AZZOPPA L'ANTIMAFIA - IL MINISTERO DELL'INTERO IN MANO AD ALFANO ALZA DA 50 A 100MILA EURO L'ASTICELLA PER SOTTOPORRE GLI APPALTI DELL’EXPO 2015 ALL'ANTIMAFIA. TANTO DALLE ULTIME VICENDE E' CHIARO CHE E' TUTTO REGOLARE

Giorgio Meletti per "il Fatto Quotidiano"

Accelerare, accelerare, accelerare. È la parola d'ordine. Altro che task force. Giusto tre giorni prima dell'arresto dei furbetti dell'Expo il ministero dell'Interno ha emanato la terza edizione delle linee guida per i controlli antimafia sui lavori dell'Expo. Con una novità significativa.

Nella costruzione degli stand dell'esposizione, gli appalti da sottoporre ai controlli antimafia non sono più quelli sopra i 50 mila euro ma solo quelli sopra i 100 mila euro di importo. Il Viminale è in mano ad Angelino Alfano, segretario del Nuovo centro destra, al quale ha aderito compatta la corrente degli affari a cui fanno riferimento gli arrestati Gianstefano Frigerio e Luigi Grillo.

Notevole la premessa alle nuove norme: "Questa fase, di imminente avvio, sarà soprattutto caratterizzata dal rapido e sostenuto avvicendamento delle imprese, determinando una situazione di turn over estremamente dinamica e allo stesso tempo frammentata e pulviscolare. Appare dunque necessario sulla base di tali premesse apprestare nuove e ulteriori indicazioni che fluidifichino i controlli antimafia, senza pregiudicarne incisività ed efficacia".

ACCELERARE e fluidificare. Con una logica elementare. I casi sono due. O si è intuito che gli appalti sotto i 100 mila euro non interessano la criminalità organizzata, oppure si è deciso che di trascurare le infiltrazioni di modica quantità. Fatto sta che già il 3 marzo scorso se n'è discusso in una riunione nella sede di Expo spa con ampia partecipazione:

il commissario unico dell'Expo Giuseppe Sala, il sindaco Giuliano Pisapia, il presidente della Regione Roberto Maroni più quattro-ministri-quattro (Maurizio Lupi, Federica Guidi, Dario Franceschini e Maurizio Martina). Sala nell'occasione spiega che se non si allentano i controlli antimafia le opere non verranno concluse in tempo. La notizia viene rivelata da un articolo di Fabrizio Gatti sull'Espresso, e Franceschini, ministro dei Beni culturali, reagisce smentendo solo che si trattasse di una riunione segreta.

Fatto sta che il 5 maggio Alfano annuncia con gaudio i nuovi provvedimenti che, testuale, "hanno messo il turbo" alla realizzazione delle opere, mentre il prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca, analizza: "Se si fanno controlli mirati e incisivi e soprattutto veloci, il risultato si raggiunge in modo molto più efficiente". Peccato per gli anni sprecati con controlli lenti e poco incisivi, verrebbe da dire.

MA QUANDO C'È da giustificare l'accensione del turbo non ci si sofferma sulle contraddizioni. Per esempio il bilancio dei primi anni di attività dei cantieri Expo vede 1.836 pratiche evase e 255 ancora sotto esame, con 33 provvedimenti di interdizione. Lunedì scorso, davanti alla commissione Antimafia, Sala ha detto che le aziende finora estromesse dagli appalti Expo sono solo tre.

Ma la sua narrazione è quella che è. Ha anche detto: "Si è ritenuto che alcuni appalti non rientrassero tra le attività sensibili". Né c'è ombra di preoccupazione nelle parole gioiose dello stesso Pisapia: "Oggi abbiamo riempito il mosaico della lotta antimafia con un tassello che è un passo avanti. La compattezza è la nostra forza".

Ulteriore tassello è la lettera annunciata nell'occasione da Sala: chiederà ai Paesi partecipanti di adottare "su base volontaria" le nuove norme antimafia nella costruzione dei loro stand.

"I controlli, pur nella semplificazione, saranno più rigidi del normale", ha detto Sala nell'occasione, senza specificare come potrebbe essere tradotta in inglese una frase del genere. La stravaganza ossimorica contagia Pisapia: "Oggi abbiamo fatto un ulteriore passo avanti per conciliare controlli severi ed efficienza e celerità". D'altra parte la realtà incombe.

L'inaugurazione dell'Expo si avvicina, i cantieri sono in ritardo e bisogna correre. E soprattutto è inutile andare per il sottile. Già il 20 marzo scorso era stato arrestato Antonio Rognoni, direttore generale di Infrastrutture Lombarde, la società controllata dalla regione Lombardia che distribuisce gli appalti.

E nella lista degli indagati compariva l'ex carabiniere del Ros Giuseppe De Donno (noto per il suo coinvolgimento nell'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia) nominato nel 2009 dall'allora governatore Roberto Formigoni nel "Comitato per la legalità e la trasparenza delle procedure regionali dell'Expo".

Ed è alla luce di questo fatto sconcertante - il carabiniere messo a guardia del pollaio accusato di aver fatto la volpe - che è nato il vaniloquio in cui si intrecciano improbabili nuove task force - dotate di super poteri miracolosi - e l'allentamento delle misure antimafia.

Rosy Bindi, presidente della commissione Antimafia, si è infuriata, e anche ieri ha polemizzato con il prefetto Tronca per aver deciso senza sentire la commissione: "Noi siamo preoccupati dal fatto che, per accelerare i lavori, si possano abbassare i controlli contro il rischio di infiltrazioni criminali".

Ma il serafico Sala, l'uomo a cui nulla sfugge (quando gli hanno arrestato sotto gli occhi il suo direttore generale Angelo Paris ha detto di non aver "sospettato che potesse tenere certi tipi di comportamento") ha tranquillizzato tutti: "Il principale problema che ha causato ritardi nell'Expo è stato il maltempo". Come l'amico di Johnny Stecchino che vedeva come problema drammatico di Palermo soprattutto il traffico.

 

expo cemento GIANSTEFANO FRIGERIO LUIGI GRILLO IGNAZIO VISCO resize Giuseppe Sala ad expo GIULIANO PISAPIA EXPOangelino alfano pennarello argento Rosi Bindi

Ultimi Dagoreport

xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LA CERTIFICAZIONE DELL'ENNESIMO FALLIMENTO DI DONALD TRUMP SARÀ LA FOTO DI XI JINPING E VLADIMIR PUTIN A BRACCETTO SULLA PIAZZA ROSSA, VENERDÌ 9 MAGGIO ALLA PARATA PER IL GIORNO DELLA VITTORIA - IL PRIMO MENTECATTO DELLA CASA BIANCA AVEVA PUNTATO TUTTO SULLO "SGANCIAMENTO" DELLA RUSSIA DAL NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA: LA CINA - E PER ISOLARE IL DRAGONE HA CONCESSO A "MAD VLAD" TUTTO E DI PIU' NEI NEGOZIATI SULL'UCRAINA (COMPRESO IL PESTAGGIO DEL "DITTATORE" ZELENSKY) - ANCHE SUI DAZI, L'IDIOTA SI È DOVUTO RIMANGIARE LE PROMESSE DI UNA NUOVA "ETA' DELL'ORO" PER L'AMERICA - IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO HA COMPIUTO COSI' UN MIRACOLO GEOPOLITICO: IL REGIME COMUNISTA DI PECHINO NON È PIÙ IL DIAVOLO DI IERI DA SANZIONARE E COMBATTERE: OGGI LA CINA RISCHIA DI DIVENTARE LA FORZA “STABILIZZATRICE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE...

alfredo mantovano gianni de gennaro luciano violante guido crosetto carlo nordio alessandro monteduro

DAGOREPORT – LA “CONVERSIONE” DI ALFREDO MANTOVANO: IL SOTTOSEGRETARIO CHE DOVEVA ESSERE L’UOMO DI DIALOGO E DI RACCORDO DI GIORGIA MELONI CON QUIRINALE, VATICANO E APPARATI ISTITUZIONALI (MAGISTRATURA, CORTE DEI CONTI, CONSULTA, SERVIZI. ETC.), SI È VIA VIA TRASFORMATO IN UN FAZZOLARI NUMERO 2: DOPO IL ''COMMISSARIAMENTO'' DI PIANTEDOSI (DOSSIER IMMIGRAZIONE) E ORA ANCHE DI NORDIO (GIUSTIZIA), L’ARALDO DELLA CATTO-DESTRA PIÙ CONSERVATRICE, IN MODALITA' OPUS DEI, SI E' DISTINTO PER I TANTI CONFLITTI CON CROSETTO (DALL'AISE AI CARABINIERI), L'INNER CIRCLE CON VIOLANTE E GIANNI DE GENNARO, LA SCELTA INFAUSTA DI FRATTASI ALL'AGENZIA DI CYBERSICUREZZA E, IN DUPLEX COL SUO BRACCIO DESTRO, IL PIO ALESSANDRO MONTEDURO, PER “TIFO” PER IL “RUINIANO” BETORI AL CONCLAVE...

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)