BPM, DA PONZELLINI A NAGEL, DALLA PADELLA ALLA BRACE - ARRIVA L’AUMENTO DI CAPITALE DA 800 MLN, PER UNA BANCA CHE NE VALE 700 IN BORSA - COME FARANNO CRÉDIT MUTUEL E FONDAZIONE CASSA ALESSANDRIA, CHE HANNO GIÀ PERSO MILIONI, A SOTTOSCRIVERLO? - FACILE: I SOLDI GLIELI DÀ BPM! STRAPAGANDO AI FRANCESI LA BANCA LEGNANO (100 MLN) E COMPRANDO IMMOBILI DAI PIEMONTESI - GONGOLA MEDIOBANCA, CHE DA UNA PARTE SCOMMETTE CONTRO IL TITOLO E DALL’ALTRA GESTISCE L’AUMENTO (E SI PRENDERÀ LE QUOTE NON COLLOCATE)…

Vittorio Malagutti per "il Fatto Quotidiano"

Nel pasticciaccio brutto della Banca Popolare di Milano (Bpm), tra risse sindacali, cordate fantasma e manovre di Borsa, un solo fatto pare certo. Nelle prossime settimane l'istituto di credito presieduto (ancora per poco) da Massimo Ponzellini dovrà varare un aumento di capitale per chiedere 800 milioni al mercato.

Con l'aria che tira in Borsa riesce difficile immaginare che i risparmiatori si strapperanno di mano le azioni. I manager di Bpm lo sanno bene e fanno quello che possono per limitare i danni. Convincere migliaia di piccoli risparmiatori ad aprire il portafoglio sembra la classica mission impossible .

A Milano, allora, devono aver pensato che era meglio provare a smuovere grandi azionisti della banca come i francesi del Crédit Mutuel e la Fondazione Cassa di Alessandria. Mica facile neppure questo. Con il titolo della Popolare letteralmente crollato in Borsa i soci extralarge contano già minusvalenze per decine di milioni ciascuno e, potendo, forse preferirebbero cambiare aria.

Vendere adesso, però, significherebbe chiudere in perdita l'avventura a Milano. E così l'azionista francese e quello piemontese stanno alla finestra. Il tempo stringe, però, e a quanto pare i vertici di Bpm hanno deciso di fornire ai due investitori alcuni argomenti utili a fare una scelta, possibilmente in fretta. Sono argomenti solidi, del valore di svariate decine di milioni. In pratica la Popolare, che di certo non naviga nell'oro, si appresta a girare quasi 150 milioni nelle casse di due suoi soci importanti. Vediamo.

Un paio di giorni fa, per dire, la Bpm ha annunciato che pagherà 100 milioni al Crédit Mutuel in cambio del 6,49 per cento della Banca di Legnano che per il restante 93,51 per cento è già di proprietà della Popolare. I capi dell'istituto francese sono fortunati. Di questi tempi nessuno pagherebbe una cifra simile per una quota di netta minoranza di una banca delle dimensioni della Legnano.

A conti fatti, quest'ultima è stata valutata circa 1,5 miliardi di euro. L'intero gruppo Bpm, compresa quindi la Legnano e molto altro ancora, capitalizza in Borsa meno di 700 milioni. Va bene che i mercati da tempo picchiano sul settore creditizio, ma una simile valutazione ha lasciato a bocca aperta gli analisti. Come si spiega tanta generosità? I patti pregressi tra i francesi e la Popolare Milano non sono noti nei particolari.

Può darsi che il Mutuel avesse la possibilità di mettere i bastoni tra le ruote alla fusione programmata tra la stessa Legnano e la Cassa di Alessandria, anche questa controllata da Bpm. Si spiegherebbe così quel prezzo fuori mercato, da intendersi come una sorta di buonuscita. Di certo, però, quei soldi gentilmente elargiti da Ponzellini torneranno comodi ai francesi semmai il Crédit Mutuel decidesse di sottoscrivere la sua quota del 2 per cento circa dell'aumento di capitale della Popolare. Anzi, 100 milioni sono perfino troppi, ma il resto può servire ad addolcire il ricordo di un'alleanza finanziaria che (eufemismo) non ha dato i risultati sperati.

Una volta chiusa la partita con i soci d'Oltralpe ci si poteva dimenticare della Fondazione Cassa di Alessandria? Certo che no. E allora ecco che un mesetto fa è stato siglato un affare che frutterà all'ente piemontese circa 48 milioni. La fondazione vende a Bpm il palazzo dove ha sede la Cassa di Alessandria e in cambio farà il pieno di denaro cash, che serve a dare un po' di respiro al bilancio.

Così, Alessandria non dovrà fare i salti mortali per sottoscrivere la sua quota dell'aumento di capitale della Popolare. Fin qui, infatti, l'alleanza con Milano si è trasformata in un incubo per la fondazione piemontese, che nel 2004, sciolti i patti che la legavano a Banca Intesa, è salita sul cavallo della Bpm rilevando addirittura una quota del 7 per cento della banca allora guidata da Roberto Mazzotta.

La legge però pone un tetto dello 0,5 per cento al possesso di titoli delle Popolari. Nel tentativo di aggirare l'ostacolo la fondazione ha siglato un contratto (equity swap) con alcune banche (Mediobanca, JP Morgan, Soc Gen). L'accordo prevede che in caso di ribassi nel valore del titolo Bpm rispetto a quello d'acquisto la fondazione si impegna a far fronte alla differenza accantonandola in un fondo apposito di bilancio.

E' andata male, malissimo, perchè Alessandria nel 2004 aveva comprato i titoli della Popolare a oltre 5 euro e adesso ne valgono 1,65. In altre parole, il contratto di equity swap si è trasformato in un salasso che ha finito per mettere a dura prova i conti della fondazione. Alla fine del 2010, come risulta dal bilancio, la fondazione aveva già dovuto mettere da parte circa 37 milioni per far fronte alle minusvalenze sulla partecipazione nella Bpm. E nel corso del 2011 il titolo ha perso un altro 40 per cento.

L'avventura milanese ha quindi assestato un colpo pesante al bilancio della fondazione di Alessandria. che ha un attivo inferiore ai 400 milioni. Le uniche a guadagnarci fin qui sono state le banche intervenute come controparti nell'equity swap. A loro sono andati interessi e commissioni milionarie. Tra gli istituti coinvolti c'è anche Mediobanca. Difficile non notare che tra gli amministratori della fondazione ci sono anche il banchiere Fabrizio Palenzona e l'imprenditore Giancarlo Cerutti, entrambi molto legati alla banca che fu di Enrico Cuccia.

Mediobanca tra l'altro ha ricevuto il mandato per organizzare l'aumento di capitale di Bpm. Quindi da una parte, nell'equity swap ad Alessandria, la banca d'affari ha scommesso contro il titolo Bpm e dall'altra guadagnerà fior di commissioni con il collocamento delle azioni della Popolare. Non solo. Mediobanca potrebbe anche diventare socio importante di Bpm, visto che si è impegnata a rilevare le nuove azioni che restassero invendute in sede di aumento.

 

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