bollore cattaneo

BOLLORE’ ACCENDE UN CERO A SAN FLAVIO. IN UN ANNO CATTANEO HA PORTATO TELECOM DA 70 MILIONI DI PERDITE AD UN UTILE DI 1,8 MILIARDI, UNICA NOTA POSITIVA PER IL BUSINESS DEL BRETONE: L’ATTIVO DI VIVENDI CROLLA DEL 35% - IL COLLEGIO SINDACALE DI TELECOM, PERO’, DICHIARA: SIAMO CONTROLLATI DAI FRANCESI. UN ASSIST PER L’AGCOM MA SOPRATTUTTO PER MEDIASET

 

1. I GUAI POLITICI DI VINCET IN ITALIA E FRANCIA

 

Ugo Bertone per Libero Quotidiano

 

GIUSEPPE RECCHI FLAVIO CATTANEOGIUSEPPE RECCHI FLAVIO CATTANEO

Meno male che c' è Telecom Italia. O meglio, Flavio Cattaneo che, ad un anno dal suo arrivo, ha raddrizzato i conti della partecipata italiana più impegnativa di Vivendi. L' ex incumbent di Stato è tornato all' utile (1,8 miliardi contro i 70 milioni di perdite di un anno fa), con un ebit di 3,7 miliardi (+25%) in linea con i programmi e in forte accelerazione (un miliardo negli ultimi 3 mesi) che consentirà la distribuzione di un dividendo di 2,75 centesimi per le azioni di risparmio.

 

BOLLORE BERLUSCONIBOLLORE BERLUSCONI

E così monsieur Bolloré può finalmente sorridere: in questi mesi, infatti, il finanziere ha avuto ben poche ragioni per festeggiare sia in Italia che in Francia visti i problemi finanziari, giudiziari e pure politici che mettono a rischio gli ambiziosi piani del "marinaio" di Bretagna che pensa a ridisegnare le deleghe sia in Francia che in Telecom (a danno del presidente Giuseppe Recchi). Ma andiamo con ordine.

 

MEDIASET

Il terreno di scontro che ci riguarda più da vicino è ovviamente il braccio di ferro con Mediaset per l' affaire Premium. Ieri all' Agcom c' è stata l' audizione di Arnaud de Puyfontaine, il braccio destro di Bollò. L' autorità, che la prossima settimana sentirà i vertici di Mediaset, dovrà decidere se Vivendi può detenere in contemporanea il 29,94 di Mediaset ed il 25% di Telecom Italia.

mediaset vivendimediaset vivendi

 

TRIBUNALE

La partita, si sa, non finirà certo qui. Salvo accordo tra Fininvest e l' ex amico Bolloré, la causa in discussione al tribunale di Milano andrà senz' altro per le lunghe. Il giudice, infatti, ha fissato la prossima udienza per il 24 ottobre. Una brutta notizia per Mediaset che, causa lo strappo, ha accusato nel 2016 una «mazzata» (parola di Pier Silvio Berlusconi) che ha peggiorato i conti del Biscione di 100 milioni di euro legata alle coperture finanziarie.

 

VIVENDI

Non è andata molto meglio ai soci di Vivendi. Vincent Bolloré, che controlla il colosso francese con poco più del 20% del capitale ha presentato pochi giorni fa conti davvero magri, soprattutto se si tiene conto della straordinaria liquidità (più di 15 miliardi) incassata con la cessione di Sfr, realizzata prima dell' arrivo di Bolloré. Al contrario gli utili del gruppo sono scesi nell' ultimo anno del 35%, zavorrati dal pessimo andamento di Canal Plus.

mediaset vivendi 3mediaset vivendi 3

 

CAPOGRUPPO

Le strategie di Bolloré dovranno però superare il vaglio dell' assemblea Vivendi del 24 aprile. Per l' occasione diversi hedge ed alti investitori istituzionali si accingono a dare battaglia. Un po' perché i piani del 2017, anno della riscossa a quel che dice de Puyfontaine, non ispirano grande fiducia: la pay tv si presenta dopo aver perso negli ultimi 12 mesi 495 abbonati, un tonfo cui, secondo i media francesi, non sono estranee le scelte editoriali di Bollò. Un po' perché il finanziere ha esasperato alcuni aspetti, già opinabili, della govenance. Sono stati congedati dal board due consiglieri indipendenti che vanno ad aggiungersi a Philippe Donnet, il ceo delle Generali, che è stato sostituito da un manager interno. Non è andata meglio ai soci della capogruppo: -22% l' utile netto (440 milioni), a causa della debole congiuntura della logistica, che resta il piatto forte de compagnia (specie in Africa).

