1- LE BOTTE IN TESTA CHE SI E' PRESO DAL ‘’RAGAZZINO’’ ELKANN, DAGLI “ARZILLI VECCHIETTI” BAZOLI & GUZZETTI, DAL “FUNZIONARIO” DI MEDIOBANCA PAGLIARO E DAL CLINICO ROTELLI CALANO LA SARACINESCA SUI TESTICOLI DELLO SCARPARO DI DIVENTARE INSIEME AL PATRON DI ‘’REPUBBLICA’’, CARLETTO DE BENEDETTI, UN PRINCIPE DELL'EDITORIA 2- IL PROGETTO “CORRIERE DELLA SERA” E' FALLITO E ANCHE LUI, IL PICCOLO GLADIATORE DI CASETTE D'ETE E COMPAGNO DI MERENDA DI MONTEZEMOLO E MIELI LANCIA SEGNALI DI FUMO E DI TREGUA NELL'INTERVISTA CHE HA CONCESSO IERI AL CORRIERE 3- MA E’ SOLO UN MODO PER RACCOGLIERE LE FORZE PER LA PROSSIMA BATTAGLIA DENTRO MEDIOBANCA. SAPPIAMO TUTTI CHE TRA QUALCHE MESE FARAI SCORRERE IL SANGUE A PIAZZETTA CUCCIA E TI AUGURIAMO CHE FINISCA MEGLIO DI QUELLA DELLE GENERALI DOVE NEL CESTO HAI MESSO CON L'AIUTO DECISIVO DEL TRIO NAGEL-TREMONTI-PELLICCIOLI, LA TESTA DI GERONZI E LA MEDIOCRITA' AUREA DI PERISSINOTTO

1- DAGOREPORT
Non e' un uovo di cioccolato e nemmeno di Faberge' quello che Dieguito Della Valle deve ingoiare in questa Pasqua uggiosa dove la sua ambizione di mettere le mani su Rcs e sul Corriere sembrano ormai compromesse. Il blitz dell'ospedaliero Rotelli che per 53,7 milioni si e' portato a casa un'altra quota e diventa il primo socio del Gruppo, cala la saracinesca sulle speranze dello scarparo marchigiano di diventare insieme al patron di Repubblica, Carletto De Benedetti, un principe dell'editoria.

E adesso anche la sua teatralita' impudica, le scariche verbali e la voglia di chicchirichire che lo hanno portato venerdi' a schiacciare i brufoli del giovane Yaki e i testicoli del grigio Pagliaro di Mediobanca, hanno il sapore di una mollica secca e ingiallita. Come un guaritore filippino voleva strappare il cuore dei cosiddetti poteri forti, quel Corriere della Sera che nonostante i suoi manager e una governance assolutamente impura, viene considerato, insieme al Quirinale e alla Banca d'Italia, un'Istituzione del Paese.

Il progetto e' fallito -almeno per adesso - e anche lui,il patron di Tod's e compagno di merenda di Luchino e Paolino Mieli sembra rendersene conto. Basta leggere l'intervista che ha concesso ieri al Corriere, la "gazzetta dei suoi sogni" per capire che il piccolo gladiatore di Casette d'Ete ha compreso che non e' piu' tempo di imprecare con l'aorta inturgidita.

Dentro le sue parole si colgono il senso della malinconia per la preda perduta, ma anche segnali di fumo e di tregua. Cosi' Yaki che ieri era un ragazzino con le dita nel naso viene definito "una persona seria e onesta" e sul grigio impiegato di Mediobanca, Pagliaro,ripete senza nuovi epiteti l'accusa di inadeguatezza.

Le polveri della polemica sembrano bagnate e lo zufolo, garrulo ed eccitato, sembra riposto e flaccido dentro la cerniera. E che dire poi del ramoscello d'ulivo che il Dieguito pasquale lancia verso l'arzillo vecchietto Abramo Bazoli? "L'ho visto in forte imbarazzo... ha cercato di rattoppare il guaio... pur non essendo quasi mai d'accordo con Nanni devo dargli atto che non e' stato lui a condurre la partita".

