1- SILVIO L’APPESTATO, SORRISETTI DI CONVENIENZA E ATTENTI AD EVITARE BACI E ABBRACCI. COSÌ, QUANDO SI È TRATTATO DI METTERE A PUNTO LE MISURE PER RICAPITALIZZARE LE BANCHE, ITALIANE COMPRESE, IMPATANATE NELLA CRISI GRECA, I FACCIA A FACCIA DI MERKEL E SARKO, BARROSO E VAN ROMPUY SONO STATI CON IL PALLIDO GRILLI 2- CHE COSA È ANDATO A FARE MARTEDÌ IN PROCURA DAI MAGISTRATI IL MEDICO PERSONALE DI BERLUSCONI ALBERTO ZANGRILLO? BOICOTTARE IL SALVATAGGIO DEL SAN RAFFAELE DALLO IOR E DA MALACALZA PER METTERE UN COMMISSARIO DI GOVERNO? 3- IL PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE MPS GABRIELLO MANCINI CHIAMA IN AIUTO GOLDMAN SACHS E JP MORGAN PER EVITARE DI PERDERE IL CONTROLLO DELLA BANCA 4- “ER CASH” COPPOLA PASSA LE QUOTE DELLA CASA EDITRICE DALLA MOGLIE ALLA MAMMA
1 - SILVIO L'APPESTATO, GRILLI
Berlusconi durante il vertice europeo era come un appestato, solo sorrisi di convenienza e strette di mano, tutti, a cominciare da Barroso, hanno evitato i suoi abbracci. La dimostrazione si è avuta quando durante i lavori del Consiglio Merkel, Sarkozy, Barroso e Van Rompuy hanno voluto parlare frequentemente e riservatamente con Vittorio Grilli, il direttore generale del Tesoro alla guida del Comitato economico e finanziario (Cef).
Così, quando si è trattato di mettere a punto le misure per ricapitalizzare le banche, italiane comprese, rimaste impatanate nella crisi greca, i faccia a faccia dei big europei sono stati con il pallido Grilli. Il Cavaliere non capendo cosa stava accadendo continuava a raccontare barzellette a chi gli capitava nel suo francese stentato.
2- LA PRESA DI DISTANZA DI TREMONTI SUL "LIBRO DEI SOGNI E DELLE INTENZIONI"
Oggi e nei prossimi giorni tenetevi alla larga da via XX Settembre dove si trovano gli uffici del ministero guidato da Giulietto Tremonti.
L'aria è diventata terribilmente pesante da ieri sera alle 17 quando hanno cominciato a circolare le prime versioni della lettera inviata a Bruxelles dal Presidente Patonza che con la sua firma in calce si è calato nella veste di unico garante degli impegni italiani.
L'irritazione del ministro dell'Economia è plasticamente scolpita nelle parole che gli vengono attribuite dopo la lettura del documento: "quella lettera non è mia, facciano come vogliono", una presa di distanza che potrebbe essere il preludio di una rottura definitiva.
A placare l'ira di Giulietto, che avrebbe voluto introdurre pesanti proposte per ristrutturare le pensioni, non sono bastate le cinque righe iniziali del preambolo in cui si afferma che l'Italia "ha sempre onorato i propri impegni e ha approvato manovre con un effetto correttivo pari a 60 miliardi di euro che hanno creato le condizioni per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013, con un anno di anticipo rispetto a quanto richiesto dalle Istituzioni europee".
à probabile che agli occhi del ministro questo riconoscimento appaia del tutto ovvio, ma il salto sulla sedia deve averlo fatto quando ha letto la seconda pagina dove sono elencate le quattro direttrici che il governo intende seguire nei prossimi 8 mesi per favorire la crescita. Non ci vuole un ragioniere o un tecnico di alto profilo per capire che si tratta di una sequenza irreale. Entro due mesi dovrebbero essere rimossi i vincoli e le restrizioni alla concorrenza; entro quattro mesi si dovrà definire un contesto che favorisca il dinamismo delle imprese; entro sei mesi il governo si impegna ad adottare misure che favoriscano l'accumulazione di capitale fisico e di capitale umano, e infine entro otto mesi dovrà essere completata la riforma del mercato del lavoro.