 

POLITICA

SARKOZY E BOLLORE SARKOZY E BOLLORE

Anche i rapporti con con la politica sono ai minimi. Bolloré, da sempre vicino a Nicolas Sarkozy (e a François Fillon), non è amato né da Emmanuel Macron né da Marine Le Pen, ovvero i più accreditati concorrenti per l' Eliseo. Difficile, anche per i rapporti tutt' altro che cordiali con Carlo Calenda e Matteo Renzi, inseguire una fusione tra Telecom e la francese Orange. In questo quadro si può apprezzare la soddisfazione per i progressi di Telecom, già anticipati ieri da Piazza Affari. In attesa di sciogliere il nodo più aggrovigliato, quello di Premium.

FILLON MACRON LE PENFILLON MACRON LE PEN

 

«Non c' è segno di pace - ha commentato Tarak Ben Ammar - Ma è solo business: mai dire mai».

 

 

2. COLLEGIO SINDACALE CONTRO CDA TELECOM: SIAMO DI VIVENDI

 

Sara Bennewitz per la Repubblica

 

Il cda di Telecom doveva essere di quelli veloci per approvare il bilancio 2016 chiuso con un utile di 1,8 miliardi. Invece è stato lungo e animato da una discussione sul ruolo del socio francese Vivendi. Secondo il collegio sindacale, infatti, Vivendi controlla Telecom ai fini delle operazioni con parti correlate. Quindi nel caso in cui il gruppo francese volesse stringere un accordo ad esempio con Havas, controllata da Vincent Bolloré ma non da Vivendi, dovrebbe attivare la procedura relativa alle parti correlate.

TARAK 
BEN 
AMMAR
TARAK BEN AMMAR

 

Al di là delle implicazioni pratiche, la notizia di per sé è suggestiva perché dal 2003, ovvero dai tempi della fusione tra Olivetti e Telecom, nessuno controlla il gruppo che ha sempre avuto soci di maggioranza relativa come Olimpia (18% del gruppo fino al 2007), Telco (22,4% fino al 2015) e ora Vivendi (24,6%). E questa decisione del collegio sindacale potrebbe anche essere uno degli elementi che l' Agcom sarà chiamata a valutare quando dovrà pronunciarsi (entro il 21 aprile) sulla posizione di Vivendi, che oltre a Telecom possiede il 29% di diritti di voto su Mediaset.

 

Se però il collegio sindacale è convinto che i francesi controllino il gruppo telefonico ai fini delle parti correlate (non del Tuf), il consiglio di Telecom resta convinto del contrario. Dunque l' iniziativa dei sindaci è stata bocciata dal cda (si sarebbero astenuti solo i consiglieri indipendenti Lucia Calvosa e Francesca Cornelli) anche dopo aver richiesto alcuni pareri legali pro veritate che confermava l' influenza dominante, ma non controllo, di Vivendi.

 

de puyfontaine mediaset vivendide puyfontaine mediaset vivendi

Sempre ieri, inoltre il cda di Telecom ha fatto sapere che in attesa del rinnovo dei vertici che sarà votato all' assembla del 4 maggio, il consiglio non proporrà un numero dei consiglieri (auspicando una riduzione a 13, ma confermando il buon funzionamento del cda a 16), il che significa che sono il 10 aprile con la presentazione della lista Vivendi si saprà il numero auspicato di componenti del board.

 

Infine, la società ha annunciato che per accelerare sui tempi degli investimenti nella banda larga (e non appesantire il debito) costruirà la rete nelle aree bianche - quelle meno popolate - insieme a un partner finanziario che avrà la maggioranza della stessa: l' obiettivo di una copertura del territorio al 95% viene così anticipato al 2018 anziché a fine 2019 come da piano.

 

PIER SILVIO BERLUSCONIPIER SILVIO BERLUSCONI

«Oggi Telecom è molto più forte rispetto a un anno fa ed è veramente una buona notizia, un segno dell' impegno di Vivendi in Italia », ha detto l' ad di Vivendi e vicepresidente della società telefonica Arnaud de Puyfontaine «Con Mediaset - ha aggiunto - vogliamo creare un progetto fantastico; continuo a vedere il bicchiere mezzo pieno». La vedono in un altro modo a Cologno, dove ieri Pier Silvio Berlusconi ha ribadito che solo «nel 2016 Mediaset ha avuto un danno di circa 100 milioni », ed è pronta «ad andare fino in fondo per farselo riconoscere e risarcire da Vivendi».

 

fedele confalonieri con marina e pier silvio berlusconifedele confalonieri con marina e pier silvio berlusconi

E Berlusconi si è detto anche «favorevole a tutte le riforme della governance che danno stabilità al gruppo», come nel caso di Mondadori che proporrà in assemblea l' introduzione del voto multiplo. Se così fosse anche per Mediaset, e se Vivendi (che adotta già il voto multiplo), non si astenesse o votasse contro, Mediaset di fatto forzerebbe i soci francesi a una progressiva ritirata, per evitare di essere costretti a lanciare un' Opa obbligatoria su Mediaset e a cascata su Mediaset Espana.

 

Ipotesi che per i francesi sarebbe molto più dispendiosa che per la Fininvest della famiglia Berlusconi (socia già al 40%), che invece non sarebbe obbligata a ritirare dal mercato anche la controllata spagnola.

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