E qui riaffiora per un attimo il guaritore filippino, incompetente in umilta', che cerca con furbizia contadina di creare una divaricazione tra il banchiere bresciano e l'odiata Mediobanca di Nagel e Pagliaro che quando erano semplici direttori generali a Piazzetta Cuccia "sono stati un punto di riferimento" mentre oggi ricoprono"ruoli al di sopra delle loro capacita".

A questo punto vien da chiedersi se Dieguito, uomo dalle scarpe belle e il cervello fino, non sia davvero invecchiato. I segnali ci sono tutti, dalle botte in testa che si e' preso dal ragazzino della Fiat, fino al tentativo di negare che venerdi' e' caduto nel cerchio magico di Bazoli, Mediobanca, Rotelli e dell'altro vecchietto Guzzetti.

Diceva Cesare Pavese che lo scopo della vita e' giustificarsi. Adesso che lo hai fatto, caro Dieguito riposati un po', tira il fiato e ritorna al giocattolo della tua ricchezza, oppure raccogli le forze per la prossima battaglia dentro Mediobanca. Sappiamo tutti che tra qualche mese farai scorrere il sangue a Piazzetta Cuccia e ti auguriamo che finisca meglio di quella delle Generali dove nel cesto hai messo con l'aiuto decisivo del pallido Nagel, la testa di Geronzi e la mediocrita' aurea di Perissinotto.

Pensare e' mestiere da poveri e noi che lo siamo vogliamo solo convincerti che nella battaglia per il Corriere hai balordeggiato alla grande. Nemmeno il tuo amico e mentore politico, Clemente Mastella, avrebbe fatto peggio.

2- L'INTERVISTA DI DELLA VALLE: NON CREDO AL «PASSO INDIETRO» FIAT E MEDIOBANCA VOLEVANO IL CORRIERE
Sergio Bocconi per Corriere della Sera

«Rotelli ha fatto bene, voleva azioni Rizzoli, vive sul mercato e le ha comprate. Si fa così quando si crede in un'azienda: si investe. Mi dispiace solo le abbia pagate il 20% in più dopo il rialzo di giovedì in Borsa». Accoglie così la novità sugli assetti del gruppo che pubblica il Corriere della Sera l'imprenditore della Tod's Diego Della Valle, che mercoledì al termine del patto di Rcs Mediagroup che ha indicato i candidati per il consiglio con un mix di rappresentanti di soci e indipendenti, in aperto dissenso con le decisioni ha chiesto e ottenuto di svincolare le proprie azioni.

Pensa a un'alleanza?
«Con Rotelli abbiamo ottimi rapporti da tempi anche precedenti il suo ingresso nel capitale della Rizzoli. Siamo entrambi imprenditori che investono risorse proprie e vogliono avere voce in capitolo sulla gestione».

In realtà il mercato si attendeva un acquisto da lei, ora che è uscito dal patto.
«Non abbiamo ancora pensato a nulla. Perché oggi non è il momento migliore per comprare».

Però ha già detto che la partita non è finita.
«Essere uscito da questo sindacato con due anni di anticipo è un grande risultato: mi dà la possibilità di avere le mani più libere e di concentrarmi sul futuro del mio investimento. D'altro canto, quel che è accaduto in questi giorni con il patto che si è riunito tre volte per decidere è un chiaro segnale che questo accordo non va lontano. Anche altri componenti non sentono più necessità e motivazione di farne parte».

"Mani più libere" per fare cosa?
«Al di la delle boutade giornalistiche su operazioni aggressive in attesa della prossima assemblea, la mia visione va oltre: credo che una Rcs ben guidata possa essere un ottimo investimento, perciò mi comporterò di conseguenza».

