1. CALTARICCONE CORRE IN SOCCORSO DI CALTA-CASINI, CHE NEGLI ULTIMI TEMPI SEMBRA ESSERSI PERSO NELLA NEBBIA DELLA POLITICA, CON UN’INTERVISTA AL “FINANCIAL TIMES”, TITOLO: “UN INFLUENTE MILIARDARIO SOSTIENE UN SECONDO MANDATO DI MONTI” 2. CIAO MARCHINI: IL CALTA-CANDIDATO IDEALE COME PROSSIMO SINDACO DI ROMA È MAURO MORETTI, ATTUALE AD DELLE FERROVIE. E’ LUI IL “NUOVO MONTI, ALLA CITTÀ SERVE UNO CHE NON VIENE DALLA POLITICA E CHE FACCIA COSE CHE NON SIANO POPOLARI” 3. C’È UN PEZZETTO DELL’ITALIA (TRONCHETTI PROVERA, PANSA, TRIPI E CIPOLLETTA) A NEW YORK PER IL “CONSIGLIO PER LE RELAZIONI FRA ITALIA E USA”. GRILLI VA, PASSERA NO 4. D’ALEMA SMONTA MONTI: TRATTA GLI ALTRI “CON UN ATTEGGIAMENTO PROFESSORALE QUASI FOSSERO TUTTI IGNORANTONI CHE DEVONO IMPARARE DA LUI”. ALTRA CHIODATA: “MOLTE ÉLITE SI SENTONO UNTE DAL SIGNORE. SI TENGANO L’UNTO E LASCINO GOVERNARE IL PAESE” 5. E FA FUORI GUIDO ROSSI: “VOLEVA PRIVATIZZARE TELECOM CON LO 0,6% DEGLI AGNELLI”

1. CHI VUOL FARE L'AMERIKANO
C'è un pezzetto dell'Italia che in questa settimana ha attraversato l'Atlantico per muoversi tra New York e Washington.

A partire per primo è stato Oscar Farinetti, l'imprenditore piemontese che dopo la delusione provata con l'appoggio a Matteo Renzi, è ritornato al business della gastronomia che gli sta procurando grande soddisfazione a Manhattan. All'inizio della settimana si è fatto promotore della presentazione a New York della cucina piemontese e ha sperato inutilmente che da Torino arrivasse anche il sindaco Fassino.

I tartufi e il vino del Monferrato che per Farinetti sono gli ingredienti della sua "ideologia della bellezza" saranno i protagonisti della cena di gala "La notte 2012" organizzata questa sera dalla Fondazione "Amici dell'Istituto italiano di cultura di New York" che si propone di finanziare borse di studio ai giovani artisti.

All'evento nel "Superstudio" di Fabrizio Ferri, il celebre fotografo che nel suo locale ha avuto l'onore di ricevere in passato anche il Presidente Napolitano, dovrebbe partecipare anche il ministro Ornaghi.

Fino a ieri sera da Roma non era arrivata alcuna conferma e l'assenza sarebbe una grande delusione per gli organizzatori poiché questo è l'Anno della Cultura Italiana in America. L'invito era stato esteso anche a Corradino Passera, ma il ministro, che sembra ormai letteralmente dimenticato da chi si sta agitando per il dopo-Monti, darà sicuramente forfait.

E lo farà nonostante l'altra iniziativa di maggiore prestigio che si svolgerà a partire da venerdì quando si apriranno i lavori del "Consiglio per le relazioni fra Italia e Stati Uniti", l'Associazione bilaterale creata nel '93 per iniziativa di personalità italiane ed americane tra le quali Gianni Agnelli e David Rockefeller.

Corradino ritiene più opportuno seguire con la moglie Giovanna Salza le vicende della politica romana e quindi non avrà occasione di incontrare Sergio Marpionne e Sam Palmisano, il boss dell'IBM che, insieme al manager dal pullover sgualcito, presiede il Consiglio.

Ci saranno invece numerosi banchieri e imprenditori dei due Paesi tra cui Tronchetti Provera, Alessandro Pansa per Finmeccanica, Alberto Tripi e Innocenzo Cipolletta al quale è stato affidato il compito di dirigere una delle tre riunioni di lavoro del Council dedicata al tema della disoccupazione. Intorno a questo evento c'è una strana cortina di silenzio e come già avvenuto nei precedenti incontri gli organizzatori si attireranno le critiche dei giornalisti perché sia i lavori che la cena, prevista per sabato sera, si svolgeranno a porte chiuse.

È una scelta curiosa e discutibile, ma evidentemente serpeggia la preoccupazione che l'incontro del gotha finanziario e imprenditoriale venga interpretato alla stregua dei conclavi segreti del Bilderberg e della Trilateral.

In queste ore c'è pero' un altro personaggio che si muove nel più grande riserbo. È il pallido Vittorio Grilli che in giornata incontrerà a New York i grandi banchieri per spiegare che l'Italia si è allontanata dal baratro ed è pronta ad accogliere investimenti stranieri. Qualcuno sostiene con malizia che l'agenda prevede anche un meeting con Lloyd Blankfein, l'uomo che dal 2006 guida la corazzata di Goldman Sachs sulla quale secondo voci attendibili Grilli potrebbe continuare la sua carriera.

