ue europa budget europeo regno unito brexit

QUANTO CI COSTA LA BREXIT? – L’ADDIO DEL REGNO UNITO ALL’UE SARÀ UN PROBLEMA PER IL PORTAFOGLIO DEGLI STATI MEMBRI: DAL 2021 LA GRAN BRETAGNA NON VERSERÀ PIÙ 16 MILIARDI ALLE CASSE DELL’UNIONE (IL 9,5%) E QUEI SOLDI ANDRANNO COMPENSATI CON VERSAMENTI AGGIUNTIVI DEGLI ALTRI PAESI - LA QUESTIONE DEL BUDGET CHE IL PARLAMENTO VUOLE AUMENTARE…

 

 

brexit

Giorgia Pacione Di Bello per “la Verità”

 

L' addio del Regno Unito all' Unione europea darà non pochi problemi agli Stati membri in termini di bilancio Ue. Se infatti per il 2020 la Gran Bretagna continuerà a versare i suoi 16 miliardi di euro nelle casse dell' Unione, dal 2021 la situazione cambierà. Non solo si dovrà trovare un nuovo accordo politico per il budget 2021-2027, ma si dovrà anche capire come andrà gestito il buco di bilancio lasciato dalla Gran Bretagna.

 

budget europeo 2

Al momento, per il 2020, il budget stanziato è stato di 168,7 miliardi di euro. L' Italia versa circa 15-17 miliardi, il che corrisponde al 9-10% del budget Ue. La Gran Bretagna, in linea con il nostro Paese, versa 16 miliardi (9,5%). Da ricordare che la somma totale del budget Ue è spalmato in percentuali diverse tra i vari stati membri. L' Italia risulta essere uno dei maggiori contributori, posizionandosi al quarto posto. Davanti a lei solo Germania, Francia e Gran Bretagna. Ma visto che uno dei più importanti stati contributori, la Gran Bretagna, lascerà l' Unione europea, come saranno coperti i 16 miliardi di euro che versava l' anno?

 

nigel farage all'europarlamento festeggia la brexitbudget europeo 3

La risposta la si trova nei 27 Stati membri rimanenti. Ma attenzione, perché la questione non è delle più semplici. Chi subirà le maggiori conseguenze saranno probabilmente la Germania, la Francia e l' Italia, ovvero i Paesi che contribuiscono maggiormente al bilancio dell' Ue. Secondo lo studio The impact of Brexit in the Eu budget, pubblicato dal Ceps policy brief, centro di ricerca specializzato sugli affari europei, che ha fatto la sua simulazione sul budget Ue del 2014 (più basso rispetto a quello del 2020), per coprire il gap inglese la Germania vedrà un aumento di 2,56 miliardi di euro (+9%), la Francia di 1,47 miliardi di euro (7%) e l' Italia di 791 milioni di euro (+5,22%). Se si considera il budget 2020 l' Italia vede questa somma alzarsi a 1,44 miliardi euro. C' è però da dire che queste somme sono variabili e non definitive, per due motivi. In primis bisogna capire dal punto di vista del mercato unico a livello commerciale cosa si deciderà. E i prossimi mesi saranno fondamentali.

europarlamentari britannici pro ue in lacrime

 

brexit e budget europeo 1

La Gran Bretagna potrebbe infatti decidere di entrare a far parte di alcuni progetti Ue, dunque di mettere del budget. In questo caso il suo buco economico diminuirebbe. Altro aspetto da non sottovalutare è un' ulteriore proroga che gli inglesi potrebbero chiedere (31 dicembre 2020). E infine altra incognita è che non si conosce ancora quanto ambizioso o meno vorrà essere il budget per il 2021-2027, che verrà deciso entro fine anno.

 

brexit e budget europeonigel farage contento per la brexit

Al momento la Commissione e il Parlamento sono due strade diametralmente opposte, ma dovranno trovare un accordo politico per dar vita alle nuove risorse da stanziare in Ue. E dunque da una parte c' è il Parlamento europeo, che spinge per ottenere un progetto di bilancio ambizioso. L' obiettivo è quindi ottenere un budget pari all' 1,3% del reddito nazionale lordo dei Paesi membri (al momento siamo all' 1,16%).

1973 il primo ministro edward heath firma l'ingresso del regno unito nella comunita' europeaparlamentari europei cantano auld lang syne 5

Il budget stimato sarebbe dunque di 1.324 miliardi di euro. Dall' altra parte la Commissione gioca a ribasso e spinge per un 1,11% del reddito nazionale lordo, con previsioni di bilancio attorno ai 1.279 miliardi di euro. I singoli Stati membri spingono ovviamente per abbassare ulteriormente la cifra per dare meno contributi possibili all' Ue. Il 20 febbraio si terrà una riunione per cercare di raggiungere un accordo o un primo compromesso tra le due posizioni dominanti, ma la strada è ancora lunga.

 

un manifestante anti euro a londra nel 2002parlamentari europei cantano auld lang syne

Queste percentuali, che giocano sui decimali, sono di fondamentale importanza per gli Stati membri. Se infatti dovesse prevalere la proposta del Parlamento europeo, e dunque si desse vita a un budget più ambizioso, gli Stati membri non solo dovranno aumentare i loro contributi nazionali (adeguati all' inflazione e della crescita economia nazionale) ma dovranno pensare anche a colmare il buco di bilancio di 16 miliardi lasciati dalla Gran Bretagna. E dunque l' Italia potrebbe arrivare a dare all' Ue più di 17 miliardi di euro, compresi il lascito inglese.

la felpa pro europa di margaret thatcher

 

Da non dimenticare che in questa ipotesi l' Italia potrebbe ricevere anche una maggiore quota di finanziamenti da parte dell' Unione europea (nel 2017 ne ha ricevuto 9,8 miliardi), dato che ci saranno maggiori stanziamenti a programmi Ue. Questo potrebbe andare dunque a colmare, in minima parte, il maggior contributo che l' Italia dovrà dare per l' uscita inglese.

 

ursula von der leyen

Nel caso invece in cui la Commissione riesca ad avere la meglio si avrebbe un budget meno ambizioso (che significa, per esempio, tagli a progetti) e minore risorse da parte degli stati membri. A questo si potrebbe aggiungere anche il fatto che il gap del Regno Unito potrebbe essere coperto in parte dalle risorse proprie dell' Ue (l' Iva, un prelievo in percentuale sul reddito nazionale lordo degli Stati membri eccetera) e dunque gravare in maniera inferiore sulle casse dei singoli stati membri. L' Italia darebbe dunque sempre come il suo contributo nazionale, ma non dovrebbe garantire anche gli 1,44 miliardi di euro per l' uscita del Regno Unito dall' Ue.

budget europeo 1budget europeo

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....