Uscendo dal patto lei ha "sparato a zero" su chi ha guidato il cambiamento nella governance. Perché ha avversato la scelta di un consiglio composto per metà di indipendenti?
«Non avevo e non ho nulla in contrario all'ingresso di consiglieri indipendenti. Ma è stato un tentativo maldestro di mettere le mani su Rcs, finito in una frittata. Il punto di partenza era un board di soli indipendenti. Perché? Cosa c'è di meglio e più efficace di un azionista preparato che in consiglio partecipa alla gestione dell'azienda nella quale ha investito? E del resto Yaki Elkann è presidente della Fiat. Con la parola d'ordine del "passo indietro" dei soci, Yaki e in particolare il presidente di Mediobanca Renato Pagliaro hanno cercato di mettere le mani sul Corriere. Ma il tentativo è stato condotto in modo dilettantistico, visto anche soltanto che si è arrivati alla prima riunione del patto senza i nomi del presidente, dell'amministratore delegato e degli eventuali indipendenti, e non è riuscito. Per usare un'espressione cara in Piazzetta Cuccia, il risultato è un cappotto abbottonato male. Con la conseguenza che oggi ci sono meno azioni nel patto e più blocchi fuori».

Lei ha usato parole durissime contro Elkann e Pagliaro, che al contrario sono convinti che la nuova governance, con una separazione più netta fra proprietà e gestione, sia più adatta alle sfide del mercato.
«Guardi, non ho nulla di personale verso Yaki e Pagliaro. Il primo lo conosco da quando era bambino, il secondo l'ho frequentato spesso ed è una persona seria e onesta. Però ritengo siano inadeguati a gestire cose così importanti e articolate. Evidentemente qualcuno non ha capito che i tempi sono cambiati, il mondo va in un'altra direzione e soprattutto che in passato c'erano altri protagonisti a mettere in atto certe operazioni. Negli ultimi consigli Rcs ho pregato Pagliaro, magari con eccesso di chiarezza ma mai con astio, di farsi da parte. Ho visto Giovanni Bazoli in forte imbarazzo, sia per i metodi sia per la sostanza di questo tentativo maldestro portato avanti da altri. Ha cercato di rattoppare il guaio. Pur non essendo quasi mai d'accordo con Nanni (anzi, siamo due persone coerenti: abbiamo sempre avuto coerentemente idee diverse, pur stimandoci reciprocamente), devo dargli atto che non è stato lui a condurre la partita».

Ma Pagliaro si è detto contrario a Mediobanca primo azionista in Rcs.
«Al di là delle dichiarazioni di facciata, mi domando perché l'istituto voglia ancora detenere una quota in Rizzoli».

Lei è uscito anche dal patto di Mediobanca, pur restandone socio. La partita Rcs avrà conseguenze sul suo atteggiamento in Piazzetta Cuccia?
«In Mediobanca Alberto Nagel e Pagliaro quando erano direttori generali sono stati un punto di riferimento. Oggi penso ricoprano ruoli al di sopra delle loro capacità: non si può pensare che il mondo sia ristretto a quattro vie di Milano e non spazi dall'Italia al resto del mondo. E non basta, come in Rcs, essere azionisti di una società per considerarsi l'unico advisor. Mi auguro che nella prossima assemblea sappiano dire quali sono i progetti per il futuro e la missione dell'istituto».

E lei quale missione vede per Rcs?
«Non credo di esser il solo a pensare da anni che Rcs debba razionalizzare e rendere più efficiente la struttura attuale, abbassare l'indebitamento, e perciò insisto che bisogna vendere Flammarion e l'immobile di via San Marco, e preparare la Rizzoli dei new media»

E sugli assetti proprietari?
«Ritengo che tutte le società controllate da patti di blocco siano arrivate al termine. Le imprese sono sul mercato e del mercato e chi vi investe ha diritto di decidere le strategie. Io oggi ho preferito ricominciare un percorso da solo. Lascio qualche amico, rimasto pur senza tanta condivisione. Troverò il modo di rivederli altrove. O magari, più avanti, in Rizzoli».

 

DELLA VALLE John Elkann con Gianni Agnelli allo stadio RENATO PAGLIARO P MEDIOBANCA Mieli Della Valle e Montezemolo all'anema e core di capriGIOVANNI BAZOLI E GIUSEPPE GUZZETTIBerlusconi e Rotelli Giuseppe RotelliCHI02 afef dellavalleSEDE CORRIERE DELLA SERA 1 dellavalle paneraingzdllvll36 diego dellavalle chicco mentana massimo delucaNAGEL E SIGNORA ngzdllvll74 diego dellavalle rula jebrealzt26 dellavalle ligresti