In altre parole entro giugno si procederà a una rivoluzione copernicana che non finisce con le quattro direttrici indicate nella lettera, ma dovrà proseguire con la vendita di una parte del patrimonio pubblico sorvegliata da un gruppo di personalità indiscusse, e proseguirà con le misure che spostano l'età pensionabile al 2026.
Ora tutto si può dire di Giulietto (e fin troppo è stato detto) ma nessuno può negargli un minimo di senso politico e una indubbia competenza sui numeri; da qui l'impressione che la sua presa di distanza sul "libro dei sogni e delle intenzioni" abbia un ragionevole fondamento perché le 11 cartelle della lettera hanno il sapore di un colossale bluff che ha buttato una manciata di polvere negli occhi dei governanti europei alle prese con i problemi delle banche e del Fondo Salvastati. A questo punto bisognerà capire se il Tremonti al quale lo statista Bossi ha messo un tappo in bocca, avrà il coraggio di trarre le conseguenze e di rompere il cordone sanitario costruito dal premier con l'aiuto di tre ministri: Paolo Romani, Maurizio Sacconi e Renatino Brunetta.
Quest'ultimo ha molte ragioni per fare le capriole sotto i tavoli della bella casa arredata dalle mani sapienti della moglie Titti. Per settimane ha vissuto una crisi di identità soffrendo in disparte e ripiegando in un silenzio per lui inconsueto, poi di colpo ha dissotterrato l'ascella di guerra e si è ritrovato a giocare quella parte di economista che gli era stata negata dal "giurista" di Sondrio.
Il trionfo di Renatino si completa nella lettera inviata a Bruxelles dove al punto (f) delle misure strutturali si indica come priorità la modernizzazione della Pubblica Amministrazione e il suo nome (unico ministro citato nella missiva) appare come protagonista del "tassello costituito dalla piena attuazione della Riforma Brunetta".
Con questa medaglia sul petto, Renatino pareggia il conto della lunga disputa con Giulietto e può partire soddisfatto per la Cina dove da sabato a mercoledì guiderà una delegazione di imprenditori italiani "innovatori" per un Forum con le autorità di Pechino.
Giustizia è fatta.
3 - IL PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE GABRIELLO MANCINI GOLDMAN EVITANDO DI PERDERE IL CONTROLLO DI MPS CHIAMA SACHS E JP MORGAN
La Borsa questa mattina ha festeggiato le notizie provenienti da Bruxelles per la ricapitalizzazione degli istituti da concludere entro giugno.
Anche Peppiniello Mussari, il presidente di MontePaschi, ha tirato un sospiro di sollievo quando ha visto il titolo della banca schizzare vicino al 4%. Già ieri durante la Giornata del Risparmio nel Palazzo della Cancelleria l'avvocato calabrese si era dimostrato fiducioso e come presidente dell'Abi aveva detto che il sistema bancario italiano, nonostante alcuni segnali di rallentamento, è strutturalmente in grado di gestire i suoi problemi.
A Siena dove i contradaioli si ritrovano ogni mattina nei bar della piazza del Palio per leggere il "Financial Times" e gli altri giornali stranieri, non sono così convinti che la banca guidata da Peppiniello dall'aprile 2006 possa vivere un futuro tranquillo. A renderli agitati è un lungo articolo pubblicato ieri dal "Wall Street Journal" che non riguarda l'andamento della banca bensì la situazione in cui si trova la Fondazione MontePaschi che detiene la maggioranza del più antico istituto italiano.
Di questo articolo non ha parlato nessun giornale italiano, ma contiene notizie interessanti e per certi versi inquietanti. I due giornalisti stranieri sono andati a cercare il presidente della Fondazione Gabriello Mancini, il massiccio ragioniere di San Gimignano che dopo aver inciuciato per molti anni con Arnaldo Forlani, ha cercato una sponda tra i partiti della sinistra. Alle loro domande il Mancini dal volto quadrato ha risposto: "non possiamo più essere il bancomat della città ", un concetto che taglia corto rispetto all'ipotesi che la Fondazione, gravata da oltre 700 milioni di debito, possa donare altro sangue dopo aver sottoscritto il recente aumento di capitale.
