
ASSALTO ALLA GRANDE GERMANIA – UN MAXI-STUDIO CALIFORNIANO PRONTO A FAR CAUSA PER 40 MLD A VOLKSWAGEN A NOME DEGLI AZIONISTI – E IN GERMANIA IL SINDACATO È GIÀ SULLE BARRICATE PER LE IPOTESI DI 6 MILA ESUBERI
1.UNA CAUSA DA 40 MILIARDI SU VOLKSWAGEN
Michelangelo Borrillo per il “Corriere della Sera”
Troppe perdite in Borsa. E così i grandi fondi azionisti della Volkswagen potrebbero chiedere i danni alla casa automobilistica di Wolfsburg puntando a un mega risarcimento da 40 miliardi di euro. La notizia, riportata ieri dal Sunday Telegraph, arriva a un mese esatto dall’inizio del dieselgate, lo scandalo della manipolazione dei controlli dei gas di scarico delle auto diesel Volkswagen (11 milioni nel mondo) scoppiato negli Usa il 18 settembre.
Oggi il gruppo tedesco vale in Borsa il 25% in meno di un mese fa: prima di quella data che segnerà per sempre la casa di Wolfsburg, le azioni (sia ordinarie che privilegiate) veleggiavano intorno ai 160 euro e adesso ne valgono poco più di 120. E la capitalizzazione in Borsa di Volkswagen è passata da 76 a circa 57 miliardi di euro, quasi 20 di meno. Per questo gli azionisti pensano a una class action fino a 40 miliardi, calcolando i danni a partire dal 2009, da quando cioè Volkswagen ha iniziato il montaggio dei dispositivi per i suoi motori:
se gli investitori avessero saputo della truffa — è la tesi dei legali — non avrebbero acquistato azioni del gruppo. Per la causa collettiva i grandi fondi potrebbero affidarsi al famoso studio legale Quinn Emanuel e al fondo Bentham specializzato nel finanziamento delle grandi azioni legali. Quinn Emanuel e Bentham starebbero contattando i maggiori azionisti di Volkswagen, compresi i fondi sovrani del Qatar e della Norvegia (Qatar Holdings e Norges Bank) per far partire la causa in Germania entro febbraio 2016, sostenendo che l’atteggiamento di Volkswagen di truccare i motori diesel ha costituito una grave colpa nella gestione.
La possibile mega class action è però soltanto uno dei problemi del gruppo Volkswagen. L’altro è la più che probabile battaglia — per ora solo minacciata — che potrebbe essere avviata dal potente sindacato tedesco dei metalmeccanici, Ig Metall, qualora i vertici della casa di Wolfsburg cercassero di far pagare ai lavoratori gli errori del management.
La stampa tedesca, seppure per ora soltanto a livello di indiscrezioni, ha già messo nero su bianco lo scenario di 6 mila esuberi. Per il sindacalista Joerg Hofmann «i lavoratori non hanno alcuna responsabilità nello scandalo e il sindacato farà tutto il possibile per garantire che gli impiegati non debbano pagare per i danni provocati dai manager».
L’eventuale piano di tagli metterebbe in grande imbarazzo anche la cancelliera Angela Merkel che per garantire sostegno ai lavoratori si troverebbe costretta a varare una misura ad hoc che consenta il ricorso agli ammortizzatori sociali.
Intanto il raggio d’azione dell’indagine investigativa — che nei giorni scorsi ha toccato anche Verona con i vertici italiani di Volkswagen indagati — continua ad allargarsi: ieri le perquisizioni della polizia hanno toccato anche il quartier generale francese di Villers-Cotterets. In questo quadro con molteplici criticità, il gruppo tedesco cerca di salvare il salvabile almeno in termini di immagine e reputazione acquistando pagine sui giornali italiani per chiedere scusa ai clienti.
«Recentemente abbiamo commesso un grave errore — si legge nelle inserzioni a pagamento — e abbiamo compromesso il rapporto di fiducia che da sempre ci lega. Chiediamo scusa a tutti, in primo luogo a voi clienti».
MUELLER AD VOLKSWAGEN -Web-Nazionale
2. E A LOS ANGELES PREPARANO I FASCICOLI I SUPER AVVOCATI DA «MISSION IMPOSSIBLE»
Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”
Contro il secondo gruppo automobilistico del mondo (prima del «dieselgate» Volkswagen stava per sorpassare Toyota), si muove l’esercito di 700 avvocati di Quinn Emanuel Urquhart & Sullivan, il secondo studio legale più redditizio del mondo, oltre che uno dei più grandi.
Non è un attacco di carte bollate come un altro quello che la Casa di Wolfsburg sta per subire da Quinn Emanuel che non è un avvocato di grido ma una corazzata delle battaglie legali nata nel 1986 a Los Angeles e specializzata in «class action»: a volte difende i grandi gruppi dalle cause collettive (lo ha fatto con successo per Google e Sony, ad esempio, ma ha lavorato anche per la FIFA). A volte, come nel caso della Volkswagen, mette insieme coalizioni di consumatori o azionisti che si sentono danneggiati dai comportamenti di un’azienda.
In qualche caso fa un po’ tutte e due le cose. Anche nel vicenda della Casa tedesca pare che un problema di conflitto d’interessi si sia posto perché Quinn Emanuel lavora per altre industrie automobilistiche e collabora con uno studio, Hagens Berman, che ha rapporti con VW. Ma alla fine gli avvocati di Los Angeles hanno deciso che non si ponevano problemi di correttezza, visto che il gruppo tedesco ha già ammesso le sue colpe.
Come dire che ormai si tratta solo di misurare l’entità del danno provocato dalle azioni illegali della società e, quindi, l’indennizzo che spetta agli azionisti (dallo scoppio del «dieselgate» il valore della Volkswagen è calato di ben 25 miliardi di dollari).
Pare che all’inizio, quando è scoppiato lo scandalo, sia circolata anche un’ipotesi di collaborazione tra Wolfsburg e lo studio californiano. Ma poi alla Quinn Emanuel, una società fondata trent’anni fa da John Quinn, Eric Emanuel, David Quinto e Phyllis Kupferstein, ci si è resi conto che i tedeschi non avrebbero mai bussato alla loro porta, visto, tra l’altro, che lo studio californiano ha rappresentato con successo la General Motors in una causa intentata proprio contro Volkswagen per via del furto di alcuni segreti industriali: rubati da Josè Lopez, un ex manager di GM passato al gruppo tedesco.
martin winterkorn amministratore delegato volkswagen
La causa da 40 miliardi spaventa perché nelle «class action» che ha sostenuto in precedenza lo studio ha già conquistato per i suoi clienti indennizzi per oltre 50 miliardi di dollari complessivi. Questa macchina da guerra della giurisprudenza internazionale è, poi, estremamente ramificata: ha avvocati ovunque negli Usa, da New York alla Silicon Valley, ma anche a Mosca e Tokio, a Parigi e a Hong Kong, a Sydney e a Bruxelles. E anche in Germania - a Monaco - dove ha almeno 30 avvocati. Pronti a iniziare subito la raccolta dei documenti e a interrogare testimoni.
Lo studio californiano ha intentato la causa principale a Los Angeles, ma intende trascinare Volkswagen in tribunale i varie località del mondo e ritiene di poter formalizzare le accuse già a febbraio, partendo proprio dalla Germania.