Ultimi Dagoreport

francesco gaetano caltagirone alberto nagel francesco milleri

DAGOREPORT - GONG! ALLE ORE 10 DI LUNEDÌ 16 GIUGNO SI APRE L’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA; ALL’ORA DI PRANZO SAPREMO L’ESITO DELLA GUERRA DICHIARATA DAL GOVERNO MELONI PER ESPUGNARE IL POTERE ECONOMICO-FINANZIARIO DI MILANO - LO SCONTRO SI DECIDERÀ SUL FILO DI UNO ZERO VIRGOLA - I SUDORI FREDDI DI CALTARICCONE DI FINIRE CON IL CULO A TERRA NON TROVANDO PIÙ A SOSTENERLO LA SEDIA DI MILLERI SAREBBERO FINITI – L’ATTIVISMO GIORGETTI, DALL’ALTO DELL’11% CHE IL MEF POSSIEDE DI MPS – L’INDAGINE DELLA PROCURA DI MILANO SU UNA PRESUNTA CONVERGENZA DI INTERESSI TRA MILLERI E CALTAGIRONE, SOCI DI MEDIOBANCA, MPS E DI GENERALI - ALTRO GIALLO SUL PACCHETTO DI AZIONI MEDIOBANCA (2%?) CHE AVREBBE IN TASCA UNICREDIT: NEL CASO CHE SIA VERO, ORCEL FARÀ FELICE LA MILANO DI MEDIOBANCA O LA ROMA DI CALTA-MELONI? AH, SAPERLO….

iran israele attacco netanyahu trump khamenei

DAGOREPORT - STANOTTE L'IRAN ATTACCHERÀ ISRAELE: RISCHIO DI GUERRA TOTALE - È ATTESO UN VIOLENTISSIMO ATTACCO MISSILISTICO CON DRONI, RISPOSTA DI TEHERAN ALL'"OPERAZIONE LEONE NASCENTE" DI NETANYAHU, CHE QUESTA MATTINA HA COLPITO IL PRINCIPALE IMPIANTO DI ARRICCHIMENTO IRANIANO, UCCIDENDO L'INTERO COMANDO DELL'ESERCITO E DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE. LA MAGGIOR PARTE DI LORO È STATA FATTA FUORI NELLE PROPRIE CASE GRAZIE AI DRONI DECOLLATI DALLE QUATTRO BASI SOTTO COPERTURA DEL MOSSAD A TEHERAN - ISRAELE HA DICHIARATO LO STATO DI EMERGENZA: GLI OSPEDALI SPOSTANO LE OPERAZIONI IN STRUTTURE SOTTERRANEE FORTIFICATE - TRUMP HA AVVERTITO OGGI L'IRAN DI ACCETTARE UN ACCORDO SUL NUCLEARE "PRIMA CHE NON RIMANGA NULLA", SUGGERENDO CHE I PROSSIMI ATTACCHI DI ISRAELE CONTRO IL PAESE POTREBBERO ESSERE "ANCORA PIÙ BRUTALI" - VIDEO

lauren sanchez jeff bezos venezia

FLASH! – I VENEZIANI HANNO LA DIGA DEL MOSE PURE NEL CERVELLO? IL MATRIMONIO DI JEFF BEZOS È UNA FESTICCIOLA PER 250 INVITATI DISTRIBUITI TRA QUATTRO HOTEL: GRITTI, AMAN, CIPRIANI E DANIELI - NIENTE CHE LA SERENISSIMA NON POSSA SERENAMENTE SOSTENERE, E NULLA A CHE VEDERE CON LE NOZZE MONSTRE DELL'INDIANO AMBANI, CHE BLOCCARONO MEZZA ITALIA SOLO PER IL PRE-TOUR MATRIMONIALE – DITE AI MANIFESTANTI IN CORTEO "VENEZIA NON E' IN VENDITA" CHE I 10 MILIONI DI EURO SPESI DA MR.AMAZON SI RIVERSERANNO A CASCATA SU RISTORATORI, COMMERCIANTI, ALBERGATORI, GONDOLIERI E PUSHER DELLA CITTÀ…