Fin qui non c'è nulla di particolarmente nuovo perché il concetto del "Babbo Monte" era già stato rigettato dal ragionier Mancini in altre situazioni. Il crollo dei dividendi ha tagliato la benzina che consente alla Fondazione di operare sul territorio con finanziamenti e donazioni. Dai 230 milioni erogati nel 2008 si è passati ai 100 milioni dell'anno scorso e la quota passa ai 50 milioni di quest'anno.
Queste cose i contradaioli le sapevano, ma ignoravano che i dirigenti della Fondazione per mantenere la maggioranza dovranno acquistare 1 miliardo di euro di titoli quando scatterà l'aumento di capitale di MontePaschi. Per far fronte a questa scadenza, il "Wall Street Journal" spiega che sono stati presi contatti con Goldman Sachs e JP Morgan. L'obiettivo di Mancini e dei suoi collaboratori è quello di fare provviste evitando di perdere il controllo della banca. Secondo il quotidiano Usa, la prima risposta sarebbe arrivata da JP Morgan che insieme ad altre 10 banche si è dichiarata disposta a prestare 600 milioni alla Fondazione.
4- CHE COSA Ã ANDATO A FARE MARTEDÃ IN PROCURA DAI MAGISTRATI IL MEDICO PERSONALE DI BERLUSCONI ALBERTO ZANGRILLO?
Sono ore decisive per la sorte della Fondazione San Raffaele del Monte Tabor, il complesso ospedaliero fondato da quel don Verzè "innamorato di Cristo" che tenendo gli occhi al cielo si è lasciato alle spalle un crac da 1 miliardo e mezzo di euro.
I giudici del tribunale fallimentare di Milano oggi si riuniscono in camera di consiglio per decidere se dare via libera al concordato preventivo o accogliere l'istanza di fallimento della Procura decretando lo stato di insolvenza.
In questa situazione drammatica si ha notizia di molti medici e primari che se la squagliano e di una lettera (scrive il "Sole 24 Ore") che lunedì don Verzè avrebbe inviato a due consiglieri, Maurizio Pini e Massimo Clementi, che si sono dimessi venerdì scorso. La mossa di don Verzè è curiosa perché invece di rimproverarli per il gesto che ha accentuato le difficoltà , li ringrazia per l'opera svolta.
A Milano si chiedono quale sia il motivo reale che ha spinto i due consiglieri più vicini all'"innamorato di Gesù Cristo" a rassegnare le dimissioni dal nuovo consiglio della Fondazione. Non si capisce infatti perché abbiano scritto una lettera alla Procura per dire che non erano coinvolti nella gestione quando è noto che tutte le delibere sono state assunte all'unanimità .
Ma c'è una domanda ancora più bizzarra che circola: che cosa è andato a fare martedì in Procura dai magistrati Laura Pedio, Luigi Orsi e Gaetano Ruta, il medico personale di Berlusconi Alberto Zangrillo? Costui è la punta di diamante del polo ospedaliero e si presenta il giorno prima dell'incontro decisivo presso il tribunale fallimentare.
I venditori delle bancarelle che sostano davanti al palazzo di Giustizia di Milano non hanno dubbi: i tre (Zangrillo, Clementi e Pini) vogliono boicottare il salvataggio del San Raffaele dallo Ior e dall'industriale genovese Malacalza perché sono convinti che la soluzione non sarà il fallimento, ma l'arrivo di un commissario. E poiché il commissario lo sceglie il governo attraverso il ministro ex-Opus Dei, Paolo Romani, l'operazione consentirebbe di mantenere il controllo politico ed economico sulla creatura di don Verzè.
5- COPPOLA, DALLA MOGLIE ALLA MAMMA
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che Danilo Coppola, l'immobiliarista romano detto "Er cash", pochi giorni fa ha chiesto alla mamma Francesca Garofalo di rilevare per 10mila euro la totalità della casa editrice "Perlafinanza" che pubblica il quotidiano "Finanza&Mercati".
In precedenza le azioni erano nelle mani di Silvia Necci, moglie del 44enne costruttore della borgata Finocchio. La madre di Coppola segue da sempre le peripezie del figlio imprenditore-editore ed è presente nei board di due società del figliolo (Mib Prima e Frattina Fire Stars) ed è azionista di Primae Real Estate e Tical".















