bollore

PROSSIMA FERMATA, LOURDES – BOLLORE’ NON NE AZZECCA PIU’ UNA. COSTRETTO AL PASSO INIDETRO NELLA JOINT VENTURE FRA TIM E “CANAL+”DOPO I CASINI FATTI CON PREMIUM, VOLEVA TROVARE UN’INTESA CON IL CAV STRAPAGANDO I CONTENUTI MEDIASET. STOPPATO DAL COMITATO RISCHI - S'ALZA L'OFFERTA PER PERSIDERA

 

Da Il Sole 24 Ore Radiocor Plus

 

Advisor al lavoro sull'offerta di Rai Way e F2i per Persidera, la societa' dei multiplex di cui Telecom ha la maggioranza. In vista del cda del gruppo telefonico di domani convocato proprio per trattare il nodo Persidera, secondo quanto si apprende, il prezzo offerto sara' leggermente ritoccato. Secondo fonti finanziarie si trattera' di un ritocco 'non sostanziale'. Si lavora anche su alcune clausole contenute nell'offerta.

 

persidera

RaiWay-F2i hanno messo sul piatto circa 250 milioni per i multiplex di Persidera. Nell'operazione ha voce in capitolo anche il socio di minoranza, Gedi che finora ha valutato troppo modesta l'offerta di Raiway-F2i. Telecom, secondo quanto deciso dall'Europa nei confronti di Vivendi dopo l'acquisizione delle quote nel gruppo italiano, deve avviare l'operazione di vendita o quotazione o alienazione della quota di Telecom in un trust entro fine febbraio. Gli occhi sono ora puntati sul board di Telecom di domani.

 

 

 

Rosario Dimito per il Messaggero

 

BOLLORE CANAL

Un nuovo colpo di scena arricchisce la vicenda sulla costituenda joint venture fra Tim e Canal+: secondo quanto risulta al Messaggero, infatti, l'ex incumbent si appresterebbe a ritirare il progetto, più volte criticato dai consiglieri delle minoranze, dal collegio sindacale e finito sotto esame in Consob.

 

Il piano della jv avrebbe dovuto approdare sul tavolo del cda del 6 marzo, chiamato ad approvare il piano industriale al 2021. Oggi dovrebbe riunirsi il Comitato controlli e rischi (Ccr) anche in vista del cda straordinario, a Milano, deputato a esaminare l'offerta di F2i e Rai Way per Persidera, la società dei multiplex. L'offerta ammonta a 220 milioni, di cui 200 fissi più 20 milioni di earn out.

 

Lucia Calvosa

Nelle ultime ore la cordata avrebbe rilanciato: Tim ha il 70% ed è costretta a vendere per gli impegni presi da Vivendi con Bruxelles in cambio del controllo. Gedi, che ha il 30% ed è libero da obblighi, invece spinge per l'Ipo. Nelle ultime ore i membri del Ccr presieduto da Lucia Calvosa sarebbero stati avvertiti della volontà di fermare il piano joint venture. Le motivazioni dello stop sarebbero nelle fallite negoziazioni fra Vivendi e Mediaset che non renderebbero più la partnership funzionale alla pace. Ma andiamo con ordine.

 

TIM

Il progetto di costituire una joint venture fra Tim e Canal+, entrambi per l'appunto controllati da Vivendi, viene esposto in consiglio Tim, la prima volta, il 27 luglio 2017 da Arnaud de Puyfontaine, nel suo duplice ruolo di presidente dell'ex incumbent e ceo della media company transalpina facente capo a Vincent Bollorè. Obiettivo della nuova iniziativa (60% Tim e 40% Vivendi) con dotazione iniziale di 100 milioni, acquistare contenuti e diritti per arricchire l'offerta di Tim Vision. In quella circostanza, proprio per agevolare il percorso, de Puyfontaine invocò la direzione e coordinamento di Vivendi su Tim.

 

LA STRATEGIA

DE PUYFONTAINE BOLLORE

Sicché l'iter per l'avvio della società comune, definita prioritaria nella nuova strategia dell'ad Amos Genish, viene avviato secondo la procedura delle operazioni fra parti correlate di minore rilevanza. Ma quando a ottobre è partita la negoziazione con Mediaset per l'acquisto di film, fiction e dei canali del digitale terrestre per 460 milioni di euro in sei anni, i sindaci e le minoranze di Tim hanno eccepito che si trattava in realtà di operazione fra parti correlate di maggiore rilevanza e che le condizioni a cui si stava trattando erano troppo a vantaggio di Mediaset.

 

Interessata della vicenda dai sindaci, Consob ha dato ragione a questi ultimi e imposto a Tim di ripartire da capo, dovendo far approvare l'operazione al plenum del Ccr. Va detto che questo comitato si è riunito già tre volte sul tema ma senza fare grandi passi in avanti verso la definizione del progetto.

 

BOLLORE BERLUSCONI

La partnership avrebbe dovuto costituire un tassello essenziale del business plan, ma il valore strategico della jv, ai primi di ottobre 2017, sarebbe aumentato quando tra Vivendi e Mediaset, ai ferri corti a causa del passo indietro dei francesi su Premium con un contenzioso sfociato in tribunale, è spuntato il tentativo di armistizio. Uno degli snodi sul quale cementare la tregua era proprio la jv nel cui capitale Vivendi avrebbe voluto far entrare Mediaset con un 20% e un'opzione put a tre anni nei confronti della media company francese a prezzi prefissati.

 

Il piano, tra l'altro, era nato con la previsione che la jv acquistasse i contenuti da Mediaset per girarli a Tim. Tra ottobre e dicembre, quando i consiglieri indipendenti e i sindaci sono scesi sul piede di guerra, si è verificata la prima marcia indietro con l'ingresso in campo diretto di Tim come acquirente dei contenuti.

MEDIASET

 

Lo slittamento dei tempi (sono passati sette mesi) e la complicazione nella realizzazione del progetto hanno contribuito a deteriorare i rapporti fra Vivendi e Mediaset: a questo punto non è quindi più necessario trovare una stanza di compensazione. E Tim di buon grado è pronta al passo indietro che toglie una spina nella dialettica interna al board.

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…