tajani urso vattani peronaci azzoni antonio adolfo mario marco alessandro

DAGOREPORT - MAI SUCCESSO CHE LA LISTA DEI NUOVI AMBASCIATORI, SCODELLATA DA TAJANI, VENISSE SOSPESA PER L’OPPOSIZIONE DI UN MINISTRO (URSO) IRATO PERCHÉ IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO È FINITO A NAIROBI ANZICHÉ A BUCAREST - DAL CDM SONO USCITI SOLO GLI AMBASCIATORI STRETTAMENTE URGENTI. ALLA NATO SBARCA AZZONI, MENTRE PERONACI VOLA A WASHINGTON. E’ LA PRIMA VOLTA CHE LA PIÙ IMPORTANTE SEDE DIPLOMATICA VIENE OCCUPATA DA UN MINISTRO PLENIPOTENZIARIO ANZICHÉ DA UN AMBASCIATORE DI GRADO (FRA DUE ANNI È GIA’ PRONTO IL FIDO CONSIGLIERE DIPLOMATICO DI LADY GIORGIA, FABRIZIO SAGGIO) – IL MALDESTRO MARIO VATTANI IN GIAPPONE, ANCHE SE ERA WASHINGTON LA SCELTA IDEALE DELLA FIAMMA MAGICA (MATTARELLA AVREBBE SBARRATO IL PASSO) – LA LISTA DI TUTTI GLI AMBASCIATORI SOSPESI….

giorgia meloni antonio tajani matteo salvini giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - A SINISTRA SI LITIGA MA A DESTRA VOLANO GLI STRACCI! - LA MAGGIORANZA SI SPACCA SU ROTTAMAZIONE E TAGLIO ALL'IRPEF - GIORGIA MELONI DAVANTI AI COMMERCIALISTI PARLA DI SFORBICIATA AL CUNEO E LODA MAURIZIO LEO, "DIMENTICANDOSI" DI GIORGETTI. CHE ALZA I TACCHI E SE NE VA SENZA PARLARE - LA LEGA PRETENDE UN'ALTRA ROTTAMAZIONE, FORZA ITALIA E FDI CHIEDONO PRIMA DI TAGLIARE LE TASSE AL CETO MEDIO - PECCATO CHE I SOLDI PER ENTRAMBI I PROVVEDIMENTI, NON CI SIANO - LA LISTA DEGLI SCAZZI SI ALLUNGA: RISIKO BANCARIO, CITTADINANZA, POLITICA ESTERA, FISCO E TERZO MANDATO - VANNACCI METTE NEL MIRINO I GOVERNATORI LEGHISTI ZAIA E FEDRIGA CON UNA SPARATA, A TREVISO, CONTRO IL TERZO MANDATO: IL GENERALE, NOMINATO VICESEGRETARIO DA SALVINI, È LA MINA CHE PUÒ FAR SALTARE IN ARIA LA FRAGILE TREGUA NEL CARROCCIO (E DUNQUE NEL CENTRODESTRA)

ignazio la russa giorgia meloin zaia fedriga salvini fontana

DAGOREPORT - MEGLIO UN VENETO OGGI O UNA LOMBARDIA DOMANI? È IL DILEMMA SPECULARE DI GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI – L’APERTURA SUL TERZO MANDATO DEL NASUTO DONZELLI È UN RAMOSCELLO D’ULIVO LANCIATO VERSO IL CARROCCIO (ANCHE PER DESTABILIZZARE IL CAMPO LARGO IN CAMPANIA) - MA ALLA PROPOSTA S’È SUBITO OPPOSTO IL GENERALE VANNACCI – L’EX TRUCE DEL PAPEETE, CHE HA CAPITO DI NON POTER GOVERNARE TUTTO IL NORD CON L'8%, È DISPOSTO A CEDERE IL PIRELLONE A FRATELLI D'ITALIA (SI VOTA TRA TRE ANNI), MA LA SORA GIORGIA RIFLETTE: SOTTO LA MADUNINA COMANDA LA RUSSA, E SAREBBE DIFFICILE SCALZARE LA SUA PERVASIVA RETE DI RELAZIONI – I MALIGNI MORMORANO: VANNACCI AGISCE COME GUASTATORE PER CONTO DI SALVINI, PER SABOTARE IL TERZO MANDATO, O PARLA PER SE'?