COME TAROCCARE LIBOR E EURIBOR E VIVERE FELICI: A BARCLAYS BASTAVA UN MILLESIMO DI PUNTO IN PIU’ O IN MENO PER GUADAGNARE CENTINAIA DI MILIONI IN UN GIORNO SOLO - CON 56MILA MILIARDI DI DERIVATI IN CASSA I BONUS MILIONARI DELL’EX AD BOB DIAMOND ERANO APPESI ALLA FINANZA DROGATA DI LONDON CITY - MA BARCLAYS HA FATTO TUTTO DA SOLA? O C’ERANO ALTRE BANCHE COINVOLTE ? PER LA VIGILANZA INGLESE C’ERANO ECCOME…

di Fabio Pavesi Il Sole 24 Ore

Per capire perché Barclays avesse l'esigenza di muovere costantemente e soprattutto allegramente il tasso Libor occorre gettare lo sguardo un pò più avanti. Non tanto e non solo su quella manovra in piena crisi post-Lehman tesa a tenerlo su livelli più bassi dato che la banca figurava nel range più alto. E questo faceva dire al mercato che la grande Barclays era in piena crisi di liquidità. Drogare il Libor allora serviva solo a calmierare le tensioni (vere o presunte) sulla solidità dell'istituto.

Quella manipolazione ripetuta e protratta nel tempo ha un senso solo se si guarda alla montagna di derivati che da sempre sovrastano il bilancio del colosso inglese.

Barclays infatti come del resto tutte le grandi banche d'investimento mondiali è una sorta di enorme fabbrica di prodotti strutturati. Derivati di copertura sui tassi, sui cambi, sui prezzi di petrolio, grano, oro. Chi più ne ha più ne metta. Ogni genere di strumento ad alta ingegneria finanziaria il cui valore nozionale è un multiplo di 10-20 volte il valore delle attività reali sottostanti.

LA FABBRICA DEI DERIVATI "HS-8.4"
L'immensa finanza di carta che per Barclays valeva da sola a fine 2010 la bellezza di 56mila miliardi di euro come rileva l'ultimo studio sulle banche internazionali redatto dall'Ufficio Studi di Mediobanca. Quella cifra è l'ammontare totale dei contratti derivati e vedeva a fine del 2010 la banca inglese in seconda posizione dietro solo a JPMorgan, la banca Usa che di recente ha ammesso un buco di 9 miliardi proprio sui derivati.

Per Barclays il business della finanza strutturata è il cuore dell'attività. E non ha mai smesso di crescere neanche dopo il crack di Lehman Brothers. Solo nel 2010 il valore nominale della finanza strutturata è cresciuto del 24% sul 2009 e Barclays dimostrava di saper guadagnare molto bene da quel business. Il fair value cioè il saldo tra posizioni positive e negative era all'epoca in attivo per la bellezza di 17mila miliardi. Fa niente poi per Bob Diamond l'ex ad dimessosi di recente se quella montagna di turbo-finanza avesse un rischio di credito pari al 68% del suo capitale netto. Quel rischio era più che remunerato (per lui) dai maxi-bonus miliardari.

Ma che peso avevano i derivati sui conti della banca? Enorme. Dato che, a fine 2011, il loro valore era di 645 miliardi ben il 34% dell'intero attivo della banca. Una percentuale anch'essa in costante crescita, visto che nel 2009 il peso dei derivati era di "solo" il 30% sui 1.600 miliardi dell'intero bilancio del colosso londinese.

LIBOR TRUCCATO E GUADAGNI SUI DERIVATI "HS-8.4"
E ben si capisce che se un terzo del valore dell'intero istituto viene dai derivati, quella è l'area cruciale della banca. Dove basta un niente per trasformare guadagni in perdite e viceversa. E quel niente poteva benissimo essere rappresentato dal tasso Libor e perché no anche dall'Euribor come ha accertato la commissione d'inchiesta Usa. Basta infatti muovere un millesimo di punto e grazie all'effetto degli immensi volumi detenuti in derivati, quel millesimo in sù o in giù si trasforma in utili o perdite per centinaia di milioni di euro. Magari in un solo giorno.

Eccola qui la finanza drogata dell City. E di sicuro Barclays non era da sola come ha esplicitamente affermato l'Autorità di Vigilanza inglese. Quella montagna di derivati pesa per percentuali analoghe su tutte le banche inglesi, sulle svizzere e sulle tedesche. Drogare il Libor poteva così servire a fare più profitti, in un momento in cui la redditività delle banche crollava. Basti pensare che la stessa Barclays era abituata, prima del crack Lehman, a tassi di rendimento del capitale oltre il 20 percento.

Ora 4 anni dopo la banca inglese non va oltre un rendimento sul capitale del 6,6 percento. La crisi c'è stata ma quel Roe non può scendere a zero visto che i bonus milionari dei manager sono legati alle performance reddituali. E allora perché stupirsi? Ogni accorgimento ogni trucco è utile se serve a far guadagnare la banca, ma anche i suoi banchieri.

 

BOB DIAMOND BARCLAYS BOB DIAMOND BARCLAYS barclays marcus agius reuters Marcus Agius londra city BARCLAYS londra city barclays

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO