CASTA DEPOSITI E PRESTITI: BOOM DI SPESE PER CONSULENZE, PUBBLICITA’ E INCARICHI

Stefano Sansonetti per La Notizia

La Cassa depositi e prestiti, ormai, pensa in grande a ogni livello. La società del Tesoro, che provvede alla gestione del cospicuo risparmio postale degli italiani, ormai è al centro di tutte le principali partite economiche del paese. Al suo interno, però, sta scorrendo un autentico fiume in piena che è quello delle spese: consulenze, incarichi, informatica, pubblicità e marketing, solo per limitarsi alle voci più rilevanti.

Il conto finale, per la società presieduta dall'ex ministro dei Ds Franco Bassanini, è a dir poco salato. Basta dare un'occhiata alle cifre riportate nell'ultimo bilancio approvato, relativo al 2012, per rendersi conto dell'esplosione delle uscite. I costi di struttura, in un solo anno, sono cresciuti del 19,3%, passando da 92,7 a ben 110 milioni di euro.

Gli incrementi maggiori hanno riguardato le spese per servizi finanziari e professionali, passate da 5,3 a 8,8 milioni, e quelle informatiche, schizzate da 10,3 a 18,5 milioni. Per non parlare dell'universo che ruota intorno alla Cassa, per esempio quello rappresentato dal Fondo strategico italiano.

Il braccio finanziario del gruppo, tanto per dirne una, nel 2012 ha affidato consulenze per 1,8 milioni di euro è ha sostenuto "altre spese amministrative" per 2 milioni. Insomma, sembra proprio il caso di dire che il gruppo, guidato dall'ad Giovanni Gorno Tempini, molto vicino al dominus di Intesa Sanpaolo Giovanni Bazoli, non abbia veramente badato a spese. Per carità, si dirà che la Cassa negli ultimi due anni è cresciuta molto.

Che detiene partecipazioni pesanti come Eni, Snam, Terna, Fintecna, Sace e Simest. E che ha messo a segno performance di bilancio importanti: risultato di gestione cresciuto da 1,9 a 3,5 miliardi e utili di esercizio passati da 1,6 a 2,8 miliardi. Ma non c'è dubbio che alcune percentuali di crescita scolpite all'interno del bilancio danno un bel po' nell'occhio

Il quadro generale
Il totale complessivo dei costi di struttura è salito da 92,7 a 110,6 milioni di euro. La metà della cifra se ne è andata in spese per il personale, passate da 51,4 a 55 milioni. Quest'ultimo trend, spiega la relazione sulla gestione del 2012, "deriva prevalentemente dall'aumento dell'organico connesso al rafforzamento delle competenze previsto dal piano industriale 2011-2013, dalla fisiologica dinamica salariale e da maggiori spese per servizi e dipendenti".

Ma il vero boom è da ascrivere alle "altre spese amministrative", schizzate del 45,6%: da 31,1 a 45,3 milioni di euro. Al loro interno la parte del leone spetta alle spese informatiche, che si sono mangiate 18,5 milioni di euro (+79,9% rispetto all'anno prima). A seguire ci sono i servizi professionali e finanziari, che hanno fagocitato 8,8 milioni (+64,7%). Ancora, per il marketing e la pubblicità, compresa quella obbligatoria, sono stati staccati assegni per 2,5 milioni (+24,4%). L'unica tenue diminuzione si è registrata per gli esborsi relativi alle risorse informative e alle banche dati, scese da 1,3 a 1,2 milioni. Ma si tratta di pochi spiccioli.

Da rilevare che nelle spese per consulenze devono aver avuto un peso non indifferente tutti i contratti firmati dalla Cassa con McKinsey, big internazionale che da anni funge da autentico factotum all'interno della società pubblica, avendo curato il piano industriale, il suo aggiornamento e lo studio di alcune delle principali operazioni di acquisizione (come Sace e Fintecna).

Il Fondo Strategico
Anche i satelliti della Cassa, però, quanto a spese si sono difesi alla grande. Si prenda il Fondo strategico italiano, nato nell'agosto del 2011 con l'obiettivo di investire a difesa dei campioni nazionali. Ebbene, nel 2012, per "due diligence e consulenze per investimenti", il fondo guidato dall'ad Maurizio Tamagnini ha messo sul piatto la bellezza di 1 milione e 784 mila euro. Altri 4,8 milioni se ne sono andati per il personale, che al 31 dicembre del 2012 risulta di 19 unità, mentre accanto alla voce "altre spese amministrative" è riportata la cifra di 2 milioni e 28 mila euro.

All'interno delle "altre spese amministrative" sono rimasti in linea i denari sborsati per servizi professionali e finanziari (732 mila euro), mentre sono aumentate tutte le altre voci: Outsourcing Cdp da 71 mila a 650 mila euro, banche dati da 1.200 a 101.800, pubblicità e marketing da 1.500 a 12.900, servizi generali e assicurativi da 32.700 a 354 mila. E così via. In un vero tripudio di costi che alla Cassa sembra aver contagiato tutti.

 

GORNO TEMPINI Bassanini logo cassa depositi mckinsey

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."