Di sicuro c'è invece che domani si sposterà a Washington per incontrare Timothy Geithner e Alan Krueger, i due cervelli economici del Presidente Obama. L'agenda prevede anche una conferenza al prestigioso Council on Foreign Relations, il think tank che si trova davanti al consolato italiano. Qui il pallido Grilli sarà accolto dal presidente del Council, Carla Hills, una donna che è stata membro dell'Amministrazione Bush e consigliere di JP Morgan, Rolls Royce e Coca Cola.

La missione di Grilli si concluderà venerdì alle 14 con una conferenza stampa nella quale i giornalisti dovranno avere il buongusto di evitare qualsiasi domanda sulla ex-moglie americana alla quale il ministro continua a non passare gli alimenti.


2. CALTARICCONE CORRE IN SOCCORSO DI CALTA-PIERFURBY: "UN INFLUENTE MILIARDARIO SOSTIENE UN SECONDO MANDATO DI MONTI"
Dicono che quando si ritrovano in famiglia Francesco Gaetano Caltagirone e il genero Pierfurby Casini evitino discorsi politici.

Forse questa voce non risponde in pieno alla verità ,ma negli ultimi anni Caltariccone ha preferito esternare sulla politica romana e sui temi della finanza piuttosto che sui grandi scenari. Ieri sera durante la presentazione a Roma del libro di Geronzi, l'imprenditore romano è stato accompagnato da una bella hostess nella prima fila riservata agli ospiti di riguardo e si è seduto accanto a Gianni Letta, il maggiordomo di Sua Santità che dopo il risveglio del Cavaliere peccaminoso ha riaperto gli occhi e sembra ritornato a nuova vita.

Ai fotografi non sono sfuggiti i movimenti della testa di Caltagirone quando D'Alema ha letteralmente asfaltato Mario Monti. Erano cenni di assenso che hanno preceduto di poche ore l'intervista pubblicata oggi sul "Financial Times" con il titolo "Un influente miliardario sostiene un secondo mandato di Monti".

Negli archivi è difficile trovare esternazioni del ricco imprenditore romano e rarissimi sono i pronunciamenti sulla politica nazionale. Uno degli ultimi risale al febbraio di due anni fa quando Caltariccone sciorinò sul quotidiano "Il Foglio" un ventaglio di giudizi su D'Alema e altri personaggi della politica italiana. A proposito del leader Maximo disse: "credo che D'Alema sia di grande statura politica e abbia una notevole dote di pragmatismo" e questo attestato e' apparso piu' che evidente ieri sera quando gli occhi dell'imprenditore-editore e finanziere brillavano mentre il politico del Pd pronunciava il suo anatema.

Va anche detto che due anni fa nella stessa intervista al giornale di Ferrara, Caltariccone che già annusava il declino di Berlusconi non escluse la possibilità che Tremonti, Fini o Casini raccogliessero l'eredità del Cavaliere. Nell'intervista di oggi al "Financial Times" invece non c'è spazio per questa ipotesi generosa anche se nelle prime righe dice a proposito della situazione italiana: "è come stare nella nebbia. Per la prima volta in 45 anni sto navigando senza gli strumenti".

Caltariccone non è certo il comandante Schettino e lo dimostra subito dopo quando fa il suo esplicito endorsement nei confronti di Mario Monti liquidando per sempre l'ipotesi di un "Berlusconi che appartiene al passato" e al quale gli italiani non possono più credere. Poi aggiunge che bisogna tornare a politiche espansive perché "l'Italia ha bisogno di passare da un programma di emergenza ad uno normale".

In casa non parlano di politica, ma il suocero Caltariccone, "uno dei più ricchi e più influenti imprenditori italiani"(parole del "Financial Times") ha usato il giornale inglese per dare una mano al marito di Azzurra che negli ultimi tempi sembra essersi perso nella nebbia.

P.S.
Nell'intervista di Caltariccone a ‘'FT", brilla un'altra chicca: il suo candidato ideale come prossimo sindaco di Roma è Mauro Moretti, attuale ad delle Ferrovie. E' lui il "nuovo Monti, alla città serve uno che non viene dalla politica e che faccia cose che non siano popolari". Non si schiera quindi per il suo amico Alfio Marchini, ma soprattutto non vuole affatto un secondo mandato per Aledanno (anche se ce ne eravamo accorti leggendo il "Messaggero" negli ultimi mesi), stroncandolo proprio dove fa più male: "questa città ha bisogno di una forte disciplina e di ordine per fermare il declino. Roma non merita questo".

3. I CHIODI DI D'ALEMA
L'editore Feltrinelli che ha pubblicato il libro "Confiteor" del tandem Geronzi-Mucchetti, sta provvedendo alla ristampa per la seconda edizione.

Pare infatti che le 346 pagine abbiano suscitato interesse dopo le comparsate televisive dell'ex-banchiere da Gad Lerner e Lucia Annunziata. Ieri è stata la volta della presentazione romana nella sala del Palazzo della Cancelleria, un'opera rinascimentale di fine ‘400 di proprietà di quel Vaticano che secondo Geronzi "non conta più nulla".

