali nella battaglia dei sistemi operativi che è "la" battaglia, perché oggi acquistare un hardware, sia pc, sia tablet, sia smartphone, significa adottare un sistema, sceglierlo e trovarsi legato ad esso, con tutti i pregi e i difetti che questo comporta. Non è solo la bellezza, il peso, la funzionalità e la potenza dell'hardware ad essere determinante nell'acquisto, ma anche e soprattutto il sistema operativo, che porta con se commercio elettronico, consumo di contenuti, e molto altro ancora.

Apple lo sa, il gioco lo ha inventato, e quindi mette in campo l'OSX e l'iOS di nuova generazione, non un semplice rinnovamento ma uno "start again", una ripartenza, per vedere se si può ragionevolmente percorrere altra strada.

Le macchine. C'è spazio però anche per l'hardware e qui il discorso si fa ancora più interessante. Non tanto sul superpotente e nuovo Mac Book Air, certamente al top per il fronte dei portatili sottili, quanto per l'anteprima che Phil Schiller ha mostrato del nuovo desktop, il nuovo Mac Pro.

Certo, anche in questo caso le specifiche tecniche saranno notevoli, Schiller parla di una macchina che doppierà le perfomance del vecchio Pro, uscito tre anni fa. Ma è il look della macchina ad essere importante in questo caso, perché si tratta di un piccolo cilindro nero, che nulla ha a che vedere con la forma che i computer hanno avuto fino ad oggi, nemmeno con i pc più singolari nel design.

Un piccolo cilindro nero che ambisce a stabilire, se avrà successo, uno standard per i pc del futuro, quelli che troveranno ancora spazio sopra o accanto alle scrivanie. E' una scommessa della quale Schiller ci da un'anticipazione, ma che stimola l'immaginazione e la curiosità dei presenti.

La musica. La musica è stata la killer application attraverso la quale Apple ha costruito una parte del suo odierno successo. iTunes è tutt'ora lo store dominante del mercato, il download è ancora saldamente nelle mani dell'azienda di Cupertino, ma nel campo dello streaming il ritardo accumulato rischiava di diventare eccessivo, lasciando troppo spazio ad agguerritissimi concorrenti, Spotify, Deezer, Napster/Rhapsody, Rdio, Xbox Music, i servizi nati nelle diverse nazioni (come l'italiano Cubomusica) e molti altri ancora.

Ecco dunque arrivare iTunes Radio, ovvero lo streaming di Apple che, questa è la cosa più interessante, è assolutamente gratuito. Gli accordi con le case discografiche hanno consentito alla Apple di mettere in piedi un servizio che sarà supportato dalla pubblicità e gratuito per tutti, e addirittura privo di pubblcità per gli abbonati ad iTunes Match.

Sulla carta il servizio sembra estremamente promettente, c'è la possibilità di creare canali personalizzati, oltre che di ascoltare quelli già realizzati dai programmatori di iTunes, ma bisognerà attendere una "prova su strada" per capire se Apple ha le carte in regola per poter giocare la partita dello streaming senza difficoltà.

E poi? E poi ci sarà l'autunno, con le attese novità sul fronte dell'iPhone, dell'iPad, del vagheggiato Tv Apple, cose che arriveranno e "saranno sorprendenti" come ha detto qualche giorno fa Cook.

Le fondamenta, i sistemi operativi presentati oggi, sono state posate e serviranno comunque a rinsaldare anche il mercato, perché se è vero che in teoria il nuovo iOS7 gira anche sui vecchi iPhone 4, non c'è alcun dubbio che il rinnovamento del parco macchine è uno degli obbiettivi a breve termine dell'azienda californiana, che comunque deve resistere alla straordinaria avanzata di Samsung soprattutto in terra americana.

 

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