Rispetto alla presentazione di Milano dove erano presenti in prima fila le sorelle Ligresti, Tarak Ben Ammar e Abramo-Bazoli, non ci sono stati grandi fuochi d'artificio. Nell'incontro milanese la scena era stata occupata da Carletto De Benedetti che con battute al vetriolo aveva detto: "né Geronzi, né Bazoli sono mai stati dei banchieri...sono stati dei power broker...". poi aveva cercato di rettificare il tiro su Cesarone al quale aveva riconosciuto di aver "per lo meno fatto il direttore di banca, mentre Bazoli si è trovato al Banco Ambrosiano grazie ad Andreatta, ma non sa cosa sia una banca".

Ieri sera nella sala della Cancelleria affrescata da Vasari la platea era affollata dai soliti personaggi della vita romana tra cui spiccava per altezza e per l'impeccabile gessato nero Malagò-Megalò accompagnato dal papà e dalla mamma.

C'erano anche Fabiano Fabiani, i fratelli Vanzina (imbottiti di orrendi pullover), numerosi profughi di Capitalia, l'immarcescibile Carraro ed Ernesto Auci che sta cercando in modo patetico di ritagliarsi un ruolo politico.

All'inizio è apparso un bagliore di vivacità quando Fedele Confalonieri con la ruvidezza che lo distingue ha liquidato le domande del moderatore Manfellotto e si è buttato a capofitto in una polemica frontale con i magistrati milanesi che da 15 anni perseguitano l'impero salvato dai quattrini di Geronzi.

L'inizio sembrava promettente, ma ad ammosciare la presentazione è arrivato Pellegrino Capaldo, l'esimio professore avellinese che invece di parlare del libro ha fatto un elogio di Geronzi per certi versi sorprendente. Secondo il professore avellinese Cesarone è un uomo che è stato allevato alla scuola di Carli dove ha appreso "la solenne consapevolezza del proprio ruolo e il senso delle Istituzioni". Qualche volta dice bugie - ha lasciato cadere Capaldo mentre Geronzi aggrottava le ciglia - e ne dice tante, ma questo mix di qualità e difetti fa parte della natura di un uomo che risponde solo a se stesso.

Purtroppo l'esimio professore non ha ricordato i contrasti sottili ma sicuri con Cesarone, e nemmeno le vere ragioni per cui nel 1995 se ne è andato dalla Banca di Roma. Così ha continuato la sua tiritera senza che il moderatore Manfellotto (in evidente crisi soporifera) lo interrompesse.

Per fortuna che c'era D'Alema e gli unici due applausi della serata hanno testimoniato l'apprezzamento della platea romana nei confronti dei suoi ragionamenti cartesiani. "Geronzi - ha detto il leader del Pd - è il prototipo del banchiere romano e del potere...come Enrico Cuccia ha avuto lo stesso rispetto per le Istituzioni e per la politica".

Per D'Alema il padre-padrone di piazzetta Cuccia aveva una visione del Paese e una diffidenza nei confronti di Berlusconi che Geronzi non ha avuto.

Un po' di ironia ha attraversato la sala quando con la sfrontatezza che tutti conoscono ha esclamato: "io a Geronzi non ho mai chiesto nulla!", un'affermazione ardita che ha giustificato con la sua totale neutralità rispetto ad esempio alla vendita di Telecom ai "capitani coraggiosi" di Colaninno che gli hanno procurato "la leggenda della merchant bank messa in piedi- ha aggiunto velenoso D'Alema- da quel Guido Rossi che voleva privatizzare Telecom con lo 0,6% degli Agnelli".

Erano le 19 quando nella sala della Cancelleria sotto la scritta "Opus Iustitiae Pax" sono scattati gli applausi. In quel momento si è rivisto il D'Alema di sempre che fa cadere le parole come chiodi sulla testa, in questo caso quella di Monti. Dopo aver rivelato di essere stato lui ad aver chiesto addirittura un anno prima al Professore di Varese se fosse disponibile per Palazzo Chigi, i chiodi hanno trafitto la supponenza del Premier che tratta gli altri "con un atteggiamento professorale quasi fossero tutti ignorantoni che devono imparare da lui".

E qui è caduto il giudizio più feroce perché, secondo l'ex-presidente diessino che ha ballato per un anno al Governo, questo atteggiamento professorale tradisce uno spirito antidemocratico: "molte élite si sentono unte dal Signore. Si tengano l'unto e lascino governare il Paese".

Se Geronzi con il suo libro voleva fare il becchino di un sistema del passato, D'Alema lo ha fatto per il presente.


4. ORSI SENZA AIR FORCE

Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che ai piani alti di Finmeccanica c'è molta delusione per la decisione presa ieri dal Gruppo di Orsi e dall'americana Northrop Grumman di abbandonare la gara per i 112 elicotteri dell'Air Force statunitense.
A settembre la partecipazione era stata annunciata con grandi squilli di trombe perché l'importo era di circa 5 miliardi di dollari".

 

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